Il Rebirthing e la nascita

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Il Rebirthing e la nascita

di Matteo Manzini

Creare un ambiente sereno

Grazie al sempre maggior interesse della psicologia riguardo al periodo prenatale, sta prendendo
piede una nuova e più consapevole considerazione della gravidanza e del nascituro.

Oggi, numerosi testi riportano dati e risultati di ricerche utili per rispondere a coloro che ancora
considerano il nascituro come un sacco vuoto da riempire di “materiale” adatto a formare un essere
adulto. La ricerca scientifica sta dimostrando tesi che, grazie all’intuizione e alla capacità di
ascolto, il Rebirthing e altre discipline olistiche hanno proposto già da tempo.

La ricerca e la sua naturale vocazione alla divulgazione hanno reso facilmente accessibili le
informazioni che possono contribuire a sviluppare e diffondere una più profonda attenzione al
periodo della gravidanza.

Il messaggio che vorrei proporre è quello di lasciare spazio all’ascolto e alla naturale capacità di
comunicazione che esiste tra il nascituro e l’ambiente che lo circonda, ovvero l’utero materno e il
contesto sociale nel quale vive la madre. Intorno alla 7^ settimana cominciano a formarsi i
recettori tattili, il sistema olfattivo comincia ad abbozzarsi e inizia la formazione del nervo
ottico.

Verso la 15^ settimana i recettori tattili sono già diffusi lungo il corpo e l’apparato gustativo è
relativamente formato. Alla 26^ settimana l’apparato uditivo è quasi del tutto completo. E’
possibile affermare che la differenza tra il nascituro e l’adulto consiste nella rapidità dello
sviluppo degli organi e che giunto alla 26^ settimana egli è in grado di recepire gli stimoli
provenienti dall’ambiente che lo circonda come potrebbe fare un adulto.

A tale proposito mi piace riferire di una pubblicità realizzata per promuovere l’A.N.E.P.
(Associazione Nazionale Educazione Prenatale), nella quale si può osservare, grazie ad un’ecografia,
il nascituro mentre viene suonata una dolce musica e successivamente mentre la madre litiga,
urlando, con il proprio compagno, il quale lascia cadere dei piatti per terra producendo un acuto
rumore. Se nel primo momento si può notare la tranquillità del nascituro che si “assaggia” il
pollice di una mano, nel secondo momento alle grida e al rumore di piatti infranti corrispondono
altrettanti scatti, sembra proprio saltare nell’utero.

L’esempio appena citato non solo mostra l’influenza che possono avere gli stimoli provenienti
dall’ambiente che circonda la madre, ma, ad un livello più profondo, può anche far riflettere su
quelle che potrebbero essere le reazioni emotive e fisiologiche della madre a questi stessi stimoli.

Il nascituro è collegato a sua madre non solo a livello fisico, ma anche emotivo, infatti egli è in
grado di percepire gli stati d’animo che lei vive. La sfera emotiva e psicologica della madre è
fondamentale.

Pensiamo per un momento agli effetti che la paura può produrre nella madre. Aumento del battito
cardiaco, maggior tensione muscolare, respiro affannoso. Tutti effetti che possono seguire alla
maggior produzione di adrenalina, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali.

Essendo in un periodo di intenso sviluppo, il nascituro è naturalmente portato ad assorbire gli
stimoli che lo circondano, proprio perché è grazie a questi che si formerà. Nel caso della paura,
quindi, assorbirà tutto i messaggi provenienti dalla madre.

Non è difficile credere che la sua reazione sarà quella di “chiudersi”, di ritirasi in un angolo,
non avendo ancora le capacità intellettuali per comprendere ed elaborare questo messaggio. Così,
quale risultato può produrre una gravidanza carica di paura? Questa domanda non necessita di alcuna
risposta volendo solo essere uno spunto di riflessione. Il Rebirthing (letteralmente “rinascita”)
facilita l’ascolto del proprio corpo e delle proprie emozioni.

La pratica di questa tecnica prevede una respirazione circolare, simile a quella che, a volte, si
può osservare nel neonato appena pochi istanti dopo il parto. Non a caso questo modo di respirare è
in grado di richiamare memorie cellulari legate al passato e che creano blocchi nella vita di tutti
i giorni. Memorie che posso risalire fino al periodo in cui vivevamo protetti dal ventre materno.
Facciamo un esempio.

Se una madre desidera ardentemente un maschio e il desiderio non si avvera, è possibile che la
futura donna adulta sviluppi maggiori difficoltà nell’accettazione del proprio essere femmina. (Ci
tengo a precisare che questo vuole essere solo un esempio e non una legge valida in ogni caso).

La gravidanza è sicuramente uno dei momenti più intensi per quanto riguarda l’accettazione della
propria femminilità. E’ il momento in cui le caratteristiche dell’essere femmina sono esaltate e
evidenti al mondo. Cosa può accadere, dunque, a colei che abbia difficoltà ad accettarsi come donna?
Quali pensieri avrà verso se stessa? Quali emozioni proverà durante i mesi “dell’attesa”?

Ma soprattutto: quali influenze avrà tutto ciò sullo sviluppo del nascituro? Le risposte possono
essere infinite e considerate di caso in caso.

L’intento è, ancora una volta, fornire uno spunto di riflessione, una possibilità per porsi delle
domande. La pratica del Rebirthing permette di sviluppare un’attenzione più profonda e consapevole
verso se stessi, di comprendere le radici dei disagi che possiamo provare e di apprendere degli
strumenti per ritrovare il benessere fisico, mentale e spirituale.

Ciò non significa che praticando questa tecnica si conquisterà immediatamente pace, tranquillità e
serenità, ma che si sarà in grado di riconoscere rapidamente quello che ci disturba per poterlo
trasformare in qualcosa di piacevole e benefico, arrivando anche a non provare più alcun disturbo
per ciò che fino a poco tempo prima lo avrebbe creato. Ecco, quindi, che i benefici derivanti dal
Rebirthing sono evidenti quando la madre riesce a ritrovare la serenità nel più breve tempo
possibile, evitando al proprio figlio/a inutili dosi di “negatività”.

Contribuendo, così, alla creazione di un ambiente sereno e positivo nel quale il nascituro troverà
le migliori condizioni per la sua formazione.

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