Il grande potenziale della vita

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Il grande potenziale della vita
 
Estratto da “Peaceful Death, Joyful Rebirth”

Scelto, adattato e tradotto da Raffaele Phuntsog Wangdu e Salvatore Tondrup Wangchuk

Molte persone sono, per loro indole,
pacifiche, gioiose e sagge. La loro semplice
presenza può indurre pace e felicità in coloro
che gli sono vicino. Non c’è nessuno tra noi
che non possa risvegliare tali qualità nel
proprio cuore, se solo provassimo ad aprirci
a questa possibilità e fare uno sforzo.

Ognuno di noi possiede una natura
illuminata. Le nostre vere qualità sono
essere amanti della pace, essere festosi e
saggi.

Le nostre emozioni negative e le nostre
espressioni insane sono semplicemente
tormenti – una specie di contaminazione –
non la nostra vera natura.

Per questo motivo, il Buddhismo insegna
che la nostra vita è meravigliosamente
preziosa, che possiamo usare
l’impermanenza per migliorare le nostre
vite, che possiamo utilizzare la legge del
karma per assicurarci una morte pacifica e
una rinascita gioiosa e che, tutti noi
possiamo diventare pienamente illuminati,
perciò è fondato realizzare la nostra natura
intrinseca.

Possiamo meritarci l’illuminazione non
solo in questa vita ma anche nelle vite
future, e non solo per noi stessi ma anche
per molti altri. La scelta spetta solo a noi.
Se coltiviamo la consapevolezza
della pace e della gioia, avremo
percezioni positive e rafforzando queste
buone abitudini nel nostro flusso-mentale,
questa consapevolezza trasformerà la nostra
vita e il carattere della nostra mente.

Situazioni infelici avranno poco effetto su noi
e la forza della pace e della gioia
prevarranno. Ma se non approfittiamo
proprio ora dei vantaggi di questa vita, nel
futuro potremmo cadere nella miseria della
confusione, della paura e del dolore.

Per ottenere la meta dobbiamo
perseguire una via spirituale; essa può
essere qualsiasi via che generi
consapevolezza nella pace e nella gioia, che
allenti la presa del nostro attaccamento
mentale, purifichi le turbolenze emozionali e
le nostre parole ed azioni. Questo è l’unico
modo di cambiare le nostre abitudini
negative in un karma ricco di meriti e
realizzare la saggezza interiore.

La via può richiedere l’esercizio di una o
tutte le seguenti pratiche:

• La meditazione dell’osservazione del
proprio respiro e del rimanere in
consapevolezza sul proprio respiro in
ogni momento, allo scopo di portare
tranquillità alla mente e risvegliare
la saggezza della visione profonda.

• Coltivare pensieri e sentimenti
d’amore e compassione per gli altri e
portare la mente compassionevole
nella pratica, essendo utile ai bisogni
degli altri senza seconde intenzioni.

• Devozione verso una presenza
divina che apre senza confini la
nostra mente e il nostro cuore,
distruggendo la nostra tristezza
mentale e le limitazioni emotive.

• La percezione pura di vedere e
trasformare tutti gli oggetti mentali
in fonti positive di beneficio.

• Contemplare con mente aperta la
comprensione dell’identità di
soggettivo e oggettivo.

• Cercare di vedere e sentire che tutto
ciò che sta accadendo nella vita è
irreale, come un sogno costruito e
rafforzato dalle nostre abitudini
mentali.

Quest’ultimo argomento è un aspetto
peculiare della tradizione tibetana, usato
nello yoga del sogno e altre meditazioni.

Allenare la mente a vedere la vita come
un sogno aiuta a mollare la presa
dell’attaccamento e del desiderare
ardentemente in questa vita. Così, quando
sopraggiungeranno la morte e le esperienze
post-morte, le vedremo come insostanziali,
come un sogno e saremo capaci di trattarle
con maggiore facilità. Ci sono persone che,
talvolta, mentre dormono sperimentano
una spontanea consapevolezza
riconoscendo che l’esperienza che stanno
vivendo è solo un sogno. Ci sono vari modi
di addestrarci ad avere tale
consapevolezza, come il sogno lucido.

Dovremo imparare a risvegliarci dai nostri
incubi e riconoscerli in quanto sogni, quindi
rendere impotente la nostra rabbia o paura,
cambiandole in qualcosa di positivo.

Allo stesso modo, dopo la morte,
quando saremo nel bardo, riconosceremo le
nostre esperienze come illusioni e tutte le
esperienze terrificanti diverranno inefficaci
o addirittura si trasformeranno in effetti
positivi. Si dice che se ci si addestra nello
yoga del sogno si diventa capaci di
riconoscere gli stati post-morte per quello
che sono: irreali e illusori. Si dice anche che
se si è capaci di riconoscere i propri sogni
come tali per sette volte, allora si sarà
capaci di riconoscere il bardo.

Di fatto, alcuni dicono perfino che le
esperienze del bardo sono più facili da
cambiare rispetto alle esperienze oniriche.
Secondo Tsele, i nostri pensieri sono la
cosa più importante quando ci stiamo
addestrando a incontrare i sogni e il bardo.

Dovremmo abituarci a ricordare a noi stessi
che ogni cosa che facciamo o vediamo è un
sogno o un bardo, uno stato intermedio. Se
contempliamo profondamente questa verità
avremo sicuramente successo
nell’affrontare il bardo post morte.

Per avere successo nel nostro training
durante la morte e per il post-morte, il
Mahayana ci dice che, innanzitutto,
dobbiamo cercare un maestro saggio e
realizzato. Dobbiamo imparare gli
insegnamenti che ci impartisce. Dovremmo
analizzare profondamente ciò che abbiamo
imparato e, attraverso la meditazione,
rafforzare la nostra esperienza della
saggezza degli insegnamenti. Dobbiamo
aprire il nostro cuore e la nostra mente a
tutti gli esseri, come se fossero nostra
madre, che ci ha dato la vita e si è presa
cura di noi quando eravamo piccoli e
indifesi. Dovremmo incontrare tutti gli
esseri con un’attitudine di equanimità,
compassione, gentilezza amorevole e gioia.

Dovremmo allenarci nelle sei perfezioni
(sanscr.: Paramita): generosità, condotta
etica, pazienza, applicazione gioiosa,
contemplazione e la saggezza del realizzare
la verità as it is, così come è.
Jigme Lingpa esalta così questo
concetto:

Nel “passaggio di questa vita” possa io
ottenere una vita spirituale,
possa essere gradito all’insegnante
spirituale,
possa fare affidamento sulla saggezza
dell’apprendimento, dell’analizzare e
della meditazione,
e possa allenarmi nella rinuncia,
nell’attitudine illuminata e nelle Sei
Perfezioni.

Gli insegnamenti Dzogchen ci dicono
che è cruciale sapere cosa fare dopo la
morte, quando incontreremo la “natura
luminosa” e le “visioni luminose
spontaneamente presenti” che sorgono nel
passaggio della natura ultima. Per essere in
grado di fare questo dobbiamo meditare
intensivamente in questa vita. Dobbiamo
dapprima conoscere gli insegnamenti sulla
vera natura della mente e dobbiamo
mantenere e rafforzare questa conoscenza
meditandoci su questo.

Poi, quando avremo realizzato la nostra
vera natura, dovremmo percepire qualsiasi
cosa sorge nella nostra consapevolezza –
sia in vita che dopo la morte – come la
presenza e l’espressione di quella stessa
vera natura.

Così consiglia Longchen Rabjam:

Nel passaggio della vita, proprio in
questo momento presente, dobbiamo
assicurarci la realizzazione della saggezza
della nostra consapevolezza intrinseca,
come il dharmakaya.

Quindi dobbiamo sostenere il naturale
potere meditativo nella condizione di autochiarezza.
Successivamente tutti i fenomeni
sorgono come l’energia della saggezza
spontaneamente presente.

In questa vita abbiamo la meravigliosa
opportunità, se percorriamo la giusta via
spirituale e raggiungiamo alte realizzazioni,
di attuare la nostra vera natura, la
buddhità. E se avremo devozione nei
Buddha e nelle Terre Pure, come il Buddha
della Luce Infinita e la Terra Pura di
Beatitudine, abbiamo anche la meravigliosa
opportunità di trasferire la nostra coscienza
in una Terra Pura.

Allenandoci nella meditazione del
Phowa, il trasferimento di coscienza,
potremmo rinascere direttamente in una
Terra Pura, dispensandoci dalle varie fasi
del passaggio del morire. Anche un altro
meditante può praticare per noi il Phowa,
mentre siamo vivi, morenti o nel bardo. Se
non avremo raggiunto grandi realizzazioni
spirituali, perfino se avremo accumulato
grandi meriti, patiremo l’esperienza del
passaggio del morire

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