Il Karma, come azione

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Il Karma, come azione

di Anonimo

“Karma” è una parola sanscrita che significa “azione, attività”,
attività in tutti i suoi sviluppi e in tutte le sue conseguenze :
attività fisica (ad es. picchiare), verbale (ad es. consolare),
mentale (ad es. desiderare).

La fisica ci dice che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e
contraria. La legge del karma è appunto la legge di causa ed effetto :
dall’azione è inevitabilmente provocata una reazione, che è
strettamente proporzionata alla prima.

Le azioni (compiute col corpo, con la parola o con la mente) possono
essere buone o cattive. Dalle buone derivano conseguenze felici, da
quelle cattive provengono reazioni dolorose. Queste conseguenze si
verificano in questa stessa vita o in vite future : in questo secondo
caso il karma è causa di successiva rinascita in stati di esistenza
sempre diversi a seconda dei meriti o dei demeriti acquisiti (cioè, in
qualità di uomini, di animali, deva, asura, esseri infernali o preta).

In altre parole, la legge della causa e dell’effetto – che è valida
sia in questa vita che da una vita a quella successiva – consiste nel
fatto che ogni gioia o sofferenza sia mentale che fisica è il
risultato di una causa. In particolare, la virtù porta alla gioia e la
non-virtù al dolore, cioè da un’azione positiva scaturisce felicità
mentre da una negativa deriverà sofferenza. Ogni effetto poi è un
frutto che – maturando quando giunge la sua stagione – è destinato a
diventare causa, che contiene a sua volta il seme di un ulteriore
divenire : così, la nostra attuale forma umana è un effetto del karma,
effetto che ci permette di seguire una condotta virtuosa o
non-virtuosa, cosicchè ogni individuo a sua volta crea di continuo il
proprio karma buono o cattivo. Gli stessi esseri dunque non sono altro
che anelli temporanei in una lunga concatenazione di cause ed effetti,
nella quale nessun anello è indipendente dagli altri.

In rapporto ad un determinato essere, karma è il “destino” che
quell’essere ha ereditato da cause passate e che determinano la natura
della sua futura rinascita. Il karma è quindi come una potenzialità
che viene accumulata con azioni, parole e pensieri. Esso è
paragonabile ad una ripresa cinematografica, in cui all’atto del
fotografare non sappiamo ancora se i fotogrammi sono venuti bene o
male, cosa che vedremo soltanto quando li proietteremo sullo schermo.
Così, non sappiamo ancora come ci comportiamo oggi nelle nostre azioni
e nei nostri pensieri e non sappiamo se abbiamo seminato buono o
cattivo karma : e tutto risulterà chiaro nella prossima vita. Sta di
fatto comunque che noi ogni giorno facciamo tante cose che sono causa
di una nuova rinascita come uno dei 6 tipi di esseri samsarici.

Solo un buon karma ci può procurare felicità e fortuna in questa vita
: ad es., quando fa molto caldo d’estate, se proviamo il sollievo
dell’aria fresca in una giornata afosa è il risultato d’un buon karma.
Invece, il dolore, il male, la disgrazia – perfino i brutti sogni che
ci dànno sofferenza e spavento – sono il risultato di un cattivo
karma. Anche chi è nato nell’inferno e soffre e brucia nel fuoco e
vorrebbe aria fresca ed acqua, non le può trovare perché non ha
seminato prima un buon karma per ottenerle dopo.

1 Dunque, un comportamento immorale (o negativo) è tale non perché
trasgredisce delle norme, ma perché consiste in azioni (fisiche,
verbali o mentali) che sono dannose a sé o agli altri, così come una
condotta morale (o positiva) è tale non perché obbedisce a delle
regole, ma perché produce beneficio e felicità a se stessi o agli
altri.

2 Karma non significa che la vita è determinata, ma che le condizioni
presenti sono determinate dalle azioni passate.

3 Solo i buddha sono capaci di vedere, fino al più piccolo dettaglio,
causa ed effetto in ogni cosa o persona per milioni di anni nel futuro
come nel passato.

La legge karmica è così la giustizia immanente nell’universo : essa
spiega perché, ad es., bambini innocenti muoiono in un terremoto o
sotto un bombardamento.

Infatti, tutto ciò che facciamo, diciamo, pensiamo forma dei semi, che
maturano da una vita all’altra, e noi ne raccogliamo i frutti. Da semi
velenosi maturano frutti velenosi, da semi salutari frutti sani.

Ogni atto fisico, verbale o mentale produce infatti un effetto di
ritorno su colui che agisce. Dapprima l’effetto è invisibile e
impercettibile, simile ad un’impronta o a un seme che si annida nelle
pieghe più sottili della coscienza, addirittura aldilà dell’inconscio,
nell’õlayavijñõna (che è il serbatoio o piuttosto il potenziale della
coscienza). Partendo da questo stato latente s’instaura un processo di
maturazione che si estende su parecchie vite, alla fine del quale il
seme karmico si manifesta determinando sia le circostanze generali di
una vita (sesso, nazionalità, ricchezza, possibilità fisiche,
intellettuali, affettive, ecc.) sia le condizioni momentanee (una
malattia, un incontro, un successo, un fallimento, ecc.).2 I dati sono
numerosissimi, interagiscono e il flusso costante di nuovi elementi
alimenta il potenziale karmico, mentre una continua maturazione ne
elimina antiche impronte. Si tratta di un processo che nel suo insieme
non è affatto statico, ma anzi continuamente in moto, modificando più
o meno i risultati ottenuti.

Il karma è una legge naturale che – come ad es. quella di gravitazione
– non mostra riguardi per nessuno e nella quale si manifesta la
giustizia assoluta, rimanendo esclusa ogni idea di premio o di castigo
: analogamente al fatto per cui – se mettiamo la mano sul fuoco –
questa si brucia, il che non accade per punizione di quel gesto, ma
come conseguenza naturale di un principio naturale.

E’ poi per via delle differenze nel loro karma che gli esseri non sono
tutti uguali, ma alcuni hanno vita lunga, altri breve, alcuni sono
sani, altri malati, ecc.3 ; quello che sappiamo e quello che non
sappiamo, dove siamo, se siamo di carattere allegro o triste e perfino
le sfumature di colore sulla coda di un pavone dipendono dal karma che
è stato accumulato.

I nostri corpi di ora – si è detto – sono i prodotti dei karma
precedenti e stiamo creando ora gli effetti futuri : il nostro futuro
dipende da adesso. Se tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che
abbiamo fatto in precedenza, tutto quel che saremo sarà la conseguenza
di ciò che stiamo facendo ora. L’uomo è padrone del suo destino.
Infatti, per quanto riguarda il futuro, egli è libero nei limiti del
karma da lui stesso creato in precedenza : è come se, trovandosi in
una stanza con due porte, non fosse libero di uscire a piacere
dall’una o dall’altra perché – nascosta la chiave di una di esse – si
era addormentato e ora non ricorda più il gesto da lui stesso
compiuto. Il karma è dunque la somma di cause che non hanno ancora
esaurito il loro impeto, che l’uomo stesso mise in moto in
precedenza4.

Dunque, ogni azione del corpo, della parola e della mente che sia
causata dall’ignoranza, avidità/attaccamento e odio/avversione crea
karma negativo (da cui deriva sofferenza) ; ogni azione che sia invece
priva di questi tre veleni mentali crea karma positivo (e quindi
felicità).

1 Come ha detto qualcuno : non esiste il caso, ma l’effetto conosciuto
di mille cause sconosciute.

2 Così, durante le vite passate si sono formate nella mente delle
impronte inconsce che condizionano attualmente la nostra percezione
del mondo e le reazioni emotive alle situazioni. La collera, il
desiderio, ecc. fanno parte di quelle impronte.

3 Così, se abbiamo molte malattie o una vita breve vuol dire che nelle
vite precedenti abbiamo accumulato karma negativo verso gli esseri
senzienti uccidendoli, picchiandoli o provocando loro danni fisici.
Invece, l’attuale tristezza e la depressione mentale possono essere il
risultato dell’aver provocato dispiacere, dolore mentale ad altri
esseri (anche con parole dure od offensive).

4 Noi siamo i nostri peggiori nemici perché accumuliamo del karma
negativo che produce per noi sofferenze e rinascite sfavorevoli; ma
d’altro canto possiamo ottenere la Liberazione e quindi siamo i
protettori di noi stessi, il nostro stesso rifugio, il nostro stesso
Maestro.

Quindi, dobbiamo sempre sorvegliare e controllare con attenzione i
nostri pensieri, parole ed azioni, perché quando troviamo un qualsiasi
risultato – buono o cattivo – questo dipende soltanto dalle cause di
buono o cattivo karma fatto in precedenza. Se vogliamo realizzare una
vita spirituale, dobbiamo riconoscere il male per non farlo più e non
più creare così il karma del dolore. Se in questa o nella scorsa vita
avremo raccolto un buon karma, esso ci porterà ad una rinascita in
condizioni superiori e migliori delle precedenti e potremo così
continuare la nostra via spirituale verso la Liberazione.
Diversamente, sarà molto difficile uscire dalla sofferenza e dal
saËsõra.

D’altra parte, una vita dura, irta di difficoltà, col consumare
gradualmente le scorie karmiche purifica e promuove la nostra
liberazione finale ; mentre un’esistenza che fosse solo agiata, facile
e piacevole, non essendo capace che di generare cause negative,
distruggerebbe in breve tutti i meriti acquisiti nelle vite anteriori.
Dobbiamo quindi stare attenti nel definire positiva o negativa la
situazione in cui ci troviamo. In effetti, una situazione di piacere
che tenda ad allontanarci dall’Illuminazione deve essere considerata
uno svantaggio dal punto di vista dei frutti karmici, mentre
un’avversità che ci fa aprire gli occhi va considerata più una grazia
che una punizione : ad es., chi è torturato per la sua appartenenza ad
una certa religione, da un punto di vista immediato è vittima di un
karma negativo, ma se si considera che egli così si è conquistata
l’aureola del martirio è un fruitore – in definitiva – di un karma
positivo.

Così, mentre noi dipendiamo dal karma, gli arhat, i bodhisattva e
soprattutto i buddha non subiscono più l’influenza del karma, avendolo
esaurito nel laborioso ciclo di innumerevoli nascite e morti.

Princìpi della legge karmica.

E’ un principio della legge karmica che qualsiasi azione, anche non
importante, ha molti ed importanti effetti che possono perdurare anche
per tanti anni. Come un seme di pesca che dà origine ad un grande
albero che produce molti frutti, una piccola elemosina – ad es. – ci
può far rinascere come persone oltremodo ricche.

Se si compie un certo tipo di azione, se ne sperimenterà il suo
risultato in circostanze simili e situazioni analoghe : ad es., un
omicidio in questa vita comporterà una futura rinascita infelice
(carica di tensioni e situazioni conflittuali), nella quale si
verificherà

–l’evento di venire uccisi o di vedere uccisi i propri cari ;

–la tendenza ad uccidere ancora, moltiplicando così la possibilità di
continuare ad accumulare tale karma negativo.

Se invece non avremo generato il karma appropriato, non subiremo
danni, ma rimarremo illesi in modo apparentemente miracoloso perfino
in un incidente stradale in cui perisca la maggioranza dei
viaggiatori.

Un altro principio è che i semi karmici accumulati in precedenza, non
perdono mai la loro potenzialità e maturano inesorabilmente e
inevitabilmente anche a distanza di migliaia di anni. Il debito
karmico sarà sempre portato dentro di noi fino a quando sorgerà una
particolare condizione che lo farà maturare. Tuttavia non è esclusa la
possibilità dell’azione libera e della vittoria sulla legge del karma
: vi è sì continuità tra il passato ed il presente, ma questo non
significa che il presente sia

l’unico risultato possibile del passato. Infatti, il risultato può
venire purificato mediante i “quattro poteri oppositori”, cioè
mediante una sincera confessione1.

Dunque, tutte le azioni sono seguite da conseguenze inevitabili,
seppure non immediatamente. Questi semi karmici o “tracce karmiche”
(bag-chags) esistono come potenzialità nascoste che giungono a
maturazione quando le necessarie cause (o condizioni) secondarie sono
presenti2. A causa di azioni negative commesse in questa vita o in
vite precedenti, la maggior parte delle persone ha debiti karmici da
pagare : tali debiti sono delle potenzialità che, per essere saldate,
possono causare danni al debitore, persino la morte.

Ad es., un praticante che conduce una vita virtuosa, porta la macchina
dal meccanico per far riparare i freni. Né lui né il meccanico
ricordano che in una vita precedente il praticante ha ferito
gravemente il meccanico. Ora, per la forza del seme karmico, il
meccanico senza volerlo non riesce a compiere alla perfezione il
lavoro di riparazione ; cosicchè mentre il praticante torna a casa in
macchina il difetto dei freni provoca un incidente, in cui egli rimane
ferito.

– Karma ed etica.

La causalità karmica è lo sfondo teorico dell’etica buddhista. Tale
concezione crea infatti rassegnazione (anziché ribellione) in chi
soffre, in quanto lo rende consapevole del fatto che attraverso il
proprio dolore egli sta espiando un debito anticamente contratto ; e
induce chi è felice a continuare ad agire bene per meritare la propria
stessa felicità.

Se la casa prende fuoco o la moglie si ammala, questi sono risultati
del karma e devono essere accettati (“spirito di rassegnazione”) in
quanto intrinsecamente giusti e quindi senza provare risentimento (che
sarebbe inutile) ; ma allo stesso tempo ci si deve servire di quelle
risorse che (anch’esse grazie al proprio karma) sono a portata di
mano, come ad es. la presenza dell’acqua o del medico : trattenersi
infatti dal compiere l’azione ragionevole e possibile di spegnere
l’incendio o di chiamare il medico (“mancanza d’iniziativa”)
vorrebbe dire basarsi su un risultato prematuramente giudicato in
maniera pessimistica e quindi sforzare la dottrina del karma.

Una persona si comporterà correttamente e moralmente se è consapevole
delle conseguenze dei propri atti, sapendo che «siamo puniti dai
nostri peccati, non per i nostri peccati» ; e inoltre sarà attenta
alle conseguenze karmiche anche perché la moralità è una condizione
preliminare necessaria per la pratica meditativa – che a sua volta è
la base della comprensione derivata dallo studio. Perciò i tre aspetti
del Sentiero spirituale (moralità, meditazione e studio) sono sorretti
l’uno dall’altro come una casa dalle sue fondamenta.

Poiché il karma è essenzialmente intenzione, la moralità è l’inizio
della meditazione. Imparare a disciplinare la mente è così il punto di
partenza del cammino spirituale.

I princìpi della moralità sono condensati in una lista di 10 azioni.
Le 10 azioni immorali sono l’uccisione, il furto, la sessualità
sconveniente (e queste sono le 3 azioni del corpo), la menzogna,
l’offesa, la calunnia e il parlare a vanvera (e queste formano le 4
azioni della parola), la bramosia, la malevolenza e le opinioni errate
(e queste costituiscono le 3 azioni della mente).

Le 10 azioni virtuose sono invece l’astensione da tutte quelle
sopraindicate, più le appropriate sostituzioni positive.

Le ricompense karmiche si producono nel corso della stessa vita, in
quella immediatamente successiva oppure in un più lontano futuro.

I vari tipi di karma.

1 Si tratta del rendersi conto dell’azione commessa, del provare
rincrescimento, del proposito di non ripeterla, della presa di rifugio
e recitazione del mantra di Vajrasattva.

2 L’esempio che spiega la causa primaria è il seme piantato nella
terra per far crescere la pianta. La causa secondaria è rappresentata
da tutti i fattori che permettono prima al seme e poi alla pianta il
loro sviluppo : la luce, il calore, l’acqua, il concime. Così, se pure
è compiuta un’azione come causa primaria, l’effetto e la sua
conseguenza si avranno solo se le circostanze successive (secondarie)
ne potranno avviare la maturazione che si manifesterà in quella stessa
vita o nella successiva.

Vediamo come si distingue il karma. Esso si differenzia in vari tipi :

a) un primo tipo è il “karma proiettante o propulsivo” :

questo karma è la forza che ci spinge nei diversi stati di esistenza,
cioè è l’unica forza che determina il regno (umano, infernale, ecc.)
in cui si rinascerà.

Questo karma può essere virtuoso o positivo o “bianco”, e allora è
detto ‘merito’. Deriva dall’astenersi dalle 10 azioni negative che
abbiamo visto e dal compiere le corrispondenti azioni opposte. Esso
conduce alla rinascita nel regno dei deva, in quello degli asura o in
quello umano.

Il karma proiettante non-virtuoso o negativo o “nero” deriva invece
dal commettere le 10 azioni nocive e conduce alla rinascita nel regno
degli inferni, dei preta o degli animali.

Infine il karma proiettante può essere invariabile o neutro : questo è
il karma né virtuoso né non-virtuoso prodotto da azioni come lo
scopare una stanza o il cucinare o come il fare l’elemosina senza
avere l’intenzione di compiere un’azione virtuosa o il fare
meditazione senza alcun buon movente. Esso conduce alla rinascita come
deva sia nel “regno della forma” sia nel “regno del senza-forma” ;

b) il karma può poi essere completante. Esso è la forza che – una
volta che il karma proiettante ci ha fatto rinascere in un determinato
regno – provoca la qualità degli esseri e delle loro condizioni di
vita. Ad es., la condizione di un gatto che sia nutrito e trattato
bene è il risultato di un karma proiettante cattivo (rinascita nel
regno animale) e di un karma completante buono. La condizione invece
di un uomo che soffra di continue malattie è dovuta al fatto che egli
ha un karma proiettante buono e un karma completante cattivo.

Abbiamo poi un’altra distinzione : il karma collettivo e il karma individuale.

Ciascuno dei 6 tipi di esseri ha accumulato un karma concorde ed
uniforme che fa sì che l’universo gli appaia in modo similare. Ad es.,
ciò che l’uomo percepisce come acqua (un liquido per lavarsi e per
estinguere la sete), per un animale come il pesce è il suo ambiente
naturale, per un deva è nettare che dona beatitudine, per un asura è
un’arma, per un preta è pus, per un essere infernale è lava fusa
incandescente. L’acqua è una sola, ma i modi di percepirla sono
totalmente diversi e persino contraddittori. Il modo di percepire il
mondo dipende dalla nostra visione karmica. Questo tipo di karma è
detto «collettivo produttore di apparenze».

Per contro, le differenze di corpi, di luoghi, di felicità e di pene
che sono proprie di ciascun essere, sono la manifestazione di un karma
specifico e proprio di ciascuno di essi, che è detto «karma
individuale produttore di esperienze».

1 La molteplicità delle percezioni rivela che tutte le visioni
karmiche sono illusorie. Se infatti un’identica sostanza può essere
percepita in modi tanto diversi, come può qualunque cosa avere
un’unica realtà intrinseca ?

Un realizzato, un buddha, percepisce invece il mondo come
spontaneamente perfetto, un reame di purezza totale.

Infine, il karma è di 3 tipi a seconda che se ne esperimenti il frutto
in questa vita, nella prossima vita, in due o più vite.

Va comunque ricordato che – qualunque sia il tipo di karma – esso ci
coinvolge in quel processo chiamato “samsara”, la cui natura
essenziale è l’infelicità e la cui funzione è di preparare la
sofferenza per il futuro. E il karma – che è la radice che ci mantiene
nel samsara – deriva a sua volta da una causa: i difetti mentali.

IL KARMA NEGATIVO

Vediamo ora nei dettagli il karma negativo.

Per compiere una qualsiasi di queste azioni fisiche, verbali o mentali
devono concorrere 5 fattori : l’oggetto, il movente o intenzione o
motivazione di compiere quell’azione, lo sforzo (cioè l’esecuzione
stessa di quell’azione), la presenza di una contaminazione mentale
(cioè, desiderio/attaccamento, odio/avversione, ignoranza /ottusità
mentale), la completezza o perfezione o conclusione dell’atto. Per
es., nell’uccidere un insetto dovrebbero esserci : l’insetto come
oggetto, l’intenzione di ucciderlo, l’atto di colpirlo a morte, la
presenza del difetto mentale (in questo caso sarà l’avversione) e la
morte dell’insetto. Se manca uno di questi 5 fattori, l’azione non è
completa e il karma è meno pesante.

Le 10 azioni non-meritorie o non-virtuose o negative sono quelle –
come si è detto – che portano alle esistenze infelici degli inferni,
dei preta e degli animali, a seconda della gravità dell’atto1.

La gravità (o intensità) dell’atto negativo – dalla quale dipende il
tipo di regno samsarico in cui si rinascerà – varia a seconda di
diversi fattori : la natura dell’atto, la sua frequenza, il soggetto
che lo compie, l’oggetto, la motivazione. Così, ad es.,

− l’uccisione comporta un karma più pesante del parlare a vanvera ;

− se gli atti nocivi sono numerosi o frequenti si rinasce all’inferno,
se di numero medio nel mondo dei preta, se pochi nel regno animale ;

− la stessa azione compiuta da un monaco è più grave di quella fatta
da un laico ; − la stessa azione compiuta verso i Tre Gioielli, il
proprio padre o la propria madre è più grave di quella fatta ad altri
soggetti;

− è più grave ferire o uccidere un uomo che un animale (dato che
l’essere umano ha la possibilità immediata di diventare un buddha);

− la motivazione dell’odio è più intensa di quella dell’attaccamento e
quest’ultima è più forte di quella dell’ignoranza : la 1ª fa rinascere
come essere infernale, la 2ª come preta, la 3ª come animale.

Vediamo adesso le singole azioni negative :

1) L’uccisione.

Il primo requisito è la presenza di un essere diverso dal soggetto che
uccide : questo essere è la vittima e può essere tanto un uomo quanto
un animale. Inoltre vi deve essere l’intenzione di ucciderlo, sapendo
che è vivo. Vi dovrebbe poi essere il compimento dell’atto, fatto
personalmente oppure istigando altri ad uccidere col veleno, con le
armi, con la magia nera, ecc. Vi dovrà anche essere presente un
difettomentale, che potrà – nel caso – essere l’odio (se si tratta di
un nemico), l’avidità (per ottenere la pelliccia dell’animale)1,
l’ignoranza (nel caso di chi – facendo sacrifici cruenti – immola
degli animali). Infine, vi sarà il risultato della morte.

1 In seguito poi, quando la persona ritornerà dal regno inferiore
rinascendo di nuovo come essere umano, avrà la tendenza a compiere la
stessa azione negativa e dovrà subire le corrispondenti situazioni
dolorose e di disagio anche ambientale.

2 Peraltro, anche il suicidio rientra in questa azione negativa.

Il mezzo con cui si uccide non ha importanza. Inoltre l’uccisione
fatta spingendo altri a tale atto comporta che il karma negativo più
pesante va attribuito a chi dà l’ordine di uccidere (ad es. il
comandante rispetto ai soldati). Se due persone poi uccidono uno
stesso animale (o essere umano), il loro karma è lo stesso come se
ognuno di essi avesse compiuto separatamente quell’assassinio.

L’intensità del male commesso e il karma accumulato variano a seconda
di come fu compiuta l’uccisione, il motivo e la specie dell’essere che
venne ucciso. Così abbiamo

–circostanze attenuanti : se uccido le formiche camminando oppure se
un medico uccide tentando una cura non sono assassinii se non è
presente l’intenzione di uccidere ;

–circostanze aggravanti : torturare per uccidere, provare
soddisfazione nel risultato (ad es., nella caccia o in un
combattimento), lodare l’atto di uccidere. Questi atteggiamenti
costituiscono una forma peggiore di assassinio. E così pure uccidere
il padre, la madre, il proprio Lama. Circa l’aborto, se è compiuto
dopo la 3ª settimana di gravidanza, esso è parificato in tutto a un
omicidio ; se compiuto prima, è pur sempre negativo, ma in grado
minore.

Il colpevole di un’uccisione rinascerà di norma all’inferno.

2) il furto.

Esso consiste nell’appropriarsi di qualcosa che è posseduto da altri e
che non ci viene data. Si può rubare anche attraverso la magia nera o
non pagando il pedaggio dell’autostrada. L’oggetto è la ricchezza o la
proprietà che appartiene ad altri o ciò che sia stato offerto o
dedicato a Buddha o alla Comunità monastica. L’intenzione è il
desiderio di appropriarsi dei beni per mezzo di una rapina, di una
sottrazione furtiva oppure di una condotta fraudolenta o di una
truffa. Ma si può rubare anche per collera (perché si vuol recar danno
a qualcuno), per malevolenza (perché si vuol giocargli un brutto
scherzo) o per ignoranza (perché ci si ritiene molto furbi nel
riuscire a derubare qualcuno, senza rendersi conto che ciò è un atto
negativo).

L’esecuzione è fatta personalmente oppure con l’assumere altri, cioè
per interposta persona o con l’incitare gli altri a sottrarre ciò che
non ci è dato. Il difetto mentale è l’avidità, cioè il desiderio
d’impossessarsi d’un bene altrui. L’atto del furto è completo appena
si desta la soddisfazione nella mente del ladro che nasce dal possesso
dell’oggetto rubato.

Un ladro rinascerà di solito tra i preta.

3) la condotta sessuale sconveniente.

Consiste nel comportamento immorale nei desideri sessuali.

L’oggetto è una persona dello stesso sesso ; oppure una persona
dell’altro sesso con cui non ci si dovrebbe unire sessualmente e cioè:

· qualsiasi uomo o donna diversi dal proprio marito o
moglie (adulterio) ;

· una persona che abbiamo adottato o affiliato o che è
sotto la nostra tutela ;

· i propri genitori, sorelle o fratelli o altre
persone che hanno un legame di parentela che risale a meno di 7
generazioni ;

1 Va qui ricordato che si può mangiare la carne di animali che non
siano stati uccisi intenzionalmente da noi né espressamente per noi.

2 L’azione dell’uccisione è completa quando la vittima muore prima
dell’uccisore (Se avviene l’inverso, il karma è molto negativo, ma non
è un’uccisione completa).

· una persona consacrata alla vita religiosa che ha fatto voto di
rimanere celibe o nubile (ad es. una monaca) ;

· la stessa propria moglie se i rapporti sessuali avvengono vicino a
santuari, stupa, monasteri o statue religiose1 o presso il seguito di
un lama o dove siano riunite molte persone ; alla luce del sole ;
durante le mestruazioni o quando è incinta o sta allattando ; con
pratiche innaturali ; se essa ha preso un voto, anche temporaneo, di
castità ; nelle festività religiose ; parecchie volte consecutive ;
obbligandola al rapporto, percuotendola;

· ogni persona che – secondo la legge del posto – è considerata
qualcuno con cui non si devono avere rapporti sessuali (in certi
luoghi le interdizioni sono legate a problemi di casta, di classe
sociale, ecc.).

Il 2° fattore nel compiere tale azione negativa è l’intenzione di
avere il rapporto sessuale. Il 3° fattore è il compimento concreto
dell’unione sessuale. Il 4° fattore è la bramosia/desiderio (ma vi può
essere anche l’ira/collera nel caso della violenza carnale). Il 5°
fattore è l’accettare con piacere la sensazione che deriva dal
contatto dei due organi sessuali.

Di solito il colpevole rinascerà tra i preta.

4) la menzogna.

Consiste nel parlare con falsità agli altri per ingannarli. Si può
analogamente mentire anche con un cenno, un gesto, uno sguardo. Qui
l’oggetto è un essere umano diverso da se stessi, perché vi dev’essere
qualcuno a cui parlare falsamente oppure un qualcuno di cui parlare
falsamente. L’intenzione è quella di alterare la verità, come ad es.
quando qualcuno che abbia visto sia interrogato e risponde
negativamente. Il compimento è fatto mediante la parola o l’azione
fisica che sian state precedute da pensieri ben ponderati e ragionati.
Circa il difetto mentale, può essere predominante una qualsiasi
emozione perturbatrice : ad es., il desiderio (mentire per conservare
l’amicizia di qualcuno), l’ira/collera (nascondere un’informazione
importante per ripicca verso l’altra persona), ecc. L’azione è
completata quando ciò che si vuol far credere agli altri è da questi
accettato nel modo progettato dal mentitore.

Gravissime sono le bugie dette ai propri genitori o al proprio Lama ;
si può invece essere parzialmente scusati per le bugie dette per
salvare la vita di una persona. Di solito il bugiardo rinascerà come
animale.

5) la maldicenza/calunnia/diffamazione.

Lo scopo della calunnia è di creare un dissenso e perciò di separare
due persone (o due gruppi) dicendo sia la verità che menzogne, o
d’impedire che due nemici si riconcilino.

Come oggetto si devono avere almeno due persone legate reciprocamente
da amicizia. L’intenzione consiste nel desiderio di distruggere la
loro amicizia creando la discordia. Il compimento dell’azione consiste
nel cercare di causare la loro separazione, il che può avvenire

— calunniando i due amici apertamente, in loro presenza (magari col
falso pretesto di un’amicizia sincera) ; o

— riferendo le parole diffamatorie di ciascuno dei due all’altro
(cioè prevenendo

i due amici l’un contro l’altro) ; o

1 Per cui è preferibile avere due posti distinti: uno in cui si
dispongono le statue e le immagini divine, e un altro che serve da
camera.

2 La condotta sessuale scorretta comprende anche la masturbazione e i
rapporti con prostitute o con ragazze in età di pubertà (o addirittura
più giovani).

— parlando alle loro spalle (cioè calunniandoli di nascosto).

Generalmente il difetto mentale presente è l’odio/avversione. L’atto è
completo quando i significati delle parole calunniose sono stati
compresi dalle altre parti in causa. La peggiore calunnia è quella che
tende a spezzare il rapporto tra Lama e discepoli, oppure a provocare
uno scisma in seno alla Comunità monastica.

Il calunniatore di norma rinascerà all’inferno.

6) l’offesa/ingiuria.

Consiste di solito nell’offendere i sentimenti di un’altra persona :
ad es., rinfacciandone i difetti. L’ingiuria può essere vera o falsa,
giusta o ingiusta, diretta o indiretta ; può essere rivolta a voce o
per lettera. Vi rientra anche il sarcasmo e il prendere in giro con
l’intenzione di offendere qualcuno. Usare un linguaggio aspro od
offensivo non significa solamente adoperare parolacce, ma anche parole
normali dicendole in un modo o in un momento che fanno male e
feriscono.

L’oggetto può essere sia un essere vivente sia un oggetto fisico o una
condizione : ad es. una spina nel piede, il cattivo tempo, il
televisore rotto, contro cui uno si mette ad imprecare.

L’intenzione è la decisione di ingiuriare. Il compimento consiste nel
proferire le ingiurie e cioè

– nel diffamare la persona faccia a faccia, in modo che essa ne sia
umiliata direttamente ; o

– nel diffamare indirettamente, parlandone ad una terza persona in
modo da colpire colui al quale le ingiurie sono destinate ; oppure

– pettegolare in privato durante una conversazione con l’amico della
persona che si desidera offendere.

Il difetto mentale prevalente è l’odio/avversione.

Infine, l’atto è completo non appena l’interlocutore ha compreso il
senso delle parole ingiuriose.

Il colpevole rinascerà di regola all’inferno.

7) le chiacchiere inutili e sciocche.

Esse includono qualsiasi discorso privo di significato o di scopo, e
che non sia utile per nessuno. In altri termini, è il parlare a
vanvera, senza una vera e buona motivazione.

Oggetto del parlar vano è un’altra persona o semplicemente noi stessi.
L’intenzione è quella di abbandonarsi consapevolmente a chiacchiere
futili, sciocche e spensierate. Il compimento dell’azione avviene
quando si dà inizio a pettegolezzi, frottole, racconti o canzoni
frivole e banali, leggende o miti inverosimili. Vi rientrano anche
discorsi errati e falsi dal punto di vista del Dharma, insegnamenti
corretti di Dharma a chi non li desidera o a chi non è adatto a
riceverli, preghiere rivolte a falsi dèi.

Il difetto mentale è l’ignoranza (ad es., parlare per passare il
tempo, credendo che ne valga la pena) o l’attaccamento (ad es.,
insegnamenti da parte di un Lama per suo profitto ; raccontare storie
inventate per guadagnare denaro).

Il completamento dell’azione ha luogo appena le parole futili vengono
pronunciate.

L’azione peggiore è parlare a vanvera a un meditatore, disturbando
così la sua concentrazione.

Di regola il colpevole rinascerà come animale.

8) la cupidigia/bramosia.

E’ l’eccessivo attaccamento o desiderio smodato di possedere un
oggetto appartenente ad altri e l’intenzione di ottenerlo.
L’intenzione dunque consiste nel nutrire desideri e speranze di
possedere i beni altrui. L’esecuzione consiste nel progettare, cioè
nello stabilire un piano per impadronirsi di quel bene. Questo bene –
può essere una cosa che già ci appartiene ma che noi vogliamo in
misura migliore

o maggiore (ad es., la ricchezza) per noi stessi o per la nostra famiglia ;

– può appartenere ad altri (si tratta di bramare le cose o i meriti
altrui) ; oppure

– può non appartenere ad alcuno, come quando si desiderano i tesori
sotterranei o i pesci del mare, dei quali nessuno è proprietario.

Il difetto mentale prevalente è l’avidità : che sorge, ad es., quando
si entra in un supermercato, dove si vedono esposti oggetti attraenti.
Ma vi può essere anche il difetto dell’odio : ad es., quando in guerra
si saccheggiano i possedimenti altrui.

L’azione negativa è completa appena i piani per impadronirsi dei beni
sono pronti e non si prova alcun sentimento di vergogna difronte a noi
stessi o alcuna paura di biasimo altrui.

Di solito il colpevole rinascerà tra i preta.

9) la malevolenza/malignità/cattiveria.

Essa consiste in pensieri nocivi, cioè nell’intenzione di far del male
a qualsiasi essere vivente o di danneggiare qualsiasi oggetto fisico,
nel volere che gli altri stiano male : in una parola, nel malanimo.

L’oggetto dell’azione è un essere diverso da se stessi. L’intenzione è
invece quella di uccidere, percuotere, nuocere o distruggere gli
altri. Il compimento consiste nel progettare il modo in cui compiere
il danno o la distruzione dell’altro, cioè l’atto è compiuto appena i
piani sono pronti per raggiungere tale fine ; il che può avvenire per
vari motivi :

¨ per puro astio, odio od antipatia (in quanto si tratta di un
nostro nemico) ;

¨ per paura che – come nostro rivale o concorrente – l’altro
possa ottenere più di noi ; oppure

¨ per rancore verso chi in passato ci abbia fatto un torto
benchè nel frattempo si sia scusato per la propria cattiva condotta.

Il difetto mentale dominante è l’avversione. L’atto è completo quando
il fatto di nuocere o distruggere ci appare come una cosa giusta e ben
fatta e non ci interessa più la benevolenza o la compassione.

Quando il colpevole rinascerà, di norma si troverà all’inferno.

10) le opinioni errate o falsi punti di vista.

Consiste nel sostenere uno o più punti di vista erronei, cioè contrari
al Dharma, e nel rifiutarsi ostinatamente di abbandonarli.

L’intenzione è un’opposizione cosciente – ad es. – alla legge di causa
ed effetto, ritenendo che non esiste alcun atto buono o cattivo e che
nessuno di essi porta ad alcuna conseguenza karmica.

L’esecuzione consiste nel negare ripetutamente che atti buoni e
cattivi arrechino risultati rispettivamente positivi e negativi, e
quindi è la negazione del karma e perciò dell’esistenza delle vite
passate. Ma il compimento dell’azione può anche consistere nell’idea
che – sebbene si pratichi il Sentiero buddhista – non si possa
realizzare l’Illuminazione ; cioè non credere nella Quarta Nobile
Verità (la verità della liberazione).

Il difetto mentale prevalente è l’illusione/ignoranza.

Quando si è convinti della non-esistenza sia del bene sia del male
insieme con la non-esistenza dei loro frutti e si è quindi
completamente immersi nelle opinioni

errate senza avere alcuna opinione retta che le contrasti, vi è il
completamento dell’azione negativa.

L’opinione errata più grave consiste nel negare l’esistenza del Buddha
e della sua dottrina.

Di solito, chi ha idee errate rinascerà come animale.

Oltre alla classificazione delle “10 azioni non-virtuose” (mi dge-ba bcu)

suelencate, abbiamo le seguenti categorie di azioni negative in base ai tantra:

– le 5 “senza intervallo”

– le 5 “prossime” per gravità alle 5 precedenti

– le 4 “pesanti”

– le 8 “contrarie”.

a) Le 5 azioni “senza intervallo” (mtshams-med-pa lÒa) :

sono dette così perché alla morte causano direttamente la rinascita
nell’inferno,

senza l’intervallo del bar-do :

– uccidere il proprio padre

– uccidere la propria madre

– uccidere il proprio guru o un arhat

– ferire od offendere deliberatamente un buddha

– causare discordia all’interno del sangha.

b) Le 5 azioni prossime (ñe-ba lÒa) alle “5 senza intervallo” :

– uccidere un bodhisattva

– violentare una monaca causando la rottura del suo voto

– uccidere un praticante sulla via della Liberazione

– distruggere immagini, stupa ed altri oggetti di culto

– appropriarsi illegittimamente degli introiti del saÒgha.

c) Le 4 azioni pesanti o fardelli (lci-ba b2i) : si dividono in 4
gruppi di 4 ciascuno :

1. fardelli di perversione :

– guardare dall’alto in basso gli eruditi

– trattare i saggi e i monaci in modo condiscendente

– rubare il cibo a qualcuno che è in ritiro di meditazione

– rubare gli oggetti rituali di uno yogi

2. fardelli di degenerazione :

– giurare per nascondere la propria colpevolezza

– infrangere i precetti di ærõvaka

– infrangere i precetti di bodhisattva

– infrangere i precetti tantrici

3. fardelli di parole nocive :

– inveire contro immagini sacre

– minimizzare la conoscenza di persone dotte

– criticare parole di verità

– impegnarsi in polemiche religiose con molti pregiudizi

4. fardelli del blasfemo : – avere delle visioni perverse

– ingiuriare un santo

– insultare i propri simili

– accusare una persona innocente

d) Le 8 azioni contrarie (log-pa brgyad) :

– denigrare azioni virtuose

– lodare azioni cattive

– turbare i buoni sentimenti di una persona virtuosa

– interrompere l’accumulazione dei meriti di persone fedeli

– rinnegare il proprio maestro spirituale

– rinnegare la divinità di meditazione (yi-dam)

– rinnegare i fratelli e le sorelle spirituali

– violare il samaya o la promessa fatta alla presenza del sacro mandala.

Queste sono le azioni negative. I buddha non possono togliere le
sofferenze o il karma negativo che abbiamo accumulato : il loro modo
di aiutarci e di proteggerci è di donarci e trasmetterci la
spiegazione di verità che possiamo comprendere e che, mettendo in
pratica, saranno il nostro vero rifugio. Pertanto, per evitare che da
tali azioni scaturiscano le varie sofferenze, non ci resta che
purificarle mediante :

· la meditazione sulla Vacuità o su bodhicitta ;

· la lettura di testi sacri, di sutra, ecc. ;

· la recitazione dei nomi del Buddha o di mantra ;

· il fare prostrazioni od offerte di lampade, acqua,
musica, fiori, ecc. ai Buddha ;

· la circumambulazione dei templi o degli st3/4pa ;

· il costruire o far costruire statue o dipinti sacri o tsa-tsa.

Molto importanti sono le tecniche di purificazione consistenti

− nella visualizzazione del Rifugio, in cui si immagina che nettare
luminoso entra nel nostro corpo – dal quale escono tutte le negatività
sotto forma di liquido o fumo nero, di scorpioni, ragni, ecc. ;

− nella recita del “mantra delle 100 sillabe di Vajrasattva”,
generando il pentimento per aver commesso azioni negative e quindi la
ferma determinazione di non compierle più in futuro – pensando
contemporaneamente che si sta purificando non solo se stessi ma anche
tutti gli altri esseri senzienti.

IL KARMA POSITIVO

Il merito (o karma positivo) proviene da ciò che è virtuoso o benefico
: dall’amore, dalla disponibilità al bene altrui, dall’accontentarsi
di ciò che si ha. E’ dunque l’energia virtuosa, risultato delle azioni
positive di corpo, parola e mente; essa consente rinascite fortunate,
cioè quelle come essere umano, asura o deva.

In particolare, gli atti benèfici del corpo, della parola e della
mente consistono nelle seguenti 10 azioni meritorie o virtuose :

1. salvare e proteggere la vita degli altri esseri ;

2. essere generosi a tutti i livelli (cioè, praticare la prima põramitõ);

3. avere una buona moralità sessuale (essere fedeli e rispettosi
del proprio partner) ;

4. dire la verità ;

5. parlare solo quando è necessario, a ragion veduta e in modo ricco
di significato ;

6. diffondere armonia e riconciliare i nemici ;

7. essere benevoli e trattare gli altri con calma e dolcezza ;

8. essere soddisfatti di ciò che si ha ;

9. aver compassione per tutti gli esseri e rallegrarsi della loro
felicità ;

10.abbandonare le sciocche ed errate concezioni della
realtà e sviluppare la corretta comprensione del Dharma.

Facendo queste azioni positive, si ha l’accumulazione dei meriti. Essa
è preliminare all’altro tipo di accumulazione : quello della suprema
conoscenza (o saggezza), che si sviluppa a partire dal primo. L’unione
di entrambe le accumulazioni darà come risultato – a lungo andare – lo
stato di buddha o Illuminazione : sono come le due ali di un uccello,
necessarie entrambe per poter volare.

Il karma positivo porta alla rinascita come deva, asura o essere
umano, a seconda dell’intensità dell’atto virtuoso compiuto. Tale
intensità varia a seconda di diversi fattori, analogamente a quanto si
è visto per il karma negativo : così, ad es.,

– offrire del cibo ad un uomo è azione migliore di sfamare un animale ;

– donare un oggetto di qualità eccellente crea un karma più intenso
che offrire un oggetto di qualità mediocre;

– avere la motivazione di bodhicitta nell’aiutare una persona in
difficoltà crea un potere positivo più forte di qualunque altra
motivazione ;

− la motivazione dell’orgoglio/superbia fa rinascere come deva, quella
della gelosia/invidia come asura e quella del desiderio come essere
umano.

Inoltre, il karma positivo porterà come frutto nella prossima vita :

a)la naturale predisposizione a compiere il bene in maniera entusiastica ;

b)le seguenti circostanze positive :

−longevità e poche malattie, come risultato del non aver ucciso ;

−ricchezza, se non si ha rubato ;

−un coniuge bello e virtuoso e pochi nemici, se non ci si è comportati

sessualmente in modo scorretto ;

−essere amati e lodati da tutti, se non si è mentito ;

−essere rispettati da chi ci circonda, se non si ha calunniato ;

−essere trattati gentilmente, se non si ha offeso ;

−essere ascoltati con attenzione e considerazione, se ci si è astenuti dalle

chiacchiere inutili ;

−facile realizzazione di ogni obiettivo, se ci si è astenuti dalla bramosia ;

−non essere oggetto di cattiverie, se non si è stati malevoli ;

−possedere un modo di vedere corretto e conforme alla realtà, se abbiamo

rinunciato alle idee errate.

Quando – come si è accennato – il karma positivo è contemporaneamente

contaminato da difetti mentali (orgoglio, gelosia, ecc.), è detto
“impuro” (e allora

porta alle citate rinascite superiori) ; mentre quando è unito alla
saggezza (cioè alla

conoscenza della Vacuità e quindi è privo di kleæa) è detto “puro” (e
allora porta

Ma diventa virtuosa anche qualsiasi azione neutra se la compiamo
dedicandola al bene degli altri. Ad es., quando mangiamo pensiamo che
ciò serve al nostro corpo che ha bisogno di stare in salute per
aiutare gli altri ; quando indossiamo bei vestiti, ci pettiniamo e ci
trucchiamo pensiamo che gli altri saranno più felici e contenti nel
vederci così sistemati ; quando accendiamo la luce della stanza,
pensiamo come sarebbe bello se tutti venissero invasi dalla luce
dell’Illuminazione.

alla liberazione dal saËsõra) : ad es. compio l’azione virtuosa di
aiutare una persona in difficoltà, pensando contemporaneamente alla
mia Vacuità e con la comprensione che il soggetto, l’oggetto e
l’azione stessa sono interdipendenti.

E’ sempre bene tenere nascoste le nostre azioni positive, tranne in
quei casi in cui svelarle sia utile agli esseri senzienti. Non bisogna
fare pubblicità ai nostri atti virtuosi perché, così facendo, il
pensiero nascosto di impressionare per essere ben considerati o di
diventare famosi quali persone spirituali e positive, inquinerebbe
tutte le cose buone che si fanno rendendole impure.1

Questo precetto vale ancora di più per le pratiche tantriche.
Infatti, è molto negativo dire “ho preso questa o quest’altra
iniziazione” oppure “pratico questo tipo di tantra”, perché la
speranza di esser ben considerati porta alla degenerazione della
pratica tantrica e del suo potere.

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