IL PENSIERO PUO’ FARCI AMMALARE O GUARIRE
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it
Il pensiero: timone di malattia e guarigione. Il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo,
anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente
individuato con certezza lepicentro di tutte le malattie: il cervello.
“Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire”.
Dopo una vita passata a dissezionare cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi,
bronchiti croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo,
anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente
individuato con certezza lepicentro di tutte le malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni,
cioè da quando ha lasciato lospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con
lentusiasmo del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia proprio
qui, nellencefalo, linterruttore in grado di accendere e spegnere le patologie non solo psichiche
ma anche fisiche.
Cera già arrivato per intuizione il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V
secolo avanti Cristo: «In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la
malattia, come verso tutto il resto». Soresi cè arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire
con la sola forza del pensiero. Primo caso: «Ho in cura una signora di Milano il cui marito,
integerrimo commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere sè
ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario». Secondo caso: «Un agricoltore
sessantenne con melanoma metastatico incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono
unimmaginetta sacra e guarì. Io lo chiamo shock carismatico». Il professore ha dato una spiegazione
scientifica al miracolo: «Il melanoma è un tumore che viene identificato dagli anticorpi
dellorganismo, tantè vero che si sta studiando da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a
controllarlo solo perché lantigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema
immunitario. Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori: aspettativa
fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna del santino. Risultato: il suo
organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e interleuchine che hanno attivato gli anticorpi e
fatto fuori il cancro».
Come Soresi illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato quattro volte, la nostra
salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema immunitario e sistema nervoso
centrale. «Il secondo ci difende e ci organizza la vita. Di più: ci tollera. Lorgano-mito è il
linfocita, un particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei virus creando
anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano, producono ormoni cerebrali. Questa
si chiama Pnei, psiconeuroendocrinoimmunologia, una nuova grande scienza, trascurata dalla medicina
perché nessuno è in grado di quantificare quanti neurotrasmettitori vengano liberati da unemozione.
Io e lei siamo due esperimenti biologici che datano 4 miliardi di anni. Io sono più riuscito di lei.
Perciò nego la vecchiaia. Non cè limite alla plasticità cerebrale, non cè limite alla neurogenesi.
Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le perde.
Le premesse della longevità sono due: camminare 40 minuti tre volte la settimana – altrimenti si
blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento, il Bdnf, che nutre il
cervello – e studiare».
Secondo il medico-scrittore, è questa la strada per allungare la vita di 10 anni. «Quando ci
impegniamo a leggere o a compilare le parole crociate, le staminali vengono catturate dalla zona
dellencefalo interessata a queste attività. Se io oggi sottopongo la sua testa a una scintigrafia e
poi lei si mette a studiare il cinese, fra tre anni in unaltra scintigrafia vedrò le nuove mappe
cerebrali che si sono create per immagazzinare questa lingua. Prenda i tassisti di Londra: hanno un
ippocampo più grande perché mettono in memoria la carta topografica di una città che si estende per
6 miglia».
Il professor Soresi è cresciuto in mezzo alle lastre: suo padre Gino, tisiologo, combatteva la Tbc
nel sanatorio Vialba di Milano, oggi ospedale Sacco. Si considera un tuttologo, al massimo un buon
internista, che ha scoperto limportanza della neurobiologia studiando il microcitoma. «È un tumore
polmonare che ha la caratteristica di esordire con sindromi paraneoplastiche, cioè con malattie che
non centrano nulla col cancro: artrite reumatoide, tiroidite autoimmune, sclerodermia, reumatismo
articolare. È una neoplasia che nel 100% dei casi scompare con quattro cicli di chemioterapia.
Eppure uccide lo stesso nel giro di sei mesi. Era diventato la mia ossessione: non riuscire a
guarire una cosa che sparisce».
Comè possibile?
«Ci ho scritto 100 lavori scientifici e ci ho messo 30 anni a capirlo: perché il microcitoma ha una
struttura neuroendocrina. La massa nel polmone scompare, ma si espande con metastasi ovunque. Ne ho
concluso che la medicina non è una vera scienza. Tuttalpiù una scienza in progress».
Diciamo una scienza inesatta.
«Lho provato sulla mia pelle nel 1950. Ero basso di statura, come adesso, e mio padre si
preoccupava. Eppure le premesse genetiche cerano tutte: lui piccolo, mia madre piccola. Mi portò
dal mitico professor Nicola Pende, endocrinologo che aveva pubblicato sei volumi sul timo come
organo chiave dellaccrescimento. Pende mi visitò, mi palpò i testicoli e concluse: Questo bambino
ha il timo iperplastico, troppo grosso. Bisogna irradiarlo. Se mio padre avesse seguito quel
consiglio, sarei morto. Questa è la medicina, ragazzi, non illudiamoci».
Torniamo al cervello.
«Sto aspettando di diventare nonno. Il tubo neurale della mia nipotina ha cominciato a svilupparsi
dal secondo mese di gravidanza. Alla nascita il cervello non sarà ancora programmato, bensì in fase
evolutiva. Linterazione con lambiente lo strutturerà. Ora facciamo lipotesi che un neonato abbia
la cataratta: se non viene operato entro tre mesi, i neuroni specifici della vista non si attivano e
quel bimbo non vedrà bene per il resto della vita. Oppure poniamo che la madre sia ansiosa e
stressata, il padre ubriacone e manesco: lei capisce bene che i segnali ricevuti dal neonato sono
ben diversi da quelli che sarebbero auspicabili. E questo vale fino al terzo anno di vita, quando
nasce il linguaggio, che attiva la coscienza del sé, e la persona assume una sua identità. Di questi
primi tre anni dinconsapevolezza non sappiamo nulla, è una memoria implicita, un mondo sommerso al
quale nessuno ha accesso, neanche linteressato, neppure con la psicoanalisi. Ma sono i tre anni che
ci fanno muovere».
Allora non è vero che si può «entrare» nel cervello.
«Ai tempi in cui facevo le autopsie, aprivo il cranio e manco sapevo a che cosa servissero i lobi
frontali. Li chiamavamo lobi silenti, proprio perché ne ignoravamo la funzione. Molti anni dopo sè
scoperto che sono la sede delletica, i direttori dorchestra di ogni nostra azione».
E graziaddio avete smesso con le lobotomie.
«A quel punto sono addirittura arrivato a fare le diagnosi a distanza. Se mi telefonavano dalla
clinica dicendo che un paziente con un tumore polmonare sera messo dimprovviso a urlare frasi
sconce o aveva tentato di violentare la caposala, capivo, dalla perdita del senso etico, che era
subentrata una metastasi al lobo frontale destro».
Ippocrate aveva definito il cervello come una ghiandola mammaria.
«Aveva còlto la funzione secretiva di un organo endocrino che non produce solo i neurotrasmettitori
cerebrali – la serotonina, la dopamina, le endorfine – ma anche le citochine, cioè la chiave di
volta dei tre sistemi che formano il network della vita. Lei sa che cosa sono le citochine?».
Sì e no.
«Sono 4 interferoni, che aiutano le cellule a resistere agli attacchi di virus, batteri, tumori e
parassiti, e 39 interleuchine, ognuna con una funzione specifica. Se sono allegro e creativo libero
citochine che mi fanno bene, se sono arrabbiato e abulico mi bombardo di citochine flogogene, che
producono processi infiammatori. Ecco perché il futuro della medicina è tutto nel cervello. Le
faccio un esempio di come il cervello da solo può curare una patologia?».
La ascolto.
«Avevo un paziente affetto da asma, ossessivo nel riferire i sintomi. Più gli davo terapie, più
peggiorava. Torna dopo tre mesi: Sono guarito. Gli dico: senta, non abbassi la guardia, perché
dallasma non si guarisce. No, no, risponde lui, avevo il malocchio e una fattucchiera del mio
paese me lha tolto infilandomi gli spilloni nel materasso. La manderei da un esperto in malocchi,
replico io. E riesco a spedirlo dallo psichiatra Tullio Gasperoni. Il quale accerta che il paziente
era in delirio psicotico. Conclusione: da delirante stava bene, da presunto normale gli tornava
lasma».
Effetto placebo degli spilloni.
«Paragonabile a quello dei finti farmaci. Leffetto placebo arriva a rispondere fino al 60% nel far
scomparire un sintomo. Noi medici non possiamo sfruttarlo, altrimenti diventerebbe un inganno. Ma
esiste anche leffetto nocebo».
Esemplifichi.
«Donna di altissimo livello culturale, fumatrice accanita. Il marito, un imprenditore fratello di un
noto politico, la tradiva sfrontatamente con una giovane amante. Quando la informai che aveva un
tumore polmonare, mi raggelò: Non minteressa. Limportante è che lo dica a mio marito. Cosa che
feci, anche in maniera piuttosto teatrale. Lui scoppiò a piangere, lei sfoderò un sorriso trionfale.
È evidente che due anni di stress violento avevano provocato nella donna un abbassamento delle
difese immunitarie. Almeno morì contenta, sei mesi dopo. Vuole un altro esempio? Una cara amica con
bronchiettasie bilaterali. Antibiotici su antibiotici. Qual era il movente? Non andava più daccordo
col marito. Per due anni non la vedo. La cerco al telefono: Enzo, mi sono separata, vado in chiesa
tutte le mattine, sto bene. Lassetto psichico stabilizzato le ha consentito di ritrovare la
salute. Continuo?».
Prego.
«Colf di 55 anni, origine salernitana, tradizionalista. Mai un giorno di malattia. La figlia le
dice: Vado in Inghilterra a fare la cameriera. Stress di 10 giorni, ginocchio gonfio così. La
lastra evidenzia unartrosi della tibia: non sera mai attivata, ma al momento del disagio mentale è
esplosa. Cè voluto un intervento chirurgico».
Nel libro Il cervello anarchico lei riferisce di sogni premonitori.
«Sì. Viene da me uno psichiatra milanese, forte fumatore, con dolori scheletrici bestiali. Mi
racconta daver sognato la sua tomba con la data della morte sulla lapide. Lastra e Tac negative.
Era un tumore polmonare occulto, con metastasi ossee diffuse. Morì esattamente nel giorno che aveva
sognato. Del resto lo psicoanalista Carl Gustav Jung mentre dormiva avvertì un forte colpo alla
nuca, dopodiché gli apparve in sogno un amico che gli disse: Mi sono sparato. Ho lasciato il
testamento nel secondo scaffale della libreria. Lindomani andò a casa dellamico: sera suicidato
e la busta era nel posto indicato».
I miracoli secondo lei che cosa sono? Eventi soprannaturali o costruzioni del cervello?
«Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano
modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco.
Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche.
Potei prescriverle soltanto la morfina per attenuare il dolore. La compagna brasiliana di questuomo
si chiama Maria di Lourdes e ha una sorella monaca in una congregazione religiosa che nella foresta
amazzonica prega a distanza per le guarigioni. Maria di Lourdes telefonò al suo uomo dal Brasile:
Di alla mamma che le suore pregheranno per lei allora X del giorno X. Da quel preciso istante la
paziente oncologica, che prima urlava per il dolore, non soffrì più».
Come si mantiene in buona salute il cervello?
«Ho un cugino architetto, mio coetaneo, che sembrava un rottame. Sè iscritto alluniversità della
terza età, ha preso passione per la lingua egiziana, tutti i giorni sta cinque ore davanti al
computer, ha già tradotto quattro libri in italiano dallegiziano. È ringiovanito, ha cambiato
faccia».
Sappiamo tutto del cervello?
«Nooo! Sul piano anatomico e biologico sappiamo intorno al 70%. Ma sulla coscienza? Qui si apre il
mondo. Lei calcoli che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia».
Allora come fa una legge dello Stato a dichiarare morto un organo che per il 30% ci è ignoto e della
cui coscienza sappiamo poco, forse nulla?
«Siccome si muove per stimoli elettrici, nel momento in cui lelettroencefalogramma risulta muto
significa che il cervello non è più attivo».
Ma lei che cosa pensa della morte cerebrale?
«Mi fermo… Però ha ragione, ha ragione lei a essere così attento alla dichiarazione di morte.
Nello stesso tempo cè un momento in cui comunque bisogna dichiarare la morte di un individuo dal
punto di vista biologico».
Prima del 1975 dichiaravate la morte quando il cuore si fermava, lalito non appannava più lo
specchio, il corpo sirrigidiva.
«Eh, lo so… La morte cerebrale consente di recuperare gli organi per i trapianti».
Ha mai sperimentato su di sé disagi psichici che hanno influenzato il suo stato di salute?
«Nel 1971 ho sofferto moltissimo per la morte di mia moglie Marisa, uccisa da un linfogranuloma a 33
anni. Devo tutto a lei. Era una pittrice figurativa che andò a studiare negli Stati Uniti appena
sedicenne e indossava i jeans quando a Milano non si sapeva manco che esistessero. La malattia
cambiò la sua arte. Cominciò a dipingere corpi sfilacciati, cuori gettati sopra le montagne. Fu
irradiata in maniera scorretta da un grande radioterapista dellepoca, per cui nellultimo anno di
vita rimase paralizzata. Nostro figlio Nicolò, nato nel 1968, lho cresciuto io. Marisa mi ha
lasciato un modello perfetto: un bambino che riesce a sopportare persino la perdita più straziante
solo perché la mamma ha saputo far sviluppare armonicamente il suo cervello nei primi tre anni di
vita».
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