– 3a. parte
Raggiungimento di condizioni favorevoli per il momento della morte
Alcuni muoiono nel ventre,
altri alla nascita,
altri ancora quando riescono a gattonare
certi quando sono in grado di camminare.
alcuni sono vecchi,
altri adulti,
se ne vanno uno alla volta
come frutti che cadono a terra.
Buddha
Sesta strofa
Si possa noi ricordare le istruzioni relative alla pratica quando i medici
ci abbandonano e i riti si rivelano inutili, quando gli amici hanno perso
ogni speranza per la nostra vita e non ci resta altro da fare.
Il capitolo precedente era principalmente dedicato a due ostacoli che si
frappongono a una pratica adeguata nel momento della morte: la sofferenza
opprimente e le apparenze erronee che fanno insorgere bramosia, odio o
confusione. Mentre cerchi di evitare questi ostacoli, devi anche generare
atteggiamenti virtuosi ricordando la tua pratica. Quando non rimangono
speranze per questa vita, quando i medici ti hanno abbandonato, quando i
riti religiosi non sono più di alcuna utilità, quando anche i tuoi amici e
parenti hanno, in cuor loro, perso la speranza, devi fare ciò che ti
aiuterà. Finché sei lucido, devi fare tutto il possibile per mantenere la
mente virtuosa.
A questo scopo è necessario ricordare le istruzioni per generare
atteggiamenti virtuosi. Come dibatterò in strofe successive, queste
istruzioni vanno usate:
1) prima della c*hiara luce della morte;
2) quando la chiara luce della morte si manifesta;
3) quando la chiara luce della morte finisce e inizia lo stato intermedio;
infine 4) durante lo stato intermedio, così da riuscire a compiere
determinati atti yogici. Tutte le istruzioni che hai ricevuto in base alle
tue capacità e alla tua intelligenza devono essere ricordate chiaramente in
questi momenti. Esegui la tua pratica abituale al livello che hai raggiunto
durante questi momenti.
La tua pratica può conseguire un grande effetto grazie alle cinque forze
seguenti:
1. La forza della familiarità. Esercitati frequentemente nella tua pratica
abituale e prendi familiarità con essa, qualunque essa sia: l’esercizio
dell’intenzione di essere liberato dall’esistenza ciclica, l’esercizio
dell’amore e della compassione, l’esercizio dell’intenzione di raggiungere
l’illuminazione per il bene degli altri, o l’esercizio delle fasi del
Tantra dello Voga Supremo.
2. La forza di pilotare il futuro. Pensa: «Continuerò la pratica in questa
vita, nello stato intermedio e nelle vite future, fino a raggiungere la
buddhità».
3. La forza dei semi sani. Accumula la forza delle azioni meritevoli
(karma buono) affinché siano il propulsore della tua pratica.
4. La forza dello sradicamento. Decidi che tutti i fenomeni, come la
nascita, la morte e lo stato intermedio, esistono solo dipendentemente, e
cioè non sono in alcun modo dotati di esistenza intrinseca. Prendi questa
decisione con la convinzione che l’autoindulgenza è un nemico e pensa: «La
mia esperienza della sofferenza nell’esistenza ciclica è dovuta
all’autoindulgenza; la radice dell’autoindulgenza sorge dall’idea che
esseri e cose siano dotati di esistenza intrinseca, il che non è vero».
5. La forza del desiderio. Esprimi ripetutamente il seguente desiderio:
«Anche dopo la morte possa io ottenere un cor**po che serva da supporto
alla pratica della dottrina nella mia prossima esistenza. Accudito da una
guida spirituale eccellente, possa io non essere separato dalla pratica».*
Queste cinque forze sono particolarmente utili per ricordare di praticare,
anche quando è difficilissimo farlo.
Quando è evidente che una persona sta per morire, gli amici non dovrebbero
raccogliersi al suo capezzale con un atteggiamento di attaccamento, tenendo
la mano del morente, abbracciandolo tra le lacrime o lamentandosi della
situazione. Ciò non sarà di alcun aiuto; al contrario, un tale
comportamento finisce per generare nella mente della persona che sta
morendo un atteggiamento di desiderio, vanificando ogni possibilità che ne
insorga invece uno virtuoso. Gli amici dovrebbero contribuire a fornire le
condizioni giuste per l’insorgere della virtù ricordando al morente
istruzioni e pratiche religiose, parlandogli sottovoce nell’orecchio finché
il respiro esterno non cessa.
Se, per esempio, il morente crede in un Dio creatore, pensare a Dio potrà
farlo sentire più a suo agio, più in pace, e fargli provare in misura
minore attaccamento, paure e rimpianti. Se la persona crede nella
rinascita, pensare a una vita successiva significativa e dedita agli altri
darà risultati simili. Un buddhista può concentrarsi su Buddha e dedicare
le buone azioni di questa vita a una nuova vita produttiva. Analogamente,
un non credente può riflettere sul fatto che la morte è parte integrante
della vita e che, adesso che sta accadendo, è inutile preoccuparsi.
L’obiettivo principale è la pace mentale, al fine di non disturbare il
processo della morte.
Consigli riassuntivi
1. È utile sapere che a un certo punto ogni speranza di continuare a
vivere finirà. Allora medici, preti, amici e parenti non saranno in grado
di tenerti in questa vita; spetterà a te fare ciò che ti aiuterà.
2. Mentre stai morendo devi ricordarti le istruzioni spirituali adeguate al
tuo livello di pratica ed eseguirle.
3. Familiarizza con la tua pratica. Sii determinato nel mantenere questa
direzione spirituale in tutte le situazioni, per difficili che siano.
Impegnati in molte azioni meritevoli, in modo che la loro forza complessiva
abbia un effetto su tutti gli aspetti della tua vita e della tua morte.
Comprendi che la sofferenza dipende dall’autoindulgenza e impara a essere
indulgente nei confronti degli altri. Rinnova spesso il desiderio di
continuare la pratica spirituale nelle vite future.
4. Quando qualcuno sta per morire, stai attento a non metterlo in uno stato
di agitazione, suscitando in lui un maggiore attaccamento o l’insorgere di
collera e odio. Non lamentarti della sua dipartita, non tenerlo stretto e
non piangere in sua presenza. Aiutalo ad andarsene in modo significativo,
ricordandogli la pratica più profonda.
5. Se possibile, chiedi agli altri di fare lo stesso con te. Fai in modo di
avere accanto qualcuno che di tanto in tanto ti parli sottovoce
nell’orecchio, ricordandoti uno specifico atteggiamento spirituale che vuoi
manifestare.
Settima strofa
Si possa noi avere la fiducia che scaturisce dalla gioia
e dal diletto
quando, lasciati da parte cibo e ricchezze accumulate
con l’avarizia, ci separiamo per sempre dagli amici amati e desiderati,
per andare, soli, verso una situazione pericolosa.
Normalmente, se ti dicessero che la tua morte è imminente, la situazione
sarebbe penosa; e non soltanto per te, ma anche per gli amici e per la
famiglia. Il processo della morte – il graduale ritrarsi della coscienza –
avrebbe luogo in questa pena. Se, però, come spiegato in precedenza,
Raggiungimento di condizioni favorevoli.
hai riflettuto su quanto sia importante estrarre l’essenza della vita
attuale e su quanto sia necessaria la pratica spirituale, e se hai
continuato a riflettere sull’impermanenza, ricordando queste istruzioni nel
momento della morte, non cadrai sotto l’influsso di condizioni sfavorevoli
come la pena o l’angoscia. Tutte le apparenze associate alla morte, invece
di distrarti, ti rammentano la pratica e ti spingono alla meditazione.
Tenendo a mente tutto ciò, sarà possibile morire con gioia e fiducia, come
un bambino che torna felicemente alla casa dei genitori. Fra coloro che
entrano nello stato intermedio tra una vita e l’altra, il migliore riesce a
determinare la sua nascita successiva; tale individuo può morire fiducioso,
senza preoccupazioni. Un praticante di medio livello non avrà paura, mentre
quello al livello più basso sarà perlomeno privo di rimpianti. Se ti sei
preparato per rinascere in modo significativo – con la capacità di
continuare lo sforzo spirituale – non proverai rimpianto, depressione o
paura, quando arriverà la morte. La tua coscienza potrà andarsene fiduciosa.
Un certo numero di monaci e di studiosi di mia conoscenza sono morti
proprio così. Resisi conto che stavano per morire, hanno chiamato a sé le
persone a loro più vicine per salutarle. 11 giorno della morte hanno
indossato la veste monastica color zafferano e, senza la minima
preoccupazione, sono morti meditando. A Dharamsala, un monaco ha chiesto a
uno dei suoi aiutanti di portargli la veste, se l’è infilata e poi è morto.
Molti, in India, sono riusciti a rimanere nella mente della chiara luce per
vari giorni, uno per diciassette e altri per nove o dieci. A dimostrazione
di ciò, dopo che il loro respiro si era spento, il loro corpo si è
mantenuto pei tutto il tempo assolutamente fresco e privo di odore
sgradevole, nonostante il clima caldo del paese. Queste persone sono in
grado di rimanere senza fluttuazioni nella mente della chiara luce della
morte e di morire con grande gioia e fiducia.
Il mio precettore anziano, Ling Rimpoche, mi raccontò una volta una storia
tragicomica a proposito di un lama. In prossimità della morte, costui
indossò la veste color zafferano e comunicò ai compagni che stava per
morire. Poi, mentre era seduto a gambe incrociate, nella posizione della
meditazione, morì. Uno dei suoi nuovi allievi che, essendo appena arrivato
da una zona lontana, non sapeva della possibilità di morire in quella
postura, entrò nella stanza del lama e ne vide il corpo seduto con la
schiena dritta. Immaginando che uno spirito fosse entrato nel corpo del suo
maestro, lo atterrò!
Consigli riassuntivi
1. Per evitare di deprimerti riguardo alla morte, rifugiati nella tua
religione adottando un atteggiamento di compassione per tutti gli esseri;
rifletti sull’importanza di estrarre l’essenza della vita attuale, che è
dotata sia del piacere sia delle necessità della pratica spirituale, e non
smettere di riflettere sull’impermanenza.
2. Grazie a queste basi che ti consentiranno di ricordare in modo efficace
la tua pratica in punto di morte, anche gli eventi e le apparenze mostruose
che possono insorgere serviranno solo a spingerti ad essere calmo e a
meditare con gioia e fiducia.
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