(del Venerabile Song Chol)
“I FENOMENI NON SONO NE’ CREATI NE’ ESTINTI.
SE SIAMO CONSAPEVOLI DI CIO’ ALLORA TUTTI I
BUDDHA SONO COSTANTEMENTE DAVANTI A NOI.”
Questa è una citazione dall’ Avatamsaka Sutra. E’ il cuore del Buddhadharma,
e sintetizza l’intero insegnamento del Buddha. E’ la base fondamentale del
Buddhadharma, e se si chiedesse a cosa il Buddha si illuminò, la risposta è
da trovarsi proprio in questa realizzazione.
La maggior parte di noi pensa, tuttavia, che ogni cosa sia mortale, che
tutto ciò che nasce debba morire. In effetti, il Buddhadharma ci insegna che
esiste un ciclo continuo di nascita, vecchiaia, sofferenza e morte. Se le
cose stanno così, come ha potuto il Buddha dire che tutti i dharma
(fenomeni) non sono né creati né estinti? Cosa non è mortale? Poiché tutto
intorno a noi è vita destinata a morire, ci stupiamo dell’affermazione del
Buddha e del suo significato.
Se perveniamo a comprendere questa unica verità, che tutti i dharma non sono
nè creati nè estinti, noi avremo trovato la Via, e non resta piu’nient’altro
da sapere. Ma proprio perchè realizzare questa verità è così difficile,
tutti dubitano della validità dell’affermazione. Allora se è vero che tutti
i dharma non sono né creati né estinti, che cos’è l’universo? E’ il costante
sussistere, l’eterno. E questo universo che non è nè creato nè estinto, nel
Buddhadharma è chiamato “l’Eterno Campo del Dharma”, il “Campo Costantemente
Presente”. Lasciate che vi citi un passo del Sutra del Loto:
“Poiché il Dharma è sempre nel suo luogo,
anche il mondo dei fenomeni è costantemente presente.”
Qui Dharma si riferisce a questa legge di non-creazione, non-estinzione. I
paradisi dei deva e i regni dei terrestri sono tutti non-creati,non-estinti.
Ogni cosa è costantemente presente.
Anche se ai nostri occhi tutto appare come un processo di nascita e morte,
le cose in realtà non stanno proprio così.Si tratta di un’osservazione
superficiale . In realtà l’intero universo è uno stato di “indistruttibile
costante presente”. Nel Buddhadharma noi lo chiamiamo Dharmakaya, la
fondamentale realtà sottostante ad ogni cosa. Nell’Avatamsaka Sutra viene
anche definito come “origine illimitata”, l’illimitata influenza di ogni
cosa su tutte le cose e di tutte le cose su ogni singola cosa. Tutto è
interconnesso all’infinito. E precisamente questo che si intende per
non-creato non-estinto.. Ogni cosa è armoniosamente integrata nell’universo.
Incurante dei caleidoscopici cambiamenti che di tanto in tanto noi
osserviamo ogni fenomeno è costantemente presente ed eterno.
Proprio nel realizzare ciò, perveniamo alla comprensione del Buddhadharma e
tutte le nostre difficoltà nel capirlo si dissolvono. Se non siamo in grado
di realizzare ciò, non capiremo mai il Buddhadharma. Naturalmente, a questo
punto, sorge la questione se sia necessario, ai fini di questa
realizzazione, ritirarsi nei templi di montagna a praticare la Via nella
maniera prescritta tradizionalmente. Ciò, naturalmente, è assai
improbabile. Coloro che non riescono a capire chiaramente questa verità
,possono rivolgersi, per avere spiegazione, alla scienza moderna. Dopotutto
non è questa l’era della scienza? Ma che cosa ha da spartire la scienza con
la “non -creazione, non- estinzione?”
Al mondo d’oggi vi sono innumerevoli filosofie e religioni. Nessun altro
sistema ha però esaminato questa non-crezione, non-estinzione con tanta
adeguatezza e decisione come il Buddhadharma. Scommetto che vi verrebbe da
dire che solo il Buddha storico abbia il copyrightin in questa
intuizione.Negli ultimi decenni la scienza ha però palesemente cercato di
rivendicarne la scoperta.
Come? Per mezzo di esperimenti, la fisica atomica ha dimostrato infatti che
la natura è “non- creazione, non-estinzione”. Albert Einstein è stato il
primo a portare ciò alla luce con la sua speciale teoria della relatività.
La natura era percepita dalla fisica tradizionale come dotata di due forme,
energia e massa. Nella sua teoria Einstein tuttavia afferma che l’energia è
massa e che la massa è una forma di energia. Prima si pensava che l’energia
conservasse se stessa, cioè che l’energia non perdesse mai qualcosa di se
stessa, mai decrescesse. Si pensava anche alla massa come a un qualcosa che
rimanesse immodificabile nel senso che nessuna massa potesse andare
perduta.Oggi giorno,tuttavia, energia e massa non sono più considerate
separate e sono, di conseguenza, entrambe incluse all’interno della stessa
legge universale di onservazione.
L’esplorazione della massa ha condotto alla scoperta di molecole e
particelle subatomiche; l’energia risulta perciò movimento senza forma. Ma
come poteva la massa, una forma, essere interscambiabile con qualcosa senza
forma? Tale cosa appariva inconcepibile. Al tempo della scoperta di
Einstein, tutti pensavano infatti che lui fosse uscito di senno. Senza
alcun dubbio egli portò molti a riflettere e alcuni a continuare la
ricerca. Nei decenni a seguire, la teoria di Einstein trovò conferma
innumerevoli volte. La massa è una forma di energia, l’energia è massa, ed
esse sono mutualmente convertibili. Per sventura la prima applicazione di
queste scoperte furono la bomba atomica e la bomba a idrogeno.Convertire
massa viene definito fissione nucleare, e questa fissione di atomi produce
una enorme quantità di energia, quanto abbiamo potuto sperimentare con la
bomba atomica.
Possiamo ottenere un risultato simile con la fusione nucleare; combinando
l’idrogeno
con l’elio otteniamo infatti la bomba a idrogeno. Così, per mezzo della
scienza, gli uomini hanno dimostrato che energia e massa sono mutualmente
convertibili,anche se in maniera purtroppo disastrosa. Carl D. Anderson fu
il primo fisico che riuscì in questi esperimenti di conversione, ma i suoi
successi non ebbero grande risonanza.Dopo di lui l’italiano Emilio Segre
( fuggito da Mussolini negli Usa) ottenne notevoli risultati su larga scala
di esperimenti di conversione di energia in massa e di massa in energia.
Facciamo ora una facile analogia, quella dell’acqua e del ghiaccio. Se
l’acqua
gela, diviene ghiaccio, ma l’acqua non è sparita. Allo stesso modo, se il
ghiaccio si scioglie è forse sparito? Sicuramente no; si è soltanto
convertito in acqua. L’acqua appare come ghiaccio, e il ghiaccio appare come
acqua. L’acqua è ghiaccio, e il ghiaccio è acqua.
Lo stesso succede con l’energia e la massa. L’energia appare come massa e la
massa appare come energia. Essi sono uno e il medesimo. Quanto scoperto
prima con la teoria della relatività, vale anche per la teoria dei quanti,
teoria che prosegue, concludendola, l’opera di Einstein. Cosa accade durante
tale conversione? Noi pensiamo che quando l’acqua diviene ghiaccio,
l’acqua
sia sparita e si sia prodotto il ghiaccio. In realtà l’acqua non è sparita;
si è solo trasformata (non-estinzione). Il ghiaccio non è stato perciò
creato (non-creazione). L’acqua ha soltanto cambiato forma, convertendosi in
qualcosa d’altro. Questo è un buon esempio di non-creazione, non-estinzione.
Ben versati nel pensiero tradizionale del Buddhadharma e nell’insegnamento
della non-produzione, non-estinzione e non aumento, non decremento, i fisici
giapponesi non si sorpresero più di tanto riguardo tali scoperte nella
fisica atomica e nella teoria dei quanti. I fisici occidentali, invece, non
familiari con il pensiero e la terminologia buddista, pensarono di aver
trovato qualcosa di sbalorditivo. In realtà non avevano scoperto altro se
non quello che il Buddha aveva intuito migliaia di anni fa. La differenza
stà semplicemente nella terminologia.
La legge della conservazione specifica che non vi è perdita di energia nè di
massa. Di nuovo, ciò conferma il mondo della non-creazione, non-estinzione e
non-aumento, non- decremento. Nel Buddhadharma questo è l’eterno Campo del
Dharma. La speciale teoria della relatività ribadisce che l’universo è
eterno; nel Buddhadharma questo viene definito il campo del costantemente
presente, l’eterno Campo del Dharma. La realtà è composta di energia e
massa, che sono non- creazione, non-estinzione, non-aumento non-decremento.
Questo non significa, tuttavia, che non-creazione non-estinzione sarebbe
stata una menzogna o una fantasia se Einstein non avesse presentato la sua
speciale teoria della relatività. Con il suo Occhio di Saggezza il
Buddha si illuminò a questa evidente realtà: che l’universo è costantemente
presente. E’ comunque interessante notare che per migliaia di anni la
maggior parte delle persone rimase incapace di comprenderne il significato,
e che è toccato alla scienza in questo secolo renderlo comprensibile alle
persone di medio livello.Proprio perché oggi si sentono molte persone dire
che il Buddhadharma è troppo difficile da comprendere, mi sono valso della
teoria della relatività per rendere un po’ più chiaro l’insegnamento
fondamentale del Buddhadharma, sperando che ciò possa essere di qualche
aiuto per la sua comprensione.
Molte persone dicono che non conoscono bene il Buddhadharma, e che a loro
appare troppo elevato, profondo e vasto da capire. Pensano che non sia
adatto a essere compatibile con la modernità, e che la possibilità di
poterlo comprendere sia pari a quella di riuscire a cucinare un fagiolo con
un fulmine. In realtà non è affatto così difficile se, secondo gli esempi
che ho usato si comprede il fondamento di base della non-creazione
non-estinzione.
Nel Sutra del Cuore abbiamo un’altra importante frase:
“La forma non è diversa dal vuoto;
il vuoto non è diverso dalla forma;
la forma è vuoto, il vuoto è forma.”
Questo è un altro apparentemente irrisolvibile enigma. Come può la forma
essere vuota? Per esempio può il vuoto divenire una roccia e può una roccia
divenire vuoto? No, è ovvio che non possano diventare l’un l’altro. Perché
sono già l’un l’altro. Prendiamo una roccia come esempio. E’ composta di
configurazioni di molecole, e le molecole sono composte di atomi, che a loro
volta sono composti di elettroni e neutroni e particelle. Sono proprio
queste particelle subatomiche che dimostrano che la forma è vuoto e il vuoto
è forma. Sia in natura che negli esperimenti, quando queste particelle sono
distrutte per mezzo di collisioni, le loro masse possono trasformarsi in
energia cinetica. La materia è energia e l’energia è materia, ed esse
costantemente si alternano.
Una roccia per noi è una forma solida, la sua composizione fondamentale è
però questo insieme di particelle subatomiche, che sono costantemente un
fascio di energia in mutamento. Quando appaiono abbiamo la forma, e quando
scompaiono abbiamo il vuoto. Così ora capiamo perché nel Buddhadharma noi
non parliamo tanto dell’esistenza di oggetti, ma piuttosto di un costante
cambiamento di eventi. Più in profondità investighiamo, più abbiamo grande
riscontro della validità dell’insegnamento.
Si parla anche di un altro aspetto sollevato dalla teoria della relatività:
quello di un continuum spazio -tempo quadridimensionale Minkowski fu il
primo a provarlo con una formula matematica. In una lettura data in
proposito dopo aver completato la formula, dichiarò qualcosa circa le
conseguenze dell’esistenza che trascende lo spazio ed il tempo, e che tempo
e spazio non potevano più continuare ad essere considerati come entità
separate. Egli sentiva e avvertiva che sarebbe arrivata un’epoca in cui
spazio e tempo sarebbero stati percepiti come uno.
Tempo e spazio non possono essere considerati come separati. Se dico “oggi
qui” (nel mio luogo), entrambi i concetti di “oggi” nel tempo e “qui” nello
spazio sono presenti. Noi siamo proprio qui oggi e non potremo essere
altrove nello stesso tempo.
Precedentemente lo spazio tridimensionale era considerato separato dal
tempo,esattamente come noi tendiamo a pensare nella vita quotidiana. Però
non sono separati; sono uniti in un mondo che ora è chiamato il continuum
quadridimensionale.
Nell’Avatamsaka Sutra abbiamo un altro termine, “il Campo del Dharma che
tutto pervade”, in cui il tempo e lo spazio sono completamente
sincronizzati. Proprio di ciò parlava Minkowski , usando però una formula
matematica per provare l’esistenza di questo continuum quadridimensionale.
Personalmente ho evidenziato “non-creazione”, non-estinzione”, “non-aumento
non-decremento”, e il “Campo del Dharma che tutto pervade.” A questo ci
riferiamo quando parliamo della Via Mediana del Buddha. Quando il Buddha
pronunciò il suo primo discorso dopo l’illuminazione nel Parco dei Cervi,
tra le sue prime parole ci furono queste: “Ho trovato una Via Mediana”. Così
iniziò il Buddhadharma.
La Via Mediana è l’arte di sincronizzare tutte le contraddizioni. Di solito
noi pensiamo in termini di “buono” e “cattivo”. Ma la Via Mediana è
trascendere queste dualità. Nel trascendere le dualità, che cosa rimane
dunque? Forse che non abbiamo più nè bene né male ? Non è così! Abbiamo
bene e male che sono mutualmente convertibili. Il bene implica il male e il
male implica il bene, trasformandosi reciprocamente. Pensiamo in termini di
interscambio di forma e senza forma.
La Via Mediana è pervenire a vedere che ogni cosa è già sincronizzata, già
integrata. Le contraddizioni e le dualità sono trascese, ed ogni cosa scorre
insieme proprio come energia e massa fluiscono insieme. C’è tuttavia un
comune malinteso, che la via mediana sia la via di mezzo fra due estremi.
Così non è. E’invece trascendere contraddizioni del tipo “produzione”,
“estinzione”. La Via Mediana li integra cosicché produzione è estinzione e
estinzione è produzione. Quando l’energia si converte in massa, è forse
l’energia
estinta e la massa prodotta? No. Estinzione è produzione, e produzione è
estinzione. L’estinzione dell’energia è la produzione di massa, e
l’estinzione
della massa è la produzione di energia. Sono sincronizzati, e sono l’uno ed
il medesimo.
Lasciate che vi parli ora della dualità di essere e non essere. La Via
Mediana non è né essere né non essere. Essa trascende essere e non essere.
Ma essere e non essere esistono (così anche essere e anche non essere). In
altre parole, l’essere e il non essere percepiti a livello tridimensionale
sono in realtà sincronizzati nel continuum quadridimensionale dove sono
mutualmente convertibili. Il Buddha disse che la Via Mediana era questa
sincronizzazione di essere e non essere.
A questo livello, essere è non essere e non essere è essere. Tornando alla
“non-creazione non -estinzione”, essi non sono separati, ma piuttosto sono
forme differenti. Lo stesso è per essere e non essere. Al livello
tridimensionale sono visti come dualità; nel continuum quadridimensionale
sono sincronizzati nell’uno e medesimo. Di conseguenza ogni cosa è non
ostruita, ma libera di fluire.
Questo è stato sempre difficile per noi da comprendere, e il suo significato
è così sfuggente come una nuvola in cielo. La teoria della relatività lo ha
reso però più facile da afferrare di una nuvola vagante. Oggigiorno tuttavia
sono pochi quelli che cercano di comprenderla e ancora meno quelli che
cercano di praticarla. Alcuni tentano di equiparare la Via Mediana con
l’idealismo
dialettico di Hegel; ma la dialettica hegeliana include la contraddizione in
un processo di tempo separato, laddove nel Buddhadharma tutte le
contraddizioni, dualità e opposti sono integrati nell’uno del continuum
quadridimensionale.
Così essere è non essere e non essere è essere; il giusto implica lo
sbagliato e lo sbagliato implica il giusto. Applicando questa Via Mediana,
tutte le discussioni gli antagonismi, i conflitti e le contraddizioni
svaniscono. Non vi è ragione alcuna per dispute. E questo è lo stato di
Terra Pura o il Mondo dell’Assoluto. Esattamente come abbiamo prima citato
dal Sutra del Loto:
“Poiché il Dharma sempre è nel suo luogo,
anche il mondo dei fenomeni è costantemente presente.”
Sebbene percepiamo il mondo come essere pieno di cose che nascono e si
estinguono, prendiamo atto che così non è nella fondamentale realtà. La
fondamentale realtà è la presenza costante, l’eterno, lo stato di non
creazione e non estinzione. Potreste ora chiedermi da dove provenga questo
principio della non-creazione, non-estinzione. Non proviene da nessun posto.
L’universo è non-creazione, non-estinzione. E’costantemente presente. Se noi
perveniamo a comprendere la perfetta unità di ogni cosa per mezzo di questo
non prodursi, non estinguersi, se lo realizziamo completamente e viviamo in
accordo con esso, allora non avremo bisogno di sognare paradisi. In
qualsiasi luogo siamo è il mondo dell’Assoluto.
Il Buddhadharma afferma che tutte le forme di vita sono assolute. Se noi
apriamo l’Occhio nel modo da me descritto, ci renderemo conto che questo
mondo temporale è in realtà la Pura Terra. Non avremo bisogno di cercarla
altrove. Proviamo solo ad aprire l’Occhio. Vedremo che il sole risplende
sull’intero universo. Quando noi vediamo questa fondamentale realtà, avremo
forse ancora bisogno di evocare il paradiso, o di credere in Gesù in cielo?
In qualsiasi luogo siamo è la Terra Pura, il mondo dell’Assoluto.
La differenza è questa: se apriamo l’Occhio, siamo nel mondo assoluto della
non-creazione, non-estinzione. Se invece l’Occhio è chiuso, viviamo nel
mondo della creazione ed estinzione, nel mondo di vita e morte, nel mondo
delle dualità contrapposte,nel l’oscurità della mezzanotte. Mi auguro che il
discorso di oggi possa aiutarvi ad aprire questo Occhio completamente.
Proviamo tutti a fare del nostro meglio per realizzare ciò insieme.
————————————–
Discorso del Ven. Song Chol (1912-1993) supremo patriarca dell’Ordine
Coreano Chogye,
tenuto il 6 gennaio 1981 nel Tempio Haein Sa.
(Traduzione italiana: monaco Xingwu del Tempio Musang-Am. Dal libro
“Echoes from Mt. Kaya”,del Ven.Song Chol, Seoul 1988)
Lascia un commento