Il “Quanto” – baricentro della materia e della mente

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Il “Quanto” – baricentro della materia e della mente

La fisica moderna scopre che la materia è viva e consapevole

Yogananda Paramahansa stupì i lettori della sua autobiografia, descrivendo la visita che egli fece allo scienziato e scopritore indiano Bose.

Quest’ultimo gli mostrò alcuni apparecchi di sua i invenzione, capaci di moltiplicare per mille volte, e più,le particelle della materia; sì che, proiettando su di esse il loro raggio investigativo si poteva riuscire ad osservare un espanso e sottile movimento del piano osservato (ossia, la vita del mondo materiale). Inoltre, se lo scienziato si armava di un punteruolo e scalfiva con esso quegli oggetti – nella fattispecie in ferro – decine e decine di piccoli orifizi si sgranavano, boccheggiavano e si ribellavano, quasi fossero delle minute bocche che urlassero per il dolore e lo spavento.

“Tutto vive e tutto percepisce!” – esclamò Bose, all’attonito, giovane Yoghi.

La fisica moderna, oggi, con l’Esperimento della Doppia Fenditura, ha raggiunto il successo dello scopritore indiano e conferma, non solo la vitalità e la coscienza della materia, ma, pure, qualcosa che assomiglia molto ad una sua volontà in germe.

La materia sente, decide e propone!

Ma, continuiamo nell’analisi degli aspetti della materia poco conosciuti.

Il Dalai Lama (Capo Spirituale del Buddhismo Mahayana) asserisce che l’aspetto ultimo e completo di ogni conoscenza è la Fisica dei Grandi Corpi, unita a quella delle particelle (meccanica elettronica e meccanica quantica).

L’Ayurveda hindù sostiene che esista solo Mulaprakriti; ossia, la materia primordiale, eterna, in eterna espansione (controfuga e centripeta).

L’iniziato completo, di conseguenza, oggi dovrà conoscere la sintesi della prima Fisica, unendola a quella delle particelle.

Attorno al 1600 Newton scoprì la legge di gravità, che controlla e gestisce le Leggi dei Grandi Corpi, e che ha permesso ogni conquista planetaria e galattica.

La legge di gravità venne perfezionata. Si credette che non si trattasse di radiazioni elettromagnetiche, ma di curvature dello spazio, in cui scivolavano i corpi minori, a causa della massa più ampia di quelli maggiori.

Venne portato, come primo esempio, la corsa di un ciclista, in gara dentro un autodromo; conoscendo, difatti, la velocità dell’atleta, potremo, sempre e comunque – grazie alla legge di Newton – avere la nozione del tempo e delle distanze coperte progressivamente dalla bicicletta, per compiere ogni suo tragitto (parziale, o totale).

La materia è composta da elementi, descritti ordinatamente nella loro Tavola; gli elementi, da molecole; le molecole, da atomi; gli atomi da un nucleo e da una periferia di elettroni; i nuclei, da protoni, neutroni, gluoni …

Insomma, da particelle attive, ognuna delle quali si può scomporre in diverse parti, simili alla sua natura.

Conosciamo circa 17 particelle, realmente basilari, che compongono gli elementi, ed ognuna è un frammento di massa (elettrone, protone, quark), che sfreccia nello spazio a 300.000 km. al secondo; e questa sua corsa procede a gruppi.

LA LUCE- E’ composta da pacchetti di particelle, chiamate “pacchetti di quark”; ed il passaggio di una particella, da un’orbita maggiore alla minore, determina la luminosità.

Ma, se procediamo nella divisione delle particelle conosciute (ed è qui che volevamo portarti, sin dall’inizio della monografia, o lettore!..) giungiamo all’ultima di esse: il QUANTO, che, a differenza delle altre, non può venire scomposto e segue delle leggi e delle regole di manifestazione diverse da tutte le altre, e che solo da pochi anni sono state scoperte ed utilizzate dalla Fisica Moderna.

Le caratteristiche del Quanto sono:

– L’indeterminazione. Difatti, a differenza di quelle del “ciclista newtoniano” (di cui poco fa abbiamo parlato) le caratteristiche di questa particella risultano completamente ipersensibili ad ogni atto di analisi che, dall’esterno, vengano dirette verso di essa, da parte del ricercatore. Cercare di identificarne le qualità intrinseche, muta sempre, all’ultimo momento, l’ordine spaziale ed interiore di queste ultime. Per cui, non se ne riesce a conoscere la velocità, o la massa. Di conseguenza, la posizione reale di un quanto, nel vuoto, non può venire identificata, se non con larga approssimazione (ben diversamente dalle analisi sul ciclista newtoniano).

– Il quanto non può dividersi in una, o più parti, grazie alla sua misura – che è la più piccola di ogni altra esistente. Né lo si può distruggere. Il quanto – secondo la legge dell’impermanenza – “si consuma”, nel tempo.

– Il quanto (vedi le spiegazioni del premio Nobel Rubbia, scopritore nel 1983 delle particelle W+, W- e Z.., responsabili dell’interazione debole delle cose) è l’esatto fulcro che lega le masse minori alle maggiori; e centinaia di apparecchiature elettroniche sono state costruite grazie alle possibilità che esso ci offre.

– Il quanto è contemporaneamente materia ed energia (grano ed onda). Se, difatti, si pongono due pannelli, uno dietro l’altro e si incide trasversalmente il primo di essi con un canaletto spaziato, e si spara, attraverso questo canaletto – con gli appositi apparecchi del CERN di Ginevra – una fila ordinata di elettroni, si noterà, in seguito, la traccia di questi elettroni segnalata da una barra verticale di puntini, sul pannello, posto dietro il primo. Ma, allorché si crea una seconda fenditura, accanto alla prima, e si spara verso le due una serie di elettroni (come si era fatto precedentemente), i corpuscoli in questione attraverseranno le due fenditure; tuttavia si manifesteranno come onde, lasciando tante tracce ondulate sul pannello retrostante, quanti erano i grani che le hanno prodotte.

Inutile aggiungere che, ad oggi, questo fatto inusuale ed apparentemente irreale, lascia ancora i fisici moderni interdetti e sbigottiti.

Insomma, l’elettrone è un’onda, oppure un frammento di materia?!

Ha una sua coscienza che gli permette di scegliere se e quando mostrarsi come un’onda sinuosa, o come un punto fisso?

– Aggiungiamo, qui, un dettaglio impressionante.

Poiché i nostri fisici non sono stupidi, essi cercarono di aggirare questi effetti di mutazione delle particelle, e posero, prima di ripetere il doppio esperimento, un apparecchio che potesse controllare la modificazione degli elettroni, davanti alle due fessure, e dietro di esse.

Ma, gli elettroni – o le particelle – SI SENTIRONO OSSERVATE!.. Ed attraversarono le fessure, come avevano fatto la prima volta (quando si espressero sotto forma di punti). Ed alimentarono una corrente di fisici, che si disse convinta di un rapporto consapevole fra quelle masse unitarie (“quanti” o elettroni che fossero), e la mente, o coscienza dell’ osservatore. Era come se sapessero quando venivano esaminate e, simili alle chiocciole, ritraessero le loro piccole corna in sé, e si comportassero da particella, se osservate attentamente da un essere umano; ma, si esprimessero come onda, se lasciate sole, senza strumenti che ne spiassero le azioni.

– Quindi, l’attenzione degli sperimentatori rivolta al quanto, lo induce a mostrarsi in forma di grano (materia); mentre, il distogliersi dell’attenzione da esso, fa sì che si manifesti quale onda.

Di conseguenza, dobbiamo accettare (anche se ancora non lo comprendiamo) un comportamento di consapevolezza delle particelle degli elementi, verso l’uomo, ed una sottomissione spontanea dei quanti verso ogni attività esteriore di attenzione, che essi ricevono.

– Da qui, l’affermazione di Buddha, quando insegna che l’attenzione dell’uomo è il migliore e più alto sistema di crescita e di liberazione, da parte dello spiritualista.

Non esiste, quindi, una frattura che divida la materia dall’energia. Oramai, centinaia sono i volumi, che gestiscono la “Vita Quantica – la Mente Quantica – La Vittoria Quantica”.

Ne parleremo ancora; tuttavia, oggi abbiamo assistito (dal punto di vista della Fisica Moderna e della Metafisica) alle risonanze (spesso non approfondite dalla scienza) tra la mente e la materia.

La materia è mente e la mente è materia!

da lista sadhana

 

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