Il lila di Sri Anandamayi Ma – 2f

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Il lila di Sri Anandamayi Ma

di Bhaiji

parte seconda e fine

La prima apparizione pubblica di Sri Ma avvenne in occasione del Kali puja del 1925, che ella
accettò di condurre con riluttanza. Durante la cerimonia ella pose sulla propria testa i fiori e la
pasta di sandalo che dovevano essere posti sulla statua di Kali. Si produsse un cambiamento, la sua
carnagione si scurì, i suoi occhi s’ingrandirono smisuratamente, tutti i presenti la videro sotto i
tratti di Kali. Permise il sacrificio di una capra, secondo la tradizione, ma fece intendere che nei
prossimi Kali puja ai quali avrebbe partecipato non voleva che si sacrificassero animali. Spiegò che
il vero significato del sacrificio animale è quello di sacrificare la propria natura inferiore o
animale, vivendo in maniera tale da innalzarsi alla vera natura Divina dell’uomo.

Nell’ottobre del ’26 le fu di nuovo chiesto di celebrare il Kali puja. Ancora una volta ella deviò
dal rituale tradizionale; nel momento dell’offerta del sacrificio (che non permise), suggerì di
conservare il fuoco sacrificale per un mahayajna (sacrificio in favore di tutti gli esseri). Quel
fuoco si conserva ancora negli ashram di Benares, Dehradun e Naimisharanya. Secondo la consuetudine,
alla fine del puja la statua della dea viene immersa nell’acqua. Su richiesta di una devota la Madre
diede istruzioni affinché la statua fosse conservata; in seguito fu installata nell’ashram di Ramna.
Nel corso di queste e altre cerimonie, Mataji si trasforma e appare sotto i tratti gloriosi di Durga
o quelli terrificanti di Kali. Il giorno dell’anniversario di Krishna apparve come lo stesso
Krishna. I suoi tratti si trasformano completamente.

Su consiglio della madre, nel giardino del nawab si organizzarono kirtan e cerimonie religiose,
senza incontrare opposizione da parte dei musulmani. Mataji si meritò il rispetto e la stima della
famiglia del nawab e della comunità musulmana. Spesso ella manifestò apertamente la sua reverenza
per l’Islam. La Madre si considera nello stesso tempo cristiana, musulmana, indù, “tutto quello che
volete”. Tuttavia la maggior parte dei suoi devoti sono indù. Tra il ’25 e il ’26 arrivarono alcuni
tra i suoi più grandi devoti: Gurupriya Devi, chiamata Didi (sorella), che si oppose al piano dei
genitori che volevano sposarla, e che Sri Ma accolse con le parole “Dove sei stata tutto questo
tempo?”, come se si trattasse di una vecchia conoscenza. Didi divenne la persona più intima di Sri
Ma, aiutandola prima nei doveri di casa e poi nella direzione dei vari ashram che le si crearono
intorno. A lei dobbiamo la registrazione più completa del Lila di Mataji. Un altro grande devoto fu
Bhaiji (fratello maggiore), che nel suo magnifico libro “Matri Darshan” ci ha lasciato una preziosa
testimonianza degli anni trascorsi con la Madre.

Intorno a questo periodo (1926) la gente cominciò ad andare regolarmente da Anandamayi Ma,
aspettandosi la guarigione dei mali fisici. Ella fece però capire che avrebbe curato solo quando era
portata a farlo, secondo il suo kheyala. I miracoli si moltiplicarono. Di questo periodo Mataji
disse: “Avevo il kheyala di essere come un sadhaka; era perciò naturale che si manifestassero
spontaneamente le caratteristiche proprie ad un’intensa ascesi. Il vero sadhaka non attribuisce
alcuna importanza ai poteri che si sviluppano in lui, e può non farne un uso deliberato. Tuttavia le
persone possono trarre grande profitto dall’abbondanza che straripa dal suo sforzo cosciente”.

Gradualmente la vita di Mataji ritornò ‘normale’, e i fenomeni strani scomparvero quasi del tutto.
Alla fine del 1926 il “gioco della sadhana” era terminato. Fu allora che la Madre permeata di Gioia
abbandonò la vita sedentaria, viaggiando incessantemente per tutta l’India del centro-nord.
All’inizio del 1927 Sri Ma e il suo seguito visitarono Rishikesh e Hardwar. Mentre erano in
quest’ultima città, Ella ordinò a Didi e al padre di questa di rimanervi tre mesi e praticare tapas
in solitudine. Prima di ritornare a Dacca, Sri Ma si fermò a Mathura, Vrindaban e Benares. In
aprile, in occasione del trentunesimo anniversario della Madre, Bhaiji suggerì che in suo onore si
facessero puja e kirtan. Da allora, ogni anno si celebra il compleanno di Mataji, con festeggiamenti
che durano più di una settimana e ai quali partecipano grandi folle di devoti. Ci si potrebbe
chiedere perché Mataji permetta queste celebrazioni.

Nel 1956, in occasione del suo sessantesimo compleanno, un devoto le chiese quale fosse il
significato di quella festa. La risposta fu che è vero che lei non è mai nata, come neanche Il
Signore Krishna, eppure si celebra la Sua nascita. Queste feste, di carattere unicamente religioso,
servono a focalizzare l’attenzione della gente sul Divino, aumentandone così la devozione e la
ricettività spirituale. A Bhaiji si deve anche l’aver incluso come parte integrale dei kirtan i
canti devozionali rivolti a Sri Ma. All’inizio del 1928 Bholanath perse il posto di lavoro. Nel
settembre dello stesso anno, durante una visita a Benares, Mataji incontrò M. Gopinath Kaviraj, uno
dei più grandi studiosi di sanscrito. Egli divenne uno dei suoi più ardenti devoti, e pubblicò
parecchi libri su di lei. A Benares le folle si accalcavano per avere il darshan di Sri Ma. Ciò che
era rimasto della sua vita ‘privata’ venne sostituito dai suoi doveri verso coloro che cercavano in
lei un rifugio spirituale. Bholanath dovette adattarsi a una vita che aveva poco o niente della
normale esistenza familiare. Nel dicembre del 1928 Mataji vide che era venuto il tempo
d’intensificare la sadhana di Bholanath, così gli disse di andare a praticare la meditazione
solitaria a Tarapith, un luogo sacro caro agli asceti.

Quando i devoti vollero celebrare il compleanno di Sri Ma del 1929, si accorsero che l’ashram di
Siddheswari non bastava più a contenere tutti. Le celebrazioni furono dunque spostate nell’ashram
appena completato di Ramna, a Dacca. Alla fine della festa, Sri Anandamayi Ma annunciò la
risoluzione di lasciare Dacca quella stessa notte. A Bholanath chiese il permesso di partire,
premettendo che se avesse rifiutato Ella avrebbe lasciato immediatamente il corpo. Il pellegrinaggio
la portò nell’Himalaya, ad Ayodhya e a Benares. Dopo il ritorno a Dacca non fu più in grado di
tenere in mano gli utensili da cucina, e dovette abbandonare tutti i lavori di casa. Bholanath
protestò e cadde malato. Nelle parole di Mataji: “Per alcuni giorni provai a cucinare con l’aiuto di
mia madre… non avevo obiezioni e per me non faceva differenza… ma dopo pochi giorni Bholanath
cadde malato e quindi m’ammalai anch’io. Così, dopotutto, non s’arrivò a niente”. Evidentemente il
Lila familiare era terminato.

A quel tempo risale il primo incontro di Sri Ma con la comunità accademica, convenuta a Dacca per un
congresso di filosofia indiana. Gli studiosi andarono a trovarla e l’interrogarono per ore sulle
questioni più profonde e difficili. Ella rispose spontaneamente, con serenità e precisione, libera
da ogni pastoia metafisica. Il numero dei devoti crebbe sempre più. Seguì un periodo di viaggi
apparentemente a caso per tutta l’India del nord. Nell’agosto del 1930 Sri Ma, assieme a Bholanath,
intraprese il suo primo viaggio nell’India del sud, fino a Capo Comorin.

Nel 1932, dopo le celebrazioni per il suo compleanno, la Madre manifestò l’intenzione di lasciare
Dacca per sempre. A tarda notte fece chiamare Bhaiji, che con Bholanath fu l’unico ad accompagnarla,
e quasi senza niente i tre partirono da Dacca e andarono nell’Himalaya. Dal 1932 ad oggi il Lila
della Madre Permeata di Gioia è stato un interminabile susseguirsi di feste religiose, puja, kirtan
e satsanga. Ognuno vorrebbe che Sri Ma santificasse la propria casa con la sua presenza. A Calcutta
i devoti sono innumerevoli. La Madre continua a muoversi per tutta l’India del nord circondata dai
discepoli più intimi e attesa sempre da migliaia di devoti che sperano di beneficiare della sua
presenza. Ovunque lei vada, la concentrazione viene sempre rivolta al Divino. Mataji chiama
continuamente l’umanità a risvegliarsi dal sonno dell’ignoranza alla realizzazione dell’Uno.

Dei suoi devoti più intimi, Bhaiji morì ad Almora nel 1937, poco dopo aver preso sannyasa dalla
Madre. Bholanath morì di vaiolo nel 1938. L’anno successivo la madre di Sri Ma, Didima, prese
sannyasa col nome di Swami Muktananda Giri e servì al fianco della figlia fino alla morte (1970).
Didi Gurupriya Devi, la grande compagna della Madre, ha lasciato il corpo nel 1981.

Dato il grande numero di devoti in tutta l’India (come pure in Europa e in America) e il formarsi di
più di venti ashram intorno alla Madre, nel 1950 fu stabilita a Benares la Sri Sri Anandamayi
Sangha. La Madre non è in alcun modo coinvolta nell’amministrazione o nel controllo del Sangha.
L’unica cosa di cui lei è personalmente responsabile è l’annuale Samyam Vrata, cominciato nel 1952.
Si tratta di una settimana di ritiro, nel corso della quale si pratica un’intensa disciplina
spirituale sotto la guida diretta di Sri Ma. Sollecitando l’uomo a rinunciare al mondo almeno per
una settimana Anandamayi Ma gli chiede di praticare almeno un po’ quella rinuncia che è il suo modo
di vivere da più di mezzo secolo.
A quelli che si rattristano nel vederla partire continuamente, la Madre Permeata di Gioia risponde:
“Io non vado da nessuna parte, sono sempre qui. Non c’è né andare né venire, tutto è Atman”.

O ancora: “Ovunque voi siate, io sono sempre con ciascuno di voi, ma voi vi lasciate prendere dalle
cose materiali e non vi resta molto tempo per rivolgere i vostri pensieri e le vostre azioni verso
questo corpo. Che ci posso fare? Ma sappiate che qualsiasi cosa diciate o facciate, che mi siate
vicini o lontani, niente mi sfugge. Come la vostra figura può uscire subito dall’ombra accendendo
una luce, così m’appaiono tutte le espressioni del vostro viso allorché meditate su di me, parlate
di me o m’invocate”.

Sri Sri Anandamayi Ma entrò in Mahasamadhi (l’uscita finale di uno yogi dal corpo) nell’estate del
1982.

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