17 febbraio 2017
I segnali della presenza di uno stimolo potenzialmente dannoso che il corpo invia cervello sono
importanti per la percezione del dolore, ma questa e, soprattutto, la sua intensità dipende
moltissimo anche dall’interpretazione di quei segnali da parte delle aree cerebrali superiori (red)
da lescienze.it
Il dolore non è una semplice risposta passiva a stimoli sensoriali: è in gran parte costruito
attivamente dal cervello, con il coinvolgimento di aree cerebrali il cui contributo alla percezione
del dolore era stato sottovalutato. Lo ha stabilito un gruppo di neuroscienziati dell’Università del
Colorado a Boulder e di altri centri di ricerca internazionali, che firmano un articolo su “Nature
Communications”.
Choong-Wan Woo e colleghi hanno aggregato i dati di sei precedenti studi di brain imaging, nei quali
i partecipanti erano stati esposti per diversi secondi a stimoli dolorosi mentre la loro attività
cerebrale veniva monitorata con risonanza magnetica funzionale. Ai soggetti era stato inoltre
chiesto di valutare l’intensità del dolore percepito.
Grazie a questi dati – e al fatto che gli studi erano stati condotti con metodologie differenti – i
ricercatori sono stati in grado di identificare i segnali cerebrali caratteristici di diverse
esperienze di dolore, e di suddividerli in marcatori correlati a un aumento del livello di dolore
percepito e a una sua diminuzione.
Questa mappatura del cervello ha messo in evidenza che molti di questi marcatori riguardavano aree
cerebrali che non erano state considerate rilevanti per la percezione del dolore. In sostanza,
mentre l’input sensoriale proveniente dal corpo è importante, l’esperienza soggettiva del dolore
dipende moltissimo da come il cervello interpreta quell’input.
Particolarmente coinvolti nell’esaltazione o nell’attenuamento della percezione di uno stimolo come
doloroso sono risultati la corteccia prefrontale ventromediale, il nucleo accumbens, e l’ippocampo.
Choong-Wan Woo e colleghi hanno messo a punto un modello preliminare dell’attività cerebrale legata
al dolore – chiamato SIIPS1 (Stimulus Intensity Independent Pain Signature-1) che servirà da guida
per la progettazione di studi sul dolore ancora più raffinati.
Secondo i ricercatori, il modello SIIPS1 sarà particolarmente utile per una migliore comprensione
del dolore cronico e dell’ipersensibilità al dolore, aprendo la strada allo sviluppo di approcci
clinici e a terapie più efficaci contro patologie che spesso sono invalidanti.
“Ci sono crescenti prove che il dolore cronico comporta spesso cambiamenti nelle aree cerebrali
individuate nel nostro modello”, ha detto Tor Wager, coautore dello studio. “SIIPS1 permette una
valutazione sistematica dell’alterazione di queste aree nel dolore cronico.”
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