di George Sydney Arundale
Settima parte
Capitolo VII
L’alto scopo di Kundalini
Che la chiaroveggenza possa risvegliarsi oppure no (anche se in futuro ciò
non sia da escludere), è cosa di minore importanza rispetto al definitivo
stabilirsi della superiore coscienza Buddhica e più avanti Nirvanica, nella
coscienza in fase di risveglio. Ciò significa una straordinaria
vivificazione dell’Intuizione, il puro sapere non incrinato da stati
associativi personali. Ci si sente anche attirati a manifestare, a coloro
che lo chiedessero, ciò di cui realmente hanno bisogno.
La fase susseguente all’aver messo in moto il processo di risalita e
discesa lungo la spina dorsale, è di stimolare il movimento tra i vari centri.
Il primo centro è il plesso solare, e la comunicazione viene stabilita tra
la base della spina dorsale e il plesso solare attorno alla regione
dell’ombelico. Il toccare il plesso solare dà origine alla stessa
sensazione di espansione della coscienza come nel caso di movimento
dorsale. Ci si potrà con ogni probabilità sentire disturbati da un lieve
malessere, ma non importa. Lo studioso non ha rintracciato il modo in cui
l’Energia arriva al plesso solare, ma ciò sembra avvenire in senso
circolare.
Ogni volta che un centro viene vitalizzato, vi è un senso di espansione
della coscienza e le facoltà sono fortemente stimolate; l’intuizione in
particolare ne viene sviluppata, giacché vi è un maggior contatto tra corpo
superiore e inferiore; il superiore per fortuna è in grado di controllare,
altrimenti tutto il processo del ridestare Kundalini non sarebbe possibile.
Conseguentemente vi è l’assenza del minimo disturbo sessuale, e i residui
di questa natura sembrano essere trasformati e ricondotti alla loro
finalità originaria – virilità e creatività – e perciò in Devozione. Invece
di essere relegata entro un’energia creativa localizzata, che assuma in
parte la forma di impulso sessuale, la vita inizia ad albergare nel
principio creativo universale, nel Fuoco della Creazione: l’inferiore
ascende al superiore, il particolare all’universale. E quando il
particolare si perde nell’universale, svelando cosi la sua natura
d’Eternità, allora l’universale scende a dimorare nell’individuale. E ciò,
in parte, è lo scopo di Kundalini.
Si crede talvolta che lo sviluppo di Kundalini porti alla chiaroveggenza e
a uno sviluppo continuo inter-dipendente della coscienza, o all’unione dei
vari stadi della coscienza, così che gli altri stadi della coscienza
possano coincidere con il suo risveglio. Ciò avviene nel tempo prescritto
ma, d’importanza ancor maggiore è la vera e profonda transustanziazione, la
coscienza superiore che diventa un gioiello nello stabilizzare quella
inferiore, quella superiore che assurge a dimora di quella inferiore, nella
coscienza del Sé ridestato. Quella inferiore sa di essere una incastonatura
e si offre ad accogliere il gioiello della coscienza superiore, la
coscienza continua. Che ne derivi una più o meno immediata chiaroveggenza,
ciò è di minore importanza rispetto al definito stabilirsi della più alta
coscienza – Buddhica e poi Nirvanica – in questo risveglio. Come abbiamo
già detto, ciò significa una straordinaria vivificazione dell’intuizione,
pura conoscenza incorrotta, non alterata dall’identità personale. Infatti
nella risvegliata coscienza Buddhica e Nirvanica non può entrare alcuna
identità personale che non sia stata universalizzata. L’identità personale
viene trascesa, i desideri del Sé inferiore iniziano ad essere tramutati
nella Volontà dell’Unico Grande Sé.
Potremmo affidarci all’intuizione vivificata di Kundalini, però dobbiamo
fare attenzione a non permettere alcuna distorsione provocata da
considerazioni esterne. Se dimoriamo nel regno della pura intuizione le
nostre conclusioni sono probabilmente vere. Confidiamo pure nelle prime
impressioni, purché le sentiamo provenire dalle profondità degli abissi del
nostro essere. Il risveglio di Kundalini dovrebbe definitivamente inserirci
nel Reale: é questo l’obiettivo più alto, tutto il resto è cosa marginale.
Sembrano esservi due sistemi generali di sviluppo di Kundalini, uno
procedente adagio, per gradi, espandendosi a poco a poco oltre le diverse
vite, sviluppantesi di pari passo con le facoltà psichiche; l’altro invece
che protrae il risveglio definitivo di Kundalini all’ultimo momento, quando
tutto è al sicuro e la parola del Maestro è ormai avanzata. Quest’ultimo è
forse più rischioso, se la persona non è vigile. Tutto assomiglia un po’ al
varo di una nave, che una volta messa in moto, dopo essere scesa
lentamente, aumenta man mano di velocità.
Nell’impostazione di un giusto sviluppo di Kundalini vi è sempre un forte
desiderio di usare l’energia intensificata per aiutare gli altri. Vi è il
deliberato mutare della persona verso coloro che stanno vicino, per
conoscere direttamente i loro bisogni. Questo desiderio di essere utile
agli altri è grandemente stimolato con la vivificazione dell’intuizione.
Uno è propenso ad aiutare coloro che gli stanno attorno, se essi chiedono
con franchezza ciò di cui hanno bisogno; e il modo di recare consiglio si
presenta spontaneamente, giacché con l’aiuto di Kundalini la persona è
arrivata a comprendere il suo bisogno. Egli può aiutare gli altri perché ha
scoperto come aiutare se stesso.
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