Il Grande Libro dell’Autosufficienza
Istruzioni pratiche per vivere meglio risparmiando
di John Seymour
Il Grande Libro dell’Autosufficienza – Libro
Vuoi approcciarti all’autosufficienza, ma non sai da dove partire?
Questo manuale illustrato è un ottimo punto di partenza, che copre tutti gli ambiti dellautosufficienza!
«E’ tempo di eliminare ciò di cui non abbiamo più bisogno, in modo da vivere più semplicemente e
felicemente. Buon cibo, abiti comodi, una casa funzionale e vera cultura – queste sono le cose importanti.»
Questo classico senza tempo resta ancora il punto di riferimento per imparare a vivere delle risorse
della terra. Ricchissimo di informazioni pratiche, di suggerimenti collaudati e di preziosi
consigli, il visionario manuale di Seymour spiega come vivere dei prodotti dellorto, come mietere
un raccolto, come rispettare la terra, come rimanere in salute e non produrre rifiuti.
Nei primi capitoli di questo libro imparerete come si prepara la terra per il raccolto, come si
coltivano verdure e frutti, come si alleva il bestiame e come si raccolgono i frutti selvatici.
Sia che si tratti di come coltivare i propri pomodori o di godersi i funghi appena colti, o ancora
di come gestire le api per ottenere il miele o di come mungere la propria mucca a qualsiasi
livello si intenda vivere lautosufficienza, tutte le informazioni di cui avete bisogno sono qui.
Imparerete a conservare il vostro raccolto nella maniera migliore e a fare il pane, imparerete a
preparare la marmellata e a produrre la birra per averne una buona scorta durante i mesi più grigi
dellanno. Scoprirete modalità ormai consolidate di produrre energia dal vento, dal sole e dallacqua e come riciclare e ridurre i rifiuti.
Questo libro è fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono perseguire e realizzare il sogno dellautosufficienza.
«Risparmierete denaro, il prodotto finale sarà fresco e il vostro orto sarà un ottimo esempio di
riscoperta delle varietà agricole del recente passato, realtà ormai in via di estinzione».
Introduzione – Il Grande Libro dell’Autosufficienza – John Seymour
Nelle vite che conduciamo diamo molte cose per scontate e pochi di noi in realtà ricordano le
ragioni che hanno fatto semplicemente scomparire in passato tante civiltà progredite. Quando ho
lasciato il college sono andato in Africa e ho girovagato per sei anni. Ho percorso a cavallo il
Veld del Karoo in Sud Africa mentre governavo le pecore; ho gestito un allevamento di pecore in
Namibia al confine con il deserto del Namib; ho cacciato le antilopi e ho sparato ai leoni. Per un
anno mi sono dedicato alla pesca in acque profonde e per sei mesi ho lavorato in una miniera di rame
in quello che oggi si chiama Zambia. E ancora, ho viaggiato in tutta lAfrica centrale per due anni per vaccinare il bestiame locale.
Uno degli amici più cari che mi sono fatto durante il tempo trascorso in Africa era un uomo del
Paleolitico. I bianchi, incapaci di pronunciare il suo vero nome che era tutto un rincorrersi di schiocchi, lo chiamavano Joseph.
Era un boscimane del deserto del Namib ma era stato preso a lavorare in una fattoria di bianchi,
quindi parlava l’afrikaans. Io sapevo qualcosa in quella lingua e così riuscivo a comunicare con lui.
Avevamo labitudine di cacciare insieme. Prima doveva dare in consegna il gregge di pecore alla
moglie, poi potevamo incamminarci nel bush alla ricerca di gemsbok o di orici. Joseph aveva uno
strabiliante intuito per scoprire dove si nascondevano. Quando mi conobbe meglio, mi chiese di
mettere via il fucile; infilò il braccio in un rovo e ne estrasse la punta di una lancia. Era
illegale per un indigeno possedere una lancia. Poi tagliò uno spino robusto dal rovo e lo usò per
affilare la punta; quindi, usando tre cani, spingemmo unantilope fino alla baia e qui Joseph la
uccise con la lancia. Successivamente mi portò a conoscere la sua gente. Vivevano nella parte più
inospitale e desolata dellAfrica, eppure vivevano bene. Si procuravano il cibo appostandosi in
attesa vicino agli stagni e tirando piccole frecce avvelenate. Si procuravano lacqua aprendo con
una lama lo stomaco degli gemsbok e bevendone il contenuto come ho imparato a fare io stesso.
Oppure individuavano un rampicante all’apparenza insignificante, scavavano sotto e tiravano fuori
una massa vegetale impregnata di acqua, grande come un pallone da calcio. Succhiavano il liquido da
lì, liquido che è veramente buono ma soprattutto è benedetto quando serve a tenerti in vita.
Queste persone non lavoravano. Potevano camminare anche per venticinque chilometri in una notte e
avere una infinita pazienza mentre aspettavano qualcosa da cacciare. La vita era dura in quel clima
spietato, eppure passavano tante notti ballando, cantando e raccontando storie alla luce dei loro
fuochi. Si sentivano totalmente a casa loro in quel mondo naturale del quale conoscevano ogni essere
vivente. Mai, nemmeno per un momento, hanno pensato di essere speciali o separati dal resto della natura.
Vi dico questo perché voglio rimarcare lenorme cambiamento negli stili di vita che ha avuto luogo
quando luomo ha iniziato a praticare lagricoltura. Improvvisamente, solo 10000-12000 anni fa, i
popoli hanno scoperto che potevano piantare semi e, ancor più importante, addomesticare gli animali.
Ma cerano solo pochi luoghi dove le condizioni naturali erano tali da rendere possibili le
coltivazioni anno dopo anno (le vallate più fertili, dove cerano fiumi) e quindi permettere lo sviluppo delle città.
Come la storia ci insegna, ben poche civiltà hanno sviluppato culture sufficientemente lungimiranti
e solide per durare più di qualche migliaio di anni: la maggior parte ha finito per sfiancare le proprie terre o è stata conquistata da vicini più aggressivi.
Poi abbiamo avuto la rivoluzione industriale, quella tecnologica e ora siamo nel bel mezzo della
rivoluzione digitale, che sta nuovamente determinando grandi trasformazioni. Praticamente viene
garantita una grande prosperità materiale ai pochi che hanno le mani in pasta o che sono vicini a
chi muove le leve del potere. Altrove la maggior parte dellumanità vive in condizioni tremende,
costretta a lavorare in tuguri con paghe da fame e a cantare le lodi delle grandi multinazionali.
Anche gli agricoltori e gli operai nelle fattorie rischiano di fare la fame oppure vengono costretti
ad adottare metodi che sanno essere dannosi per la terra. Sullintero pianeta i suoli si stanno
esaurendo, erosi dalle coltivazioni meccaniche e avvelenati lentamente dalla chimica
dellagribusiness. In questo modo abbiamo creato un sistema che non è sostenibile né positivo. Ma ci
sono tanti piccoli cambiamenti che gli individui possono apportare al loro stile di vita e che
possono modificare tutto questo. E, se saremo saggi, non aspetteremo lapocalisse prima di fare i
dovuti aggiustamenti. Non vi sto chiedendo di seguire ciecamente le mie raccomandazioni, vi invito solo a considerarle quando pensate al futuro.
LEnergia
Un giorno fui invitato a partecipare a un simposio sullenergia ed era presente un responsabile
delle pubbliche relazioni dellindustria nucleare. Ci mostrò grafici allarmanti sul consumo
energetico nel mondo dal 1800 a oggi. Il grafico partiva sostanzialmente da zero e si impennava a
velocità crescente fino a diventare quasi verticale. Quello che mancò di sottolineare era che la
linea puntava dritta a uscire dal grafico oltrepassandone i confini! È dunque sufficiente un momento
di riflessione per comprendere come sia semplicemente impossibile che tutto il mondo possa vivere
nel XXI secolo consumando energia ai livelli dellOccidente. Per migliaia di anni lenergia dei
muscoli e il calore del fuoco sono stati tutto ciò su cui lumanità ha potuto contare. Quando sono
nato, nel 1914, le cose cominciavano a cambiare radicalmente con la scoperta delle modalità con cui
sfruttare il petrolio e oggi abbiamo rilasciato tanto di quel carbone in atmosfera da non poterne
predire le conseguenze. Ma, voi mi chiederete, che differenza potrà mai fare se io salgo le scale a
piedi invece di usare lascensore o se abbasso il riscaldamento di un paio di gradi o, ancora, se
uso la bicicletta anziché lauto? Io non ne ricavo benefici sostanziali immediati perché nessuno può
in realtà ripagarmi se mi prendo cura dei beni comuni. È questa la tragedia dei beni comuni nessuno ci paga per mantenere gli oceani e laria puliti.
Ma se è vero che posso avere il controllo sulle mie azioni, e solo su quelle, allora mi importa ciò
che faccio. Non farà la differenza per il mondo intero, ma la farà per me. E cè un altro importante
fattore positivo che può aiutarci a progredire nel risparmio energetico. Quando usiamo i nostri
muscoli non lo facciamo solo per aiutare il pianeta, ma anche per mantenerci sani e in forma.
Ovviamente ci sono molte altre fonti di energia sostenibile.Quella solare, quella eolica, quella
idrica (si veda il capitolo sull’energia) sono tre naturali alternative che con le moderne
tecnologie sono più facilmente sfruttabili. Considero il bosco ceduo, quando ne viene pianificato
limpianto e il taglio, come una delle soluzioni migliori per recuperare energia solare. E non
dimentichiamo che lenergia risparmiata vale quanto quella acquistata. Spesso è più economico
comprare attrezzature a risparmio energetico piuttosto che pagare lenergia utilizzata per strumenti meno efficienti.
I Trasporti
A eccezione di chi discende da una razza di popoli nomadi, per il resto siamo tutti abbastanza
stanziali. Viviamo in un certo luogo e quello che accade dove noi viviamo ha molta più importanza
rispetto a ciò che accade a Parigi, a Londra o a Washington. Se noi potessimo tornare a gestire il
nostro mondo su scala locale, con decisioni prese su basi locali, allora molti dei nostri problemi
sarebbero risolti sul nascere. Lasciate che vi spieghi il significato di locale mettendo a confronto due villaggi: si trovano a Creta ma potrebbero essere dovunque.
Uno dei due villaggi è arrampicato sulle montagne, a sud della grotta dove Zeus è nato. Ci si arriva
solo tramite una strada non asfaltata piena di buche e assai poco agevole per i bus. Lunico
contatto con il mondo esterno che ho potuto vedere, è stato quello di un uomo su un camion parecchio
robusto che sfida le buche una volta alla settimana per portare un carico di pesce dal piccolo
porticciolo più giù, sulla costa. Dal villaggio partono le pecore che sono poi vendute per racimolare il contante che serve a pagare il pesce.
A eccezione di questo scambio, la comunità che vive sulla montagna si autosostiene. Ci sono
sufficienti terrazzamenti, benché piccoli, per coltivare grano, vigneti e ulivi. Cè un frantoio per
la spremitura delle olive. Non mancano noci e noccioli, limoneti, fichi e molti altri tipi di
frutta. Ci sono gli alveari e le pecore forniscono carne in abbondanza. Le case di questo villaggio
di montagna sono belle, semplici e confortevoli per quel clima. Gli abiti vengono realizzati dalle
donne. Cè un tessitore in un villaggio vicino, un calzolaio in un altro e un coltellinaio in un
altro ancora. Vi chiederete: e la cultura? Ebbene, si canta, si balla e si fa musica, un sacco. Ci
sono pochi libri, ma se gli abitanti del villaggio ne vogliono possono trovarli. Questa gente non paga tasse e ha un solo poliziotto. Conoscono le loro leggi e le rispettano.
Laltro villaggio che voglio descrivervi, sempre a Creta, è ai piedi della montagna e può contare su
una buona strada. Questo garantisce laccesso alla città ma permette anche a chi sta in città di
raggiungere la campagna. E sono arrivati anche i soldi della città, che sono serviti a comprare
molta terra, sradicare gli alberi secolari e le vigne e piantare ulivi dalla crescita veloce, per
poter avere olio da vendere in cambio di contanti. Ora gli abitanti devono pagare per avere lolio
di oliva e sono stati velocemente catapultati nell’economia del denaro. Tutti i tipi di commerci
hanno accesso al villaggio ed è stato aperto un piccolo supermercato. Improvvisamente la gente del
posto ha scoperto di avere bisogno di tutta una serie di cose di cui mai prima aveva avuto
bisogno. È arrivata la televisione e ha portato le immagini tanto agognate. I giovani non cantano e
non danzano più; vogliono la musica pop occidentale e la Coca-Cola. Quella strada senza buche poteva
sembrare la strada verso la libertà, ma in realtà è la strada per la tristezza, la sottomissione al
denaro e linfelicità, una strada dalla quale i giovani non riusciranno a tornare.
Il Lavoro
Tempo fa conobbi una vecchia signora che viveva da sola nella Golden Valley dello Herefordshire. Era
una delle donne anziane più felici che avessi mai incontrato. Mi descrisse tutto il lavoro che lei e
sua madre erano solite fare quando era ancora bambina: il lunedì si lavavano i panni, il martedì si
faceva il burro, il mercoledì si andava al mercato e così via. «Sembra proprio un sacco di duro
lavoro» le dissi. «Sì, ma nessuno ce lo ha mai detto» rispose con il suo accento del posto. «Detto cosa?». «Che cè qualcosa di sbagliato nel lavorare!».
Oggi il lavoro manuale viene considerato lavoro sporco e la maggior parte della gente farebbe
qualsiasi cosa pur di tenersene lontano. La miglior caratteristica di una invenzione è che faccia
risparmiare lavoro, ma non sembra importare a nessuno che il lavoro possa anche essere piacevole. Io
ho arato tutto il giorno dietro a un buon tiro di cavalli ed ero triste quando la giornata finiva!
Questo libro parla di come possiamo modificare il nostro modo di vivere e sono ben consapevole che
si tratta di una strada irta di difficoltà. Le giovani coppie che hanno contratto un mutuo per
comprarsi la casa, che devono pagare enormi somme tutti i mesi per labbonamento che serve loro a
spostarsi per andare al lavoro, che sono in rosso in banca e che si sono indebitate con le truffe
delle carte di credito, non sono nella migliore posizione per scegliere che lavoro andare a fare. Ma
perché dobbiamo cacciarci in queste situazioni? Perché dobbiamo lavorare per arricchire le banche (è
questo che stiamo facendo)? Non cè necessariamente qualcosa di male nel fare cose che danno un
profitto. Ma è quando il profitto diventa il motivo dominante che inizia il ciclo del disastro.
Occupandomi di autosufficienza ho conosciuto centinaia di persone in molti Paesi e nei quattro
continenti che hanno lasciato il lavoro convenzionale nelle grandi città e si sono trasferiti in
campagna. Quasi tutti hanno trovato un modo positivo, onesto e utile di condurre la loro esistenza.
Alcuni non hanno particolari problemi di denaro; altri sono poveri di soldi ma ricchi delle cose che
veramente contano. Sono le persone del futuro. Se non hanno debiti, sono uomini e donne felici.
La Casa
Una vera casa dovrebbe essere il contenitore per un ritorno alla ospitalità sincera, alla vera
cultura e alla convivialità, per permettere di divertirsi, per garantire un comfort pieno e
soprattutto una reale forma di civiltà. E la cosa più creativa che ognuno di noi può fare in questo
mondo è costruire una vera casa. Di fatto, il costruttore è importante quanto la casa e i lavori domestici sono i lavori più creativi e importanti sulla faccia della Terra.
Una delle caratteristiche essenziali di una buona casa è la maestria dellartigiano che lha
costruita. Io penso che tutti i manufatti artigianali delluomo emanino una sorta di radiazione
culturale a seconda dellamore e dellarte che sono state messe nella loro produzione. Un oggetto di
arredamento prodotto a livello industriale proviene da una fabbrica ad alta tecnologia dove si
lavora ad alta velocità, utilizzando materie plastiche e spesso lavorando legname che è stato
compromesso per ricavarne truciolato o con uso di collanti. I rumori e gli odori di questi posti
sono terribili. E questa porcheria industriale, anche se per qualche anno può conservare un
bellaspetto, va bene solo per le discariche (non si può nemmeno bruciare perché emette diossina).
Invece, un mobile realizzato da un artigiano porta in sé cure e attenzione, lamore per il legno.
Durerà per generazioni e costituirà unattrattiva per la casa. Naturalmente non sto dicendo che
tutti dovrebbero costruirsi da soli la loro casa e i loro mobili. Dopo tutto, se le case sono ben
costruite e la popolazione è stabile, tutti potranno ereditare una buona dimora. Quello che voglio
dire è che se siete capaci di costruirvi i vostri mobili, o anche la casa, con le vostre sole mani o con laiuto di un muratore, allora sarà meraviglioso farlo.
Il Cibo
È indubbio che i nostri amici dei supermercati abbiano compiuto molti progressi riguardo alla
complessità dei cibi preconfezionati. Ma la cosa triste è che il nostro cibo oggi viaggia per
migliaia sì, migliaia di chilometri, dal luogo in cui viene prodotto fino alle nostre bocche.
Gran parte della gente non ha mai avuto lopportunità di assaggiare il cibo fresco prodotto a
livello locale non sa cosa si perde. Questo libro parla della qualità della vita e io sono
convinto che se il cibo che mangiamo non è di qualità, allora dobbiamo solo sperare di attraversare
questa vita il più velocemente possibile. Oggi il nostro cibo proviene da luoghi molto lontani dalle
nostre tavole e viene sottoposto a innumerevoli lavorazioni industriali perché lunica qualità
ritenuta importante è che possa durare molto sugli scaffali dei negozi. Questo è cibo morto: tutta
la vita gli è stata tolta. Il cibo migliore di tutti viene dal nostro orto o dalla nostra terra.
Subito dopo viene il cibo prodotto dalle aziende agricole locali o comprato nei mercati contadini,
poi ancora il cibo che si trova nei negozi locali. Se ci prendiamo la briga di soffermarci sulla
questione, scopriamo che è il cibo vero, quello dal gusto pieno, che ci fa bene e, cosa ancora più importante, garantisce sostentamento a chi lo produce.
«Non abbiamo mai avuto una vera e propria motivazione consapevole all’autosufficienza. Abbiamo
pensato, come tante altre persone, che sarebbe stato bello coltivare le nostre verdure. Ma vivere
qui ha trasformato la nostra scala di valori. Abbiamo capito che non avremmo mai più dato agli
oggetti e alle cose materiali la stessa importanza che le altre persone vi danno. Inoltre, ogni
volta che acquistiamo qualche oggetto prodotto a livello industriale vogliamo sapere che genere di
persone lo ha fabbricato se si sono divertite o se sono rimaste vittime della noia e che tipo di
vita conducono. Vogliamo sapere dove viene svolto il lavoro. Permette veramente alla gente di
condurre una vita migliore e più semplice? O no? Vogliamo sapere quali progressi sono stati fatti,
perché si può progredire in tante direzioni diverse. Prendiamo per esempio lalbero della gomma.
Sappiamo che si suppone che i lavoratori delle fabbriche moderne conducano una esistenza più
facile rispetto agli operai agricoli di prima. Ma voglio sapere se questa supposizione è corretta.
E voglio sapere se si tratta di una vita migliore, più o meno facile che sia. Più semplice? Più
sana? Più soddisfacente dal punto di vista spirituale? O no? Per quanto possiamo, compriamo ciò di
cui abbiamo bisogno dai piccoli e onesti artigiani e dai piccoli commercianti. Finanziamo il meno
possibile i capitani dindustria, gli amministratori delegati o i giovani rampanti con la loro nota
spese. Se potessimo non finanziarli per niente, sarebbe per noi un piacere ancora maggiore».
JOHN SEYMOUR, FAT OF THE LAND, 1976
Indice
Premessa a questa edizione
Prefazione alla prima edizione 1976
Prefazione a questa edizione
Prefazione all’edizione del 2003
Introduzione
CAPITOLO 1 – IL SIGNIFICATO DELLA AUTOSUFFICIENZA
La via all’autosufficienza – L’uomo e il suo ambiente – Il ciclo naturale – Le stagioni – Il piccolo
orto – Un orto di medie dimensioni – Un lotto di terreno da mezzo ettaro – Una proprietà di due ettari
CAPITOLO 2 – CIBO DALL’ORTO
L’orto per la produzione alimentare – Il letto profondo – Seminare e piantare – La coltivazione
forzata – La difesa dalle infestazioni – Insetti infestanti, funghi e malattie – Indice illustrato
di ortaggi, erbe aromatiche e frutti – Le parti edibili delle piante – Radici – Gambi – Foglie –
Fiori e verdure da frutto – Semi e baccelli – Frutta – Colture da sovescio – La coltivazione delle
verdure – La coltivazione delle erbe aromatiche – La coltivazione della frutta – La cura degli
alberi da frutto – Verdure durante l’anno – Inverno – Primavera – Inizio estate – Estate inoltrata – Autunno – La serra
CAPITOLO 3 – CIBO DAGLI ANIMALI
La fattoria degli animali – Le mucche – La carne bovina – Le capre – I maiali – Le pecore – Il pollame – I conigli – Api e miele
CAPITOLO 4 – CIBO DAI CAMPI
Dissodare il terreno – Drenare – Irrigare – Utilizzare il bosco – Recinti e siepi – Il cavallo da
tiro – Potenzialità di cavalli e trattori – Preparazione del terreno e semina – La raccolta – I
cereali – Frumento – Macinare il grano – Avena e segale – Orzo – Mais – Riso – Coltivare semi da olio – Coltivare ortaggi da radice e tuberi – Erba e fieno
CAPITOLO 5 – CIBO DALLA NATURA SELVATICA
La selvaggina – Pesci e alimenti dal mare – Piante, noci e bacche – Funghi
CAPITOLO 6 – IL CASEIFICIO CASALINGO
Il fienile e la stalla – La latteria – Fare il burro e la panna – Fare il formaggio
CAPITOLO 7 – IN CUCINA
Il magazzino esposto a nord – La raccolta e la conservazione – Fare il pane – Conservare – Congelare
– Conservare sotto vetro – Sottaceti e chutney – Preparare marmellate e sciroppi – Torte, biscotti e budini – Carni – Pesci – Vegetali
CAPITOLO 8 – FABBRICAZIONE DELLA BIRRA E VINIFICAZIONE
Nozioni di base per la produzione della birra – Estrarre il malto dall’orzo – Fare la birra – Fare il vino – Fare il sidro e l’aceto
CAPITOLO 9 – ENERGIA E RIFIUTI
Gli scarti vegetali – Il wc a secco – La gestione dei rifiuti – Risparmiare energia – Energia dall’acqua – Calore dal sole – Energia dal vento – Combustibile dai rifiuti
CAPITOLO 10 – ARTI E MESTIERI
Il laboratorio – Costruire – Sorgenti e tubature – Nodi e corderia – Cesteria – Ceramica – Filare
lana e cotone – Tintura e tessitura – Filare il lino – Conservazione e concia delle pelli – Fare
mattoni e tegole – Lavorare la pietra – Lavorare il metallo – Costruzioni e coperture in paglia –
Falciare a mano – Lavorare il legno – Articoli per la casa – Realizzare uno stagno e un allevamento del pesce – Una fornace multiuso
Diventare un sostenitore dell’autosufficienza
Contatti e riferimenti
Glossario
Indice analitico
Ringraziamenti
Gli Autori
John Seymour
Il Grande Libro dell’Autosufficienza – Libro >> http://goo.gl/45MLY7 Istruzioni pratiche per vivere meglio risparmiando
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-grande-libro-dell-autosufficienza-libro.php?pn=1567
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