Il potere magnetico dell’affermazione

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Il potere magnetico dell’affermazione

Tratto da:

Sri Daya Mata

SOLTANTO AMORE

Casa Editrice Astrolabio

Roma

Parlare confidenzialmente con Dio è il modo più naturale di pregare

Non mi piace neppure usare la parola ‘preghiera’, che suggerisce quasi
un tipo di richiesta formale ed unilaterale a Dio. Per me, conversare con
Dio, parlargli come ad un amico vicino e caro è il modo di pregare più
naturale, più personale e più efficace. Quando sento parlare delle tragedie
della guerra e delle altre sofferenze dell’umanità, o quando qualcuno mi
scrive chiedendomi aiuto, ne parlo immediatamente a Dio, nel santuario
silenzioso della mia anima.

Se fossimo in sintonia e in comunione con Dio ogni momento, che bisogno
ci sarebbe di pregare o di chiedere qualcosa? Proveremo un senso di
benessere così perfetto e una totale sicurezza nell’affidarci a Lui, da
sentire la costante certezza interiore che: “Lui sa cosa sta facendo di me.
Non sempre posso comprendere le Sue vie, ma mi basta essere consapevole che
Lui sa qual è la cosa migliore per me”. In questo consiste l’abbandono a
Dio.

Il perfetto amore per Dio presuppone in tutte le cose una perfetta
fiducia nella Sua volontà. Perciò pregare per noi stessi indica
un’imperfezione della nostra devozione a Dio. Se amiamo qualcuno molto
profondamente incondizionatamente, completamente fiduciosi del suo amore per
noi, lasciamo che faccia di noi ciò che vuole. Lo stesso concetto si applica
al nostro amore per Dio: dobbiamo donargli la vita, la mente e il cuore così
completamente che, qualsiasi cosa accada, per noi è indifferente; la
coscienza rimarrà assolutamente serena. Chi ha questa coscienza, ha la mente
talmente concentrata su Dio e il suo essere così immerso nella beata
consapevolezza di Lui, che quando subentrano delle difficoltà, quello che
avviene al corpo non ha alcuna importanza. Io credo in questo atteggiamento
di suprema fiducia in Dio.

Confidare in Dio non ci risparmia le sofferenze. Ricordo quello che
disse una sera Paramahansaji: “Ho sofferto nel fisico per anni. Ma che
strano: da un lato la Madre Divina provoca la sofferenza, dall’altro si
prende cura del mio corpo grazie a voi”. Egli si era completamente
identificato con Dio. Consapevole di essere l’anima, come uno spettatore
vedeva che soltanto Dio permetteva al suo corpo di soffrire e che, al tempo
stesso, il Divino sosteneva la sua forma fisica e le prestava le cure
necessarie.

L’abbandono a Dio non è uno stato di maliconica rassegnazione al
dolore, in cui si invoca la sofferenza esaltandolo al pari di una virtù.
Quando il devoto chiede a Dio che gli vengano inflitte tutte le sofferenze
del mondo, e si compiace della sofferenze come di un mezzo per piacergli, si
accosta all’idea dell’abbandono in un modo piuttosto negativo. Io credo in
un atteggiamento positivo: “Sono l’anima; la mia natura è beata, potente e
perfetta. Mi prenderò cura del corpo, senza alcun senso di attaccamento e
non mi lamenterò delle imperfezioni che vi si possano manifestare”. Se si ha
mal di testa, non è sbagliato prenderne atto e ricorrere a qualche
ragionevole rimedio disponibile; ma la coscienza dovrebbe riflettere sulla
verità che la propria natura reale è separata ed immune dai disagi della
forma corporea che indossa.

– Il corpo è soltanto un abito che copre l’anima –

Il corpo in effetti è soltanto un abito che copre l’anima. Se il
soprabito si lacera e si strappa, di solito non se ne fa un dramma, si
ripara o si sostituisce con un altro. Non permettete mai alla coscienza di
identificarsi con l’abito corporeo che l’anima indossa temporaneamente.

Coloro che non comprendono le vie di Dio spesso ritengono che la
perfezione spirituale significhi anche la perfezione del corpo, e che il
corpo di una persona in sintonia con Dio non sarà soggetto a malattie
fisiche. Niente affatto! Chi persiste in questa idea prova un senso di
attaccamento alla forma fisica; il corpo è troppo importante per lui. Non
sto dicendo che non ci si debba prendere ragionevolmente cura del corpo. Sri
Yukteswar diceva: “Perché non gettare un osso al cane?”.3 Date al corpo ciò
cui ha bisogno e poi dimenticatelo. Il Cristo disse: “Non vi preoccupate
della vita, di cosa mangerete; né del corpo, di cosa vestirete… Il Padre
vostro sa che avete bisogno di queste cose”.

Il fatto è che, per quanto si prenda cura del corpo, a nessun essere
mortale sarà concesso di vivere eternamente nella forma fisica. Quando,
perché concentrare tanto l’attenzione su qualcosa di temporaneo?
Preoccuparsi della cura del corpo ad esclusione o a preferenza del
nutrimento dell’anima è un errore spirituale. Dio permette che le malattie e
le imperfezioni visitino il corpo per risvegliarci, se occorre con la
sofferenza, alla consapevolezza che essendo Suoi figli, non siamo il corpo
mortale e il mondo non è la nostra casa. Noi siamo l’anima immortale e la
nostra casa è in Dio.

Nel sottolineare la virtù dell’abbandono a Dio non si devono ignorare
il posto e il valore che hanno la preghiera e l’affermazione. L’abbandono
ideale dimostrato da Paramahansa Yogananda, per l’essere comune è in realtà
un’aspirazione molto elevata poiché si basa sulla perfetta comprensione
spirituale della volontà di Dio e sulla sintonia con essa. I devoti simili a
lui sanno quando e come affrontare i propri problemi e quando rassegnarsi a
sopportarli.

– “Aiutati che il Ciel t’aiuta” –

Gesù aveva il potere di liberarsi dalle mani di coloro che l’avrebbero
poi crocifisso: “Credi tu che non possa raccomandarmi al padre mio, il quale
mi manderebbe subito più di dodici legioni di Angeli”.5 Ma pregò invece:
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice; però, sia fatta la Tua
volontà, non la mia”.6 Per chi non senta questa sintonia in ogni situazione
pratica della Vita, la preghiera e l’affermazione non soltanto sono utili,
ma consigliabili. Aiutano a rendere la mente e la coscienza ricettive alle
benedizioni e alla guida di Dio, rafforzando la fede e risvegliando la
volontà che, a sua volta, stimola la forza vitale che genera la guarigione.
La preghiera e l’affermazione mettono quindi in azione un’altra legge
cosmica” Aiutati che il Ciel t’aiuta”.

– Il potere magnetico dell’affermazione –

L’affermazione dovrebbe essere messa in pratica da tutti. Per me, due
delle affermazioni più utili sono: “Signore, non la mia, ma solo la Tua
volontà sia fatta attraverso me”; e “Signore, sei Tu l’Artefice non io”.

Il mondo è stato creato sul principio della rotazione di una particella
attorno a un’altra, l’elettrone attorno al protone; si produce così una
forza creativa. L’affermazione si avvale dello stesso principio. La forza di
volontà concentrata che ruota attorno a un’idea, crea una potente forza
magnetica. Quando un’affermazione come questa: “Signore, Tu sei mio, io sono
Tuo”, oppure “Signore, Tu sei nel suo corpo; egli è sano”, è ripetuta molte
volte con la forza crescente di un potente pensiero, porta in esistenza ciò
che si afferma.

Questo principio può agire anche per produrre effetti negativi, se la
volontà concentrata è fatta ripetutamente ruotare attorno ad un pensiero
negativo. I pensieri negativi possono arrecare seri danni a se stessi e agli
altri. In questo mondo, infatti, quello che si semina si raccoglie, e quindi
ci ritornano i pensieri che irradiamo nell’etere. Per questo Paramahansaji
diceva: “Sorveglia i tuoi pensieri. Sappi che ciò che semini, raccogli”.
Questo principio dimostra quanto sia importante pensare positivamente e
giustamente sia per il nostro bene che per il bene degli altri.

– Il pensiero: la forza più potente che esista –

Il pensiero è la forza più potente del mondo. Dal pensiero di Dio ha
avuto origine tutta la creazione. Nulla può esistere senza di Lui. Poiché
siamo fatti a Sua immagine, il Suo invincibile potere è in ciascuno di noi;
il nostro pensiero e la nostra coscienza sono una parte dell’intelligenza e
della coscienza di Dio. Non si tratta di qualcosa che dobbiamo acquisire;
dobbiamo soltanto imparare ad attingere alla sorgente interiore di questo
potere prima di poterlo manifestare.

Quando ripetete le affermazioni di guarigioni per voi o per gli altri,
visualizzate la straordinaria forza del potere risanante di Dio come una
luce bianca che vi circonda, o che circonda la persona per cui state
pregando. Sentite che quella luce dissolve ogni malattia ed ogni
imperfezione. Tutte le nobili idee che formuliamo, tutte preghiere che
pronunciamo, tutte le azioni buone che compiamo, sono permeate del potere di
Dio. Possiamo manifestare questo potere in modo sempre più grande quando la
nostra fede in Dio diventa più forte e il nostro amore per Dio più profondo.

Siate certi che, se il fine è il bene supremo, la legge cosmica e
perfino la volontà di Dio possono essere influenzate dal potere della
preghiera e dell’affermazione, purché il nostro pensiero sia forte e la fede
perfetta. Ma quando, anche dopo aver pregato con forza ed avere ripetuto
affermazioni di guarigione positive con fede e devozione, il risultato
finale è contrario alle nostre aspettative, allora è il momento di
assegnarsi con la pace nel cuore, alla più alta saggezza di Dio. Ma finchè
non ha emesso il Suo verdetto finale, Egli si aspetta che l’uomo usi il
potere, la volontà e la forza – di cui Lui stesso lo ha dotato – per opporsi
a tutte le imperfezioni determinate dai mutamenti e dalla relatività del
mondo.

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