Il controllo Esclusivo basato su Il Possesso di Sé

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Il controllo Esclusivo basato su Il Possesso di Sé

del Dr. Aswini Kumar Misro

Sebbene l’essere individuale, ossia anima,
cosciente del corpo, Sri Krishna nella forma
dell’Anima Suprema ne gestisce il funzionamento.

In un Paese a regime democratico il possesso di sé è un diritto esclusivo di ogni persona. Altrimenti noto come sovranità o autonomia individuale, il possesso di sé è il diritto morale che ogni persona ha di controllare in modo esclusivo il proprio corpo nell’arco della vita. Dal punto di vista etico e legale l’autonomia individuale è più importante del fare del bene agli altri. Per esempio, gli obblighi morali e legali impediscono a un medico di assistere e curare pazienti affetti da forme tumorali guaribili, se questi rifiutano la terapia. Qualsiasi cura che non abbia il consenso del paziente, anche se motivata da buone intenzioni, è considerata una violenza.

Se un chirurgo che opera una paziente affetta da tumore all’ovaio destro ne trova uno anche nell’ovaio sinistro, non può intervenire chirurgicamente senza aver ricevuto il permesso della paziente. Deve prima risvegliarla dall’anestesia e parlare con lei di quello che ha trovato. Questo esempio mostra quanto sia rilevante l’autonomia individuale nelle questioni di salute. La legge tratta l’individuo come il “proprietario del corpo e l’unico detentore del suo controllo”. Il potere di controllo che sperimentiamo ogni giorno sul nostro apparato muscoloscheletrico rafforza in noi l’idea di averne la gestione esclusiva sul piano materiale.

Per esempio, se vogliamo scrivere qualcosa, l’organo preposto, cioè la mano, realizza il nostro desiderio. Nessuno al mondo può obbligarci a scrivere o impedirci di farlo senza il nostro consenso. Il connubio tra la legge e la nostra esperienza quotidiana ha l’effetto di consolidare nella nostra mente la convinzione di avere il controllo esclusivo e ci rende incapaci di vedere la natura olistica della realtà, benché essa non sia difficile da cogliere. A lume di logica, basandoci sulla conoscenza scientifica e sui contenuti della letteratura vedica, diamo ora uno sguardo a quanto davvero possiamo gestire e possedere il nostro corpo.

Azioni Involontarie

Il sistema nervoso del nostro corpo, alimentato dai vasi sanguigni, è una rete che si connette ai vari organi e ai tessuti. I nervi controllano gli organi, che mediano l’azione. Nel nostro corpo ci sono due sistemi nervosi: somatico e autonomo. Il primo ci permette di avere il controllo volontario di azioni come camminare, danzare, sollevare pesi e via dicendo. Il secondo gestisce le azioni involontarie, che si svolgono a nostra insaputa e includono la respirazione, il battito del cuore, la digestione e l’assorbimento. Il sistema nervoso autonomo controlla con delicatezza funzioni che esulano dall’apparato muscoloscheletrico e da poche altre strutture.

Persino quando dormiamo profondamente il nostro cuore continua a battere, i reni a filtrare, l’intestino a digerire e i polmoni a ossigenare il sangue e a eliminare i gas di scarico dal nostro corpo. Non siamo neppure consapevoli di tutto ciò che accade nel nostro organismo ad ogni istante, che dire dunque di averne il pieno controllo. Provate a immaginare come vivremmo se dovessimo gestire consciamente le attività del nostro corpo. Una persona affetta dalla Sindrome di Ondine (conosciuta anche come Sindrome da ipoventilazione centrale congenita) ha la sventura di controllare volontariamente l’apparato respiratorio.

La gente in queste condizioni deve stare sveglia e fare lo sforzo cosciente di respirare. Se si addormentano, vanno in arresto respiratorio, oppure se soltanto dimenticano di respirare, sviluppano i sintomi tipici della carenza di ossigeno nel sangue. Poiché si tratta di una malattia che dura tutta la vita, i pazienti necessitano di un supporto ventilatorio meccanico per dare aria ai polmoni, specialmente quando dormono. La medicina può molto poco al riguardo. Come possiamo pretendere di essere coloro che hanno il “controllo esclusivo” se non siamo neanche coscienti delle azioni involontarie del nostro corpo?

Chi controlla, coordina e dirige queste attività così vitali per la nostra sopravvivenza? Chi determina il ritmo del cuore, l’andamento della respirazione o la temperatura corporea? Chi stimola i tessuti a guarire una ferita o un’ulcera? Chi guida il sistema immunitario a distruggere i microbi? In altre parole, chi conosce ciò che serve per adempiere le richieste di un corpo umano funzionante? Gli atei attribuiscono le complesse dinamiche del corpo umano ai programmi del nostro materiale genetico.

Tuttavia, osserviamo che un operatore intelligente gestisce o dirige consapevolmente tutte le funzioni di ogni singola macchina di cui abbiamo esperienza. Il materiale genetico, una semplice sacca di elementi chimici, non può essere l’operatore intelligente e onnisciente del nostro corpo, cioè di una sovrastruttura estremamente complicata persino a livello miscroscopico. Se la sacca di sostanze chimiche è la causa di tutti i processi vitali, perché al momento della morte non è più capace di preservare le funzioni fisiologiche e la scintilla di coscienza presenti nel corpo?

Questa sfida manda in frantumi tutte le ipotesi degli atei. Il materiale genetico non basta a sostenere le funzioni vitali. Ci dev’essere un supervisore intelligente che non solo conosce l’anatomia umana a livello macroscopico e microscopico, ma dirige i processi vitali ed energizza i programmi genetici codificati nella sacca degli elementi chimici.

Il Supervisore Intelligente

Gli insegnamenti senza tempo della Bhagavad-gita svelano chi è il supervisore intelligente. Krishna dice ad Arjuna, “Tuttavia, nel corpo esiste un altro beneficiario, trascendentale alla materia: è il Signore, conosciuto come Anima Suprema, il proprietario finale, Colui che tutto osserva e tutto sancisce.” (Gita 13.23) Anche se in quanto anime individuali siamo i legittimi possessori e occupanti del corpo, Krishna come Anima Suprema dirige e controlla con armonia e organizzazione le funzioni autonome che tengono in vita questa nostra forma umana, da Lui costruita e programmata in modo splendido.

Così facendo, dispensa l’anima individuale dall’obbligo di stare sempre sveglia e pronta a prendersi cura del proprio corpo. Come Anima Suprema, Krishna dà vita e coscienza al nostro organismo, perché ha stabilito che noi anime individuali dobbiamo goderne senza preoccuparci troppo del suo mantenimento. Si può obiettare che anche noi manteniamo il corpo. Per esempio, mangiamo per nutrirlo. Eppure, neanche questo è vero, dato che il meccanismo dell’appetito supera il nostro controllo volontario e regola l’ingestione degli alimenti, la frequenza e il volume.

Un sistema presente nell’organismo ci spinge a mangiare non appena il livello del glucosio si abbassa. Lo stesso sistema induce in noi un senso di sazietà quando abbiamo mangiato abbastanza. Coloro che hanno un disturbo nella regolazione dell’appetito finiscono col soffrire di varie patologie, come ad esempio l’obesità. Non possiamo dunque affermare di mantenere realmente il nostro corpo.

Nella Bhagavad-gita (13.29), Krishna enfatizza l’importanza di comprendere ciò che segue: “Chi vede l’Anima Suprema situata ugualmente in ogni luogo e in ogni essere, non si lascia corrompere dalla mente e si avvicina così alla destinazione trascendentale.” Egli garantisce che al momento di lasciare il corpo, chiunque abbia realizzato che il controllo è nelle mani dell’Anima Suprema tornerà nel mondo spirituale, la dimora della gioia trascendentale, della conoscenza e dell’eternità, per servire Dio, la Persona Suprema.

La Realizzazione Del Devoto

Mentre gusta la sua libertà di controllare l’apparato muscoloscheletrico, l’essere condizionato dimentica la propria assenza di controllo sul 95% delle funzioni corporee e s’illude così di avere il controllo esclusivo del proprio corpo. Dimentica inoltre che per esercitare il suo 5% deve avere un corpo sano e funzionante. Di questo si occupa l’Essere Supremo. I devoti realizzano la presenza di questo Essere Supremo al di là della loro minuscola indipendenza e Gli offrono tutto ciò che hanno, così come descrive l’Haribhakti-sudhodaya (verso citato nella Sri Caitanya-caritamrita, Madhya 23.23): “Con le parole offrono preghiere al Signore. Con la mente Lo ricordano sempre. Con il corpo Gli offrono i loro omaggi. Nonostante tutte queste attività, non sono soddisfatti. Questa è la natura dei puri devoti. Piangendo, dedicano l’intera vita al servizio del Signore.

Il Dr. Aswini Kumar Misro è un chirurgo del Servizio Sanitario Nazionale di Londra. Desidera ringraziare sua moglie, Radhika, e Raghupati Dasa per i loro consigli nella stesura di questo articolo.

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