Il codice deontologico degli psicologi

pubblicato in: AltroBlog 0
Il codice deontologico degli psicologi

La psicologia è la scienza che studia il comportamento umano e i suoi processi cognitivi. Il suo
principale fine è migliorare la nostra qualità di vita, incentivando e prendendosi cura della nostra
salute mentale. Ma chi ci assicura che gli psicologi seguano questi principi? Ecco che entra in
gioco il codice deontologico degli psicologi.

Il codice deontologico degli psicologi è una guida volta a orientare l’etica professionale di
qualsiasi persona che si dedichi alla psicologia. In Italia, il codice deve essere periodicamente
aggiornato al fine di accompagnare l’evoluzione del profilo che identifica la comunità degli
psicologi, e con lo scopo di scongiurare la pratica della professione in termini poco etici.

Il codice deontologico consta di 42 articoli che regolano la competenza professionale, l’intervento,
la ricerca e la docenza, l’ottenimento e l’uso delle informazioni, la pubblicità, la remunerazione e
le garanzie processuali. L’inadempimento di uno qualsiasi di questi articoli supporrà la valutazione
del professionista negligente da parte di un comitato; dopo aver giudicato la gravità della
mancanza, si applicherà la sanzione corrispondente, che potrà essere di lieve entità o grave, come
il ritiro del titolo o della licenza per esercitare.

Oggi faremo un piccolo ripasso dei principi generali del codice deontologico nel tentativo di
ottenerne una visione generale degli obiettivi.

Il codice deontologico degli psicologi: principi generali

I principi generali sono raccolti nel primo gruppo (art 1-art 21) e trattano il tema della finalità
della psicologia. Questa è orientata verso obiettivi umani e sociali come il benessere, la salute,
la qualità della vita, ecc. Qualsiasi pratica psicologica che vada contro uno di questi principi
andrebbe contro l’etica professionale stessa.

In questa prima parte si parla anche della sincerità del medico. Uno psicologo che sia a conoscenza
di dati certi, non può alterarli né trasmettere una versione fraudolenta degli stessi. L’attività
professionale deve basarsi su responsabilità, onestà e sincerità nei confronti dei clienti e del
pubblico. Oltre ad avvalersi unicamente di strumenti e tecniche con un fondamento scientifico e
obiettivo.

Il seguente principio che vogliamo proporvi parla dell’uso della psicologia con fini negativi. È
tassativamente proibito usare le nozioni apprese in questa disciplina per limitare la libertà
individuale o esercitare qualsiasi tipo di maltrattamento. In nessun caso la cattiva applicazione
della psicologia può essere giustificata; che sia a causa di conflitti armati, per obbligo, guerra
civile, rivolte, terrorismo o qualsiasi altro caso che cerchi di giustificare il delitto.

Il codice deontologico dice poi che qualsiasi psicologo deve rendere noto, almeno agli organi
collegiali, qualsiasi caso di violazione dei diritti umani, maltrattamenti o condizioni gravi di
reclusione di cui venga a conoscenza. Il segreto professionale o la confidenzialità con il cliente
può venire meno in questi casi. Purtroppo, questo è uno degli articoli del codice più spesso
infranti.

Più avanti si fa riferimento al rispetto dei criteri morali o religiosi dei pazienti. Pur avendo
l’obbligo di rispettarli, non impedisce di metterli in discussione se ciò si rivela necessario
all’interno del trattamento.

Un ulteriore articolo proibisce allo psicologo, in fase di prestazione dei suoi servizi, di fare uso
di discriminazione per razza, genere, sesso, credo, ideologia o qualsiasi altro elemento
differenziante. L’applicazione della psicologia è universale, pertanto la sua pratica deve
rispettare il principio di non discriminazione.

Fra i principi generali si fa riferimento anche al fatto che lo psicologo non può approfittare del
suo status di potere o superiorità nei confronti dei suoi pazienti; che sia per beneficio suo o di
terzi. Approfittarsi del suo status significherebbe allontanarsi dagli obiettivi della disciplina
psicologica.

Più avanti si parla della cautela con cui stilare i propri report o diagnosi. I disturbi mentali o i
qualificativi in psicologia molto spesso sono accompagnati da etichette e marchi all’interno della
società. Per questa ragione, occorre usare il linguaggio con cautela, cercando di non portare il
paziente alla denigrazione sociale.

Lo psicologo deve evitare la monopolizzazione dei pazienti o l’indirizzamento sbagliato. È possibile
indirizzare il paziente a un altro professionista soltanto seguendo le vie legali al riguardo, al
fine di assicurarsi che il malato venga seguito dalla persona più competente per il suo caso.

È vietato prestare il nome o la firma dello psicologo professionista a terzi. L’unica persona che
può firmare, all’interno della pratica professionale, è lo psicologo stesso. Con questo si evita
l’abusivismo o lo svolgimento di pratiche fasulle o pseudoscientifiche.

Infine, il codice deontologico degli psicologici si tratta dei conflitti di interessi. Quando si
verificano, lo psicologo dovrà svolgere la sua attività con la massima imparzialità di cui è capace.
E dovrà, nelle situazioni in cui stia procedendo con legittimità, far valere i suoi argomenti di
fronte alle autorità istituzionali.

L’importanza del codice deontologico degli psicologi

Adesso che conosciamo i principi generali del codice deontologico degli psicologi, perché è così
importante seguire una guida sull’etica professionale? Non dimentichiamo che la psicologia clinica è
una professione sanitaria, e che pertanto i suoi pazienti richiedono che i servizi siano competenti
e affidabili. In fondo, nella pratica di ciascuno psicologo si riscontra quella dell’intera
professione.

Bisogna anche tener conto di come un codice etico possa aiutare a orientare le aspirazioni e il
regolamento da seguire all’interno della disciplina psicologica. Se vogliamo una scienza a favore
del progresso e del benessere, diventa necessario creare limiti alla condotta professionale che
impediscano che ci si distanzi da tali obiettivi.

Infine, occorre aggiungere che è dovere di ogni psicologo realizzare una riflessione critica
riguardo alla propria condotta professionale e al proprio codice deontologico. Il dibattito continuo
tra un collettivo di psicologi impegnati ci aiuterà a migliorare una linea d’azione a favore della
scienza e del benessere delle persone che richiedono assistenza.

da lista psiche

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *