Il disegno di legge per il La di Verdi
SENATO DELLA REPUBBLICA X LEGISLATURA
N. 1218
DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa dei senatori BOGGIO, MEZZAPESA, CAPPELLI e AZZARA’
Comunicato alla presidenza il 20 luglio 1988
Normalizzazione dell’intonazione di base degli strumenti musicali
ONOREVOLI SENATORI – E’ giunto il momento di trovare una soluzione duratura alla continua incertezza
e variabilità nell’intonazione di base degli strumenti musicali, che si è rivelata dannosa e
pericolosa non soltanto per le voci dei cantanti, ma anche per il nostro patrimonio organologico, ed
in particolare per gli antichi strumenti ad arco ed a tastiera (violini, viole, violoncelli, nonché
organi e fortepiani costruiti per un’accordatura non superiore ad un La(3) tra i 427 e i 435 cicli
al secondo). La “corsa all’acuto” a cui assistiamo da decenni, giustificata da taluni come
espressione di libertà artistica, rischia di rendere impossibile la giusta interpretazione di
capolavori come le sinfonie di Mozart, Haydn e Beethoven e potrebbe, stando alla testimonianza di
famosi artisti lirici e direttori d’orchestra, portarci ad una situazione in cui tra qualche anno
sarà sempre più difficile mettere in scena numerose opere liriche, per la mancanza di voci adatte al repertorio.
La causa di questa situazione sta nella “libera fluttuazione del La”.
Nel 1884 il Governo dell’epoca emise un decreto per la normalizzazione del diapason ad un La(3) di
432 vibrazioni, che era stato richiesto da Giuseppe Verdi e dai musicisti italiani riuniti a
congresso a Milano nel 1881. Il decreto è conservato al Conservatorio G. Verdi di Milano.
In una lettera alla commissione musicale del Governo, riportata dal decreto del 1884, Giuseppe Verdi scrisse:
“Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale, io consigliai venisse seguito
l’esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d’Italia, fra le
altre a quella della Scala, di abbassare il corista uniformandosi al normale francese. Se la
Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435
vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all’orecchio, ch’io aderisco di buon grado.
Sarebbe grave, gravissimo errore adottare, come viene da Roma proposto, un diapason di 450. Io pure
sono d’opinione con lei che l’abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio
dell’esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto.
Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua
musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome La a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un Si bemolle a Roma?”
Il “diapason normale” (La=435) a cui si riferisce Verdi è quello conservato al Museo del
Conservatorio nazionale di Parigi, mentre il cosiddetto “diapason scientifico”, a cui si riferisce
il decreto e che fu approvato all’unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, è quello
proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi
e calcolato su un Do centrale (indice 3) di 256 cicli al secondo. E’ importante sottolineare che la
corsa all’acuto iniziò invece con l’adozione unilaterale di un La più alto (440 cicli) da parte
delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner, e che tale diapason, pur non avendo
alcuna giustificazione scientifica o basata sulle leggi delle voce umana, fu in seguito accettato per convenzione a Londra, nel 1939.
Ai presentatori di questo disegno di legge è sembrato opportuno preferire alla proposta
dell’unificazione del diapason a 440 Hertz (per qualcuno si tratta d’un ripensamento), che trova
oggi autorevolissimi sostenitori, quella accettata e poi sostenuta da Verdi (432 Hertz) che è ottimale per la voce umana e per gli strumenti di liuteria.
L’articolato della presente proposta di legge è tratto, in larga misura, salvo l’altezza fissata a
432 vibrazioni, dal disegno di legge n. 296 della IX legislatura a firma dei senatori Mascagni,
Ulianich, Boggio, Panigazzi, Ferrara Salute e Parrino (il disegno di legge n. 296 proponeva 440
Hertz). Gli obblighi che il presente disegno di legge pone dovranno essere regolamentati entro il
termine di un anno dal Ministero della pubblica istruzione, di concerto con il Ministero del turismo
e dello spettacolo. Tale regolamento è previsto dall’articolo 2 a maglie molto larghe, per esigenza
di ricerca ed artistiche, talché tranne che per brani di musica vocale e spettacoli lirici sarà molto facile esercitare la possibilità di deroga.
Il diapason Verdi non è un dogma, come non lo è la necessità di normalizzare l’intonazione di base
degli strumenti musicali, ma è opportuno che il Parlamento raggiunga, per le ragioni anzidette, l’accordo su una disciplina della fluttuazione del La.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
1. Il suono di riferimento per l’intonazione di base degli strumenti musicali è la nota La(3), la
cui altezza deve corrispondere alla frequenza di 432 Hertz (Hz), misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi.
Art. 2.
1. E’ fatto obbligo agli istituti di istruzione musicale, alle istituzioni e organizzazioni,
comunque sovvenzionate dallo Stato o da enti pubblici, che gestiscono o utilizzano orchestre o altri
complessi strumentali, e all’ente concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo di adottare
stabilmente come suono di riferimento per l’intonazione la nota La(3) di cui all’articolo 1. Deroghe
sono consentite per esigenze di ricerca ed artistiche, tranne che per brani di musica vocale e spettacoli lirici.
Art. 3.
1. Per ottemperare a quanto disposto dai precedenti articoli è fatto obbligo di utilizzare per
l’intonazione strumenti di riferimento pratico (diapason a forchetta, regoli metallici, piastre,
generatori elettronici, eccetera) tarati alla frequenza di 432 Hertz e dotati di relativo marchio di
garanzia, indicante la frequenza prescritta. E’ ammessa la tolleranza, in più o in meno, non superiore a 0,5 Hertz.
Art. 4.
1. I contributi dello Stato o degli enti pubblici sono condizionati anche alla comprovata osservanza delle norme contenute nella presente legge.
Art. 5.
1. L’utilizzazione di strumenti di riferimento non conformi alla norma di cui all’articolo 3 è punita con l’ammenda per ogni esemplare da lire 100.000 a lire 1.000.000.
Art. 6.
1. Con decreto del Ministro della pubblica istruzione saranno indicati gli istituti specializzati
autorizzati a fornire la frequenza campione per la taratura degli strumenti di riferimento e ad esercitare funzioni di controllo.
Art. 7.
1. Il Ministero della pubblica istruzione, di concerto con il Ministero del turismo e dello
spettacolo, provvede entro il termine di un anno ad emanare il regolamento di attuazione della presente legge.
Art. 8.
1. Sono abrogate tutte le precedenti disposizioni di legge in merito.
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DDL 1218/001-VI
Giuseppe Verdi, nel 1884, propose in una lettera alla Commissione Musicale del governo italiano
l’adozione del diapason scientifico (Do=256 Hz, corrispondente al La=432 Hz) per il bene dei
cantanti e dell’interpretazione musicale, e chiese a “tutto il mondo musicale” di adottare questa
accordatura, visto che “la musica è un linguaggio universale, perché dunque la nota che ha nome La a Parigi dovrebbe essere un Si bemolle a Roma?”,
Giuseppe Verdi si rifiutò di dirigere una sua opera, la Forza del Destino, a Napoli perché
l’orchestra era accordata al La=450, come lo è in molti teatri lirici odierni, ad esempio Salisburgo, Berlino e Firenze,
Nel 1988 migliaia di cantanti e musicisti, tra cui le più famose stelle della lirica, sottoscrissero
una petizione dell’Istituto Schiller per tornare al “La verdiano”, che sfociò in un disegno di legge al Parlamento italiano l’anno successivo,
Non solo la musica lirica, ma tutto il repertorio classico potrà essere preservato solo ristabilendo
il nesso tra arte e scienza che fu alla base del diapason scientifico, e facendo rivivere la tradizione del belcanto italiano anche nella musica strumentale,
Esiste una prassi musicale con strumenti antichi nel caso della musica rinascimentale e barocca, ma
non esiste ancora un’orchestra permanente nel La verdiano, in grado di eseguire non solo le sue opere, ma anche il repertorio sinfonico e cameristico dell’Ottocento,
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