Il Costante Mezzo – 7

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Il Costante Mezzo – 7

– di Confucio –

(parte settima)

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MASSIME

É necessario conoscere il punto dove bisogna fermarsi, il punto al quale
arrivare. Conoscendolo, si ha la tranquillità. Avendo la tranquillità, si
ottiene la pace. Ottenendo la pace, si possono prendere le decisioni.
Potendo prendere le decisioni, si può agire.

L’uomo non deve prendersi molta cura di ciò che ha scarsa importanza, e non
deve prendersi scarsa cura di ciò che ha molta importanza.

L’uomo elevato si comporta sempre con criterio e attenzione, anche quando
sta solo.

Volendo coltivare se stessi occorre prima regolare la propria mente.
Questo vuol dire che quando si cade in preda alla collera, non è più
possibile essere equilibrati. Lo stesso se si è preda della paura, della
gioia e della malinconia. Quando si è preda di questi sentimenti la mente è
come assente, e allora anche se si guarda non si vede, anche se si ascolta
non si sente, anche se si mangia non si coglie il sapore dei cibi. Ecco
perché volendo coltivare se stessi occorre anzi tutto regolare la propria
mente.

Volendo gestire il regno occorre prima saper gestire la propria famiglia.

Quando un uomo comune gestisce il regno, danni e sciagure giungono insieme!

Il maestro disse: Parole astute e comportamenti subdoli hanno poco a che
fare con l’elevazione dell’uomo.

Non è grave il fatto che gli uomini non ti conoscono. E grave il fatto che
tu non li conosca.

Il maestro disse: Come è possibile non conoscere un uomo se si considerano
le sue azioni e i motivi che le determinano? Se si comprende ciò che gli
dona gioia?

Volevano apprendere senza riflettere. È pericoloso riflettere senza
apprendere.

A proposito dei sacrifici agli antenati e agli spiriti, Confucio diceva: Se
non fossi io stesso a compiere i sacrifici, sarebbe come se non li facessi.

Se fai un torto al Cielo, nessuno può intercedere a tuo favore.

Gli uomini aborrono la povertà e l’indegnità. Ciò nonostante, queste cose
non vanno evitate se per farlo occorre impiegare mezzi e modi contrari alla
norma.

Il maestro disse: Chi è capace di moderarsi raramente si perde.

L’uomo elevato è lento a parlare, ma rapido ad agire.

Il maestro disse: Non ho mai conosciuto un uomo che accorgendosi dei propri
errori riuscisse ad attribuirli a se stesso.

Nascendo, l’uomo è lineare. Quando non è più lineare, egli evita la morte
per puro caso!

L’uomo elevato che desidera raggiungere un punto elevato cerca dì portare
con sé anche gli altri. Volendo capire, cerca che anche gli altri
capiscano. In questo sta la forza dell’elevazione spirituale: offrire se
stesso come esempio.

Il maestro disse: Si può essere felici anche mangiando un cibo molto
semplice, bevendo acqua schietta e avendo come cuscino unicamente il proprio
braccio ripiegato. Le ricchezze e gli onori ottenuti sconvenientemente
hanno per me il valore di nuvole nel vento.

Il maestro era cordiale, ma con dignità; rigoroso ma mai duro; rispettava
gli altri, senza mai perde il rispetto di sé.

Si può istigare il popolo a seguire una causa, mai però a capirla.

Il maestro espresse l’intenzione di recarsi a vivere tra i barbari che
risiedono a Est. Gli chiesero allora: Come puoi tu vivere tra i barbari?
Confucio rispose: Dove abita un signore come possono esserci barbari?

Osservando il fiume scorrere il maestro disse: Le cose passano via come
quest’acqua, senza fermarsi mai.

Il maestro disse: Aspettate che giunga la stagione del freddo, saprete
allora che i pini e i cipressi non perdono le foglie.

Confucio non sedeva mai su una stuoia che non fosse disposta nel modo
giusto.

Il maestro disse: Il mio allievo Hui approva ogni mia parola e quindi non
mi aiuta.

Non conoscendo la vita, com’è possibile conoscere la morte?

Chi si comporta prudentemente, parla prudentemente.

Un allievo riferì di avere incontrato delle difficoltà nel descrivere il
maestro. Confucio allora commentò: Perché non hai detto semplicemente, Egli
è il genere di uomo che scorda di mangiare quand’è impegnato nella vigorosa
ricerca della conoscenza, che ha in sé una tale gioia che scorda i propri
affanni, e che non si accorge della vecchiaia che sopravanza?

Il maestro disse: Le cose che mi preoccupano sono l’incapacità di coltivare
la virtù, l’incapacità di approfondire ciò che ho appreso, l’incapacità di
elevarmi a ciò che ho sentito essere giusto, l’incapacità di correggermi
laddove ho dei difetti.

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