Il punto di vista degli Hare Krishna

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Il punto di vista degli Hare Krishna

Intervista a Parabhakti das

Riflessioni sul Senso della Vita

Parabhakti das (Mauro Bombieri) responsabile di Villa Vrindavana,
sede toscana dell’ISKCON “Associazione Internazionale per la Coscienza
di Krishna” meglio conosciuta come “Movimento Hare Krishna”, dal
novembre 2009 cura su Riflessioni.it la rubrica “Riflessioni sulla
Cultura Vedica”.

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza
del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza
della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

– La felicità è quella sensazione di totale appagamento che soddisfa
pienamente i nostri desideri.

Ogni essere vivente aspira a vivere eternamente questa condizione,
perché è un’aspettativa naturale dell’essere. L’errore sta nel
ricercare la felicità duratura in qualcosa di effimero. Il mondo in
cui viviamo è temporaneo e per natura instabile, come conseguenza
anche la felicità, ricercata nell’ambito delle sue dinamiche, può
essere solo fugace.

In accordo alla filosofia vedica, l’anima, il nostro vero sé, è
ricoperta dal corpo grossolano, quello visibile e da quello psichico,
quello percepibile. Il primo è la combinazione di elementi chimici
che si aggregano e rimangono uniti per un periodo di tempo limitato,
regolato dalle leggi della natura (ed anche dagli stili di vita) che
prevedono ogni cosa in perenne trasformazione. Il corpo psichico ha
invece maggiore durata, si nutre ed assimila emozioni ed esperienze
(samskara) sulle quali si formano le tendenze (vasana) che vanno a
modificare il futuro e il destino delle persone sia all’interno di
questa stessa vita sia in quella successiva. Il corpo psichico
trasmigra di corpo in corpo portandosi dietro in essenza il bagaglio
esperienziale acquisito che andrà a strutturare il “nuovo individuo”
dando luogo a quella diversità bio-psichica che osserviamo nel mondo.

Entrambi i corpi sono però, come anzi detto, transitori e cercare la
felicità in essi non può che portare solo una gioia temporanea perché
basata su elementi deperibili.

L’atma (anima) è invece per natura eterna (sat) piena di conoscenza
(cit) e felice (ananda) ed è la riscoperta della nostra natura
spirituale e della relazione che ci unisce all’Anima Suprema (Dio) che
porta alla vera e duratura felicità.

2) Cos’è per lei l’amore?

– L’amore è quel sentimento che ci porta ad agire solamente per la
felicità dell’amato senza aspettative di ritorno.

Il percorso che noi seguiamo per ottenerlo, si chiama bhakti-yoga
ovvero lo yoga che ci unisce a Dio, attraverso l’amore e la devozione.
Non è un percorso per romantici sognatori, bensì una scienza che guida
alla comprensione profonda dell’amore passando da stadi propedeutici
in cui sono coltivati i valori universali della spiritualità, quali la
misericordia (compreso il rispetto di tutte le forme di vita), la
veridicità, la moralità e la purezza. Il vero amore, è possibile solo
con Dio (nella nostra tradizione Krishna, l’infinitamente
affascinante), perché si basa unicamente sul desiderio di dare e non
di ricevere ed è realizzabile solo a livello spirituale, quando si
diventa liberi dalla schiavitù dei sensi. Su questa base gli scambi
con Krishna, la fonte dell’amore, danno luogo a un progressivo e
illimitato crescendo di emozioni. L’essere individuale riconnesso con
Krishna offre a Lui amore che Dio ricambia inondandolo d’amore. A
livello materiale il vero amore è impossibile, perché le relazioni
sono sempre, con maggiore o minore evidenza, centrate sulla
soddisfazione o convenienza personale.

Offrendo a Dio, in modo disinteressato e continuativo le nostre
azioni, è possibile gustare anche in questo mondo i dolci sentimenti
del vero amore.

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

– La legge del karma (causa-effetto) ci restituisce i frutti delle
nostre azioni. A ogni azione corrisponde una reazione che può essere
positiva o negativa.

A volte l’effetto è immediato, altre volte avviene dopo un lungo
periodo che potrebbe essere anche successivo all’attuale esistenza. I
codici che regolano il karma sono molto complessi e per fare un
parallelo con quelli civili e penali si avvalgono d’attenuanti o
aggravanti che determinano nelle persone fortuna o sfortuna, bellezza
o deformità, salute o malattia, un alto quoziente intellettivo oppure
uno limitato ecc. Attenzione però al fatalismo, sebbene per vivere
serenamente sia necessario accettare la situazione in cui ci troviamo,
teniamo presente, tuttavia, che noi stessi siamo gli artefici della
nostra condizione futura. La legge del karma è promulgata da Dio e
applicata da Suoi collaboratori non a scopo punitivo bensì educativo.
Gioie e dolori sono propri di questo mondo e sono inevitabili.
Tendiamo a ben accettare le situazioni piacevoli perché procurano
godimento, meno quelle spiacevoli, ma se con obiettività ed onestà
riconsideriamo la nostra vita, probabilmente ci accorgeremo che sono
state le difficoltà e le crisi che hanno realmente favorito la nostra
crescita.

Se guardiamo quindi le cose da una prospettiva diversa, ci accorgiamo
che come la gioia, anche il dolore è una naturale dinamica di questo
mondo, e non è detto che sia per forza negativa, sta a noi coglierne i
significati nascosti. In ultima analisi, quindi il dolore è
inevitabili, ma la sofferenza rimane una nostra scelta.

4) Cos’è per lei la morte?

– La morte è un avvenimento naturale, termina un ciclo e se ne apre un
altro, si volta pagina ed in accordo alle nostre azioni e desideri si
ottiene un nuovo corpo. Questo ciclo è chiamato samsara ed è
praticamente senza fine. La Bhagavad-gita, uno dei più importanti
testi di riferimento per noi vaishnava, cita:
“Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla
giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo
all’istante della morte. La persona saggia, non è turbata da questo
cambiamento.”

L’unico modo per porre fine al samsara, è di lasciare questo mondo per
entrare nella dimensione spirituale, ma come accennato in precedenza,
si entra in quella dimensione solo se si è sviluppato amore
incondizionato ed ininterrotto per Dio. Tutte le religioni hanno, o
perlomeno dovrebbero avere, come obiettivo principale quello di
risvegliare l’amore per Dio negli esseri viventi.

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo
spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni
consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e
cosa fa per concretizzarli?

– Cerco di applicare e vivere con coerenza gli insegnamenti che Dio ed
i Suoi rappresentanti ci hanno regalato e di aiutare altri a
riscoprire la loro natura spirituale. Lo scopo del nostro movimento e
quindi anche mio è di diffondere la coscienza di Dio nel mondo. Se ci
fosse una maggiore consapevolezza e conoscenza di Dio, indirettamente,
anche le guerre ed i grandi problemi sociali sarebbero risolti più
facilmente, perché rimettendo Dio al centro e non solo noi stessi o la
nazione, razza, cultura, religione, le relazioni diverrebbero più
armoniche e rispettose.

In questo periodo sono il responsabile di Villa Vrindavana
www.villavrindavana.org il nostro tempio di Firenze, dove da molti
anni ci stiamo prodigando per costruire un punto d’incontro tra
oriente ed occidente, un luogo dove uomini e donne di spiritualità e
cultura possano incontrarsi e dialogare in pace ed armonia.

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

– Tutti devono contribuire al mantenimento ed allo sviluppo della
società, per questo sono necessari, religiosi, amministratori,
commercianti, semplici lavoratori ecc.
In una società perfetta ognuno trova la giusta posizione, che è
determinata dalle attitudini personali e non dal clientelismo o dal
diritto di discendenza. Tutti però hanno il diritto/dovere di andare
di là dagli schemi sociali per perseguire il vero scopo
dell’esistenza: la realizzazione spirituale.

Dal mio punto di vista, una vita che guarda solamente a successo,
ricchezza, fama, gloria, riconoscimento, rimane incompleta, monca.

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo
senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca
dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra
determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

– Siamo individui distinti e separati, tuttavia proveniamo tutti
dallo stesso Padre, abbiamo le Sue stesse caratteristiche
(qualitativamente, non quantitativamente) e stiamo in vera armonia con
gli altri solo quando le relazioni interpersonali si connettono con
il Supremo. Escludendo Dio dalla nostra vita, ognuno cercherà di
prenderne il posto, ogni individuo metterà se stesso al centro dando
origine ad un egocentrismo esagerato che, di fatto, genera da una
parte un piccolo gruppo di “vincenti” e dall’altra un grande disagio
esistenziale. Il vero problema è che sempre più persone accettano ed
assorbono il concetto della competitività ad oltranza come normalità e
sono pronti a tutto pur di emergere. Viviamo in una società che
confina, sempre più, la spiritualità alle sole cerimonie e rituali,
mancandone così valori e scopo, che riscrive continuamente i principi
dell’etica adattandoli alle leggi del mercato. C’è da chiedersi quali
siano i limiti e se questo modo di essere, non conduca
all’autodistruzione.

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

– Il bene è tutto ciò che permette la nostra evoluzione spirituale e
culturale e male tutto ciò che ci allontana da essa.

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e
terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le
religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

– L’uomo ha paura della mancanza di riferimenti. Religione, filosofia,
ragione e logica, li rievocano. In realtà hanno senso solo quando
interagiscono tra loro. La religione senza il supporto della filosofia
rischia di essere puro sentimentalismo e la filosofia senza religione
pura speculazione. La logica e la ragione rapportano ideali ed analisi
al quotidiano.

Il vero spiritualista è quindi anche un filosofo che con logica e
raziocinio prosegue nel cammino della realizzazione spirituale senza
trincerarsi dietro dogmi. Nella nostra tradizione non ci sono dogmi
bensì livelli di realizzazione progressivi.

La cultura vedica mi ha permesso di uscire dai labirinti indicati nella domanda.

10) Quale è per lei il senso della vita?

– E’ scritto nei Veda: “Finché l’essere vivente non s’interroga sui
valori spirituali dell’esistenza deve conoscere la sconfitta e i mali
nati dall’ignoranza.”
Il nostro corpo ha durata brevissima e finirà non appena il tempo sarà scaduto.
Il senso della vita è, dunque, quello di utilizzare la forma umana e
la sua capacità di porsi delle domande, per riscoprire la propria
natura divina e ricongiungersi con Dio.

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