di George Sydney Arundale
– Prima parte
“Nulla deve essere divulgato al fine di sviluppare un potere che distrugge
spietatamente ove si cerchi di ridestarlo prima del tempo” Con queste
parole, George Sydney Arundale, mette in guardia i lettori contro il suo
stesso libro.
“Kundalini è un’esperienza occulta, un’esperienza nell’ancora poco
conosciuto ramo del Fuoco-Serpentino; è stata scritta più in funzione del
mistero dell’avventura, senza l’intenzione di procurare un sapere preciso.
Quello che preme è l’idea di mistero di Kundalini, non della conoscenza.”
George Sydney Arundale (1878-1945) fu uno dei più stretti collaboratori di
Annie Besant all’interno della Società Tèosofica. Abbandonata la Gran
Bretagna, si trasferì in India, che adottò come seconda patria,
impegnandosi in campo educativo e politico.
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Premessa
*Questo libro non vuole essere effettivamente una guida per risvegliare
Kunda-lini. E’ un aiuto, tramite la parola scritta, per rendere chiaro
l’atteggiamento dello studioso della vita e aumentare la sua conoscenza in
quegli stadi di rarefazione ove l’Eterno dimora meno velato dalle ombre del
tempo.
In questo breve resoconto di esperienza di Kundalini (chiamato anche il
Fuoco Serpentino per i suoi apparenti tortuosi movimenti e per il triplice
potere di creare, preservare, distruggere e rigenerare, una vera triade di
attività, in un potente flusso vitale) mi sono astenuto da ogni riferimento
contenuto negli scritti su Kundalini, attendibili, seppure frammentari e
velati come queste cose devono in verità essere, e dalle conclusioni
desidero che queste esperienze effondano la loro atmosfera intatta e vera,
attraverso la loro forza.
Ogni giudizio su Kundalini deve essere sempre trattato con la massima
cautela, sia perchè la capacità di chi segue gli esperimenti è variabile –
avendo Kundalini effetti diversi a seconda dei casi – sia perchè nulla deve
essere divulgato al fine di sviluppare un potere che distrugge
spietatamente ove si cerchi di ridestarlo prima del tempo.
D’altro canto, c’è un alone che attornia tutte le esperienze che possono
essere trasmesse per mezzo della stampa: e oso pensare che questo alone non
soltanto rischiara la prospettiva del fervente studioso della vita, ma
aiuta anche a elevare la sua coscienza a quei livelli più puri, ove
l’Eterno, seppure ancora impenetrabile, affiora meno velato dalle ombre del
tempo. “Kundalini” non vuole essere una guida al risveglio dell’energia
Kundalini. Ciò è per l’individuo e per quei Fratelli Maggiori che prima o
dopo egli incontrerà quando avrà raggiunto una dimensione che superi le
circostanze quotidiane del mondo esterno. Il mondo esterno può aiutare
l’individuo fino a un certo punto. Può guidarlo attraverso la sua fase
d’apprendimento. Ma dopo avere appreso la lezione che il mondo esterno può
dare egli s’appresta al corso superiore della vita dei mondi interiori.
Kundalini è una via ai mondi interiori, è la base che lo porta alla sommità.
Kundalini è un’esperienza occulta; un’esperienza nell’ancora poco
conosciuto ramo del Fuoco-Serpentino; è stata scritta più in funzione del
mistero dell’avventura, senza l’intenzione di procurare un sapere preciso.
Quello che preme è l’idea di mistero di Kundalini, non della conoscenza. E
ogni conoscenza, ai fini del vero sapere, deve all’inizio essere un mistero
tanto quanto un’esperienza. Un mistero cui accostarci sommessamente, con il
fiato sospeso, in riverenza e gioia, con la coscienza di essere al centro
di un grande aldilà. Ogni vero sapere è un mistero perpetuo, e per quanto
noi possiamo sapere o crediamo di sapere, vi è sempre il desiderio di una
più mirabile conoscenza che ci attira innanzi, verso l’alto, illuminando
con maggior intensità ciò che è già in nostro possesso, rendendo la nostra
via verso la Divinità una felicità in perenne ascesa.
Spero che il lettore disponibile rimarrà pago di un coinvolgimento in un
mistero provocatorio, e sarà soddisfatto di ciò che spero si riveli una
fluida espansione della sua coscienza avvertita soltanto lievemente, così
che nel risveglio della sua coscienza riceva il segno della sommità che lo
attende. Fa bene talvolta, quando ci si trova nell’oscurità, rammentare la
luce che un giorno vi penetrerà. Il lettore abbandoni il Sé prigioniero del
tempo nel mistero di Kundalini, così come dovrebbe abbandonare il suo Sé
temporale in molti altri misteri. Nell’ab-bandonarsi gradualmente
apprenderà il modo di inoltrarsi entro tutti i misteri e in ultimo, a
sentire le Voci d’Argento in un cantico intonato sulla sua Ascesa.
Permanere nella conoscenza è cosa buona e confortevole, ma il permanere nel
mistero non lo è da meno, giacché nel mistero gli Dei imparano a
riconoscere se stessi come Dio.
La natura di Kundalini
Sprazzi di Kundalini sono riservati allo studioso che si appaga di
osservare senza compenetrare. Si consiglia comunque di leggere quanto segue
non con l’impegno della mente, ma con la sola intuizione. Così facendo ci
si accorgerà che il tutto sembrerà fantastico, non per la sua irrealtà, ma
per la troppa realtà.
Che cosa è Kundalini? La parola sanscrita è stata tradotta in vari modi,
per lo più da coloro che non hanno alcuna idea sulla sua funzione o sul suo
significato.
Sembra che alla radice della parola ci sia il verbo “KUND”, che significa
“bruciare”. Questo è il significato vitale, perchè Kundalini è il Fuoco in
atto di bruciare. Abbiamo ancora un’altra spiegazione con il sostantivo
“KUN-DA”, che significa buca o ciotola. Con esso ci viene offerta
l’immagine del vaso in cui il fuoco arde. Ma c’è dell’altro; esiste anche
il sostantivo “KUNDALA”, che significa spirale, anello. Abbiamo qui
l’immagine di come il Fuoco operi, si dispieghi e si snodi. La parola Kundalini
ha la sua origine in tutti questi derivati essenziali, conferendo cosi una
femminilità creatrice al Fuoco, al Fuoco Serpentino, come talvolta viene
chiamato; l’energia creatrice femminile addormentata in una coppa, entro un
ventre, mentre si risveglia al ritmico sgorgare e all’inarrestabile discesa
del flusso di Fuoco. E’ un termine che mette il significato sull’aspetto
femminile dell’energia creatrice dell’evoluzione, energia che nella sua
potenza particolare e individuale giace dormiente, rannicchiata come dentro
a un ventre, alla base della spina dorsale umana. Il suo risveglio è
operato con estremo pericolo, quasi come una calamità, a meno che non si
tratti di un individuo capace di tenerlo sotto controllo. E tale potere di
controllo arriva solo quando le ultime mete del cammino evolutivo vengono
sfiorate, mete ancora non intraviste dalla grande maggioranza degli esseri
umani.
Talvolta, comunque, sprazzi di Kundalini in azione sono concessi allo
studioso che è pago di osservare senza impadronirsene, e le descrizioni che
seguono sono di colui che interpreta come meglio può ciò che ha visto di
Kundalini operante. Le esperienze venivano alternate a esperimenti fatti
d’autorità, e mentre è cosa impossibile per uno studioso rendere partecipi
gli altri delle sue osservazioni in ogni sfumatura della loro intensità, è
ancora più difficile fornire indicazioni sui modi per il risveglio di
Kundalini. Questi variano sostanzialmente in relazione alla nota dell’anima
dell’individuo; ciononostante, di tanto in tanto viene concesso di poter
partecipare all’atmosfera di queste esperienze.
È auspicabile che il risultato sia un risveglio che penetri una conoscenza
più espansa, la sfumatura di un’ombra dello spirito della Coscienza
Cosmica; cosi potrà affiorare l’essenza di ciò che si può chiamare ozono
spirituale, nell’emanazione del quale il lettore prende contatto di un Sé
nel suo Sé, più vasto di quanto egli abbia mai potuto conoscere entro i
limiti della sua attuale incarnazione. E giunge a una liberazione. Come un
uccello, che è finalmente giunto all’uso delle ali; sbatte le ali, anche se
non sa ancora volare. Proprio in quel battito di ali egli inizia a
distinguere tra il reale e l’irreale, tra il vero e il falso, tra l’utile e
l’inutile, tra il bello e il brutto. E benché rimanga costantemente
incapace di adoperare le differenze cosi messe in rilievo, perlomeno
conosce, esperimenta e, prima o poi, la conoscenza-esperienza diviene
attività fìssa. Quando inizia a fare così, allora è giunto il momento per
quei primi timidi avvertimenti di risveglio di Kundalini, che infine
sprigioneranno in lui per sempre, il Fuoco della vita e porranno sopra di
lui il Fiore-Corona della Regalità eterna.
Siamo tutti molto lontani dalla Regalità; ma le esperienze e gli
esperimenti illustrati più avanti possono forse essere delle
prefigurazioni, per quanto lievi, di un frammento della natura del vivere
regale, e dare così il coraggio di sopportare e il coraggio di conquistare.
Non ho pubblicato queste esperienze ed esperimenti con lo scopo di renderli
accessibili, e ancor meno per razionalizzarli. Li ho lasciati così, come si
presentavano, modificandoli solo lievemente. Il loro valore non è nel
richiamo alla ragione, ma nel riconoscere questi come il riflesso di un
qualcosa che lo studioso riconoscerà come proprio. Sarà in grado di vederlo
proprio nell’incomprensibilità di gran parte di quanto descritto, come
qualcosa verso cui si senta irresistibilmente attirato. Percepisce che il
fantastico non e tale in quanto non vero, ma perché ancora troppo vero per
lui. Spero che qualora gli sembri assurdo, senta che l’assurdità giace
soltanto nell’essere estremamente lontani dalla normalità, non nell’essere
delle cose senza significato. Se a taluno sembrano non-sensi a causa del
loro senso limitato, forse a talaltro sembrano cose di significato
maggiore, e il suo senso non più non-senso.
Lasciamo che le cose siano lette a mente serena, non con la mente, ma con
l’intuizione, con il cuore e la volontà aperti a ogni cosa. Lasciamo che il
lettore sia pienamente consapevole che l’incredibile non è affatto
necessariamente non-vero, e che la coscienza che chiamiamo HO, in tutte le
sue svariate funzioni – fisiche, emotive, mentali e oltre è infinitamente
più straordinaria di quanto i nostri sogni più arditi possano immaginare.
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