Il potere dell’intenzione

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Il potere dell’intenzione

(intervista a Cliff Sanderson)

Esiste una forza guaritrice nell’intenzione? Ne parliamo con Cliff
Sanderson, scrittore, filosofo e “healer” – guaritore – conosciuto in tutto
il mondo per il suo lavoro nel campo della consapevolezza e delle energie
sottili.

“L’unico modo di essere spirituale è essere pratico”.

Il neozelandese Cliff Sanderson comincia così a parlarci del suo lavoro.
Essere pratici, per lui, vuol dire aiutare la gente a star meglio e questo
gli è valso il premio Albert Schweizer per la Medicina Umanitaria. Un
riconoscimento dei suoi oltre sette anni di lavoro con i bambini sofferenti
per le conseguenze del disastro di Chernobil. Oltre a collaborare con il
Ministero della Sanità russo, è membro del network medico e scientifico
della Gran Bretagna ed è fondatore dell’organizzazione internazionale
“Focus”, negli Usa, sempre per l’aiuto ai bambini.

LifeGate ha incontrato Cliff Sanderson in occasione di un suo viaggio in
Italia per una serie di seminari. Un’occasione da non perdere per farci
spiegare, da lui in persona, in cosa consiste il suo lavoro.

Tu usi e insegni l’uso di un’arte antica: l’intenzione…

L’intenzione è la comprensione di dove sono ed è la dichiarazione
dell’intenzione di aiutare gli altri. Posso non sapere quale è il senso
della mia vita, ma posso decidere di dargli io un senso.

Usare l’intenzione a scopo terapeutico non è un metodo, è un modo d’essere,
che può essere integrato in qualsiasi attività.

Vuoi dire che basta “l’intenzione di far star meglio” chi si rivolge a te?

In un certo senso. L’idea è di riformulare la propria intenzione, devo
sapere che “sto facendo del mio meglio”… anche se non so bene che cosa
potrei fare. Questa è la prima cosa su cui faccio riflettere medici e
dottori, li invito a concentrarsi su “cosa possono offrire”, anche quando
non sanno cosa fare. Questo li rilassa e li aiuta essere più in contatto con
loro stessi e quindi più presenti al paziente. La mente del paziente segue
molto facilmente l’autorità dei dottori, io cerco di insegnare ai medici a
usare la forza di suggestione che hanno sul paziente.

Tu come operi?

La mia offerta è quella di essere disponibile ad aiutare. Non è facile
spiegare esattamente cosa faccio. E’ un atteggiamento, un modo di pormi.
Porto il paziente in uno stato di rilassamento profondo tramite il mio modo
di respirare che diventa il suo. Gli metto le mani sulle spalle, senza
manipolazioni, senza trasmissione di energia, semplicemente con l’intenzione
che stia meglio. Cerco di contagiare la persona attraverso la mia presenza,
grazie alla mia vicinanza, e come sto io, starà lui. Cerco di essere felice
sereno rilassato e il mio atteggiamento lo contagia. Ma l’aspetto più
importante, fondamentale, è l’empatia, senza nulla è possibile.

E funziona?

Funziona. Può funzionare con tutto, perfino con il cancro. Non si conosce
ancora esattamente come, ma succede. E’ successo. Certo, magari non sempre
arriva la guarigione, ma un certo benessere sì. Il malato si sente meglio,
magari prende meno pillole o ha meno dolore.

Come è possibile? Anche con il Cancro?

Ad agire non è la mente locale, ma un livello di comprensione più alto.
Quando sono veramente in contatto con me stesso e mi rendo autenticamente
disponibile per l’altra persona, entro in empatia con lei e si crea un
“campo”. Io sono in uno stato di rilassamento profondo e “contagio” la
persona con il mio stato d’animo.

E’ la forza della vita che fa tutto. La tendenza della natura verso
l’armonia. E’ il mio essere che interviene, non la mente educata, io rimango
neutrale.

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