Il fuoco di kundalini. Un’esperienza occulta 10f

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Il fuoco di kundalini. Un’esperienza occulta 10f

di George Sydney Arundale

Decima parte e fine

Capitolo X

La musica di Kundalini

Kundalini è musica ed è anche colore, una pulsazione maestosa di suono e un arcobaleno di colori. Kundalini canta con la voce di tutto ciò che vive. Nel cantare viene udita la voce dell’Unità della Vita e nei colori viene sentito il Tepore della Vita.

Possiumo descrivere il grande Fuoco-serpentino di Kundalini nella sua gloria fondamentale, nei suoi colori, forme e note musicali? Possiamo descrivere il suo canto e l’arcobaleno? Kundalini è musica e colore, arcobaleno e canto ed è percepito da coloro che s’addentrano nella sua natura. Kundalini arriva da lontano, con un corteo di nubi di suono e colore. Kundalini è il perfetto godimento della Vita. È la consumazione della Vita. Vibra con un’esperienza che è quella dell’Uno che è stato uno, e che ha dissolto nella gloria gli sviluppi del Suo cammino evolutivo, effondendosi nell’Ombra e nella luce, nella pace e nella tempesta, nella gioia e nel dolore. Egli vi ha seminato esperienze, portato a sbocciare dei Fiori, un Giardino di Fiori, Fiori che cantano, Fiori che sospirano colori.

Se lo studioso potesse soltanto udire la Canzone della Kundalini, se potesse soltanto “vedere i colori del Fuoco”, saprebbe che cosa è la Vita, penetrando il cuore stesso dell’Essere. Ma i suoi sensi sono induriti, anche quei sensi che egli adopera nella sperimentazione. Può conoscere ciò che per lui è lo scibile, e può osservarlo attraverso una nebbia come ciò che è ancora sconosciuto. Attraverso la nebbia giunge la gloria di una vibrante regalità del suono, un unico suono di vibrazioni che circonda e permea il mondo, e che contiene in sé un vero mondo di musica. Anche attraverso la nebbia giunge la gloria di un potente arcobaleno di colori che avvolge e permea il mondo. TUtto vive nel colore-suono, nel colore-canto, nel cantare colori.

Lo studioso avverte la sua inadeguatezza a suggerire un colore o una nota che possa esprimere Kundalini, poiché ciascuno di noi si ascolta in un modo diverso, di unione tra colore e suono. Che ciascuno ascolti e che ciascuno veda. Sarebbe quasi una profanazione offuscare il cristallo nella sua purezza totalizzante. E ciononostante il nostro Kundalini, il Kundalini Cosmico di nostro Signore il Sole e il Kundalini individuale della nostra Madre Tèrra ha la sua nota dominante, diversa dalle note dominanti degli altri modi di evoluzione, ed è un’unione del Canto del Sole e del Canto della Tèrra. Nostro Signore il Sole canta il Suo Canto a tutto il Suo universo. Nostra Madre la Tèrra canta la sua nota di risposta, la nota della vita che si svolge nel suo seno. Così il Sole invia i suoi colori e la Tèrra ne risplende, radiosa nel corrispondere all’omaggio.

Quanto vicino talvolta sembra essere lo studioso, al cantico di Kundalini al Sole, al colore di quest’ultimo, e al canto di Kundalini alla Terra, al colore di questa. Egli vede subito che la Terra è soltanto un’immagine del Sole suo Padre. Il canto della Tèrra e il colore della Terra altro non sono che ombre premature di quella sostanza emessa che risplende nel Sole perfettamente. Egli è preposto a tutto il cantare della Tèrra, a tutti i messaggi di colori, affinché siano a lode del Signore di tutto, e dalle altezze dell’uomo, in tutti i suoi vari corpi imprigionati fino all’atomo più umile, nei regni della natura più bassa, lo studioso ascolta un cantico di lode e le pulsazioni di colori nell’aspirazione. Nostro Signore il Sole ha infiammato tutto. Ha fatto intonare al tutto un canto all’unisono. Ha fatto risplendere ogni cosa in miriadi di tonalità. Nella loro gioia, con la profonda coscienza di essere uniti al mistero del Suo Essere in colore e suono, essi donano a Lui ciò che hanno da Lui ricevuto. I nostri Canti, i nostri Colori, la nostra Vita e la ndStìa Gloria vengono da Lui e noi, innalziamo i nostri doni affinché Egli veda che noi ne godiamo.

Kundalini canta per l’Iniziato con la voce di tutto ciò che vive. L’iniziato comincia così a conoscere tutta la vita, non con il procedere, ma con il rientrare. Nei recessi segreti del suo Kundalini, egli trova il segreto dell’Unità della Vita, così come egli ha conosciuto la compartecipazione della Vita dal di fuori.

Vi è un’Unità, e canta un solo canto, anche se composto da un’infinità di note. Vi è un’Unità, ed emette un solo colore, anche se composto da un’infinità di colori. Vi è solo un unico canto, un unico colore, per ogni vita su questa Sfera-Kundalini che chiamiamo Terra. In Kundalini noi sentiamo la canzone, vediamo il colore. E quando siamo in grado di esternare ciò che per tanto tempo deve rimanere interiorizzato, remoto ed inaccessibile, rivelando sé stesso solo di tanto in tanto, quando infine siamo noi a essere l’Unità, allora in quel momento trascendiamo il regno dell’umano, come già abbiamo trasceso i regni inferiori e la Regalità del Mondo-Materia è nostra.

Kundalini è in effetti vocale. Essa può essere udita da coloro che hanno orecchie per udire. Essa è sostanziale, pur essendo relativa allo spazio, e può essere vista da coloro che hanno gli occhi per vedere. Kundalini non è mera astrazione di fantasia, né teoria, né esteriorità di voli dell’immagine. Ma vive, canta, si adorna di colori scintillanti. Quando cerchiamo Kundalini dentro di noi, o forse abbiamo un abbaglio, o nel suo sonno o al risveglio della sua caritatevole evasività, vedremo le sue vesti e udremo la sua voce. E queste saranno le nostre vesti e la nostra voce, non come lo sono ora, ma come lo saranno un giorno.

Forse non vale la pena cercarla, né cercando di ridestarla prima che il suo sonno prestabilito sia concluso, né disturbandola ove talvolta sctmifhii dal suo ambito, ma soltanto con rowurvazione semza incrinature causate dal dtsiderio di trovane risposta. Bisogna staccarsi if- rompere i nostri ormeggn, le sbarre della prigione del corpo tissico, dei sentimenti, delle emozioni e della nneme e perdersi nello spazio senza forma deille infìnitudini della Vita. È necessario avveirtre le infìnitudini nelle loro nature illimitattt non nell’avven-turarsi lontano;,ma con laittotale immobilità.

Non esiste piiu il loitamo o 1 vicino, allorché l’immobilità (perfetta è raggunta. Ciononostante l’immobilità è vocale.È supremamente immota e stmmsuionr perché sta vibrando con il Canto, con la Voce, con il Silenzio. Quando l’immota, silenziosa voce, infinitamente potente proprio grazie a queste qualità, viene udita, allora è Kundalini ciò che udiamo. In un futuro lontano sarà la nostra voce, il nostro stesso Sé che canterà di gioia.

Cosi, anche nella perfetta chiarezza del silenzio, vedremo un tepore, perché il tepore ha colore, e vedremo Kundalini, anche se da lontano. Ma sarà il nostro Colore, il nostro stesso Sé illuminato per la gioia nel futuro.

Capitolo XI

Racconto di un’esperienza vissuta

L’individuo si trova in un flusso di Kunda-lini, e muove dal flusso verso gli inizi del tempo, del tempo concernente questa singola evoluzione. Sempre più indietro ancora, fino a trovarsi immerso con stupore nelle maestose profondità dell’apertura di una nuova vita.

Concludiamo questo breve libretto con un racconto apparentemente estraneo a Kunda-lini, anche se in effetti ciò era il risultato della stimolazione del potente Fuoco e del suo fluire sulla sua superficie “a ritroso” nel passato ancora imperscrutabile. Kundalini in effetti abbatte le barriere non solo materiali, ma anche del tempo. Vengono spezzate le catene tra presente e passato, tra presente e futuro, con tutti i limiti e i loro eventi, e l’Eterno diviene Reale. Il soggetto era più interessato al passato che al presente o al futuro, e quando il viaggiare era possibile egli tendeva a viaggiare “indietro”, piuttosto che verso l’esterno o l’interno.

Di conseguenza si trova in una corrente, a muoversi sul flusso verso gli inizi del tempo, per quanto riguarda questo tipo di evoluzione.

Egli si spinge indietro, sempre più, fino a trovarsi immerso nelle maestose profondità dell’apertura di una nuova era di vita.

Si guarda attorno, senza sapere trovare un’identità definita, assorbito da ciò che vede.

Egli vede innanzi ai suoi occhi una vasta espansione di sostanza. Naturalmente non si trova un termine adatto per la definizione di questa sostanza: forse il mare potrebbe darci un’idea dell’espansione se non implicasse la liquidità. Si potrebbe quasi parlare, seppure in modo inesatto, di “una vasta distesa di Fuoco”, con tutta la potenzialità del sapere ivi racchiuso. L’espansione è conosciuta per tutto il tempo e in tale conoscenza giace la sua potenza, ancora da conoscere.

Una volta conosciuta, ciò implica l’esistenza di un Conoscitore. E il soggetto tosto concepisce *l*’idea che all’origine di un dispiegamento evolutivo vi siano due elementi, un Conosciuto e un Conoscitore. Vi è una infinitudine di Conosciuto, e il Conoscitore assomma nel Sé l’apoteosi del processo evolutivo cui egli apparteneva, Egli è un Dio e più di un Dio. È un Sole.

Il soggetto percepisce che in funzione del Conoscitore si potrebbe postulare che il Conosciuto consiste in un’infìnitudine di Conoscitori nel loro divenire. Ciò che è Conosciuto, pertanto comprende innumerevoli Conoscitori che ancora non sanno.

Vi sono allora innumerevoli fuochi che non illuminano. In questa espansione il Conoscitore respira il Fuoco della Sua conoscenza e così inizia l’evoluzione.

Innumerevoli Fuochi iniziano a illuminarsi nello spirito del loro essere fuochi, perchè l’inconscio ha incontrato il suo compagno nel cosciente.

Scintille vengono sprigionate e le scintille divengono fiammelle microscopiche.

A ciò si unisce il progredire, regno dopo regno, della natura, ad opera del Conoscitore, che ha conosciuto i regni e li ha fatti affiorare attraverso il Fuoco di Kundalini.

Le fiamme aumentano e si scindono in fiammelle guizzanti. Le fiammelle si espandono divampando in una sovrastante maestosità.

Regno dopo regno si trova ad alimentare fiammelle e fuochi, fino a che ogni combustibile umano non sia risolto in Fuoco, come è già avvenuto per il combustibile dei regni minerale, vegetale e animale.

Allora i Fuochi trionfali entrano nell’essenza del Fuoco. La stessa Forma del Fuoco è consumata, e la Vita del Fuoco risplende di perfetta purezza.

Dalla Forma di Fuoco alla Vita di Fuoco.

E così via, sino a regioni di insondabile trascendenza, ove forse l’Essenza del Fuoco si scioglie in ciò che giace nell’oltre.

E così dall’essere Conosciuto, il Conosciuto diviene Colui che sa. E Colui che sa si ritira nella trascendenza dell’Essere, nel suo seno.

***

VI È UN SUSSURRO NEL SILENZIO DELL’ETERNITÀ

Nel Silenzio lo squillo di una nota pura nell’Espansione fa sì ehe il Silenzio vibri nel ritmo della sua stessa Perfezione.

E Colui che sa ne emerge, e sulla distesa del Conosciuto Egli fa alitare il Fuoco della sua conoscenza.
E tutti Coloro che sanno sono nel Divenire.

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