Il Lato Spirituale del Suono
di Massimo Claus
Viaggio oltre il suono
La consapevolezza dell’ascolto
La musica è solo uno dei diversi impieghi del suono.
Ci sono suoni importanti nella vita d’ognuno di noi, suoni che non sappiamo imitare. Mistiche
vibrazioni perse nell’aria, che vagano alla ricerca di un luogo su cui posarsi per lasciarsi
ascoltare. Lontano, nella nostra coscienza, esiste una fragile chiave capace di aprire i cancelli dei nostri più segreti silenzi.
Dove si nasconde la nostra percezione? Perché si allontana, da noi? Ci sono suoni buoni, altri
invece che non sorridono. Quelli che impariamo a riconoscere a volte ci sfuggono per non lasciarsi
ascoltare fino in fondo, per restare capaci di nutrirci, così come ci nutre un paesaggio, la neve che cade, l’acqua che scorre.
Suoni che restano dentro di noi come profumi che non dimenticheremo mai e non vogliamo dimenticare,
come la voce di una madre, di un padre, di un figlio. Fra i suoni, quelli buoni, avremmo voglia di
ascoltarli, ma spesso non conosciamo il linguaggio, perché ci sfuggono per il troppo desiderio di
pace, di sereno, di sole che sentiamo dentro come un colpo di tosse. Imparare a riconoscere il loro
segreto, distinguerli fra i rumori di fondo che scorrono come i titoli di coda di un film che non siamo riusciti a vedere. Questa è la meta, tutto può incominciare da li.
Viviamo le nostre vite su ciò che vediamo, quando in realtà quello che più conta c’è ma non si vede,
come l’aria che respiriamo, la paura, l’amore. Allora perché non provare a fermarci, ascoltare, respirare, cercare di essere realmente liberi perché sinceramente partecipi.
Il mondo è ricolmo di suoni, di colori, d’aria non ancora respirata dalla paura, di sogni buoni
ancora per essere sognati. Come fare allora per divincolarci, per sciogliere le catene
dell’abitudine e planare aldilà di noi? Abbiamo già tutto ciò che ci occorre: L’udito. Impariamo ad
ascoltare, fermiamoci a sentire, perché si sente con gli orecchi e col cuore. Usiamo il verbo
“sentire” anche quando parliamo di sentimenti. Questo, dovrebbe svegliarci dal nostro torpore,
divincolandoci dalla nostra confusa abitudine di concentrarci sempre su ciò che ci manca e mai su
ciò che abbiamo, che è nostro. Portiamo la nostra attenzione per un momento a ciò che sentiamo, ora,
in questo preciso momento. Aspettate, datevi il tempo di collegarvi. visto? Per un attimo siete
stati davvero liberi, avete volato, siete stati presenti. Concedetevi ogni giorno un tempo per volare, graffiatelo alla vostra corsa: fermatevi.
Anche il suono del traffico cambierà, perché questa volta, per la prima volta lo ascolterete. Non vi
prenderà alle spalle. Presto, vi accorgerete che tutto ciò che ci disturba, lo fa solo perché non ci
fermiamo ad ascoltarlo. Tutto se volete può cambiare. Tutto può davvero fare parte del vostro volo.
Ritornerete riposati, sorridenti. Perché la chiave si nasconde dietro alla nostra consapevolezza. Ora è arrivato il momento. Aprite i cancelli!
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