– IL CHAKRA DELLA MEDULLA E L’ENERGIZZAZIONE PRANICA –
(di Guido Da Todi)
Paramahansa Yogananda è sicuramente stato un grande istruttore di scienza yoga. Ciò trapela non
tanto dalla sua autobiografia (Autobiografia di uno Yoghi – Paramahansa Yogananda – Edizioni
Astrolabio), quanto dalle lezioni che egli compilò, e che vengono utilizzate tutt’oggi dalla Self
Realization Fellowship (California), come strumento fondamentale di istruzione agli iscritti da
tutto il mondo.
In queste lezioni esistono i migliori insegnamenti tradizionali sull’ educazione del discepolo
(kriyaban): meditazione, concentrazione, costituzione occulta dell’uomo, attenta spiegazione della
natura dei chakras e delle loro funzioni; morale, parabole, mantrams; rapporti tra religione
orientale ed occidentale; graduale rivelazione dei quattro gradi della più antica scienza yoga del
mondo (il Kriya Yoga), e molto, molto altro.
Ma, qui, vogliamo solo soffermarci su quanto egli insegna – come derivato dalla conoscenza più
esoterica indù – a proposito del centro chiamato della medulla.
Tale centro è collegato – secondo quanto rivelano le classiche cognizioni indù e tibetane – al
midollo allungato; ossia a quel ponte di materiale nervoso che unisce il cervello propriamente detto
al primo anello della colonna vertebrale.
Qui, appare un vortice vibrante di materiale eterico che molte scuole metafisiche considerano il più
potente deflettore e gestore di energia pranica nell’uomo.
Yogananda lo chiama con il suo antico nome mistico: “la Bocca di Dio”.
Alice A. Bailey ne tratta anch’essa diffusamente nella sua monumentale opera.
Nella letteratura esoterica la funzionalità di questo centro diventa attiva e dinamica quando è
stato costruito il cosiddetto “Anthakarana”, ossia il ponte tra la coscienza inferiore e quella
superiore; tra la Monade e l’ Anima; tra la personalità ed il Sé Superiore.
È da lì che fluisce l’energia cosmica nell’uomo, diramandosi attraverso la fitta rete dei suoi
Il centro appare di uno smagliante ed accecante colore rosso rubino, a due raggi.
Molta attenzione viene data da Yogananda a questo condotto di forza, che salda il chakra della gola
(leggermente più in basso, dietro alla settima cervicale) a quello tra gli occhi, proprio come
l’anima è saldata dall’ Anthakarana alla Monade. Pochi conoscono il sistema di energizzazione che
Paramahansa insegna nella SRF, e che attiene a tale centro.
Non crediamo di derogare al segreto suggerito dalla SRF accennando ai principi di quest’ultimo
sistema. Esso viene rivelato sin dalle prime dispense, ed evidentemente nulla ha a che fare con il
più celato Kriya Yoga, proposto molto più avanti.
I principi degli esercizi di cui parliamo vennero da lui scoperti nel 1916, ed egli li codificò in
una struttura integrata, per il benessere del corpo e della mente di ogni studente
dell’Associazione.
Il loro proposito principale era ed è di caricare la batteria dell’organismo con l’energia cosmica e
di purificare la corrente sanguigna, calmandolo e dandogli salute.
Si tratta di 38 esercizi, che non tolgono più di 15 minuti al giorno nel praticarli.
Essi indicano come visualizzare l’energia cosmica mentre entra nel corpo attraverso il midollo
allungato e a dirigerla, con il potere della volontà, ad ogni membro ed organo, con lo scopo di
fortificarlo.
Ben presto – senza enfasi strane, ma con tranquillità e spontaneità – il kriyaban che li esegue
abitualmente apprende a percepire ed a
incessante forza pranica; a distribuirla attorno a sé, dopo aver imparato a gestirla per conto
proprio.
In ultima analisi, Yogananda indica – con molta chiarezza – il rapporto che esiste tra la tensione
mentale e fisica di una parte del corpo, espressa da ognuno dei 38 esercizi di cui abbiamo
accennato, e la successiva distensione della stessa.
La prima, contemporaneamente, serve da
e da tonificatore dell’organo.
Dopo i 15 minuti quotidiani di assorbimento di energia cosmica, seguendo i parametri tradizionali
della visualizzazione del costante flusso pranico, veicolato dalla
delle 38 parti del corpo messe in tensione e, poi, rilassate, l’allievo – sulle prime beneficamente
stupito, ed in seguito reso padrone di una nuova arte di rigenerazione miracolosa – si ritrova con
un organismo del tutto simile ad una batteria carica di elettricità formicolante.
Mettere in tensione, ad esempio, una delle braccia, sollevandola come se sostenesse un peso; e, poi,
scaricare la tensione accumulata, equivale a premere con un dito la sabbia bagnata dalla risacca
continua del mare; in quel punto, emergerà un minuscolo pozzetto di acqua, sino ad allora celata –
ma indiscutibilmente presente. Sarà un potenziale flusso di forza che l’arto stanco non supponeva di
possedere.
Questo, è uno dei fondamentali principi dell’elettricità dinamica esistente in ogni organismo; e che
Yogananda codifica in 38 parametri di massima produzione energetica.
A questa basilare valenza della natura, si aggiunga la volontà dinamica che attiva uno dei più
potenti chakras del corpo eterico (al pensiero segue l’ energia..) e il circolo viene concluso con
piena soddisfazione di un atto che è la sintesi massima di un Hata Yoga superiore.
Da quanto detto sin qui – e forzatamente in modo parco – il lettore può risalire a quei principi che
potrebbero condurlo alla sintesi di ogni esercizio dello Yoga fisico, per il quale abbiamo accennato
all’essenza fondamentale.
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