Il mondo divino nel buddhismo

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Il mondo divino nel buddhismo

di Giuseppe Merlino

Il Buddhismo è semplicemente una Scienza che insegna all’uomo il cammino per liberarsi dall’illusione dell’io individuale e riconoscere la sua identità con l’Uno universale.

Questo stato, l’Illuminazione, non è altro che vedere la realtà come è e non come appare, liberandosi della trama di illusione ed ignoranza che ci tiene incatenati in un mondo irreale.

L’uomo ha questa facoltà, così come l’hanno tutti gli esseri presenti in questo mondo illusorio, dal più piccolo animale al più eccelso dio del più elevato paradiso.

Questa esperienza può avvenire in un attimo, oppure attraverso innumerevoli rinascite nel mondo umano o in mondi inferiori o superiori ad esso.

Come è noto, il Buddhismo ritiene inutile qualsiasi indagine sul mondo divino, ma non ne nega l’esistenza.

L’asceta, nel suo cammino verso l’Illuminazione, sa che non può aspettarsi nessun aiuto da questo mondo, in quanto anche esso è parte integrante della manifestazione illusoria nella quale è prigioniero anche l’essere umano.

In questa manifestazione esistono altri piani della realtà, oltre a quello umano, superiori ed inferiori ad esso ed inevitabilmente l’asceta, nel suo cammino, ne viene a conoscenza, ma assolutamente non deve farsi distrarre da ciò.

Quando i discepoli interrogavano il Buddha sul mondo divino, egli era quasi infastidito, in quanto non riteneva importante questa questione, così come tutte le questioni teologiche in generale.

Egli cioè non ha mai negato l’esistenza di un “Mondo Divino”, ma ha solo chiarito che da questo mondo non può arrivare all’uomo nessun aiuto nel suo difficile cammino di liberazione dalle catene dell’illusione, che genera l’esistenza di un io individuale e di un mondo al di fuori dell’io.

Ripetiamo, nella concezione Buddhista, anche le divinità sono prigioniere di questa illusione e, come nella concezione induista, sono parte integrante della Manifestazione.

Significativa per comprendere questo concetto è la leggenda secondo la quale, quando Buddha raggiunse l’Illuminazione, tutto il mondo degli dei gli apparve per rendergli omaggio e riconoscere la sua superiorità e Brahma gli chiese di esporre loro la Dottrina.

Veniamo dunque alla descrizione di questo mondo divino.

Al vertice della manifestazione troviamo il mondo dei Deva. Questi esseri superiori non sono ne onniscienti, ne onnipotenti e ricordano gli Dei olimpici della civiltà greca e romana. Essi vivono nei loro paradisi e, trovandosi in una condizione di beatitudine, è più difficile per loro conseguire l’Illuminazione a differenza di chi si trova nella condizione umana.

La rinascita in un mondo divino non è dunque un fatto positivo, in quanto la durata di questo stato di completo appagamento è lunghissima e, ripetiamo, di ostacolo al conseguimento della liberazione dalle catene dell’illusione.

I Deva sono suddivisi in tre gradi: il superiore nel quale non hanno forma, il mediano nel quale sono dotati di forma fisica e l’inferiore nel quale sono dotati di forma fisica e caratterizzati da passioni simili a quelle umane.

I Deva dei paradisi inferiori hanno qualche possibilità di conseguire l’illuminazione, in quanto il loro stato è raggiungibile dai Bodhisattva, esseri umani che hanno raggiunto l’Illuminazione e che, per compassione, hanno scelto di insegnare la via ad uomini e dei, prima di fondersi definitivamente con l’Uno universale.

In questo senso anche i Bodhisattva possono essere ritenuti parte del mondo divino che stiamo descrivendo.

Al di sotto del mondo dei Deva, troviamo il mondo degli Asura.

Questi, che potremmo definire semidei, vittime e schiavi di passioni e gioie, stanno in relazione con i Deva come gli animali sono in relazione con l’uomo.

Come abbiamo paragonato i Deva agli dei olimpici della civiltà classica occidentale, così potremo paragonare gli Asura ai demoni descritti nelle religioni semitiche.

Al di sotto dello stato degli Asura, vi è il piano di esistenza umano.

Ai fini del conseguimento dell’illuminazione, questo è il piano privilegiato: mentre i Deva sono ostacolati dal loro stato di beatitudine e gli Asura dal loro essere vittime di gioie e passioni, l’uomo ha la possibilità di intraprendere la “via di mezzo”, mantenendosi equidistante ed impassibile rispetto ai due stati.

Esistono anche stati inferiori al piano di esistenza umano e degli animali: il modo dei Preta e quello dei Naraka.

I Preta, chiamati anche spiriti affamati, sono esseri elementari completamente vittime delle loro passioni che vagano invisibili nel mondo umano.

E’ talvolta possibile per gli esseri umani entrare in contatto con essi, che spesso sono parenti defunti precipitati in questa condizione a causa del loro karma negativo.

Nel mondo buddhista si celebra la festa di Ullambana, caratterizzata da meditazione, riti e preghiere, finalizzate alla liberazione dei Preta dalla loro condizione.

I Naraka vivono in uno stato infernale causato dal karma negativo accumulato in una vita umana o in uno stato superiore a quello umano, ma, a differenza dei condannati all’inferno delle religioni semitiche, anche per loro ci sarà un giorno la possibilità di reincarnarsi in uno stato superiore. Non si trovano dunque nella loro condizione a causa del giudizio di una divinità, ma per la legge inesorabile del karma.

L’uomo ha la possibilità di entrare in contatto con entità di altri piani dell’esistenza ed ha sempre tentato di farlo per ottenerne grazie e favori.

A tale scopo, da tempo immemorabile, egli usa preghiere, riti, processioni, feste religiose ed altro. Questi strumenti possono avere una certa efficacia in quanto possono avere un’azione che oseremo definire meccanica ed automatica: se eseguite correttamente, le forze e le entità invocate vengono imbrigliate e quasi costrette ad eseguire le richieste degli officianti.

Anche il Buddhismo popolare non è esente da ciò, ma il lettore avrà ora raggiunto la consapevolezza che si tratta di qualcosa che non ha niente a che vedere col vero scopo dell’uomo e col genuino insegnamento buddhista.

 

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