Il mistero del Lama morto e… vivo

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Il mistero del Lama morto e… vivo

Di Giampaolo Visetti, La domenica di Repubblica

Il pensiero dell’uomo può condizionare il suo corpo anche dopo la morte?
Può la morte essere “non morte”?
Osservate questo lama: è come vivo e suda come noi.
La testa, rasata, suda. Le mani, morbide, sono calde. Il cervello
trasmette impulsi elettrici. Le unghie crescono. Il corpo perde e
riacquista peso. La pelle, tesa, è elastica. Gomiti e ginocchia si
muovono. Naso ed orecchi sono dove ognuno li ha. Gli occhi, intatti,
stanno chiusi: qualcuno, raramente, nota le palpebre sollevarsi. Il
cuore sembra pronto a riprendere il battito.

Vene e arterie sono piene di sangue, di gelatinosa consistenza. Il
lama Khambo Itighelov è tornato. Prima di morire, nel 1927, lo aveva
promesso. Ora i buddisti russi lo venerano come «il dio rinato». Sette
volte all’anno, nelle feste solenni, la sua cella nel monastero di
Ivolghinskij, affacciato sul lago Baikal, si apre ai fedeli. A
migliaia lasciano i villaggi dell’estremo Oriente e della Mongolia per
accorrere a Ulan-Ude, in Buriazia.

Non c’è posto per tutti. Attorno alla cassa di cedro protetta da una
campana di cristallo, dove il corpo disteso 78 anni fa è riemerso
seduto nella posizione del loto, possono sfilare 15 mila persone al
giorno. Per quest’anno gli accessi, aumentati a 130 mila, sono
esauriti.

Medici e scienziati di tutto il mondo non sanno spiegare il fenomeno.
Nei laboratori si esaminano campioni di tessuti, capelli, cartilagini.
Le radiografie confermano solo il mistero: gli organi di quella che fu
la guida spirituale dei buddisti russi sono perfettamente conservati.
Dove si ferma la ragione, accorre la fede. I monaci del “dazan” sono
sicuri. Il lama Khambo, dopo aver raggiunto lo stato della “perfetta
vuotezza”, è vivo. In lui si è reincarnato il primo capo della chiesa
buddista, Pandito Khambo, lama Zajaev. Era nato nel 1702. Morì a 75
anni, promettendo agli allievi di tornare dopo altrettanti. Alla data
stabilita, 1852, venne alla luce Khambo Itighelov. Visse altri tre
quarti di secolo, confermando a sua volta il ritorno dopo un tempo
corrispondente. Alla scadenza, tre anni fa, ha rispettato
l’appuntamento.. Da allora la vita, identificata con la
«trasmigrazione dell’anima », riprende a scuotere il suo corpo:
mummificato pur senza
aver subìto alcun trattamento.

Aveva lasciato il mondo in modo sorprendente. Nel 1917, mentre
l’impero degli zar Romanov crollava sotto i colpi dei bolscevichi di
Lenin, aveva rinunciato a governare la chiesa buddista. Per dieci anni
Khambo Itighelov si era ritirato in un monastero. Sedeva immobile,
solo nella cella: «Devo perfezionare – spiegava – il mio spirito». Il
15 giugno del 1927 convocò i suoi discepoli. Chiese che recitassero
per lui la preghiera dei defunti: «Auguri di bene per chi se ne va».
Gli allievi erano incerti.

«Perché maestro – chiesero – dobbiamo recitare questi versi per lei
che è sano e forte?». Il lama sorrideva. Li pregò di tornare a
guardare il suo corpo dopo 30 anni. Volle che venisse scritto che dopo
75 anni il suo spirito sarebbe stato nuovamente tra loro. Poi, dopo
aver pronunciato da sé l’orazione funebre, smise semplicemente di
respirare. Lo stupore, dominato dalla paura, ha impedito che venisse
cremato. Fu messo nella terra, avvolto in un lenzuolo e cosparso di
sale.

«Nel 1957 – racconta oggi la direttrice dell’istituto religioso a lui
dedicato, Yanzhima Dabaevna – il lama Itighelov è stato esumato.. Era
intatto, non si è potuto bruciare come prescrive la legge buddista.
Nel 2002 la conferma del miracolo. Pesava 37 chili, oggi oscilla sui
42».. Nessuno ha diffuso la notizia della mummia reincarnata. Si
temeva che attorno al Maestro fiorisse un’ingiustificata idolatria.
Poi, misteriosamente, decine e quindi centinaia di fedeli hanno
iniziato a battere al portone del convento. «Chiedevano di Khambo –
spiega la sua discendente – abbiamo dovuto prendere atto della
verità».

Il fenomeno è stato contenuto fino a gennaio. Il centro di medicina
legale del ministero della salute, assieme all’università di Mosca,
esitavano a pronunciarsi. Quindi il verdetto choc: «Gli esami di
laboratorio – scrive il professor Viktor Zvjagin – non hanno rilevato
nei tessuti organici del corpo qualcosa che li distingue da quelli di
una persona vivente». Dieci giorni fa, su richiesta dei monaci, gli
esami sono stati sospesi. Il «lama rinato» smette di essere un
fenomeno scientifico e si consegna all’insondabilità della credenza. I
buddisti dell’estremo Oriente russo, ma anche quelli sparsi lungo il
confine cinese, giovedì hanno festeggiato, pregato e ringraziato. Al
monastero son stati fissati i giorni in cui, entro un anno, si potrà
onorare il Maestro: 24 aprile, 23 maggio, 10 luglio, 27 settembre, 24
ottobre, 26 novembre, 29 gennaio 2006.

«I dubbi sono fugati – dice l’attuale capo dei buddisti, Khambo lama
Ajuscejev – gli esperimenti non servono più. Il lama Itighelov è come
noi, solo in un stato di assenza. La reincarnazione è compiuta». I
monaci della Buriazia ricordano così l’origine dell’enigma. La «mummia
vivente», appena onorata anche dall’attore Richard Gere, avrebbe
raggiunto il livello di astrazione dal corpo descritto nel 1400 dal
famoso lama Bogdo Zonkhavy. «È uno stato paranormale straordinario. Si
ottiene attraverso lo svuotamento: un percorso spirituale ignoto, che
consente di abbandonare e riacquisire il proprio corpo ». A provarlo,
un vecchio verbale della locale guarnigione della polizia russa.

«Il lama – si legge – nel pomeriggio correva a cavallo sulla
superficie del lago Beloje, come fosse sul selciato». Altri raccontano
che fosse in grado di spostarsi fulmineamente: si riduceva ad un
punto, riapparendo in un istante ad un chilometro di distanza.
Yanzhima Dabaevna ha scoperto che i magici poteri si sono rivelati al
ritorno del Maestro dopo vent’anni di studi alchimistici in Tibet. Il
monastero, oggi cinese, è stato distrutto. Khambo Itighelov rimane
l’ultimo custode del proprio segreto.

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