Thich Nhat Hanh IL BUDDHA VIVENTE IL CRISTO VIVENTE
(terza parte)
NERI POZZA EDIZIONE TITOLO ORIGINALE LIVING BUDDHA, LIVING CRISTO TRADUZIONE DI FRANCESCO BRUNELLI
*Gesu’ ha bisogno dei cristiani*
Perche’ il Buddha sia presente nel Sangha, dobbiamo agire in modo tale da tenerne in vita gli
insegnamenti e da non confinarlo nei sermoni e nelle scritture. Il miglior modo con il quale un
buddhista puo’ tenere vivi gli insegnamenti del Buddha e’ quello di vivere consapevolmente nel modo
in cui vissero il Buddha e la sua comunita’. Per i cristiani il modo per rendere veramente presente
lo Spirito Santo nella chiesa e’ quello di praticare in tutto e per tutto cio’ che Gesu’ visse e
insegno’. Non e’ vero soltanto che i cristiani hanno bisogno di Gesu’, anche Gesu’ ha bisogno dei
cristiani perche’ la sua energia continui in questo mondo.
*Coscienza collettiva*
Nel discorso della montagna Gesu’ disse:
“Beati coloro che operano per la pace, perche’ saranno chiamati figli di Dio”.
Per operare in favore della pace occorre avere un cuore pacifico. Quando agite a tal fine, siete
figli di Dio. Ma molti che operano per la pace non sono in pace. Sono ancora pieni d’odio e
frustrazione, e la loro azione non e’ veramente pacifica. Di costoro non possiamo affermare che
giungeranno al Regno di Dio. Per preservare la pace i nostri cuori debbono essere in pace con il
mondo, con i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Quando cerchiamo di vincere il male con il male, non operiamo per la pace. Se dite:
“Saddam Hussein e’ il male. Dobbiamo impedirgli di continuare ad esserlo”, e se impiegate gli stessi
mezzi che costui ha usato, allora siete esattamente come lui. Cercare di vincere il male con il male
non e’ la via per fare la pace.
Anche Gesu’ disse: “Non uccidere, e chiunque avra’ ucciso sara’ condannato dal tribunale, ma io vi
dico che, chiunque si adiri contro il suo fratello, sara’ condannato dal tribunale… chi poi dice:
Stolto, sara’ punibile nella Geenna del fuoco”.
Gesu’ non ha detto che, se vi adirate contro vostro fratello, verrete gettati in un luogo chiamato
inferno. Ha detto che se vi adirate contro vostro fratello, siete gia’ nell’inferno. L’ira e’
l’inferno.
Ha anche detto che non occorre uccidere materialmente per essere condannati alla prigione. Basta
soltanto che uccidiate con la mente, e vi trovate gia’ in catene.
La pena di morte e’ un segno di debolezza, un’espressione del nostro timore e della nostra
incapacita’ di sapere che cosa fare per porre rimedio alla situazione. Uccidere una persona non
giova ne’ a lei ne’ a noi. Dobbiamo cercare insieme i modi per potere veramente aiutare gli altri.
Il nostro nemico non e’ l’altro, qualsiasi cosa abbia fatto. Se penetriamo nel nostro intimo,
possiamo vedere che l’atto omicida era una manifestazione della nostra coscienza collettiva. Tutti
trabocchiamo di violenza, odio e paura, e dunque perche’ biasimare una persona la cui educazione sia
stata priva di amore o comprensione?
Educatori, legislatori, genitori, giornalisti, registi cinematografici, economisti, artisti, poveri,
ricchi, tutti noi dobbiamo discutere della situazione e vedere cio’ che possiamo fare. La
meditazione puo’ essere d’aiuto. La meditazione non e’ una droga che ci renda immemori dei nostri
problemi reali. Dovrebbe produrre consapevolezza in noi e anche nella nostra societa’. Per ottenere
dei risultati la nostra illuminazione deve essere col lettiva.
In quale altro modo possiamo porre termine al ciclo della violenza? Noi stessi dobbiamo
contribuire, in qualche modo, maggiore o minore che sia, ponendo termine alla nostra stessa
violenza. Avendo una visione profonda della nostra mente e della nostra vita, cominceremo a capire
che cosa fare o non fare per determinare un autentico cambiamento.
*Visione profonda*
Spesso pensiamo che pace significhi assenza di guerra, riteniamo che, se le grandi potenze
riducessero i propri arsenali militari, avremmo la pace. Tuttavia, se osserviamo in profondita’ la
questione delle armi, vediamo la nostra mente con i suoi pregiudizi, le sue paure e la sua
ignoranza. Anche se trasportassimo tutte le bombe sulla luna, le radici della guerra e delle bombe
sarebbero ancora presenti, nei nostri cuori e nelle nostre menti, e presto o tardi finiremmo per
costruire nuove bombe.
Operare per la pace e’ sradicare la guerra da noi stessi e dai cuori degli uomini e delle donne.
Preparare la guerra, offrire a milioni di uomini e donne l’occasione di praticare l’assassinio notte
e giorno nei loro cuori, significa piantare milioni di semi di violenza, collera, frustrazione e
paura che si trasmetteranno per molte generazioni a venire.
“Avete sentito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non resistere al
maligno. Anzi a chi ti schiaffeggia nella guancia destra, porgi anche l’altra, e a chi vuol
contendere con te e prendere la tua tunica, lascia anche il mantello”.
Questo e’ l’insegnamento di Gesu’ riguardo alla vendetta. Quando qualcuno vi chiede qualcosa,
dategliela. Quando vuole qualcosa in prestito da voi, prestategliela. Quanti di noi agiscono
veramente cosi’? Devono esistere dei modi per risolvere i nostri conflitti senza uccidere. Dobbiamo
prendere in considerazione questo punto. Dobbiamo trovare i modi per aiutare le persone a trarsi
fuori dalle situazioni difficili, dalle situazioni conflittuali, senza che debbano ricorrere
all’omicidio. La nostra saggezza e la nostra esperienza collettive possono farci da fiaccola e
illuminarci il cammino, mostrandoci che cosa fare. Avere tutti insieme una visione profonda e’ il
compito principale di una comunita’, o di una chiesa.
*La piu’ elevata forma di preghiera*
“Voi sapete che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i
vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, affinche’ siate figli del Padre vostro che e
nei cieli; poiche’ egli fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e fa piovere sui
giusti e sugli ingiusti”.
Molte persone pregano Dio affinche’ esaudisca alcuni loro bisogni: se vogliono fare un picnic
domandano a Dio una giornata serena e soleggiata. Allo stesso tempo, gli agricoltori probabilmente
pregheranno per avere la pioggia.
Se il tempo e’ sereno, i gitanti diranno:
“Dio e’ dalla nostra parte; ha esaudito le nostre preghiere”.
Ma se piove, gli agricoltori diranno che Dio ha ascoltato le loro preghiere. Questo e’ il modo in
cui siamo abituati a pregare.
Quando pregate solamente per il vostro picnic e non per gli agricoltori che hanno bisogno della
pioggia, fate esattamente l’opposto di quanto insegno’ Gesu’.
Egli disse:
“Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano…”.
Grazie a una visione profonda della vostra collera, vedrete che anche la persona che chiamate nemico
e’ sofferente. Appena lo capirete, in voi si fara’ presente la capacita’ di accettare il nemico e di
averne compassione. Ecco l’amore per il prossimo, come Gesu’ lo chiamava.
Quando siete capaci di amare il vostro nemico, costui non sara’ piu’ il nemico.
L’idea di “nemico” svanisce e viene sostituita dall’idea di persona che soffre e ha bisogno di
compassione. Agire in questo modo e’ a volte piu’ facile di quanto possiate immaginare, ma bisogna
passare all’atto pratico.
Se la leggete senza metterla in pratica, la Bibbia non vi sara’ di grand’aiuto.
Nel buddhismo mettere in pratica l’insegnamento del Buddha e’ la forma piu’ elevata di preghiera.
Il Buddha disse:
“Se qualcuno sta su una sponda e vuole andare dall’altra parte, deve usare una barca o nuotare. Non
puo’ pregare solamente:
“Oh, altra sponda, ti prego di venire da questa parte perche’ possa attraversare!””.
Per un buddhista la preghiera senza la pratica non e’ una vera preghiera.
*La comprensione porta la liberazione*
In America Latina, i teologi della liberazione parlano della preferenza, o “opzione”, di Dio per i
poveri, gli oppressi e gli emarginati.
Ma non penso che Dio voglia che prendiamo partito, nemmeno dalla parte dei poveri.
Anche i ricchi soffrono, in molti casi piu’ dei poveri!
Ci possono essere dei ricchi sotto il profilo materiale, ma molti di costoro sono poveri
spiritualmente e soffrono profondamente. Ho conosciuto persone ricche e famose che l’hanno fatta
finita suicidandosi. Sono certo che chi e’ in possesso della comprensione piu’ elevata riuscira’ a
vedere la sofferenza sia nei poveri sia nei ricchi.
Dio abbraccia sia i ricchi sia i poveri e vuole che si comprendano gli uni con gli altri, che siano
mutuamente partecipi del dolore e della felicita’, e lavorino insieme per la pace e la giustizia
sociale.
Non abbiamo bisogno di prendere partito. Quando prendiamo partito fraintendiamo la volonta’ di Dio.
So che sara’ possibile per alcune persone usare queste parole per protrarre l’ingiustizia sociale,
ma si tratta di un abuso di quanto sto dicendo. Dobbiamo scoprire le cause reali dell’ingiustizia
sociale e, una volta giunti a scoprirle, non condanneremo un certo tipo di persone. Domanderemo:
“Perche’ la situazione di queste persone e’ rimasta tale?”.
Ciascuno di noi e’ dotato del potere di amare e comprendere. Sono le nostre armi migliori. Qualsiasi
risposta dualistica, qualsiasi risposta motivata dalla collera, non fara’ che peggiorare la
situazione.
Quando pratichiamo la visione profonda, intuiamo che cosa fare e non fare perche’ la situazione
cambi. Tutto dipende dal nostro modo di vedere.
L’esistenza della sofferenza e’ la Prima Nobile Verita’ insegnata dal Buddha, e le cause della
sofferenza costituiscono la seconda.
Quando abbiamo una visione profonda della Prima Verita’, scopriamo la seconda.
Dopo aver colto la Seconda Verita’, vediamo la successiva, che e’ la via della liberazione.
Ogni cosa dipende dalla nostra comprensione della situazione complessiva. Quando arriviamo alla
comprensione, il nostro stile di vita cambiera’ in conformita’ e le nostre azioni non favoriranno
mai il rafforzamento della posizione degli oppressori.
Avere una visione profonda non significa essere inattivi. Grazie alla nostra comprensione diveniamo
molto attivi. Non violenza non significa inattivita’.
Non violenza significa agire con amore e compassione.
*La comprensione porta la compassione*
Prima di darsi fuoco nel 1963, il monaco vietnamita Thich Quang Duc aveva meditato per parecchie
settimane e poi aveva scritto molte benevole lettere al proprio governo, alla sua chiesa e ai suoi
compagni, monaci e monache, spiegando perche’ era giunto a quella decisione.
Quando si e’ motivati dall’amore e dalla volonta’ di aiutare gli altri a conseguire la comprensione,
anche l’autoimmolazione puo’ essere un atto compassionevole.
Quando si lascio’ crocifiggere, Gesu’ agi’ alla stessa maniera, motivato dal desiderio di
risvegliare le genti, di reintegrare la comprensione e la compassione, e di salvare gli esseri
umani. Quando siete motivati dalla collera o dalla discriminazione, anche se agite alla stessa
maniera, il vostro comportamento sara’ l’esatto contrario.
Se ne leggerete le lettere, verrete a sapere molto chiaramente che Thich Quang Dong non era motivato
dal desiderio di contrastare, o distruggere bensi’ dalla brama di comunicare.
Quando si e’ intrappolati in una guerra in cui le grandi potenze hanno una schiacciante superiorita’
in fatto di armamenti e il completo controllo dei mass media, bisogna compiere qualcosa di
straordinario per farsi ascoltare.
Senza accesso alla radio, alla televisione o alla stampa, e’ necessario creare nuove vie per aiutare
il mondo a comprendere la situazione in cui ci si trova . L’autoimmolazione puo’ essere uno di tali
mezzi. Se lo fate con amore, agite davvero come Gesu’ sulla croce e Gandhi in India.
Gandhi non digiunava in preda alla collera ,bensi’ con compassione, rivolto non solamente ai suoi
compatrioti, ma anche ai britannici.
Questi grandi uomini sapevano tutti che e’ la verita’ a renderci liberi, ed essi fecero il possibile
per far conoscere la verita’.
La pratica buddhista e quella cristiana sono identiche: rendere disponibile la verita’, la verita’
su noi stessi, la verita’ sui nostri fratelli e sorelle, la verita’ sulla nostra situazione.
Questa e’ l’opera di scrittori, predicatori, media e anche di coloro che praticano la meditazione.
Ogni giorno pratichiamo la visione profonda, guardando nel profondo di noi stessi e nella situazione
dei nostri fratelli e sorelle.
E’ l’opera piu’ seria che possiamo compiere.
*La comprensione trasforma*
Se nella nostra pratica non siamo consapevoli del fatto che il mondo soffre, che i bambini muoiono
di fame, che l’ingiustizia sociale avanza ovunque, non pratichiamo la consapevolezza.
Cerchiamo solamente di scappare.
E la collera di per se’ non basta. Gesu’ ci disse di amare il nostro nemico.
“Padre, perdona loro perche’ non sanno quello che fanno”.
Quest’insegnamento ci aiuta a comprendere come guardare la persona che consideriamo la causa della
nostra sofferenza.
Se pratichiamo la visione profonda della sua situazione e delle cause per le quali e’ arrivata a
essere nel modo in cui e’ ora, e se ci immaginiamo nati nella sua condizione, forse comprenderemo
che saremmo potuti divenire esattamente come lei.
Quando agiamo cosi’, la compassione sorge in noi spontaneamente, e vediamo che l’altra persona
dev’essere aiutata e non punita.
In quel momento, la nostra collera si trasforma nell’energia della compassione.
A un tratto colui che avevamo chiamato nemico si muta in nostro fratello o nostra sorella.
Questo e’ il vero insegnamento di Gesu’. La visione profonda e’ uno dei modi piu’ efficaci per
trasformare la nostra collera, i nostri pregiudizi e la discriminazione.
La nostra pratica e’ individuale e anche di gruppo.
*Comprendere noi stessi ci aiuta a comprendere gli altri*
Nel buddhismo parliamo di salvezza attraverso la comprensione. Osserviamo che e’ la mancanza di
comprensione a creare sofferenza. La comprensione e’ la potenza che puo’ liberarci. E’ la chiave che
puo’ aprire la porta della prigione della sofferenza.
Se non pratichiamo la comprensione, non ci valiamo del piu’ potente strumento che puo’ liberare noi
e gli altri esseri viventi dalla sofferenza.
Il vero amore e’ possibile solamente con una comprensione reale. La meditazione buddhista – star
fermi, calmarsi e avere una visione profonda – deve aiutarci a comprendere meglio. In ognuno di noi
esiste il seme della comprensione Quel seme e’ Dio, ed e’ anche il Buddha.
Se si dubita dell’esistenza di quel seme di comprensione, allora si dubita di Dio e si dubita del
Buddha.
Quando Gandhi diceva che l’amore e’ la forza liberatrice, egli intendeva che dobbiamo amare il
nostro nemico. Anche se il nostro nemico e’ crudele, anche se ci schiaccia seminando terrore e
ingiustizia, dobbiamo amarlo.
Questo e’ il messaggio di Gesu’.
Ma come possiamo amare il nostro nemico? Esiste un’unica via: comprenderlo. Dobbiamo comprendere
perche’ egli e’ fatto cosi’, come e’ arrivato a essere cosi’, perche’ non vede le cose come le
vediamo noi.
Comprendere una persona ci investe del potere di amarla e accettarla. E nel momento in cui la amiamo
e la accettiamo, cessa di essere il nostro nemico.
“Amare il nostro nemico” e’ impossibile, perche’ nel momento in cui lo amiamo non e’ piu’ il nostro
nemico.
Per amarlo, dobbiamo praticare la visione profonda al fine di comprenderlo. Se attuiamo questa
pratica, lo accettiamo, lo amiamo e inoltre amiamo e accettiamo noi stessi.
Come buddhisti e come cristiani non possiamo mettere in discussione il fatto che la comprensione e’
la piu’ importante componente della trasformazione.
Se ci parliamo l’un l’altro, se organizziamo un dialogo, e’ perche’ crediamo esista una possibilita’
di riuscire a capire meglio l’altro. Quando comprendiamo un’altra persona, comprendiamo meglio noi
stessi. E quando comprendiamo meglio noi stessi, comprendiamo meglio anche l’altro.
*La comprensione porta il perdono*
“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Ciascuno di noi compie degli errori. Se siamo consapevoli, vediamo anche che
alcune nostre azioni in passato hanno causato l’altrui dolore e che alcune azioni di altre persone
ci hanno fatto soffrire. Vogliamo essere clementi. Vogliamo cominciare daccapo.
“Tu, fratello o sorella, mi hai fatto torto in passato. Ora capisco che era a causa della sofferenza
che non vedevi chiaramente. Non provo piu’ alcuna collera nei tuoi confronti”.
Non potete costringervi a perdonare. Solamente quando comprendete che cosa e’ accaduto, potete avere
compassione nei confronti degli altri e perdonarli. Quel genere di perdono e’ il frutto della
consapevolezza. Quando siete consapevoli, potete capire le tante cause che inducono l’altro a farvi
soffrire e, quando capite questo, il perdono e la liberazione si presentano naturalmente. Si trae
sempre grande giovamento mettendo in pratica gli insegnamenti del Buddha e di Gesu’.
*PERCHE’ SIA POSSIBILE UN FUTURO*
*Mettere di nuovo radici*
Nella societa’ esiste un profondo malessere. Possiamo inviare posta elettronica e fax ovunque nel
mondo, possediamo segnalatori di chiamata e telefonini cellulari, eppure in famiglia e tra vicini
non ci parliamo l’un l’altro. Esiste una sorta di vuoto dentro di noi, e noi cerchiamo di colmarlo
mangiando, leggendo, conversando, fumando, bevendo, guardando la TV, andando al cinema e perfino col
superlavoro. Ogni giorno assorbiamo tanta violenza e insicurezza che siamo come bombe a orologeria
pronte a esplodere. Dobbiamo scoprire una cura per la nostra malattia.
Numerosi giovani sono sradicati. Non appartengono piu’ alle tradizioni dei loro genitori e nonni, e
non hanno trovato null’altro con cui sostituirle. Coloro che hanno ruoli di guide spirituali devono
dedicarsi a questo tema reale e presente, ma per lo piu’ non sanno proprio che cosa fare. Non sono
riusciti a trasmettere i valori piu’ profondi delle loro tradizioni, forse perche’ essi stessi non
le hanno pienamente comprese o sperimentate.
Quando un sacerdote non incarna i valori viventi di una tradizione religiosa, non puo’ trasmetterli
alla generazione successiva.
Puo’ solo indossarne i panni e sfiorarne le forme superficiali. Quando i valori viventi sono
assenti, riti e dogmi sono inerti, rigidi e persino oppressivi. Se si aggiunge una mancanza di
comprensione dei bisogni reali della gente e una generale mancanza di tolleranza, c’e’ poco da
meravigliarsi che i giovani si sentano alienati all’interno di queste istituzioni.
Il buddhismo, al pari del cristianesimo e di altre tradizioni religiose, deve rinnovarsi al fine di
rispondere ai bisogni di uomini e donne della nostra epoca. Numerosi giovani in tutto il mondo hanno
abbandonato la propria chiesa perche’ le autorita’ ecclesiastiche non hanno colto i cambiamenti
della societa’.
Costoro non riescono a parlare ai giovani il genere di linguaggio a loro comprensibile. Non riescono
a trasmettere ai giovani i gioielli che hanno ricevuto dai loro antichi maestri. Ecco perche’ un
cosi’ gran numero di giovani sono allo sbando; senza aver nulla in cui credere. Si sentono a disagio
con la chiesa, la societa’, la cultura e la famiglia. Non vedono nulla di utile, bello o vero.
Abbiamo bisogno di radici per riuscire a stare diritti e crescere forti.
Quando i giovani vengono a Plum Village, li incoraggio sempre a una pratica tale che li aiuti a
tornare alla loro tradizione e a rimettere radici. Se riusciranno a reintegrarsi, saranno un
importante strumento di trasformazione e rinnovamento della loro tradizione. Dopo un ritiro
interconfessionale a Santa Barbara, un giovane mi disse:
“Thay, mi sento piu’ ebreo che mai. Diro’ al mio rabbino che un monaco buddhista mi ha ispirato a
far ritorno a lui”.
Persone appartenenti ad altre tradizioni religiose hanno detto la stessa cosa.
*I gioielli della nostra tradizione religiosa*
In Asia Orientale ogni casa possiede un altare familiare. Ogni volta che accade un evento importante
nella famiglia, quale la nascita di un figlio, bruciamo l’incenso come offerta e annunciamo la
novella ai nostri antenati. Se nostro figlio sta per andare all’universita’, facciamo un’offerta e
annunciamo che all’indomani nostro figlio partira’ per andare all’universita’. Quando torniamo a
casa dopo un lungo viaggio, la prima cosa che facciamo e’ bruciare l’incenso e annunciare ai nostri
antenati che siamo a casa.
Quando pratichiamo in questo modo, ci sentiamo sempre profondamente radicati nella famiglia. Io
incoraggio i miei studenti di origini occidentali a far lo stesso. Quando rispettiamo i nostri
antenati, consanguinei o spirituali, sentiamo di avere radici. Se possiamo trovare i modi per
nutrire e sviluppare la nostra eredita’ spirituale, eviteremo il genere di alienazione che sta
distruggendo la societa’, e riacquisteremo l’integrita’. Dobbiamo incoraggiare gli altri,
soprattutto i giovani, a ritornare alle proprie tradizioni e a riscoprire i gioielli che vi sono
custoditi. Se apprenderemo a entrare in un contatto profondo con i gioielli della nostra tradizione
religiosa, saremo in grado di comprendere e apprezzare i valori delle altre tradizioni, e cio’
rechera’ giovamento a tutti.
*Coltivare la compassione*
I precetti del buddhismo e i comandamenti nell’ebraismo e nel cristianesimo sono importanti gioielli
che dobbiamo studiare e mettere in pratica. Essi forniscono le linee di condotta che possono aiutare
a trasformare la nostra sofferenza. Penetrando a fondo in questi precetti e comandamenti, possiamo
apprendere l’arte di vivere nella bellezza.
I Cinque Nobili Precetti del buddhismo – rispettare la vita, essere generosi, comportarsi in modo
sessualmente responsabile, parlare e ascoltare a fondo e ingerire soltanto sostanze sane – possono
recare un grande contributo alla felicita’ della famiglia e della societa’. Di recente ho
riformulato tali precetti avendo di mira i problemi del nostro tempo:
1. Consapevole della sofferenza causata dalla distruzione della vita, faccio voto di coltivare la
compassione e di apprendere i modi per proteggere la vita di persone, animali, piante e minerali.
Sono determinato a non uccidere, a non lasciare che altri uccidano e a non perdonare alcuna
uccisione nel mondo, nei miei pensieri e nel mio modo di vivere.
Il Primo Precetto e’ sorto dalla consapevolezza che le vite vengono distrutte dappertutto.
Osserviamo il dolore causato dalla distruzione della vita e facciamo voto di coltivare la
compassione e di usarla quale fonte d’energia per la protezione di persone, animali, piante e
minerali.
Nessun gesto omicida puo’ essere giustificato. E non uccidere non e’ sufficiente. Dobbiamo anche
apprendere i modi per impedire agli altri di uccidere. Non possiamo perdonare alcuna azione omicida,
persino nella nostra mente. Secondo il Buddha, la mente e’ la base di tutte le azioni. Quando
credete, per esempio, che la vostra sia l’unica via per l’umanita’, milioni di persone potrebbero
venire uccise a causa di quest’idea. Dobbiamo ogni giorno avere una visione profonda per mettere
bene in pratica questo precetto. Ogni volta che compriamo o consumiamo qualcosa, forse perdoniamo
qualche forma di assassinio.
Per praticare la non violenza, innanzi tutto dobbiamo apprendere a occuparci pacificamente di noi
stessi. In noi c’e’ una certa quantita’ di violenza e una certa quantita’ di non violenza.
Secondo le condizioni del nostro essere, la nostra risposta alle cose sara’ piu’ o meno non
violenta.
Con consapevolezza – la pratica della pace – possiamo iniziare ad agire per trasformare i conflitti
dentro noi stessi.
La respirazione cosciente ci aiuta a far questo. Ma nessuno riesce a praticare questo precetto alla
perfezione.
Non dovremmo, per esempio, andare troppo fieri di essere vegetariani.
Dobbiamo renderci conto che l’acqua in cui bolliamo le nostre verdure contiene numerosi minuscoli
microrganismi, per non parlare delle verdure stesse. Ma anche se non possiamo essere completamente
non violenti, scegliendo d’essere vegetariani andiamo nella direzione della non violenza.
Se vogliamo dirigerci verso nord, possiamo usare a mo’ di guida la stella polare, ma e’ impossibile
arrivare alla stella polare. Il nostro sforzo consiste solamente nel procedere in quella direzione.
Se creiamo un’autentica armonia dentro di noi, sapremo come dedicarci alla famiglia, agli amici e
alla societa’.
La vita e’ cosi’ preziosa, sebbene nelle nostre vite quotidiane siamo di solito travolti dalla
smemoratezza, dalla collera e dalle preoccupazioni.
La pratica del Primo Precetto e’ una celebrazione del rispetto nei confronti della vita. Quando
apprezziamo e onoriamo la bellezza della vita, compiremo ogni sforzo per dimorare profondamente nel
momento presente e per difendere tutta la vita.
*Coltivare la benevolenza*
2. Consapevole della sofferenza causata dallo sfruttamento, dall’ingiustizia sociale, dal furto e
dall’oppressione, faccio voto di coltivare la benevolenza e di apprendere i modi per agire in favore
del benessere di persone, piante, animali e minerali. Faccio voto di praticare la generosita’,
condividendo il mio tempo, la mia energia e le mie risorse materiali con coloro che sono in reale
stato di bisogno. Sono determinato a non rubare e a non possedere alcunche’ di appartenente agli
altri. Rispettero’ la proprieta’ altrui, ma impediro’ agli altri di trarre profitto dall’umana
sofferenza o dalla sofferenza di altre specie sulla Terra.
I Cinque Precetti “inter-sono”.
Quando si attua la pratica profonda di un precetto, li si pratica tutti e cinque. Il Primo Precetto
riguarda il togliere la vita, che e’ una forma di furto.
Quando meditiamo sul Secondo Precetto, osserviamo che il furto nelle forme dello sfruttamento,
dell’ingiustizia sociale e dell’oppressione e’ un’uccisione.
Anziche’ il furto, noi pratichiamo la generosita’.
Nel buddhismo affermiamo che esistono tre tipi di dono:
1) il dono delle risorse materiali, 2) il dono dell’aiuto alle persone affinche’ contino su se
stesse, 3) il dono dell’assenza della paura.
Ma ci vuol tempo a praticare la generosita’. A volte una pillola o un po’ di riso potrebbero salvare
la vita a un bambino, ma non pensiamo di avere tempo per aiutare gli altri. L’uso migliore del
nostro tempo e’ quello impiegato agendo con generosita’ e offrendo la nostra presenza agli altri.
Uomini e donne del nostro tempo tendono a lavorare troppo, anche quando non hanno granche’ bisogno
di denaro. Sembra che ci rifugiamo nel lavoro per evitare di affrontare il dolore reale e il
turbamento interiore. Esprimiamo il nostro amore e la nostra preoccupazione verso gli altri
lavorando sodo, ma se non abbiamo tempo per le persone che amiamo, se non possiamo metterci a loro
disposizione, come possiamo dire che le amiamo?
Il vero amore ha bisogno di consapevolezza. Dobbiamo riservarci il tempo per riconoscere la presenza
della persona che amiamo.
“Caro, so che sei qui e io sono felice”.
Questo non si puo’ fare se non riusciamo a liberarci dalle preoccupazioni e dalla smemoratezza. Al
fine di riconoscere la presenza del nostro amato, dobbiamo offrire la nostra presenza autentica.
Senza la pratica dell’abitare l’hic et nunc, questo sembra impossibile. Il tempo speso
consapevolmente con la persona che amiamo e’ la piu’ compiuta espressione del vero amore e della
reale generosita’.
Un ragazzo dodicenne, interpellato dal padre su cio’ che desiderava per il suo compleanno, ha detto:
“Papa’, voglio te!”.
Suo padre raramente era in casa. Era piuttosto ricco, ma lavorava sempre per provvedere alla
famiglia. Per lui suo figlio fu una campana di consapevolezza. Il ragazzino aveva compreso che il
piu’ gran dono che si possa offrire a chi si ama e’ la nostra reale presenza.
L’unita’ di corpo e mente
3. Consapevole della sofferenza causata da riprovevoli condotte sessuali, faccio voto di coltivare
la responsabilita’ e di apprendere i modi per difendere la sicurezza e l’integrita’ di individui,
coppie, famiglie e societa’. Sono determinato a non impegnarmi in rapporti sessuali in assenza di
amore e legami duraturi. Per preservare la mia e l’altrui felicita’, sono determinato a rispettare i
miei impegni e quelli degli altri. Faro’ quanto e’ in mio potere per difendere i bambini dall’abuso
sessuale e per impedire che coppie e famiglie siano lacerate da riprovevoli condotte sessuali.
Tantissimi individui, bambini, coppie e famiglie sono stati distrutti da comportamenti sessuali
riprovevoli. Praticare il Terzo Principio significa sanare noi stessi e sanare la societa’.
Questo e’ vivere consapevolmente.
Il sentimento di solitudine e’ universale. Crediamo ingenuamente che avere un rapporto sessuale ci
fara’ sentire meno soli. Ma in assenza di comunicazione al livello del cuore e dello spirito, un
rapporto sessuale aumentera’ la distanza e nuocera’ ad entrambi.
Sappiamo che la violazione di questo precetto causa gravi problemi, ma ancora non lo mettiamo in
pratica seriamente. Le coppie restano coinvolte nell’infedelta’; e il risultato e’ la gelosia, la
collera e la disperazione.
Quando i figli crescono, essi ripetono gli stessi errori, e tuttavia la violazione di questo
precetto continua a essere incoraggiata nelle riviste negli spettacoli TV, nei film, nei libri ecc.
Costantemente incontriamo temi che destano il desiderio sessuale, spesso associati alla violenza. Se
la nostra coscienza collettiva viene colmata dai semi della violenza sessuale, perche’ sorprenderci
quando si verificano abusi sessuali sui bambini, stupri e altri atti violenti.
Nella tradizione buddhista parliamo dell’unita’ di corpo e mente. Qualsiasi cosa accada al corpo
accade anche alla mente. La salute del corpo e’ la salute della mente; la violazione del corpo e’ la
violazione della mente. Un rapporto sessuale e’ un atto di comunione tra corpo e spirito. Si tratta
di un incontro importantissimo, da non realizzare in maniera casuale. Nella nostra anima esistono
certe aree – memoria, dolore, segreti che sono private, che condivideremmo solamente con la persona
che amiamo e su cui facciamo maggiore affidamento.
Non apriamo il nostro cuore per poi esibirlo a chiunque.
Lo stesso vale per il nostro corpo. I nostri corpi hanno aree che non vogliamo siano toccate da
chiunque o avvicinate se non da chi rispettiamo e amiamo di piu’ e di cui ci fidiamo di piu’.
Quando veniamo avvicinati casualmente o sconsideratamente, con un atteggiamento men che tenero, ci
sentiamo insultati nel corpo e nell’anima. Chi ci avvicina con rispetto tenerezza ed estrema
attenzione ci fa dono di una comunicazione e una comunione profonde.
Solamente in questo caso non ci sentiremo per nulla feriti, oggetto di maltrattamento o abuso. Cio’
non si puo’ conseguire se non esistono amore vero e fiducia. Il sesso casuale non puo’ essere
definito come amore. L’amore e’ profondo, bello e completo, integrazione di corpo e spirito.
Il vero amore contiene il rispetto.
Nella mia tradizione, marito e moglie sono tenuti al rispetto reciproco come nei confronti degli
ospiti e, quando si mette in pratica questo genere di rispetto, l’amore e la felicita’ dureranno a
lungo.
Nei rapporti sessuali il rispetto e’ uno degli elementi piu’ importanti. La comunione sessuale
dovrebbe essere come un rito, un culto celebrato in piena consapevolezza con grande rispetto,
sollecitudine e amore.
Il mero desiderio non e’ amore. Senza la comunione delle anime, l’unione dei due corpi puo’ creare
divisione, ampliando la distanza e causando molta sofferenza.
L’amore e’ molto piu’ responsabile. E’ pieno di sollecitudine e comporta la buona volonta’ e la
capacita’ di comprendere e di far felice l’altra persona. Nell’amore autentico, la felicita’ non e’
una questione individuale. Se l’altra persona non e’ felice, sara’ impossibile essere a nostra volta
felici. La vera felicita’ non e’ possibile senza un certo grado di serenita’ e pace nel nostro cuore
e nel nostro corpo.
La passione o l’eccitazione hanno in se’ l’elemento dell’inquietudine. Il vero amore e’ un processo
di apprendimento e pratica che introduce diversi elementi di pace, armonia e felicita’.
L’espressione “legame duraturo” non esprime la profondita’ dell’amore che sentiamo nei confronti del
nostro partner, ma dobbiamo dire qualcosa per renderla comprensibile. Un legame duraturo e’
solamente l’inizio. Abbiamo anche bisogno del sostegno degli amici e di altre persone.
Ecco perche’ abbiamo una cerimonia nuziale. Due famiglie si uniscono con altri amici a testimoniare
il fatto che la coppia si e’ messa a vivere insieme. Il sacerdote e la licenza matrimoniale sono
solo dei simboli. L’importante e’ che il vincolo sia testimoniato dagli amici e da entrambe le
famiglie.
“Responsabilita’” e’ la parola chiave.
Il Terzo Precetto dovrebbe essere messo in pratica da tutti.
*Piu’ di una radice*
Se una donna buddhista vuole sposare un cristiano (o viceversa), dovremmo incoraggiarli?
La donna dovra’ apprendere e mettere in pratica la tradizione religiosa del marito e l’uomo dovra’
apprendere e mettere in pratica la tradizione della moglie. Allora, anziche’ avere solamente una
radice spirituale, essi ne avranno due.
Ma una persona puo’ avere contemporaneamente due radici spirituali? Possono entrambi assimilare il
cristianesimo e il buddhismo e mettere in pratica le due tradizioni religiose?
Sappiamo che, se non si possiede alcuna radice, si soffre terribilmente. Ma che cosa succede nel
caso in cui le radici sono piu’ di una?
Prima di incontrare il cristianesimo, il mio unico progenitore spirituale era il Buddha. Ma quando
ho incontrato donne e uomini splendidi di fede cristiana, arrivai a riconoscere in Gesu’ un grande
maestro.
Da quel giorno Gesu’ Cristo e’ divenuto uno dei miei progenitori spirituali.
Come ho detto, sull’altare del mio eremo in Francia, ho delle statue del Buddha e di bodhisattva e
anche un’immagine di Gesu’ Cristo.
Dentro di me non avverto alcun conflitto. Mi sento invece piu’ forte perche’ ho piu’ di una radice.
Possiamo impedire a giovani di tradizioni religiose differenti di sposarsi con la nostra
benedizione? Possiamo incoraggiarli a mettere in pratica entrambe le tradizioni e ad arricchirsi
scambievolmente?
*Il parlare non consapevole puo’ uccidere*
4. Consapevole della sofferenza causata dal parlare non consapevole e dall’incapacita’ di ascoltare
gli altri, faccio voto di coltivare la parola affettuosa e l’ascolto profondo alfine di recare gioia
e felicita’ agli altri, portando conforto nella loro sofferenza.
Sapendo che le parole possono creare felicita’ o dolore, faccio voto di apprendere a parlare
sinceramente, con parole che ispirino fiducia in se stessi, gioia e speranza. Sono determinato a non
diffondere informazioni di cui non conosco la veridicita’ e a non criticare o condannare cose di cui
non sono sicuro. Mi asterro’ dal profferire parole che possano essere causa di divisione o
discordia, o che possano causare lacerazioni nella famiglia e nella comunita’. Compiro’ ogni sforzo
per conciliare e risolvere tutti i conflitti, per quanto modesti.
Nella tradizione buddhista il Quarto Precetto viene descritto come astinenza da queste quattro
azioni:
1) non dire la verita’. Se e’ nero, dire che e’ bianco. 2) Esagerare. Inventare qualcosa o dire di
una cosa che e’ piu’ bella di quanto sia in realta’, o che e’ brutta quando non lo e’ tanto. 3)
Avere la lingua biforcuta. Andare da una persona dicendole una cosa e poi da un’altra a dirle
l’opposto. 4) Dire oscenita’. Insultare o maltrattare le persone.
Questo precetto ci ammonisce a non mentire, a non dire cose che distruggano amicizie e relazioni, ma
a usare parole veritiere e amabili.
Questo precetto e’ importante quanto il terzo per impedire divisioni nelle famiglie.
Usare un linguaggio non consapevole o irresponsabile puo’ distruggerci, perche’ quando mentiamo,
perdiamo la fiducia nella nostra bellezza e perdiamo la fiducia degli altri. Dobbiamo dissolvere
tutti i pregiudizi, le barriere e i muri e svuotarci per far nostri una visione e un ascolto
profondi prima di profferire anche una sola parola.
Quando siamo consapevoli delle nostre parole, gioviamo a noi stessi, alle nostre famiglie e alla
societa’. Dobbiamo mettere in pratica il Quarto Precetto anche come individui e come nazioni.
Dobbiamo operare per eliminare le incomprensioni che esistono fra gli Stati Uniti e il Vietnam, la
Francia e la Germania, la Norvegia e la Svezia ecc. E non dobbiamo sottovalutare i contrasti fra
tradizioni religiose.
Le guide spirituali delle chiese, i diplomatici e tutti noi dobbiamo mettere scrupolosamente in
pratica questo precetto.
Mai nella storia dell’umanita’ abbiamo avuto tanti mezzi di comunicazione, tuttavia restiamo delle
isole. Scarseggia l’autentica comunicazione fra i membri di una famiglia, fra gli individui nella
societa’ e fra le nazioni. Non abbiamo coltivato le arti di ascoltare e parlare. Dobbiamo nuovamente
apprendere i modi di comunicare. Quando non riusciamo a comunicare, siamo colti da infermita’ e, al
peggiorare della malattia, la nostra sofferenza si rovescia sulle altre persone.
Quando diventa troppo difficile rendere partecipi del nostro dolore i membri della nostra famiglia e
comunicare con loro, desideriamo andare da uno psicoterapeuta, sperando che ascolti la nostra
sofferenza.
Anche gli psicoterapeuti sono esseri umani. Ci sono quelli che riescono ad ascoltarci profondamente
e quelli che non ne sono capaci perche’ essi stessi hanno tanto sofferto. Gli psicoterapeuti devono
addestrarsi nell’arte di ascoltare con calma e compassione.
Come puo’ un individuo che ha tanta sofferenza dentro di se’, tanta collera, irritazione, paura e
disperazione, ascoltarci profondamente?
Se desiderate far visita a uno psicoterapeuta, cercate di trovarne uno che sia felice e che riesca a
comunicare bene con sua moglie (o suo marito), con i figli, gli amici e la societa’.
Addestrarci nell’arte della respirazione consapevole e’ di cruciale importanza per sapere come
prenderci cura delle nostre emozioni.
Innanzi tutto, riconosciamo la presenza in noi, per esempio, della collera e ne accettiamo
l’esistenza
Non cerchiamo di sopprimerla o di esprimerla. Semplicemente portiamo l’energia della consapevolezza
alla nostra collera e lasciamo che la nostra consapevolezza se ne prenda cura allo stesso modo in
cui una madre stringe il suo bambino quando comincia a piangere. Facciamolo praticando la
respirazione consapevole, mentre stiamo seduti o camminiamo.
Camminare da soli in un parco o lungo un fiume, coordinando i nostri passi con il respiro, e’ un
metodo molto efficace per prenderci cura della nostra collera, per calmarla.
Nel suo Discorso sulla Respirazione consapevole il Buddha insegno’:
“Inspirando, riconosco la mia sensazione. Espirando, calmo la mia sensazione”.
Se mettete in pratica questo metodo, non solo calmerete la vostra sensazione, ma l’energia della
consapevolezza vi aiutera’ anche a penetrare la natura e le radici della vostra collera.
La consapevolezza vi aiuta a essere concentrati e ad avere una visione profonda.
Questa e’ meditazione autentica. L’intuizione verra’ dopo qualche periodo di pratica. Coglierete la
verita’ riguardo a voi stessi e alla persona che ritenete essere la causa della vostra sofferenza.
Quest’intuizione vi liberera’ dalla collera e ne trasformera’ le radici dentro di voi. La
trasformazione in voi contribuira’ anche a trasformare l’altra persona.
Il parlare consapevole puo’ recare vera felicita’, mentre il parlare non consapevole puo’ uccidere.
Quando ci viene detto qualcosa che ci rende felici, si tratta di un magnifico dono.
Ma a volte c’e’ chi ci dice qualcosa di tanto crudele e angosciante da farci sentire come dei
suicidi. Perdiamo la nostra “joie de vivre”.
Anche il Quarto Precetto e’ associato al secondo, quello relativo al furto.
Molte persone, per esempio i politici e i venditori, devono mentire per avere successo.
Un direttore di una societa’ di comunicazioni mi disse che se gli fosse consentito di dire la
verita’ sui prodotti della sua azienda, la gente non li comprerebbe. Riguardo ai prodotti egli fa
affermazioni positive che sa non essere vere, e si astiene dal parlare degli effetti negativi. Sa di
mentire e quando mente si sente spregevole. Molte persone sono intrappolate in questo genere di
situazione.
In politica le persone mentono per avere voti.
Questo precetto e’ anche associato al terzo, quello relativo alla responsabilita’ sessuale.
Quando qualcuno dice: “Ti amo”, puo’ trattarsi di una menzogna. Puo’ semplicemente trattarsi di
un’espressione di desiderio.
Tanta pubblicita’ e’ associata al sesso. C’e’ un detto vietnamita che recita:
“Non costa niente dire parole amorevoli”.
Basta solamente scegliere accuratamente le nostre parole, e possiamo far felici gli altri. Usare le
parole con consapevolezza, con amorevolezza equivale a mettere in pratica la generosita’.
Percio’ questo precetto e’ associato direttamente al secondo.
Possiamo far felici molte persone semplicemente con le parole amorevoli.
Di nuovo osserviamo l’inter-essere che caratterizza la natura dei Cinque Precetti.
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