Il mio Tai Chi, il libro della vita
di Francesco Curci
Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di scrivere un articolo con
questo titolo! Da trent’anni pratico meditazione Zen, a cui si sono aggiunte
le arti marziali esterne e la pratica degli stili interni cinesi, tra cui il
Tai Chi.
L’umiltà insita nelle filosofie orientali, la devozione per i maestri con
cui ho l’onore di studiare, Yang Lin Sheng e Liu Chun Yan, la meticolosa
ricerca della purezza di stile di questa scuola di Tai Chi tradizionale,
tutto farebbero pensare tranne addirittura asserire che io possa insegnare
un “mio” Tai Chi.
E invece l’esperienza diretta, il confronto con allievi provenienti da altre
scuole, le piacevoli occasioni d’incontro con altri insegnanti, mi hanno
portato a rendermi conto di questa evidenza: ognuno insegna un Tai Chi
diverso.
Certo non bisogna pensare a delle personalizzazioni di stile, anzi! Buona
parte dei miei studi sono rivolti a cogliere gli infiniti dettagli, interni
ed esterni, che i maestri propongono, ma esiste qualcosa che va oltre le
posizioni, oltre la forma fisica, oltre lo studio dei benefici per la
salute, qualcosa che anima ogni nostro respiro, ogni nostro gesto, ogni
insegnamento che cerchiamo di tramandare. Questa fonte, diversa per ognuno
di noi, è ciò che pulsa nel nostro cuore!
È questo che fa sì che l’insegnamento differisca per ognuno di noi, non
tanto per il cosa si insegna, ma per il come e perché si insegna. E così
eccoci di fronte ad uno dei mille paradossi della vita, tanto cari ai
taoisti, studio con maestri che hanno appreso il Tai Chi direttamente dalla
famiglia Yang, che ha originato lo stile più diffuso al mondo, ma al tempo
stesso cerco di diffondere quei messaggi e quegli insegnamenti che affondano
le radici nelle antiche filosofie orientali, proprio come insegna la
tradizione, cioè tramandandoli da cuore a cuore.
La mia scelta di vita, quella di lasciare la grande città e un lavoro
strutturato per andare a vivere a contatto con la natura dedicando gran
parte degli studi e risorse al benessere delle persone, mi ha permesso di
trovare il tempo e la concentrazione per studiare e proporre una didattica
che, attraverso le posizioni tradizionali, possa sublimare il vero scopo
della maggior parte delle meditazioni, che credo non sia il solo
rilassamento psicofisico del momento, ma bensì il riconoscimento interiore
di un approccio alla vita che ci permetta di vivere meglio il quotidiano
divenire.
Star meglio, in queste due parole si può riassumere l’umana tendenza della
storia dell’uomo. Ognuno di noi compie gesti quotidiani nell’assoluta
convinzione che questi gesti possano preservare e, se è possibile,
migliorare la propria vita. Tutti in buona fede, dalle carceri agli altari,
eppure… Eppure sappiamo bene in quale costante difficoltà emotiva si
trovino a vivere moltissime persone.
Da qui sono partito con il “mio” Tai Chi, dal cercare di entrare in empatia
col sentire degli allievi, dal notare come facili sbilanciamenti in avanti o
indietro traducano profondi e spesso sistematici approcci alla vita, corpi
lontani che raccontano di gioie e dolori, di successi e disgrazie, di
sorrisi in fiore e di lacrime autunnali. Persone a cui si riempie il cuore
di tristezza quando si parla di poveri gattini e cagnolini abbandonati
all’inizio di ogni estate.
Spesso queste stesse persone, così sensibili alle disgrazie altrui,
inconsapevolmente, hanno a loro volta abbandonato, durante un gelido
inverno, il proprio corpo ad un incertissimo futuro. Naturalmente non è come
abbandonare delle povere creaturine per strada, in questo caso i motivi sono
diversi, ma la commozione e l’impegno per il recupero dovrebbero essere
altrettanto intense. Lo stesso amore che sappiamo provare per gli altri è
importante lasciarlo fluire anche in tutto noi stessi. Da qui invito i miei
allievi a partire.
Ora, proviamo a immaginare una qualunque posizione di Tai Chi e ad
approcciarla con alcune chiavi di lettura. Pensiamo al radicamento delle
posizioni e quindi saper mettere radici in ogni situazione del quotidiano,
ascoltare il terreno in cui ci stiamo muovendo, entrare profondamente in
contatto con esso, sentire le risorse, la consistenza, la stabilità, i
nutrimenti, le fragilità.
Dalle gambe saliamo al nostro centro, poco sotto l’ombelico e all’interno
del nostro corpo, e facciamo partire il movimento da lì, non pensiamo di
muovere le gambe, non le braccia, ma facciamo nascere il movimento dal
centro, dalla nostra essenza più profonda, lontani dalle dicotomie e
divisioni che proviamo quando solo una parte di noi vorrebbe o riesce a
muoversi. Un tutt’uno, allineati con se stessi e con l’universo, terra –
uomo – cielo.
Quando il movimento parte dal centro, tutto il nostro essere si muove in
armonia senza spaccature, senza quei freni, quelle paure che tante volte ci
hanno ostacolato, che ci hanno impedito di fare la scelta che intimamente
sapevamo essere la migliore, che in un momento importante non ci hanno
permesso di guardare negli occhi una persona e cominciare a parlarle col
cuore .
Scelte che la ragione, il timore dei giudizi, talvolta i pregiudizi, il
bisogno di conferme, il desiderio di compiacere gli altri per potersi
sentire accettati, il timore di essere abbandonati, lasciati soli, hanno
fatto sì che per alcune persone oggi la vita quotidiana sia diventata
davvero difficile, molto difficile.
Imparare a muoversi dal centro significa ricominciare a vivere in modo
spontaneo, elevarsi oltre i labirinti della mente, non aver paura di essere
quello che si è, riconoscersi e dialogare con tutte le parti che compongono
questo miracolo vivente. La postura, la colonna vertebrale in allungamento
tra cielo e terra. Grandi benefici per la salute, ma anche una postura
interiore. Quanto è diverso camminare per il pianeta ricurvi su se stessi
oppure slanciati verso il cielo? E in che modo ci percepiranno le persone a
seconda dei due casi?
La testa e lo sguardo. Tante, tante persone all’inizio praticano Tai Chi
tenendo la testa e lo sguardo orientati verso il basso. Questo porta
immediatamente ad una minore capacità di equilibrio e ad una più limitata
capacità di percezione dell’ambiente circostante. Sollevare il capo e
guardare la realtà negli occhi porterà immediatamente a due cose, la prima
riguarda il senso di autostima, posso camminare eretto perché mi fido delle
mie radici, saranno loro a dirmi da dove vengo e in quale terreno mi sto
muovendo; la seconda, la realtà saprà che la stiamo guardando negli occhi e
di questo ne terrà sicuramente conto …
Infine, ma si fa solo per dire, le infinite potenzialità degli esercizi a
coppie. Solo per questi si potrebbero scrivere interi libri, ma ci basti
pensare a come il contatto tra vari allievi, pur praticando il medesimo
esercizio, ci faccia vivere esperienze percettive così varie che nel
quotidiano, quando ci relazioneremo con le persone incontrate lungo il
nostro cammino, sarà molto più semplice riconoscerne intenzioni, attitudini
e inclinazioni.
Potremo allora muoverci in armonia con loro o decidere di percorrere insieme
solo un breve tratto di cammino, ricordandoci che dal punto di vista taoista
non esistono persone buone o cattive, ma esistono persone, yin e yang
insieme. E, aggiungo io, le persone cosiddette cattive e pericolose in
realtà sono persone fuori equilibrio, che non stanno bene, e mi sento di
affermarlo abbastanza tranquillamente perché, in quasi mezzo secolo di vita,
non ho mai visto una persona profondamente contenta e serena nuocere ad
altri.
Così negli esercizi a coppie si impegna il proprio compagno, segnalandogli i
punti deboli e di squilibrio, senza mai però ferirlo o metterlo in seria
difficoltà. Un modo di crescere insieme.
E queste parole, ospiti di questo articolo, sono le stesse parole che
vengono pronunciate durante le lezioni, ad esse si uniscono le più profonde
condivisioni degli allievi, vi assicuro insegnanti per ognuno di noi, che
con il loro sentire, la loro esperienza, raccontano di come attraverso le
posizioni del Tai Chi si rivelino sensazioni, emozioni, scoperte, che sino
ad allora sembravano essere così lontane, segnali da tempo inascoltati di un
corpo così meraviglioso da riuscire a parlare oltre la conoscenza di mille
lingue ed altrettanti dialetti.
Un libro antico, saggio, un pozzo di conoscenze che risalgono a milioni di
anni di storia e di vita, un tesoro di cui avere cura, un libro che invoca a
gran voce di essere letto e non solamente spolverato in superficie. Spesso a
furia di lucidare la sola copertina si rischia persino di non rendere più
leggibile, per se stessi e per gli altri, ciò che essa ha lo scopo di
comunicare, chi realmente siamo.
Lo so, molti di noi sono cresciuti educati, nella maggior parte dei casi con
i migliori propositi, su come dovremmo essere e in molti altri casi, forse
con propositi non sempre così amorevoli, su come dovremmo apparire. Di fatto
noi siamo quello che siamo e se la Natura si è data così tanto da fare, dal
Big Bang sino a questo istante, per far sì che anche noi si sia qui a
scrivere la storia di questo universo, allora credo che non dovremmo avere
il timore di scoprire e mostrare come realmente siamo, perché per il solo
fatto che siamo, significa che tutte le galassie dell’infinito ci hanno
voluto esattamente così.
A noi ora prenderci cura di questo meraviglioso, importante, emozionante
libro che sta proprio sotto la copertina, leggerlo, conoscerlo, ma anche
continuare a scriverlo. Le nostre parole, i nostri gesti, i nostri pensieri,
i nostri colori, le nostre emozioni, stanno scrivendo una storia antica come
il mondo. La carta l’abbiamo, l’inchiostro scorre nella vita di tutti i
giorni, che la penna, come ogni altro gesto, sia animata dalla nostra più
profonda essenza!
Ora conoscete un po’ meglio il mio Tai Chi e credo sia anche più chiaro come
mai ogni insegnante ne insegna uno diverso, per quanto tradizionale esso
possa essere. A tutti loro e a tutte le persone che dedicano la propria vita
al reale e profondo benessere delle persone rivolgo tutta la mia stima e
rispetto e ringrazio il cielo che esistano.
Agli allievi rivolgo altrettanta stima e rispetto perché un bel giorno,
nonostante i ritmi di questo inizio millennio, hanno deciso di salire in
cima ad una collina e, comodamente seduti nei pressi di un albero, li ho
visti prendere un profondo respiro, lasciar andare tutti i pensieri e, piano
piano, iniziare a leggere un meraviglioso libro .
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