Il controllo del pensiero

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Il controllo del pensiero

di Annie Besant
(che fu Presidente della Società Teosofica Mondiale)

“Verso il Tempio” di Annie Besant

CONTROLLO DEL PENSIERO

Se fosse possibile trasportarci col pensiero nello spazio, in un punto dal quale potessimo vedere
tutto il corso dell’evoluzione e studiare la storia della catena dei nostri mondi, come potrebbe
essere veduta con l’immaginazione in un quadro, piuttosto che nell’aspetto da essa presentato di
insieme fisico, astrale e mentale, credo che, gettando lo sguardo avanti su questi gruppi
evolventi, su questa umanita’ evolvente, si potrebbe raffigurare il tutto in un grande quadro. Io
vedo un’alta montagna sita nello spazio, con una strada che gira attorno e circonda a spirale,
tutta la montagna, sino alla vetta.

Le svolte di questa strada attorno alla montagna sono in numero di sette, e ad ogni svolta io vedo
sette luoghi di sosta, ove i pellegrini soggiornano per un po’; all’interno di questi luoghi di
sosta, o stazioni, essi debbono salire , girando sempre intorno intorno. A misura che saliamo la
strada lungo il sentiero a spirale, vediamo che questo termina alla sommita’ della montagna e
conduce ad un poderoso Tempio , un Tempio che sembra tutto di marmo bianco, luminoso, che si erge
scintillante contro l’azzurro dell’etere. Quel Tempio rappresenta la fine del pellegrinaggio
Lasciando spaziare lo sguardo sul Tempio, sulle Corti e sulla strada montan= a che si snoda verso
il basso, noi abbiamo un quadro della evoluzione umana, e vediamo il sentiero lungo il quale
l’umanita’ sta camminando ed il Tempio che e’ la sua meta. Luugo questa strada che circonda la
montagna vi e’ una grande massa di esseri umani che salgono su’, ma molto lentamente, un passo alla
volta, si’ da sembrare che per ogni passo avanti ne facciano uno indietro, e benche’ il movimento
generale vada in salita, l’ascesa e’ cosi’ lenta, che appena la s= i percepisce. E questa
millenaria evoluzione dell’umanita’ che si arrampica sempre, pare cosi’ lenta, faticosa e dolorosa
che c’e’ da meravigliarsi com= e i pellegrini abbiano il cuore di far durare tanto tempo la loro
salita.

Aggirandosi sempre attorno alla montagna, milioni di anni passano sulla pista, milioni di anni
spesi dal pellegrino; e, mentre egli calca il sentiero, durante questi milioni di anni, si vede
passare una infinita successione di vite, tutte spese per una breve salita, tanto che riesce fatico
solo il guardare queste vaste moltitudini che salgono tanto adagio, che calcano svolta dopo svolta
il sentiero a spirale, il quale sale verso la cima. Guardandole noi ci chiediamo: perche’ mai
salgono cosi’ lentamente? Come ma= i questi milioni di uomini impiegano tanto tempo nel loro
viaggio? Perche’ faticano tanto per giungere a questo Tempio che sta sulla cima? Guardandoli,
sembra che essi si muovano cosi’ lentamente perche’ non vedono la loro meta e non si rendono conto
della direzione verso cui stanno viaggiando. E mentre il nostro sguardo si posa sull’uno o
sull’altro di coloro che stanno sul sentiero, vediamo che essi sempre si fermano lungo la strada,
attirati qua e la’ e senza scopo nel loro andare; essi non camminan= o diritti, sempre intenti
verso una meta, ma girovagano qua e la’, come bambini; ora dietro un fiore, ora dietro una
farfalla. Di modo che il tempo si spreca, e ben poco progresso si e’ fatto quando cade la notte e
la marcia della giornata e’ finita. Guardandoli, sembra che neppure il progresso dell’intelletto,
benche’ assai lento anche questo, renda il passo molto piu’ rapido. In quanto a quelli il cui
intelletto e’ poco sviluppato, sembra che dopo ogni giorno di vita essi si affondino nel sonno,
quasi sul posto occupato il giorno prima; ma anche quelli il cui intelletto e’ molto sviluppato si
muovono molto lentamente e sembrano fare ben poco progresso per ogni giorno di vita.

E cosi’, guardandoli, il nostro cuore si stringe, e ci meravigliamo che essi non alzino gli occhi e
non comprendano in quale direzione i loro passi li portino. Fissando sul panorama il nostro
sguardo, vediamo che da molti punti si potrebbe salire alla Corte esterna, inerpicandosi, per
stradicciuole piu’ brevi che non girano tutt’intorno alla montagna, ma vanno diritte su per il suo
fianco; viottoli che possono essere saliti se il cuore del viaggiatore e’ saldo e se le sue membra
sono solide. E se cerchiamo di comprendere in qual modo alcuni trovano una strada molto piu’ corta
di quella dei loro compagni verso la Corte esterna, noi vediamo che’essi hanno lasciata la lunga
strada a spirale, per prendere un sentiero diretto; questa Corte esterna puo’ essere raggiunta da
tanti vari punti della strada maestra, e qualche Anima dopo aver viaggiato sempre in giro forse per
millenni, muove il primo passo su quel sentiero diretto, quando si accorge per la prima volta che
esiste uno scopo in quel viaggio ed e’ colpita per un attimo da u= n raggio di luce proveniente dal
Tempio sulla vetta.

Poiche’ quel bianco Tempio proietta raggi di luce sui fianchi della montagna, ed ogni tanto uno dei
viaggiatori, alzando gli occhi dai fiori, dalle pietruzze e dalle farfalle che trova sul suo
cammino, sembra avere lo sguardo colpito da quel raggio di luce; ed allora egli guarda verso l’alto
e per un momento vede il Tempio; e dopo questa prima momentanea occhiata egli non sara’ mai piu’
quello di prima. Perche’, sia pure per un solo rapido istante, egli ha intravisto una meta e= d un
fine; per un istante egli ha veduto la vetta verso cui sta salendo ed il viottolo laterale –
scosceso, ma tanto piu’ breve – che conduce direttamente su per i fianchi della montagna, oltre i
quali il Tempio risplende.

Ed in quel momento di ricognizione della meta che gli sta davanti, in quel momento – sia pur rapido
come il baleno – in cui egli comprende che invece di arrampicarsi sempre in giro sette volte
complete, oltre a fare tanti piccoli circoli sul sentiero che sale – poiche’ il sentiero gira sulla
montagna e nello stesso tempo su se’ stesso ed ogni spirale attorno al fianco montano ha sette
svolte entro se’ stessa e queste pure sono lunghe da calcare -, quando dunque l’Anima ha captato
questi raggi di luce che le fanno vedere la meta ed il sentiero piu’ diretto che ad essa conduce,
allora essa comprende che il viottolo ha un nome e che questo nome e’ ” Servizio ” , e che coloro
che scelgono la strada piu’ breve vi hanno accesso attraverso una porta sulla quale sta scritto in
lettere d’oro: “Servizio dell’Uomo”; essa comprende che, prima di poter raggiungere non foss’altro
che la Corte esterna del Tempio, deve passare per quella porta e si rende conto che la vita
dev’essere intesa a servire e non a fini egoistici e che l’unico modo di salire piu’ rapidamente e’
di farlo per aiutare coloro che vanno lentamente nelle retrovie, affinche’ dal Tempio un aiuto
sempre piu’ efficace sia proiettato sui viaggiatori. Come ho detto, si tratta soltanto di un lampo,
di un raggio che si accende = e poi svanisce nuovamente; l’occhio e’ stato soltanto colpito da uno
dei raggi di luce che provengono dalla vetta della montagna. Vi sono tanti oggetti attraenti sparsi
lungo questa strada circolare, che l’attenzione dell’Anima e’ facilmente di nuovo attirata da essi;
ma, se una volta essa ha veduto la luce, esiste pur sempre la possibilita’ che ancora possa vederla
ed anche piu’ facilmente; allorche’ la meta finale, il dovere e la potenza del servizio hanno, sia
pur una sola volta, prodotto sull’Anima questa realizzazione immaginativa, anche se effimera, in
essa rimane il desiderio di riprendere la via piu’ corta e di trovare una strada che salga diritta
sulla montagna, fino alla Corte esterna del Tempio.

Dopo questa prima visione, di tempo in tempo altri squarci di luce si fanno scorgere; e col passare
dei giorni di questa lunga ascesa la luce ritorna allo Spirito, piu’ brillante delle volte
precedenti, e noi vediamo che coloro i quali per un istante si sono resi conto che esiste una meta
ed uno scopo nella vita, cominciano ad arrampicarsi con maggior lena dei loro compagni; benche’
stiano ancora girando attorno alla montagna, vediamo che essi cominciano a praticare con maggior
serieta’ d’intenti cio’ che chiameremo le virtu’, e che essi si prodigano con maggior persistenza a
cio’ che noi riconosciamo come religione, la quale cerca d’insegnar loro il modo di salire e di
conquistar= e finalmente il Tempio. Queste Anime che sono state colpite dal raggio di luce e che si
sentono attirate verso il sentiero che conduce alla cima, cominciano dunque a differenziarsi
leggermente dalle loro compagne per diligenza ed attivita’, = e si portano nelle prime file di
questa infinita moltitudine che sale lungo l= a strada; esse viaggiano piu’ rapidamente perche’ il
loro andare ha una meta, perche’ hanno preso una direzione che cominciano a capire, e quindi
cominciano – benche’ molto imperfettamente – a camminare con uno scopo ed a vivere per un fine ben
definito.

E benche’ esse non si rendano ancora ben conto di cio’ che in ultimo questo scopo sara’,- si tratta
piu’ di una oscura intuizione che di una comprensione definita della via -, eppure esse non se ne
vanno piu’ senza direzione da una banda all’altra, alle volte un po’piu’ su, altre volte un po’piu’
giu’; esse ora salgono con ferma decisione su per la strada circolare, ogni giorno della loro vita
e’ testimone di una maggiore rapidita’, finche’ si trovano nettamente alla testa delle moltitudini
nella vita spirituale, nella pratica delle virtu’ e nel crescente desiderio di essere utili ai loro
simili. In questo modo esse stanno rapidamente viaggiando verso la cima, benche’ sempre sulla
strada circolare e cominciano ad allenarsi in modi diversi; cominciano ad aiutare i loro vicini
affinche’ essi pure possano salire, e pur proseguendo la loro avanzata senza sorta, allungano sempre
le mani per dare aiuto a coloro che li circondano e cercano di spingerli in sucon loro. Ed ecco che,
insieme a coloro che cosi’ amano e servono, una forma si pone a loro innanzi, che e’ bella, benche’
a tutta prima un po’severa di aspetto, e che rivolge, loro la parola e li informa sulla strada
piu’ breve.

Noi sappiamo che la forma che va loro incontro e’ la Sapienza e che questa
comincia a mormorar loro alcunche’ delle condizioni per un progresso piu’
rapido; la Religione che li ha aiutati nella pratica della virtu’ e’, si puo’ dire, la sorella di
questa Sapienza ed il Servizio dell’Uomo e’ pure suo fratello, ed i tre assieme cominciano a prender
cura dell’Anima, finche= ‘ finalmente sorge un’alba piu’ fulgida ed una piu’ piena coscienza, ed
allor= a si puo’ udire quest’Anima che comincia a definire a se stessa gli scopi dell’ascesa; non
si accontenta di sognare un futuro, ma rende questo sogno piu’ definito nella sua meta e riconosce
che il servizio e’ la legge della vita. Allora, con fermo volere, la promessa di aiutare il
progresso dell’umanita’ passa per le labbra dell’Anima; questo e’ il primo voto che lo Spirito fa a
se stesso: dedicarsi al servizio dell’umanita’ – voto che finora non e’ perfettamente delineato, ma
che contiene pur sempre una promessa di realizzazione nel futuro. Si parla in una Scrittura, di uno
dei Grandi che calco’ la strada piu’ corta, uno dei Grandi Esseri che s’inerpico’ per lo scosceso
sentiero e che lo fece tanto rapidamente da lasciare dietro di Se’ l’intera sua razza, e solo fu
all’avanguardia, si’ da essere il primo frutto, la promessa, dell’umanita’; e’ detto di Lui che
piu’ tardi fu conosciuto per il Budda, che ” Egli perfeziono’ il Suo voto, Kalpa dopo Kalpa”.
Poiche’ il compimento che doveva coronare la Sua vita ebbe inizio con la promessa del servizio.
Questo primo voto dell’Anima costituisce il legame che l’avvicina ai Graudi Esseri che furono prima
di lei, legame che l’attira verso il sentiero probatorlo, il quale la condurra’ verso e oltre la
Corte esterna, fin sulla soglia del Tempio stesso. Finalmente dopo molte vite di lotta, molte vite
di lavoro, durante le quali l’Anima diventa sempre piu’ pura, piu’ nobile e piu’ saggia, vita dopo
vita, essa ode la voce chiara e distinta di una volonta’ che ora e’ diventata forte; e quando
questa volonta’ si pronuncia chiara e distinta per un fine definito e non e’ piu’ un mormorio che
aspira soltanto, ma la voce che comanda, allora questa volonta’ risoluta picchia alla porta che
conduce alla Corte esterna del Tempio ed il suo picchiare e’ tale che non puo’ non esser= e inteso
– perche’ ha in se’ la forza dello Spirito, che e’ risoluto a compiere la sua impresa, che ha
ispirato a comprendere la grandezza del compito che ora intraprende. L’Anima che se ne sta ora alla
porta di questa Corte, sa cio’ che significa lottare per riuscire, e si rende conto delle grandi
difficolta’ che ha di fronte. Poich, cio’ significa nulla di meno che questo, che essa sta per
uscire dalla sua razza – quella razza che ancora sta arrampicandosi, di gir= o in giro, per
infiniti millenni, che ancora deve passare da globo a globo, attorno a cio’ che noi sappiamo essere
la catena; passare di giro in giro in quella catena, in penosa successione. Questo bravo Spirito che
ora picchia alla porta esterna ha intenzione di salire quella montagua in poche vite umane, ha
intenzione passo per passo di attaccare l’ascesa per la via piu’ ripida; di prendere, cioe’, il
sentiero che conduce diritto nel cuore del Sacrario; e vuole farlo entro uno spazio di tempo
destinato a poche vite soltanto, mentre l’umanita’ per giungere a tanto dovra’ impiegare miriadi d=
i vite – compito tanto poderoso che il cervello quasi vacilla di fronte alla difficolta’
dell’impresa, compito tanto grande quello che lo Spirito vuole intraprendere che si potrebbe quasi
dire che esso ha cominciato a rendersi conto della propria divinita’ e della onnipotenza che risiede
in se’ stesso= , come in uno scrigno. Poiche’ il fare entro il termine di poche vite, a cominciare
dal punto raggiunto attualmente dalla razza, cio’ che la razza nel suo insieme dovra’ poi fare,
non soltanto nell’immediato futuro, ma anche nei successivi cicli, il fare cio’ e’ certamente
compito degno di un Dio, ed il suo compimento significa che il potere divino si sta perfezionando
nella forma umana.

L’Anima, dunque, picchia alla porta e questa si apre per lasciarla passare nella Corte esterna.
Essa deve attraversare questa Corte, passo per passo, finche’ giunge davanti al primo cancello che
conduce al Tempio – al primo dei quattro cancelli, ognuno dei quali rappresenta una delle grandi
Iniziazioni; oltre il primo cancello nessuna Anima si puo’ avventurare che non abbia abbracciato
l’Eterno per sempre e che non abbia abbandonato ogni interesse nelle cose transitorie che la
circondano. Perche’ quando l’Anima ha varcato la soglia del Tempio non la lascia piu’; una volta
che essa ha passato quella porta che da’ in una delle Corti interne e che conduce al Santo dei
Santi, non ne esce mai piu’. Essa ha fatto la sua scelta per tutti i millenni futuri; si trova ora
nel luogo che nessuno puo’ piu’ lasciare quando una volta vi ha messo piede. Entro il Tempio stesso
risiede la prima grande Iniziazione. Ma, l’Anima, il cui progresso ora seguiamo, per il momento
deve soltanto prepararsi nella Corte esterna del Tempio, affinche’, nelle vite future, possa
ascendere ai setti gradini del primo cancello, ed ivi attendere il permesso di varcare l= a soglia
del Tempio stesso. Quale dunque sara’ il suo lavoro nella Corte esterna? Come disporra’ delle sue
vite per diventare degna di picchiare alla porta del Tempio? Questo e’ l’argomento che ora ci
interessa, l’argomento sul quale mi accingo a parlare, anche se le mie parole non troveranno
rispondenza che in uno o due di quelli che mi ascoltano.

Perche’ ben so, o miei fratelli e sorelle, che nel descrivere questa Corte esterna molto potro’ dire
che sembrera’ poc= o attraente, magari anche repellente. Assai duro e’ il trovare il sentiero che
conduce alla Corte esterna; assai difficile il praticare la religione e tutte le virtu’ che rendono
lo Spirit= o umano adatto a picchiare alla porta di questa prima tappa, di questa Corte esterna che
circonda il Tempio, e coloro che riescono ad entrarvi hanno certamente fatto dei grandi progressi
nelle loro vite passate. Puo’ darsi, sara’ anzi, che ad alcuni, la vita che si conduce in quel
recinto debba sembrare tutt’altro che attraente, come a quei tali che ancor= a non hanno
riconosciuto definitivamente lo scopo ed il fine della vita. Perche’, badate bene, nessuno puo’
stare nella Corte esterna se non ha definitivamente dedicato se stesso al servizio, se non ha dato
tutto senza nulla chiedere in cambio, salvo il privilegio di servire, se non ha definitivamente
riconosciuto la natura transitoria delle cose terrene e stabilmente abbracciato il compito che
vuole portare a compimento; se non h= a voltato le spalle ai sentieri fioriti che circondano la
montagna e non ha deciso di arrampicarsi diritto, senza badare al sacrificio, senza badare allo
sforzo, a misura che i giorni rapidamente si sussegnono gli uni agli altri. Vi deve essere lotta e
dura lotta in questa Corte esterna, poiche’ nel suo recinto molto deve essere fatto in breve spazio
di tempo. Le divisioni da me prospettate sono arbitrarie. Non esistono gradini di fatto in questa
Corte; ognuna di queste divisioni dev’essere abbordata e messa in azione contemporaneamente; si
tratta di un allenamento simultaneo che non e’ diviso in tappe, come ho dovuto dire per rendere la
mia spiegazione chiara. Ho chiamato queste divisioni “Purificazione” – “Controllo del Pensiero” –
“Alchimia Spirituale” ed infine “Sulla Soglia”. Cio’ non significa che ognuna di queste divisioni
debba essere presa separatamente, perche’ tutte queste cose debbono essere fatte ad uno stesso
tempo, e l’Anima che passa le sue vite nella Corte esterna e’ occupata in tutto questo lavoro per
tutto il tempo che cola’ deve passare. Sono questi = i compiti che essa deve aver imparato a
compiere, almeno parzialmente, prima di osare di avvicinarsi alla porta del Tempio stesso. E se,
ora, io li esamino uno per uno, e’ per renderli piu’ facilmente comprensibili.

Cosi’, pure, nella descrizione di ognuno di questi gradini dev’essere sottinteso che non occorre
che abbia lo Spirito raggiunto la perfezione in nessuno di essi prima di arrivare alla porta della
prima Iniziazione, ma occorre soltanto che esso vi sia almeno parzialmente riuscito, che abbia
ottenuto u= n qualsiasi successo, che abbia compreso il suo lavoro e lo compia con diligenza; quando
questo lavoro sara’ perfetto, esso sara’ gia’ penetrato nel Santo dei Santi. La purificazione,
dunque, fa parte del suo lavoro, auto-purificazione, purificazione della parte piu’ bassa della sua
natura, finche’ ogni parte d= i essa vibri perfettamente in armonia con quelle piu’ alte, finche’
tutto cio= ‘ che appartiene alla parte temporanea dell’uomo sia puro, a quella parte che noi
chiamiamo la personalita’, che non e’ l’individuo permanente, ma soltanto l’insieme delle qualita’ e
delle caratteristiche che quest’individuo raccoglie attorno a se’ durante il corso di ognuna delle
su= e molteplici vite – tutte le qualita’ esterne e gli attributi che avviluppano lo Spirito, tutti
questi vestiti coi quali egli si abbiglia e che sovente trasporta con se’ vita dopo vita, tutto cio’
che riprende quando ritorna ad incarnarsi, tutto cio’ che costruisce durante l’incarnazione, tutto
cio’ che l’individualita’ permanente raccoglie attorno a se’ durante la vita terrena e dal quale
estrae l’essenza per trasfonderla nel suo Io eterno ed in via di crescita.

Una frase che simbolizza molto bene la posizione dello Spirito al momento i= n cui deliberatamente
entra nella Corte esterna e vede il lavoro che lo attende, una frase che molto bene descrive il suo
atteggiamento e’ quella adoperata ultimamente da Mr. Sinnett. E’quella di “Fedelta’ al Se’
Superiore”, espressione utile, se ben compresa. Essa significa la decision= e cosciente di scartare
tutto cio’ che e’ temporaneo e che appartiene alla personalita’ inferiore; significa che ognuna
delle vite vissute in questo mondo dev’essere dedicata all’unico scopo di raccogliere materiale
utile da poter tramandare al Se’ Superiore, il quale vive e prospera indipendentemente da quanto e’
raccolto da quello inferiore; significa che il Se’ inferiore – rendendosi conto di essere
essenzialmente uno con quello superiore e considerandosi un temporaneo agente raccoglitore di
quanto il Se’ Superiore permanente abbisogni – prende la determinazione di spendere tutta la sua
vita quaggiu’ in quel servizio e di far consistere lo scopo della vita unicamente nella raccolta di
materiale che sara’ poi trasmesso al Se’ Superiore, vera essenza dell’uomo, onde metterlo in grudo
di costruire la sua sempre crescente individualita’, tanto al disopra della personalita’ di una sola
vita..

La “fedelta’ al Se’ Superiore” significa, da parte dell’inferiore, il riconoscimento di questo
servizio e la dedizione della propria vita non pi ‘ a se’ stesso, ma al servizio di cio’ che e’
durevole; cosi’cche’ tutta la vita nella Corte esterna dev’essere di completa ubbidienza al Se’
Superiore e tutto il lavoro fatto nella Corte esterna dev’essere a lui dedicato, poiche’ esso e’
ora riconosciuto come il vero Se’ durevole attraverso le eta’, la cui vita dev’essere consolidata
sempre piu’ pienamente dal servizi= o spontaneo e leale del messaggero da lui mandato nel mondo
esterno. Questo lavoro, che talvolta nelle grandi Scritture del mondo viene chiamato il primo passo
preliminare nella ricerca della propria anima, immagino sia ora gia’ stato fatto dallo Spirito che
stiamo seguendo.

Ricorderete certamente di aver letto in una delle maggiori Upanishad che se un uomo vuole cercare
la propria anima, la prima cosa che deve fare e’ di “cessare dal ommettere cattive azioni”; ma cio’
suppongo egli abbia gia’ fatto, prim= a ancora di entrare nella Corte esterna. Poiche’ coloro che
vi entrano non vanno piu’ soggetti alle comuni tentazion= i della vita terrena; essi le hanno
superate e quando ritornano nella incarnazione che si deve svolgere entro la Corte esterna, per lo
meno si saranno allontanati dalle vie del male ed avranno cessato di commettere con piacere cattive
azioni. Se per caso essi ricadranno in tali tentazioni, cio= ‘ sara’ per un momentaneo fallo subito
corretto; la loro coscienza si rifiute= r a’ di fare il male quando vedra’ il bene davanti a se’.
E sebbene la coscienza possa talvolta aver sbagliato nella sua scelta – benche’ essa (non ancora
perfetta nella sua esperienza) possa talvolta aver scelto male, prima di entrare nella Corte
esterna, ed anche dopo di esservi entrata – pure il suo ardente, desiderio e’ di scegliere bene. Il
se’ inferiore giammai vorrebbe agire deliberatamente contro questa voce, poiche= ‘ se lo facesse
significherebbe che non solo non e’ ancora entrato nella Corte esterna, ma che neppure si trova
pronto ad entrarvi; le Anime che cola’ hanno avuto accesso cercano per lo meno di comportarsi bene e
sono liete di ubbidire alla voce che le spinge a questa scelta: esse vengono al mondo avendo al
loro attivo tutta l’ascesa precedente e con la ben definita volonta’ di salire ancora piu’ in alto.
Esse dovranno ora cimentarsi con tentazioni piu’ sottili, quelle della Cort= e esterna; non piu’ con
le tentazioni grossolane del mondo esterno, ma con quelle piu’ acute e seducenti che si ergono di
fronte all’Anima, quando questa vuole vivere piu’ rapidamente le sue vite, quando deve salire
vertiginosamente l’erta montana. In verita’, essa non ha tempo da perdere a tergiversare con le
tentazioni, o nella lenta costruzione della virtu’; ess= a deve salire sempre piu’, su ora che ha
raggiunto sia pure soltanto il limitare della Corte esterna del Tempio. Trovera’, a questo punto,
difficolta’ e tentazioni intellettuali – tentazioni che si rivolgeranno all’ambizione, all’orgoglio
intellettuale; essa avra’ la tentazione di andare superba di quanto e’ stata capace di raccogliere
e di tesaurizzare cio’ che ha potuto compiere.

E non soltanto si sentira’ fortemente afferrata dall’ambizione, dall’avidita’ di questa speci= e di
orgoglio che tutto vorrebbe tenere per se’ e, magari, costruire un muro di divisione fra se’ stessa
e coloro che stanno piu’ in basso, ma avra’ anche il desiderio di sapere, il desiderio della
sapienza per se’ stessa, il desiderio della conoscenza che l’aiuti nelle acquisizioni e nella
conservazione di queste, piu’ contro il mondo che per il mondo. E questa tentazione si maschera col
nome di amore della conoscenza per se’ stessa; molto spesso, l’Anima si accorge, a misura che la
sua percezione diventa piu’ acuta e piu’ chiara, che questo sedicente amore ambizioso non e’ che il
desiderio di essere separato dai suoi simili, di possedere quanto essi non possono avere e di
godere cio’ che essi non possono intendere. Questa separativita’ costituisce uno dei piu’ grandi
pericoli dell’Anima in via di crescita, l’orgoglio nel sentirsi separato ed il desiderio di esserlo
– il desiderio di crescere e di imparare e di acquistare al solo scopo di poter possedere; questa
e’ una delle tentazioni che la sfiorera’ anche quando avra’ varcato la soglia della Corte esterna.
Poich, lo Spirito vedra’ la conoscenza a portata di mano e desiderera’ impossessarsene; vedra’ il
potere a sua portata e vorra’ afferrarlo, e non per l’unico scopo di servire, ma in parte anche per
rendersi sempre piu’ grande; la sua inclinazione lo indurra’ cosi’ a costruire quel muro attorno a
se’ onde poter conservare individualmente cio’ che sara’ riuscito ad acquistare! Si accorge in
seguito che se vuole attraversare la Corte estern= a e giungere alla porta scintillante che sta
oltre quella, deve sbarazzarsi d= i ogni ambizione, di ogni orgoglio intellettuale, di tutto il
desiderio di tenere il sapere rinchiuso entro se’ stesso e di quant’altro possa renderlo separato
dagli Spiriti suoi fratelli. Comincera’ allora a purificare la sua natura intellettuale; comincera’
a scrutare i motivi che lo inducono allo sforzo e quelli che lo spingono all’azione, e comincera’ ad
osservare attentamente se’ stesso alla luce che proviene dal Tempio ed illumina la Corte esterna
coi raggi di vita spirituale; luce nella quale ogni ombra sembra piu’ scura, per cui le cose che
nel mondo inferiore sembrano brillanti cola’ sono vedute come ombre. Allora l’Anima si rendera’
conto che questo genere di desiderio portato con se’ e che si confonde con quello intellettuale,
dovra’ essere purificato da ogni contatto col se’ personale; comincera’ deliberatamente questo
lavoro d= i purificazione, si mettera’ coscientemente e fermamente al lavoro per espellere tutto
cio’ che cerca di acquisire per la personalita’ e tutto cio’ che lo rende separato, in qualsiasi
senso, da coloro che sono al disotto come da coloro che stanno al disopra di lui. Poiche’ questo e’
quanto lo Spirito impara – che costituisce una delle lezioni della Corte esterna – e cioe’ che vi e’
un solo modo di spalancare quelle porte, le porte che lo chiudono fuori dal Tempio: abbattere i
muri che lo separano dai suoi simili che stanno al disotto. Allora anche il muro che lo separa da
quelli che sono davanti a lui scompare, come assorbito dalla sua stessa azione; poiche’ quella porta
che dev’essere varcata e’ tal= e che soltanto a coloro che desiderano passarvi si apre, nel momento
in cui i muri vengono spezzati e lo Spirito acconsente a dividere con tutti quello che e’ riuscito
ad imparare. Dunque, cosi’ egli comincia il lavoro di purificazione del desiderio e sorveglia il se’
inferiore per purgarlo di tutto cio’ che e’ personale. Com= e si purifichera’?

Egli non vuole distruggere, poiche’ il frutto di quanto ha raccolto finora e’ esperienza, e
l’esperienza e’ stata elaborata in facolta’ e tramutata in potere, ed egli ora abbisogna di tutti
questi poteri che e’ andato raccogliendo durante la sua faticosa salita e non deve distruggere i= l
frutto delle sue lotte. Egli vuole portare avanti con se’ questi poteri; ma, portarli purificati,
anziche’ inquinati. Come dunque fara’ per purificarli? Sarebbe tanto piu’ facile distruggerli;
occorrerebbe tanta minor pazienza per uccidere alcune delle qualita’ che egli ha; egli sente che
potrebbe colpirle ed annientarle ed esserne cosi’ liberato. Ma non e’ cosi’ che egli puo’ entrare
nel Tempio; perche’ egli deve portare con se’, quale sacrificio da offrire sulla soglia stessa del
Tempio, tutto cio’ che ha raccolto nel passato, tutto cio’ che ha trasformato in facolta’ ed in
potere; egli non deve entrare a mani vuote, deve presentarsi con tutt= a la messe della sua vita
inferiore. Percio’, non osa distruggere; deve effettuare il compito piu’ arduo della purificazione;
deve conservare l’essenza di tutte le qualita’, mentre colpisce senza pieta’ tutto cio’ che e’
personale. Tutte le lezioni da lui imparate di virtu’ e di vizio costituiscono altrettante
esperienze fatte durante il pellegrinaggio, che ora gli sta alle spalle; egli deve estrarre
l’essenza di ogni qualita’ acquistata, ed in cioè ‘ consistono i risultati di tutta la sua ascesa;
ma egli deve portarli all’altare come oro purissimo, non mescolato a nessuna scoria. Prendiamo una,
o due di queste qualita’ per renderci ben conto di cio’ che significa la purificazione: poiche’, se
comprenderemo il procedimento in riguardo ad una, o due qualita’, poi, con nostro comodo, potremo
riflettere anche sul rimanente, dato che la lezione di come adoperarci per la purificazione e’
della massima importanza. Prendero’ come primo esempio una potente forza che si trova in ogni
essere umano, che si sviluppa nei bassi stadi della sua crescita, che egli porta con se’, a misura
che evolve, e che ora deve purificare.

Prendiamo la qualita’ che nelle sue piu’ basse manifestazioni noi conosciamo sotto il nome di
collera, o ira, quella tremenda forza sviluppata dall’uomo, per mezzo della quale egli si apre una
via nel mondo, per mezzo della quale eg i lotta e sovente supera ogni opposizione; quella tremenda
energia dello Spirito che si slancia al di fuori della natura inferiore e che fa strada all’uomo
superando difficolta’, nei primi stadi della sua crescita, prima ancora che egli abbia imparato a
guidarla ed a controllarla; energia indisciplinata e, conseguentemente, distruttiva; forza tremenda,
ma prezios= a in quanto che e’ forza, benche’ distruttiva nelle sue manifestazioni nel mondo
inferiore. Prima ancora di entrare nella Corte esterna l’uomo ha alquanto modificato questa energia
dello Spirito; egli l’ha trasformata in virtu’, una vera e propria virtu’, della quale e’ entrato in
possesso da lungo tempo nel mondo esterno; allora i suoi nomi (una volta trasformata in virtu’)
furono nobile indignazione, sdegno contro l’ingiustizia, odio di tutto cio’ che e’ male, basso,
vile, crudele, e sotto queste molteplici forme di energia distruttiva fece del buon servizio nel
mondo esterno.

Poichè, quest’uomo, anche prima di giungere alla Corte esterna, ha lavorato per il mondo, ha
praticato questa virtu’: nel vedere la crudelta’ esercitat= a sui deboli la sua collera si scateno’
contro di essa; e quando fu testimone di un’ingiustizia da parte di un tiranno, la sua indignazione
si sollevo’ contro di lui; praticando questa virtu’ egli ha imparato a renderla scevra da molte
scorie, giacche’ la collera da lui risentita nelle sue prime vite era collera che andava a suo
vantaggio – era terribile quando offeso, colpiva di rimando quando alcuno colpiva lui; ma, da lungo
tempo, egli ha vinto quella rabbia brutale della natura inferiore, che protegge se’ stessa da un
torto mediante energia distruttiva e ripaga il male col male, l’odio con l’odio. Prima di entrare
nella Corte esterna egli ha superato questo primo stadio ed ha imparato fino ad un certo limite a
trasformare quell’energia furiosa; egli l’ha in gran parte purificata per quanto riguarda
l’elemento personale, ed ha imparato ad essere risentito, non tant= o per le offese arrecate a lui,
ma perche’ altri erano trattati male; egli ha imparato a indignarsi non tanto per le sofferenze
inflitte a lui, ma perche= ‘ altri venivano sottoposti a condizioni dolorose; e quando gli
capitava, di vedere un crudele che calpestava una vittima inerme, egli si slanciava a salvare la
povera creatura ed a colpire il malfattore e spingerlo da un lato; in questo modo, egli si e’ valso
della collera per finalita’ elevate e non piu’ per scopi egoistici; in tal modo egli si e’ servito
del nobile sdegno per annientare le passioni animalesche della sua vita inferiore, ed ha imparato in
quelle vite – che ora stanno tanto lungi da lui – a liberarsi delle piu’ grossolane qualita’ della
collera; ha imparato a non piu’ infuriarsi a suo vantaggio, ma soltanto per coloro ai quali vuole
porgere aiuto.

Dovete ricordare che da molto tempo egli aveva riconosciuto il servizio come un dovere ed uno dei
suoi mezzi di servire era di colpire, di abbattere gli oppressori e di respingere coloro che
infliggevano sofferenze; la sua collera si accendeva contro ogni forma di torto ed egli lavorava
per i deboli, e puo’ darsi ch’egli abbia fatto il lavoro di un eroe nel mondo. Ma entro la calma
atmosfera della Corte del Tempio, illuminata dai raggi d= i pura compassione che si sprigionano dal
Santo dei Santi, non vi e’ piu’ posto per nessuna specie di collera, sia pur scevra da ogni
antagonismo personale. L’aspirante deve ora imparare che coloro i quali fanno del male sono essi
pure suoi fratelli e che soffrono piu’ essi agendo male, che non le loro vittime ricevendo gli
affronti; deve ora imparare che questo suo nobile sdegno, questo suo furore contro ogni torto e
questo fuoco che si scatena per fermare un’ingiustizia, anche se non rivolti a se’ stesso, non sono
le caratteristiche dello Spirito che lotta per avanzare verso il Divino; la Vita Divina ama tutti i
suoi figli che essa manda nel mondo, non importa quale sia la loro posizione o quanto basso sia il
grado della loro evoluzione. L’Amore Divino, dal quale tutto emana, non esclude nulla. La Vita che
e’ Divina e’ il cuore di tutto cio’ che esiste e Dio e’ presente nel cuore del malfattore, come in
quello del Santo.

Penetrando nella Corte esterna il Divino deve essere riconosciuto, per quanto fitti siano i veli
che lo nascondono; cola’, gli occhi dell’Anima si devono aprire e non devono piu’ esistere veli fra
essa ed il Se’ degli altri uomini. Percio’, il nobile sdegno dev’essere purificato di tutto quanto
assomiglia a collera e trasformato in energia che non esorbiti dalla sua sfera di aiuto, finche’
questa grande forza dello Spirito diventa una energia di ass= o luta purezza, che si slancia a
porgere aiuto al tiranno come allo schiavo, che abbraccia entro i suoi limiti il calpestatore come
il calpestato. I Salvatori dell’umanita’ non scelgono coloro che Essi vogliono servire: il Loro
servizio non conosce limitazioni ed Essi, che sono i servi di tutti, non hanno odio per nessuno in
tutto l’Universo. Cio’ che una volta era collera, con la purificazione deve diventare protezione per
i deboli, opposizione impersonale contro il male, perfetta giustizia per tutti.

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