IL PERDUTO MODO DI PREGARE 2

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IL PERDUTO MODO DI PREGARE 2

Tratto da Gregg Braden “L’effetto Isaia”

Un’ipotesi per mutare il Mondo senza passare attraverso eventi catastrofici

…segue

Mi sembra interessante riportare uno specchietto presente nel libro di Braden, perché visualizza in
maniera chiara le differenze tra la forma di preghiera comunemente usata e quella prospettataci
dagli Esseni:

PREGHIERA DI RICHIESTA PREGHIERA ATTRAVERSO LA QUINTA MODALITA’

1. Ci concentriamo su condizioni in cui crediamo che la pace non esista 1. Noi osserviamo tutti gli
eventi che accadono in assenza di pace, senza dare giudizi del tipo buono o cattivo, giusto o
sbagliato

2. Chiediamo l’intervento di un potere più alto affinché cambi le condizioni 2. Grazie alla nostra
tecnologia basata su pensiero, sentimento ed emozione, creiamo interiormente le condizioni che
scegliamo di vivere nel mondo esterno.Per es., “Che avvenga un cambiamento armonioso sulla terra,
che tutta la vita guarisca e che ci sia pace in tutti i mondi”. Il nostro sentimento, che tutto ciò
è già accaduto, dà potere alla nostra preghiera e mette a fuoco il suo esito. Nel fare ciò, abbiamo
creato una nuova memoria di una più alta possibilità

3. Nel chiedere, forse riconosciamo che pace e cambiamento armonioso non sono ancora presenti in
questi luoghi 3. Noi riconosciamo il potere della nostra”tecnologia interiore” e presumiamo che la
nostra preghiera sia stata esaudita: pace e cambiamento armonioso sono già presenti sulla terra

4. Continuiamo a chiedere questo intervento fino a che non vediamo che il cambiamento si realizza
realmente nel mondo

5. La nostra preghiera ora consiste nel: a.) dare un riconoscimento a ciò che abbiamo scelto; b.)
sentire che questo si è già realizzato; c. ringraziare di aver avuto la opportunità di scegliere e,
nel far ciò, infondere il soffio della vita nella nostra scelta

L’essenza della nuova concezione di preghiera si basa su una visione olistica, una visione cioè in
cui non c’è separazione, in cui ogni cosa è collegata ed ha effetto sulle altre, perché unica è la
forza sacra e divina che regge la Creazione e niente esiste all’infuori di questa forza.

Qualunque cosa esista è espressione di Dio ed ogni cosa lavora in modo armonico, seguendo le leggi
divine. E’ la nostra visione separata, centrata su un dentro e un fuori di noi e sul giudizio, che,
influendo anche sulla chimica del nostro corpo, rischia di trasformarlo in un campo di battaglia di
germi “buoni” e “cattivi”.

Perché i germi presenti nel nostro corpo possono convivere con noi senza farci ammalare e solo in
certe condizioni diventano aggressivi? Sarebbe interessante scoprire queste condizioni a livello
psichico.

Braden crede di avere trovato la chiave in uno scritto esseno; secondo lui, l’unità di pensiero,
emozione, sentimento sta nella PACE. In effetti, riflettendo su quanto dice, mi sembra che potrebbe
avere ragione: infatti che cosa è la pace se non l’equilibrio di ogni cosa? In quest’equilibrio non
si celebrerebbe forse la saggezza delle leggi divine? Non è lecito pensare Dio come pace assoluta,
armonica coesistenza di creato e non creato? Non si fonda forse la pace sulla coesione di ogni
elemento, sull’unione degli opposti, sull’unità?

E quest’unità non si può considerare come Amore, l’Amore che tiene unita tutta la creazione,
sostenuta dal respiro divino? “Amor che move il mondo e l’altre stelle” diceva Dante. Nel “Vangelo
esseno della pace” sta scritto: “Il Figlio dell’Uomo cercherà prima di tutto la pace nel corpo;
perché il corpo è come uno stagno di montagna: quando è calmo e limpido rispecchia il sole, ma
quando è pieno di fango e sassi non rispecchia nulla.

Poi, affinché l’Angelo della saggezza possa guidarlo, il Figlio dell’Uomo cercherà la pace nel
pensiero… Non esiste, né in cielo né in terra, un potere più grande dei pensieri del Figlio
dell’Uomo. Anche se è invisibile agli occhi del corpo, ogni pensiero è fornito di una grande
potenza, e la sua forza può persino scuotere i cieli.

Poi il Figlio dell’Uomo cercherà la pace dei sentimenti… Dobbiamo dunque sollecitare l’Angelo
dell’Amore, affinché entri nei nostri sentimenti e li purifichi; e allora tutto ciò che era
impazienza e discordia si trasformerà in armonia e pace… La Pace è la chiave di tutta la conoscenza,
di tutti i misteri e di tutta la vita”.

Dovremmo meditare in modo approfondito su queste parole e capire che cosa significhi tradurle in
atti concreti. Indubbiamente, io penso che realizzare questa pace implica aver raggiunto il
controllo dei sensi, del corpo in generale, dell’emozione e del pensiero; ma ciò a sua volta implica
un processo di purificazione in questi tre livelli.

E per attuare ciò è necessario “conoscere se stessi”. Riflettendo: se non mi conosco nel profondo e
non individuo in ogni mia azione qual è il vero intento che mi muove, non posso sapere che cosa
purificare, né come controllarmi. Per fare un esempio, possiamo dire che in una situazione di
pericolo, come per es. un terreno scivoloso percorso a velocità, riusciamo a controllare
un’automobile solo se conosciamo perfettamente il suo funzionamento e ne abbiamo fatto esperienza
pratica nelle diverse situazioni.

Per evolvere, quindi, non è sufficiente solo volgere la mente e le aspettative verso dimensioni
superiori o fare pratiche più o meno esoteriche, senza essere scesi prima nel proprio profondo e
avere risolto tutte le agitazioni, istintività, i pregiudizi ecc., senza prima aver trovato la pace,
l’accettazione piena di ogni situazione, la capacità di avvolgerci nella pace in qualunque stato.

Se ci lasciamo prendere dal risentimento, se non sappiamo perdonare chi ci sta vicino e ancora ci
agitiamo, perché non riusciamo a dirigere qualcosa o qualcuno come vorremmo; se ci sentiamo
delusi,perché le nostre aspettative non si sono realizzate; se ci sentiamo messi da parte o non
considerati; se abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri per sentire di valere qualcosa; se
ancora vogliamo imporre una nostra idea, quando gli altri non la condividono; quando pensiamo che
solo una forma di realtà sia giusta e non ci apriamo alle mille possibilità, al fluire della vita,
allora non siamo quello che crediamo di essere e, forse, agitiamo in noi stessi solo fantasie
spirituali, fantasie, che precludendoci di vedere la realtà, finiscono per allontanarci proprio da
quella meta verso cui crediamo di camminare.

Gli Esseni, quindi, ci hanno lasciato da apprendere una grande lezione: 1) ci hanno fatto
comprendere l’importanza della pace in tutta la creazione; 2) ci hanno mostrato che “l’applicare la
pace al nostro mondo interiore può creare cambiamenti nel mondo esterno.”

Se anche noi crediamo in una visione olistica, ne consegue che dobbiamo considerarci corresponsabili
di tutto ciò che accade nel nostro mondo e, in quanto consapevoli della nostra possibilità di
dirigere gli avvenimenti, anche attraverso piccoli cambiamenti, che peraltro possono portare a
grandi conseguenze, non possiamo più starcene con le mani in mano, aspettando che siano quelli “che
contano” a prendere le decisioni, proprio perché “quelli che contano” siamo anche noi.

Braden sostiene che “in ogni momento della nostra esistenza effettuiamo scelte che affermano o
negano la vita nel nostro organismo”. Siamo quindi responsabili della nostra salute e abbiamo in noi
stessi il potere della guarigione, ma siamo responsabili anche degli altri, perché, all’interno di
una visione unitaria, le scelte e le azioni di ogni singolo influenzano tutti gli altri, anche se
alcune azioni hanno un effetto minore o maggiore.

Chiunque agisca in modo diverso in situazioni analoghe, apre agli altri delle possibilità, che poi
diventano scelte disponibili per tutti.

L’azione diversa non va considerata né negativamente né positivamente, essa è soltanto
l’introduzione di un’ulteriore possibilità che si è concretizzata e che, in ultima analisi,
contribuisce ad arricchire la realtà, anche quando personalmente non sentiamo di sceglierla. Questa
costituisce un’importante lezione di base per la tolleranza.

Tuttavia si ritiene, anche se si ripete quanto già detto prima, che bisogna riflettere sul fatto che
noi comunque scegliamo continuamente, anche quando non ne siamo coscienti, solo che in quel caso,
poiché scegliamo di non scegliere, in effetti sono gli schemi istintivi di natura animale o quelli
culturali stratificati dall’abitudine che scelgono per noi.

Ora, se siamo convinti che le nostre scelte, consapevoli o meno, abbiano determinato il nostro mondo
così come esso è, ne deriva che, se vogliamo guarire il mondo, dobbiamo sapere discernere tra le
nostre scelte e scegliere quelle condizioni che vogliamo sperimentare nella realtà.
“Quando modifichiamo le nostre convinzioni e troviamo nuovi modi di esprimerci, il mondo circostante
rispecchia le nostre scelte. I sistemi turbolenti diventano pacifici in presenza della nostra pace.
Le scelte che affermano la vita nel nostro organismo creano delle condizioni, che rispecchiano tali
scelte anche all’esterno.

Forse questo spiega l’antico insegnamento secondo cui per guarire il mondo dobbiamo diventare noi
stessi le condizioni che portano guarigione”. Ciò è stato comprovato anche a livello scientifico:
infatti, si è scoperto che le nostre emozioni e sentimenti influenzano il DNA, che a sua volta
influenza gli atomi e le molecole di quanto ci è vicino.

Questa verità, per es., è implicitamente riconosciuta in alcune parti dell’Oriente (Cina, Filippine)
dove la preghiera, secondo l’accezione esposta, è usata come metodo di cura

In una clinica di Pechino è stato monitorato un caso di guarigione da cancro alla vescica, da parte
di tre guaritori. Il tumore era ripreso su un grande schermo, attraverso la tecnica degli
ultrasuoni, ed era evidenziato in tutta la sua gravità. I tre guaritori, posti dietro il malato,
stavano concentrati usando tecniche di movimento, respiro, pensiero e sentimento. Essi muovevano le
mani sul volto e sul petto del paziente senza toccarlo, poi ripetevano continuamente, con sempre
maggiore intensità, frasi del tipo: “già andato via, già avvenuto”. Sullo schermo ad un certo punto
il tumore cominciò a tremolare e poi a rimpicciolirsi.

Dopo due minuti e quaranta secondi era scomparso! I guaritori ed il pubblico, che seguivano
l’intervento guardando il monitor, erano concentrati sullo stato d’animo del risultato dell’evento e
non su quello del tempo che ci sarebbe voluto per guarire. Questa differenza sembra essere molto
importante.

E’ questo il caso della preghiera comune, esperienza di pochi capace di cambiare le emozioni e i
pensieri di moltissimi, come dimostrano gli studi scientifici sull’effetto della preghiera.
Braden è convinto che, se solo l’uno per cento della popolazione mondiale si focalizzasse su un
sentimento di preghiera di pace, usando la giusta tecnologia, il mondo intero potrebbe cambiare,
potrebbe essere mutata la coscienza del mondo. Tuttavia, bisogna riflettere che la cosa non è così
semplice come sembra, perché noi stessi, che ci sentiamo pronti a pregare per la pace nel mondo, non
siamo esenti da esperienze di guerra nel nostro privato.

Questo è un esempio di guarigione individuale, però l’influenza di uno (o di pochi) non vale solo
per modificare qualcosa nell’individuo, ma è in grado di apportare modifiche più generali.

Esiste infatti un collegamento fra le cose e fra tutti gli uomini. Così, per risonanza, anche noi
siamo connessi in un sistema che potrebbe essere definito come “mente universale”. In virtù di
questo sistema, le scoperte e le esperienze di pochi divengono beneficio di molti.

Quando freghiamo il posteggio ad un altro, quando insultiamo l’automobilista che ci sorpassa, o
quando sorpassiamo con prepotenza, quando facciamo i furbi e usiamo tutte quelle piccole strategie
per prevalere, quando nel lavoro ci mettiamo in competizione, quando ci facciamo raccomandare,
quando desideriamo che all’altro sia impedito qualcosa, quando cerchiamo il potere personale, ecc. –
perché mille potrebbero essere gli esempi – noi stiamo seguendo schemi di guerra e di separazione.

Ora, se questi schemi sono dentro di noi, costituiscono il nostro modo di sentire e di rapportarci,
come possiamo avere la pace nel mondo? Il nostro mondo è l’effetto di ciò che noi siamo. Dobbiamo
provare ad essere pace, a provare pace al nostro interno perché ci sia l’allineamento di pensiero,
emozione e sentimento nella nostra preghiera.

Nonostante tutte queste difficoltà, tutti i nostri problemi irrisolti, dallo scritto di Braden
possiamo trarre un’indicazione preziosa, che coincide con quanto scritto da Redfield: possiamo
lavorare su noi stessi e sul mondo estendendo la nostra capacità di coscienza. Il fatto che ci siano
delle difficoltà non esime dal provare a modificarci gradualmente, ma con costanza, ricordando che
un bambino impara a camminare camminando, cadendo e rialzandosi. Il gruppo, anzi i gruppi, hanno
oggi una grande funzione, un gran potenziale di responsabilità e di cambiamento nel corso degli
eventi, purché riescano a funzionare secondo modalità etiche, come si evince dall’Ottava
Illuminazione di Celestino.

Occorre ancora, però, saper emettere pensieri chiari e immagini precise di ciò che si vuol
realizzare. Se il pensiero deve guidare l’emozione, non dobbiamo consentire che essi si pongano come
il gatto e la volpe. Dobbiamo aver chiaro in mente il mondo che vogliamo, studiandone tutte le
possibili conseguenze.

Pertanto, bisogna dar vita ad un’immaginazione collettiva del nuovo mondo e ammantarla di passione,
pensare con assoluta fede che esso già è, si realizza senza scosse e sconvolgimenti, ma nella gioia
e nell’armonia, espressione di una pace che dobbiamo gustare, sentire, amare ed esprimere anche in
ogni nostro atto.

Se tanti gruppi si stringono e si sforzano di realizzare questo patto creativo, allora forse
veramente transiteremo tutti, con il pianeta, in una dimensione superiore, senza scosse ed eventi
traumatici. In sintesi, dobbiamo prendere in mano il nostro destino e costruirlo passo per passo.

Il lavoro dei gruppi dovrebbe, per questo motivo, consistere in un processo articolato: 1) lavoro
per la conoscenza e il controllo individuale; 2) potenziamento e mantenimento di un alto potenziale
energetico; 3) visualizzazione di un nuovo tipo di società e sua diffusione attraverso tutti i mezzi
tecnologici moderni, ma anche tramite forme – pensiero e la tecnologia della preghiera efficace,
nonché messa a punto, se si trovano gli esperti, di nuove tecnologie pulite di approvvigionamento
energetico e di nuove scoperte relative al mondo ideato; 4) collegamento con altri gruppi ad ogni
livello per realizzare una coscienza di massa aperta al cambiamento e per l’aiuto e la cooperazione
reciproca.

Naturalmente, all’interno dei gruppi ognuno dovrà farsi parte attiva, perché è scontato che un
programma così vasto non può essere solo onere di pochi, ma ognuno, secondo le proprie possibilità e
competenze, in spirito di servizio, dovrà attivamente fare la sua parte. Inoltre, se c’è purezza di
intenti e vero spirito di servizio e non protagonismo, sicuramente gli aiuti verranno dall’alto
copiosi, mentre un gruppo che presenta disfunzioni, mancanza di chiarezza, o in cui i membri cercano
realizzazioni personali o, ancora peggio, tramite cui qualcuno amplifichi il proprio ego, sarà
sicuramente abbandonato dal conforto della presenza dei maestri e delle essenze angeliche.

Un altro testo che recentemente vagliato s’intitola: ” Manuale per il Nuovo Paradigma – Come
liberarci dalle schiavitù imposte e salvare il pianeta dalla distruzione”. E’ un testo in cui non
figura l’autore, e che si presenta come una serie di comunicazioni date tramite channelling. Il
contenuto del libro, edito dalla Macro Edizioni, concorda, nei punti salienti, con quanto esposto in
questa sede finora.
Vengono esortati i gruppi, perché “imparino ad ampliare la consapevolezza e a invocare la più alta
fonte di conoscenza, affinché (vi) aiuti a concepire un nuovo modo di vivere l’esistenza tangibile”.

L’esortazione in un certo senso è rivolta agli uomini di buona volontà, perché viene riconosciuto
che i tempi sono brevi e non si può più indugiare, cercando di convincere tutti ad assumersi la
responsabilità di cercare una via d’uscita alla corsa verso la distruzione totale del pianeta. La
realtà attuale viene riconosciuta come espressione di quest’umanità, ed ora, sostiene il testo,
occorre “un vero e proprio salto concettuale che non neghi questa esperienza, ma vada alla ricerca
della sua struttura fondamentale.” Tutti siamo responsabili di questo stato di cose, anche quelli
che attivamente non hanno commesso atti riprovevoli; essi comunque sono responsabili di non aver
messo argini al disordine, di non essere stati attenti e accorti e per ciò stesso di aver consentito
di essere vittime e non attori della propria vita.

Occorre saper usare il pensiero “focalizzato e lasciato libero”, poiché esso è uno strumento
formidabile se viene usato correttamente, seguendo alcuni requisiti: per prima cosa il pensiero
espresso deve essere consono o in sintonia con il flusso naturale dell’universo, cioè non deve
essere contrario alle leggi divine; deve essere guidato da una motivazione specifica, da una
intenzione precisa espressa con chiarezza e determinazione e deve essere lasciato andare con la
piena fiducia che esso sarà portato a compimento nei piani eterici e che poi si manifesterà nella
realtà.

Sin qui ritroviamo gli stessi concetti già espressi.

La novità, che però appare in questo testo, è il riferimento, non del tutto chiaro, forse ad una
piccola parte dell’umanità, o comunque a forze oscure che, lavorando dietro le quinte, stanno
riuscendo ad avere il controllo totale del resto degli uomini e del pianeta per portarlo verso una
fase discendente, contraria al processo evolutivo e quindi ai fini del Creatore. Il nostro pensiero,
sempre secondo l’entità, è magistralmente condizionato e centrato sull’accoglimento di opinioni
altrui, dirette dai media e su concetti di autodifesa dai pericoli e di ricerca di esperienze
sessuali e di dipendenza da mediatori religiosi,che ci allontanano dal contatto diretto con la
Fonte.

Ora ci troviamo in un punto critico in cui si può invertire la rotta, questi punti sono relativi a
dei cicli e vi è la possibilità di “modificare i parametri vibratori dimensionali”.

Anche nei tempi passati si sono verificati punti cruciali di cambiamento in corrispondenza di fine e
inizio di nuovi cicli, ma “l’umanità è stata spinta a modificare l’esistente, invece che desiderare
un’esperienza completamente nuova.” Per superare questa situazione bisogna saper agire sui piani
sottili e il pensiero è proprio un’energia sottile, che come coscienza individuale può mutare la
realtà, concentrandosi su ciò che si desidera e non “sugli orrori di ciò che è stato preparato”.

“Il processo di realizzazione”, afferma il testo, “avviene perché agiscono due leggi universali: la
legge di attrazione e la malleabilità della natura rispetto alla potenza del pensiero”.

Ogni volta che manifestiamo un pensiero su cui ci concentriamo, è come se fossimo in stato di
preghiera ed entriamo in sintonia “con l’espressione creativa che ha origine alla fonte della nostra
esistenza”. I pensieri di cambiamento però non devono essere vaghi, e cioè, non bisogna focalizzarsi
semplicemente su un pensiero di cambiamento, in quanto ciò porterà solo disordine, ma dobbiamo
emettere pensieri descrittivi, pensieri ben definiti. “Perché la luce trionfi occorre avere una
visione distinta, traducibile nella realtà concreta.”

E’ importante che comprendiamo bene gli effetti di questa legge per cui il simile attrae il simile:
infatti, quando chiediamo qualcosa che alla base è negativo, per es. danneggiare un nostro simile,
anche se spesso la richiesta non è così esplicita e neanche ne siamo coscienti, danneggiamo noi
stessi, mentre al contrario, quando inviamo pensieri di benevolenza, gratitudine, amore, ci viene
restituito il tutto con gli interessi. Ecco, ora possiamo capire l’importanza dell’uso delle
benedizioni, frequente nei tempi passati, ma recentemente quasi del tutto scomparso.

La legge di attrazione funziona quando riusciamo a restare concentrati su un’aspettativa, ma noi
quasi sempre siamo incostanti e abbiamo poca e poco duratura abilità di concentrazione. Le entità
che hanno inviato i messaggi suggeriscono una modalità d’intervento per iniziare il lavoro.

Esse riconoscono che un piccolo gruppo non può agire da solo, ma questo piccolo nucleo potrà agire
da polo di attrazione di altre persone valide a risolvere i vari problemi inerenti alla messa a
punto e alla concretizzazione del sogno del nuovo mondo. A questo proposito è bene, asserisce il
testo, mettersi in meditazione e chiedersi quali persone potrebbero essere utili al progetto. Le
persone adatte devono essere capaci di “guardare oltre il caos e di riconoscerne le possibilità
esistenti, come se vivessero a cavallo tra due mondi.
Non c’è bisogno di una grande quantità di persone, ma occorrono persone qualitativamente dotate di
una mentalità aperta verso qualsiasi possibilità, pronte ad assimilare e a sintetizzare. …

Una volta che avrete cominciato a cercarle, compariranno nella vostra vita in modi che sembreranno
troppo straordinari per essere casuali…

Non vi dovete sentire responsabili per tutte le fasi del processo, ma soltanto per la promozione
iniziale dell’idea”. Il processo iniziato da pochi deve essere diffuso secondo il principio organico
della divisione cellulare. Uno si incontrerà con due, e ognuno di essi con altri due fino ad
arrivare, via via, ad una moltitudine. Le entità avvertono di non scoraggiarsi perché “durante le
prime riunioni dei gruppi ristretti, nessuna singola visualizzazione riuscirà a coinvolgere
pienamente ogni partecipante, va quindi fornito un suggerimento che serva da guida. All’inizio
verranno proposte diverse versioni dell’obiettivo, ma alla fine si troverà la definizione perfetta.

A poco a poco, con l’aiuto che viene dall’alto, il processo ideativo si completerà, ma si potrà
realizzare solo se sarà supportato dall’unità delle intenzioni. Unità, chiarezza faranno sì che si
giunga alla piena consapevolezza di tutti i mezzi utili a garantire il compimento del progetto.
Naturalmente il tutto deve essere concepito nel rispetto delle leggi universali.

Quando in un pianeta si è perduto l’ordine e l’equilibrio, per ristabilirlo si può chiedere aiuto al
Creatore attraverso la preghiera, “si deve però trattare di una preghiera affermativa, che rientri
nella modalità creativa che vi è propria (a immagine e somiglianza del Vostro Creatore).

E’ importante che sia già ben delineato l’obiettivo della preghiera, proprio per evitare qualunque
tentazione di ritorno al passato.”
Questa forma di preghiera segue l’iter del processo creativo: “In principio c’era il Verbo e il
Verbo si fece carne”. Ciò significa che all’inizio della

Creazione agisce il pensiero, il concetto; ma ciò non basta, perché il pensiero deve manifestarsi,
farsi carne e per questo occorre l’intervento della volontà di realizzazione, occorre il desiderio
profondo il quale agisca come propellente che immette il movimento per passare dalla forma pensata
all’espressione concreta. Dobbiamo operare a livello del cuore che è la sede dei sentimenti, e sono
proprio essi che “possono trasformare le convinzioni della mente”.

Occorre però mantenere la creazione effettuata, perché – ci avverte il testo – “quello che si è
creato focalizzando il pensiero, si conserva mantenendolo a fuoco; continuerà ad esistere finché
serve allo scopo e finché resta l’attenzione positiva. …Il nuovo paradigma è un centro focale di
desiderio collettivo, animato da un intento ben chiaro che va mantenuto per un periodo abbastanza
lungo per consentirne la manifestazione.”

Concepita in questo modo, continua a dire il testo, la preghiera verrà esaudita sotto forma di
manifestazione dell’amore divino: l’aiuto che ci occorre per raggiungere l’obiettivo della preghiera
ci verrà dato. Inoltre, chi si impegna a portare avanti il progetto del nuovo mondo potrà essere
contattato direttamente dalle entità preposte ad affiancare l’umanità nel progetto.

La volontà stessa di procedere in questo campo di azione modifica la matrice energetica del
soggetto, aprendo, durante il sonno, una specie di linea di comunicazione, che produce cambiamenti
interiori, che a loro volta producono effetti durante la veglia, aumentando la consapevolezza
personale.

Il testo consiglia di iniziare a formulare e sognare scenari nella nostra coscienza individuale per
mettere in atto la legge di attrazione: ciò attirerà le informazioni che dovranno essere portate ad
un livello di comprensione costruttiva; poi dobbiamo capire i parametri fondamentali necessari per
assicurare successo all’impresa e formare un quadro d’insieme come base.

Assumendo un atteggiamento da studiosi, occorre che noi, come pensiero pensante, focalizziamo e
“ampliamo con particolari che definiscono meglio il desiderio olografico e accrescono l’energia del
raggio del pensiero con l’emozione della gioia data dall’immagine in formazione, e così l’immagine
emerge con una maggiore evidenza.” Si tratta in sintesi di entrare in se stessi e utilizzare il
pensiero individuale nel flusso creativo, che è proprio della divinità, di cui siamo fatti ad
immagine e somiglianza.

Tuttavia, dobbiamo riflettere che sin dall’infanzia siamo stati educati a lottare contro l’ego e in
questo modo non abbiamo fatto che amplificarlo; siamo stati educati a non rivolgere l’attenzione
all’interiorità, ma ad uscire continuamente da noi stessi e considerare l’esterno come l’altro da
noi, a non alimentare la nostra forza, perché ciò è stato considerato egoistico, a non rafforzarci,
perché ciò è stato considerato come intenzione di sopraffazione altrui.

Ciò che è naturale, invece, è “dedicarsi alle espressioni di sé che producono una maggiore gioia”.
Questa è l’inclinazione naturale. Bisogna saper interiorizzare, tornare all’autocontemplazione: ma
“autocontemplazione” non significa restare seduti in un angolo a fissarsi l’ombelico, chiedendosi
“chi, cosa e dove sono?”, vuol dire invece applicare le leggi universali e contemplare i risultati
che queste producono nell’esperienza, per raggiungere l’illuminazione”.

Occorre dunque attuare un rivolgimento degli schemi culturali che sin qui ci hanno diretti. Non è
facile cambiare a tal punto, e in ciò le entità che hanno dettato il testo ci consigliano di
ricorrere al potere della preghiera e delle affermazioni. Una di queste è: “Sono un umano in
divenire! Aiutatemi a trasformarmi!”.

Essa viene considerata come un potente mantra che avvia il processo di mutazione. Bisogna ripetere
la frase specialmente quando ci troviamo in situazioni difficili, in cui sentiamo una perdita di
potere, quando proviamo sentimenti di vittimismo di fronte a situazioni che non sappiamo
fronteggiare.

Questo mantra può essere affiancato a richieste dirette alla Fonte. Quando pronunciamo il mantra,
possiamo chiedere indicazioni su come agire, così facendo ristabiliamo la connessione vibratoria con
l’origine.
Il testo conclude dicendo che “il primo istinto di chi legge i messaggi è spesso quello di lanciarsi
subito nella missione, senza lasciare che lo studio e la riflessione apportino i cambiamenti
fondamentali della coscienza, necessari a favorire incontri sincronici con persone e informazioni
che possono fornire un importante contributo.

continua …

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