Il Maestro disse – pregiudizi razziali di Yoganandaji

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Parole di Yoganandaji, da: “Il Maestro disse”

Parlando un giorno dei pregiudizi razziali, il Maestro disse: “A Dio non
piace essere insultato quando porta i Suoi vestiti scuri”.

“Anche se cerco di calmare la mente, mi manca l’abilita’ di bandire i
pensieri irrequieti e di penetrare nel mondo interiore”, osservo’ un
visitatore. “Certamente mi manca la devozione”.
“Star seduto nel silenzio cercando di sentire la devozione, spesso potra’
non portarvi in nessun luogo” disse il Maestro. “Ecco perche’ io insegno le
tecniche scientifiche di meditazione. Praticatele, e sarete capace di
staccare la mente dalle distrazioni sensorie e dal corso dei pensieri
altrimenti interrotti”. E aggiunse: “Col Kriya Yoga la coscienza opera su un
piano superiore; la devozione per l’Infinito Spirito scaturisce allora
spontanea nel cuore umano”.

Uno studente era dubbioso circa la propria capacita’ di perseveranza. Per
incoraggiarlo, Paramahansa disse: “Il Signore non e’ distante, ma
vicinissimo. Io Lo vedo ovunque”. “Ma signore, voi siete un Maestro!”,
protesto’ l’uomo. “Tutte le anime sono eguali”, replico’ il Guru.”L’unica
differenza fra voi e me e’ che io ho fatto lo sforzo. Ho dimostrato a Dio
che Lo amo, ed Egli e’ venuto a me . L’amore e’ la calamita alla quale Dio
non puo’ resistere”.

“Maestro non credete nel matrimonio?”, si informo’ uno studente. “Spesso
parlate come se foste contrario”. Paramahansa rispose: “Il matrimonio e’
superfluo e controproducente per coloro che, avendo fatto la rinuncia
interiore, cercano intensamente Iddio, l’Amante Eterno. Ma ,nei casi
ordinari, non sono contrario al matrimonio vero: due persone che uniscono la
loro vita per aiutarsi l’un l’altra a raggiungere la divina realizzazione,
fondando il loro matrimonio sulla giusta base: l’amicizia incondizionata. La
donna e’ mossa principalmente dal sentimento, l’uomo della ragione. Il
matrimonio ha lo scopo di equilibrare queste due qualita’. “Oggi non ci sono
molte unioni d’anime, perche’ i giovani ricevono ben pochi insegnamenti
spirituali. Emotivamente immaturi e instabili, sono di solito influenzati da
un fuggevole attrazione sessuale, o da considerazioni mondane che ignorano
il il nobile scopo del matrimonio”.E aggiunse: “Spesso io dico loro: ‘Prima
affermatevi irrevocabilmente sul divino sentiero; poi, se vi sposate, non
commetterete un errore!”.

“Il Signore non profonde forse la Sua grazia piu’ abbondantemente su alcuni
uomini che non su altri?”, chiese un allievo. Paramahansa rispose: “Dio
sceglie quelli che Lo scelgono”.

Due signore usavano lasciare la loro automobile aperta quando la
parcheggiavano. Il Maestro disse loro: “Prendete le giuste precauzioni.
Chiudete la vostra macchina”. “Dov’e’ la vostra fede in Dio?” esse
esclamarono. “Io ho fede”, rispose Paramahansa, “ma cio’ non significa
trascuratezza”. Esse pero’ continuarono a non chiudere l’automobile. Un
giorno esse lasciarono molti oggetti di valore sul sedile posteriore, e i
ladri li rubarono. “Perche’ aspettarsi che Dio vi protegga se voi non vi
curate delle sue leggi della ragione e della precauzione?”, disse il Maestro
“Abbiate fede, ma siate pratiche e non tentate gli altri”.

Alcuni discepoli, afferrati dal turbine dell’attivita’, trascuravano la
meditazione. Il Maestro li ammoni’: “Non dite: Domani meditero’ piu’ a
lungo. Improvvisamente vi accorgerete che e’ passato un anno senza che
abbiate messo in pratica le vostre buone intenzioni. Dite invece: ‘ Tutto
puo’ aspettare, ma la mia ricerca di Dio non puo’ aspettare'”.

Uno studente confido’ al Maestro: “Trovo difficile conservare le amicizie
che faccio”. “Scegli con cura le tue compagnie”, disse Paramahansa “Sii
cordiale e sincero, ma mantieni sempre una piccola distanza di rispetto. Non
dare mai troppa familiarita’ alla gente. E’ facile farsi degli amici, ma per
conservarli devi seguire questa regola”.

Un certo allievo tendeva a esaminarsi continuamente per scoprire dei segni
di progresso spirituale. “Quando un uomo ha donato il proprio cuore a Dio,
diviene cosi’ completamente assorbito in lui da realizzare appena di avere
gia’ risolto tutti i problemi della vita” – disse il Maestro. ” Gli altri
cominciano a chiamarlo Guru. Meravigliato, egli pensa : ‘Cosa? Questo
peccatore e’ diventato un santo? Signore, possa la Tua immagine risplendere
cosi’ chiaramente sul mio volto che nessuno veda me, ma soltanto Te!”.

“Non sono pericolose le vostre dottrine sul controllo delle emozioni?”,
domando’ uno studente. “Molti psicologi affermano che la repressione conduce
a disadattamenti pschici e perfino a malattie fisiche”. Il Maestro rispose:
“La repressione e’ dannosa quando ci si aggrappa al pensiero di volere una
cosa, ma non si fa nulla per ottenerla. E’ beneficio invece l’autcontrollo,
quando si sostituiscono ai cattivi pensieri pensieri giusti e si convertono
gli atti reprensibili in azioni utili”.

Per aiutare un allievo a far decollare l’aeroplano del suo pensiero, il
Maestrfo narro’ questa sua esperienza: “Un giorno vidi un gran mucchio di
sabbia sul quale si arrampicava una piccola formica. Mi dissi:’ Questa
formica deve pensare che sta calando l’Himalaya. Il mucchio poteva sembrare
gigantesco alla formichina, ma non a me. Similmente, un milione dei nostri
anni solari possono essere meno di un minuto nella mente di Dio. Noi
dobbiamo allenarci a pensare in termini grandiosi: Eternita’! Infinito!”.
Yogananda e un gruppo di discepoli facevano la loro passeggiata serale sul
prato dell’Eremitaggio di Encinitas. Uno dei giovani chiese informazioni su
un certo santo il cui nome gli sfuggiva. “Signore”, disse “e’ quel Maestro
che vi apparve qui alcuni mesi fa”.

“Non ricordo”, replico’ Paramahansa “Era nel giardino, in fondo, Signore”.
“Molti vengono a trovarmi qui; io vedo alcuni che sono andati oltre, e altri
che sono ancora sulla terra”. “Com’e’ meraviglioso, signore!”. “Dovunque e’
un devoto di Dio, la’ vengono i suoi “. Il Guru tacque per qualche minuto,
mentre eseguiva alcuni esercizi. Poi disse: “Ieri, mentre meditavo in camera
mia, desiderai conoscere certi particolari sulla vita di un grande Maestro
dei tempi antichi. Egli si materializzo’ dinanzi a me. Rimanemmo per lungo
tempo seduti sul mio letto, fianco a fianco, tenendoci per mano”. “Signore,
vi racconto’ la sua vita?”. “Be'”, rispose Yogananda “nello scambio di
vibrazioni mi si rivelo’ tutto il quadro”.

Un certo esigente discepolo arrivava inaspettatamente al Centro di Mount
Washington e faceva frequenti telefonate interurbane al Maestro. “E’ una
persona strana”, osservo’ una volta Paramahansa, “ma il suo cuore e’ col
Signore. Malgrado i suoi difetti egli raggiungera’ la sua meta, perche’ non
lascera’ in pace Iddio finche’ non ci sara’ arrivato”.

“Ci sono tre tipi di devoti”, diceva il Maestro “I credenti che frequentano
la chiesa e si accontenano di questo; i credenti che vivono una vita retta,
ma non fanno alcuno sforzo per raggiungere l’unita’ con Dio; e i credenti
che sono decisi a scoprire la loro vera identita’”.

Un discepolo era fedele e sempre pronto a svolgere qualsiasi compito che gli
venisse assegnato dal Guru; ma, per gli altri, non voleva far nulla. Per
correggerlo, il Maestro disse: “Dovresti servire gli altri come servi me.
Ricordati che Dio abita in tutti. Non trascurare nessuna opportunita’ di
farGli piacere”.

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