Il controllo mentale

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Il controllo mentale

(varie fonti)

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Essere, o non essere, questo è il problema
Se sia più nobile per la mente soffrire
Per i colpi e le ferite del destino avverso
O armarsi per lottare contro un mare di guai
E con la lotta annullarli per sempre?
(Amleto, principe di Danimarca)

Analizzare il comportamento della propria mente è certamente uno dei compiti
più complessi che l’uomo possa affrontare.

Diversamente dall’indagine scientifica, fatta su un oggetto esterno, che può
essere sempre condotta con un certo rigore, l’analisi della propria mente,
portata avanti con l’ausilio della stessa mente, crea una serie di
problematiche. L’osservatore e l’osservato non occupano più due posizioni
spazialmente separate ma coesistono sia nel tempo che nello spazio, ciò,
ovviamente, non permette quella obiettività di osservazione che sarebbe
altamente auspicabile.

Per questi motivi, da millenni vi sono stati uomini che hanno pensato,
parlato e scritto sul modo in cui essi interpretavano i processi mentali. Di
certo il più antico trattato sull’argomento è la Bhagavad Gita (1), fu
compilata in India e tratta di fatti risalenti al periodo anteriore di mille
anni alla nascita di Gesù Cristo. In questo trattato si racconta di una
battaglia, dei protagonisti e delle varie problematiche che essi incontrano.
La battaglia, però, non è condotta verso nemici esterni ma verso quelli
Errore. L’origine riferimento non è stata trovata. (vizi, passioni,
desideri, ecc.), che ostacolano ed a volte impediscono una normale
evoluzione della natura umana.

La Baghavad Gita inizia così: “La mente cieca disse, o chiese a sé stessa in
introspezione: I miei figli, le cattive, seducenti tendenze mentali e dei
sensi, opposte alle pure tendenze mentali discriminative, radunatesi nella
sacra pianura del campo di battaglia della Vita, desiderosi di darsi
battaglia psicologica o morale, che cosa fecero?”.

Appare chiaro come la materia trattata sia non soltanto di ordine
psicologico, ma anche morale e spirituale e come, per gli Indù, i processi
mentali rivestano da millenni un indubbio interesse. Si pensi che la mente
comune, ovvero non educata, viene da loro definita come “la scimmia pazza
che ci governa”.

La mente, a tutti gli effetti, è soltanto uno strumento che l’uomo dovrebbe
poter usare a sua discrezione, con l’adozione dei pensieri voluti e la
rimozione di quelli non desiderati. Spesso, invece, i pensieri trovano la
loro origine nei meccanismi mentali relativi al recupero dei ricordi, alla
associazione delle idee ed ai riflessi condizionati. Questi meccanismi sono
talvolta così potenti da costringere l’uomo a deviare dai pensieri che stava
intrattenendo a favore di quelli portati in superficie dai processi
accennati. A causa di questi fenomeni l’uomo stesso diviene strumentalizzato
dalla sua mente e, consapevolmente o meno, si ritrova a seguire delle linee
di pensiero, e d’azione, che non sempre gli sono congeniali.

Questo non è certo un problema specifico dei nostri tempi, le seguenti
parole di San Paolo ben illustrano la difficoltà di agire nella direzione in
cui si pensa sia giusto muoversi: “Io non riesco a capire neppure ciò che
faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora,
se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi
non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in
me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del
bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che
voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non
sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me” (Romani 7,15).

Il notevole uso di tranquillanti, che viene fatto nelle nazioni più
progredite, dimostra chiaramente come la padronanza dei processi mentali
presenta delle notevolissime carenze. Questo dimostra che la ricerca, e la
rimozione, delle cause che stanno alla base delle disfunzioni non è facile e
che la mente ha ancora tanti segreti e particolarità che rimangono da
scoprire.

– Un pensiero del maestro Muktananda (2) –

La mente ha l’abitudine di vagare qua e la, di essere sempre in continuo
movimento e siccome lo fa da molto tempo, le risulta assai difficile
calmarsi.

Comunque tu dovresti fare qualsiasi sforzo per non lasciarla libera. Non
dovresti permetterle di andare dove più le piace. Dovresti invece
convincerla a meditare e dovresti anche cercare di intrattenere solamente
pensieri puri, buoni e costruttivi.

La mente, per gli esseri umani, è la radice del dolore e del piacere. Non vi
è altro motivo per cui dovresti sperimentare dolore e piacere: è solo la
mente che ti fa sperimentare queste cose. Essa è capace di farti soffrire
mostrandoti una gioia nel dispiacere oppure una sofferenza dentro alla
gioia; ecco perché non dovresti correre dietro alla fantasie della tua
mente. Al contrario, dovresti utilizzare la mente per ritrovare il tuo vero
Sé.

Tu non sei al di sotto della tua mente, è essa che è sotto di te e dovrebbe
stare al tuo fedele servizio. Ci sono, purtroppo, molte persone che si
sentono deboli e fragili perché sono state sconfitte dalla loro mente.
Ricorda che una persona può conquistare un paese intero, ma non sarà mai un
conquistatore se prima non ha vinto la propria mente.

Queste sono le ragioni per cui dovresti stare molto attento con la tua
mente. Dovresti osservarla costantemente, dovresti essere in grado di
riconoscere se essa pensa pensieri buoni oppure no. Tra i vari sensi e gli
strumenti che noi abbiamo a disposizione, la mente e il più importante. Più
diventa docile e tranquilla e tanto più si stabilizza, più diventa pura e
più ti permette di avvicinarti alla tua vera dimensione ed al tuo ideale.

Quando, invece, la mente non è controllata e si agita perché si trova alle
prese con pensieri e sentimenti di basso livello, allora iniziano i problemi
e ti troverai a dovere ricorrere allo psicologo o al guaritore. Ecco la
ragione per cui dovresti lavorare al fine di purificare la mente. Dovresti
liberarla dall’odio, dal rancore e da tutte le altre emozioni negative
(paura, sfiducia, egoismo, opportunismo, menzogna, infedeltà, ecc.),
soltanto così potrai ritrovare la vera pace; la pace che viene da un cuore
semplice, sincero, altruista e pulito.

– La pericolosità di una mente incontrollata –

Dobbiamo ricordarci che l’unica cosa con cui stiamo trattando sono pensieri,
ed il pensiero può essere cambiato e, che ci crediate o no, noi scegliamo i
nostri pensieri.(Louise Hay)

– Che cosa fate con i vostri pensieri? (3) –

Nel campo delle azioni, si può dire che la maggior parte della gente è
piuttosto brava e ragio­nevole. Applica le regole, rispetta le leggi della
società. Interiormente, invece, è un’altra cosa: si permette di tutto!
Chiedete agli esseri umani che cosa fanno con i loro pensieri, con i loro
sentimenti, con la loro immaginazione! Creano delle nuvole, dei fumi, ed
anche delle creature mostruose. E quando, poi, si sentono stanchi,
angosciati, persi, malati, non ne comprendono nemmeno il perché!
Se si volessero fermare un attimo a riflettere, le persone in buona fede
sarebbero obbligate a riconoscere che in un certo momento dalla loro vita
hanno avuto dei pensieri e dei sentimenti vera­mente malsani, distruttivi,
criminali. Ebbene, tali pensieri e sentimenti non rimangono senza effetto.
Voi credete che solo i gesti, le parole, le azioni abbiano veramente delle
conseguenze e che ciò che accade nel mondo interiore può restare senza
effetto?… No, vi sbagliate. Tutto ciò che mettete in moto nel vostro mondo
interiore produce dei risul­tati; certo occorre più tempo per vederli
apparire, ma infallibilmente un giorno appariranno.
Evitate di preoccuparvi di sapere se i vostri pensieri e sentimenti si
realizzeranno: prima o poi si rea­lizzeranno di sicuro. Preoccupatevi solo
di capire se tali pensieri e desideri sono buoni, perché se fossero cattivi,
il giorno in cui si realizzeranno, avrete di che lamentarvi, allora sarà
troppo tardi.

– Come usate le vostre parole? (4) –

Dunque attenzione, perché, anche se vera­mente non pensate alle parole
negative che pro­nunciate, c’è rischio che certe entità malefiche si servano
dell’energia di tali frasi per realizzarle; non servirà accusarle, era
compito vostro evitare di fornir loro le condizioni per fare il male. In
vari paesi, le persone hanno l’abitudine di mandare delle maledizioni; per
un nonnulla, maledicono i genitori, i figli, i vicini, gli amici… E’ una
pessima abitudine, perché anche se le parole non provocano disgrazie, creano
le condizioni perché succedano. Dunque bisogna stare molto attenti.

– I danni provo­cati dai pensieri incontrollati (5) –

Fermatevi un momento a pensare ai danni che può provo­care il pensiero
quando non è controllato: guai a se stessi e agli altri, proporzionati alla
potenza con cui furono emanati. Si pensi al vuoto interiore di quelli che si
abbandonano alle fantasticherie inutili. Essi fuggono dalla realtà in cui
vivono, ma quando ricadono necessariamente in essa, si ritro­vano come
estranei e in contrasto col tutto.

Peggio avviene agli sciagurati che se ne servono per dan­neggiare gli altri
deliberatamente pensando di essi cose negative. Se sapessero il male che
fanno a se stessi, poiché l’energia di un pensiero ritorna al punto da cui è
partita, si guarderebbero bene dal farlo. Ma, purtroppo, sono ignoranti di
questo fatto e pensano che con il pensiero sia impossibile fare del male a
qualcuno e specialmente a se stessi.

Quando l’uomo pensa cose non buone nei confronti di altri, anche se a parer
suo se lo meritano, si carica di un insieme di energie negative che dovrà,
poi, amaramente esaurire.

Considerata la grande pericolosità dei pensieri negativi, bisognerebbe che
ognuno di noi si preoccupasse di controllare il proprio pensiero come si fa
per tutte le cose dannose. I pensieri, infatti, producono effetti anche
all’insaputa di chi li formula che poi si lamenta per i danni che essi gli
arrecano.

L’odio, la vendetta e l’invidia, sono dei veleni terribili che uccidono
fatalmente ciò che è buono in noi, peggio dell’arsenico che uccide il nostro
corpo.

Chi conserva per anni pensieri di odio, di invidia, di vendetta verso altri,
li mette in condizione di essere ostili nei confronti di stesso. Ciò che
rende l’esistenza umana pesante e travagliata è l’uso errato del pensiero
che porta a subire conseguenze do­lorose. Nessuno può conservare a lungo
pensieri e sentimenti negativi senza nuocere a se stesso.

– Da dove vengono i nostri mali (6) –

La maggior parte dei mali che affligge gli uomini sono creati dalla mente.
Noi pensiamo che i nostri problemi dipendano da altri, mentre siamo noi
stessi gli autori dei nostri mali, sia per le azioni compiute che ritornano
a noi, che per quelle create con la nostra immaginazione che si sono poi
realizzate. Su quest’ultimo punto, si vuol insistere per far com­prendere
che nessun male può essere arrecato arbitrariamente, mentre per la maggior
parte dei casi è la mente che li ha generati.
Chi è convinto di star male, sta male. Se sgom­brasse la mente dalla
convinzione di star male si accor­gerebbe di star bene.

FIN QUANDO…

FIN QUANDO l’individuo permette alla propria mente di trattenere pensieri
di odio – di condanna
di invidia – di gelosia
di critica – di paura
di dubbio – di sospetto

e permette a questi pensieri di generare irrita­zione dentro di lui, otterrà
come risultato certo:
disordine e infelicità nella sua vita,
delusione nei suoi sogni,
disastri nella usa mente,
nel suo corpo, nell’ambiente,
al quale è legato da sottili fili di azione e rea­zione.

FIN QUANDO l’uomo continua a trattenere nella sua mente questi pensieri
negativi, verso:
le persone che gli sono vicine,
le condizioni di vita, il lavoro,
le persone amate e la nazione,

lui stesso, inconsciamente, obbliga le sue ener­gie a creare situazioni
negative, che col pensie­ro attrae e alimenta.

Lui solo è responsabile della sua infelicità e dell’infelicità in cui
trascina gli altri. E’ quindi responsabile di “quel grigiore” che pesa sul
mondo e che lui stesso è il primo a condannare.

Riferimenti bibliografici
1) Paramansa Yogananda, La battaglia della meditazione,
(interpretazione spirituale della Bhagavad Gita)
Editrice Vidyananda.
2) Conferenza del maestro Muktananda
3) Omraam Mickhael Aivanhov, Un pensiero al giorno,
Edizioni Prosveta, F.B.U. Casella postale 12019 – 20120 Milano
4) Ibid.
5) Amadeus Voldben, I prodigi del pensiero positivo, pag. 69,
Edizioni Mediterranee, Roma, 1992.
6) Ibid., pag. 71.

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