Il rilassamento e la respirazione
Il rilassamento è in realtà una non-attività. Infatti esso consiste nel non lavorare, nel non
pensare, nel non agire, e assume la sua forma più evidente nel sonno. Il rilassamento è necessario
all’individuo per attuare dei processi detti di “recupero” vale a dire di ripristino delle
condizioni ottimali per essere attivo. Sempre nel concetto d’unità della persona, che ho sempre
ribadito sin dal primo articolo, anche il rilassamento implica un coinvolgimento sia mentale sia
corporeo. Non si può essere mentalmente rilassati e fisicamente nervosi o viceversa. Il rilassamento
è dunque uno stato psicofisico.
Abbiamo visto infatti nel precedente articolo (influenza dell’attività fisica sull’umore e il
benessere) che esiste un intimo rapporto tra sistema nervoso centrale, sede principale della nostra
attività mentale, e le reazioni fisiche. L’ipofisi, ghiandola posta alla base del nostro cervello,
può secernere ormoni che ci rendono euforici (endorfine) e quindi porci in uno stato di eccitazione;
il sistema nervoso vegetativo simpatico, collegato con la sfera emotiva e ai centri del
piacere/dolore, può comandare alle ghiandole surrenali di “scaricare” adrenalina e noroadrenalina
(catecolamine) detti ormoni dell’urgenza e della fretta rendendoci più energici.
Il tono muscolare è un altro esempio di relazione tra mente e corpo. Il tono muscolare è uno stato
di leggera contrazione che il muscolo possiede in situazione di riposo. È singolare che questo tono
è influenzato dallo stato di rilassamento/eccitazione della persona. Più la persona è rilassata e
minore è il tono muscolare. Non a caso quando ci si sente molto depressi ci si sente anche molto
“molli”, deboli, senza forza fisica e di volontà. Al contrario in stati di eccitazione i muscoli
sono più tesi e pronti all’azione. Il biofeedback è una tecnica che in un certo modo misura tale
tono muscolare e, mediante un’apposita macchina applicata al corpo, segnala acusticamente al
soggetto il suo stato di rilassamento.
Il rilassamento è una “attività” che è necessaria al nostro equilibrio psicofisico per “ricaricare”
le batterie, soprattutto quando svolgiamo un’attività (anche non fisica) intensa. Non possiamo
essere sempre e costantemente sotto stress, dobbiamo rilassarci per permettere all’organismo e alla
mente di ripristinare le condizioni di equilibrio. Infatti si po’ incorrere in una vera e propria
tossicodipendenza da ormoni dello stress che ci fa lavorare continuamente come delle macchinette
impazzite sino alla rottura del nostro equilibrio fisco (infarto, ictus), mentale (esaurimento
nervoso) e relazionale (peggioramento dei rapporti sociali perché le persone con cui lavoriamo o
abbiamo rapporti affettivi “non ci stanno più dietro”).
Ma come ci si fa a rilassare? Se vi ponete questa domanda probabilmente fate parte delle seguenti
due categorie:
1. Non avete mai preso coscienza di cosa significa rilassarvi praticamente e dovrete imparalo
capendo che esso consiste nell’apprendere un non-fare.
2. Non siete più in grado di rilassarvi perché conducete uno stile di vita che non vi permette di
rilassarvi (in realtà ve lo siete impostato voi) e dunque siete diventati dei dipendenti da ormoni
dello stress.
Per uscire da questa situazione dovete ritrovare il “settimo senso”, quello del piacere, reale e
goduto nel profondo dell’anima. Il piacere infatti porta con se sempre un senso di appagamento e di
pace interiore e dunque di rilassamento. Non esiste un piacere imposto a se stessi, come un obbligo.
Tutto ciò che vi imponente vi fa rientrare nello schema del “dovere” che per definizione è attività
e dunque antitetica al rilassamento che è non-attività. La non attività implica l’ascoltare, il
ricevere dal mondo, e ciò è contrario al fare che è un dare al mondo. Ecco perché la musica ci può
rilassare quando è armonica-dolce; essa ci dà sensazioni, emozioni; al contrario la musica molto
ritmata stimola al movimento e quindi al fare ed infatti ci eccita. Tutte le attività che ci
arricchiscono di sensazioni piacevoli implicano rilassamento: i massaggi, una doccia fresca quando
fa caldo o un bagno bollente quando siamo intirizziti dal freddo, la piacevole sensazione di
stanchezza fisica dopo una corsa o una bella nuotata, una passeggiata nel bosco ad ascoltare i suoi
profumi, colori, rumori.
Non implica un rilassamento, ma solo una distrazione per la mente, il fare qualcos’altro per non
pensare/fare qualcosa che si pensa/fa sempre. Se non c’è piacere non è vero relax e questo è tipico
di chi imposta il proprio tempo libero allo stesso modo della attività frenetica lavorativa: la sua
dipendenza dagli ormoni della fretta è quasi totale. Per costoro è necessario un obbligo: fermarsi
ed ascoltare. Ecco che ad esempio attività come il training autogeno e il Tai Chi Kuan possono
trovare la loro utilità poiché consistono appunto di immobilizzazione (o movimenti lenti) e ascolto
delle proprie sensazione corporee (equilibrio e cinestesia per il Tai chi). Tutta la ginnastica
cosiddetta dolce imposta la sua metodologia appunto sull’immobilizzazione, sulla lentezza del
movimento e sulla presa di coscienza delle proprie sensazioni interne.
Ricordiamo inoltre che le attività di forza e velocità implicano un’eccitazione del sistema nervoso
vegetativo simpatico che è connesso con l’attivazione organica e mentale dell’individuo. A
dimostrazione di questo notiamo che ad esempio l’attività pesistica aumenta il tono muscolare. Al
contrario le attività di resistenza implicano un’inibizione di tale sistema e quindi inducono un
certo rilassamento; infatti dopo una corsa, nuotata o bella camminata ci si sente piacevolmente
stanchi e si dorme meglio.
Dunque occhio a non esagerare! Sappiate sempre prendervi i giusti spazi/tempi di relax con attività
piacevoli.
La respirazione e il rilassamento
La respirazione ha la funzione di poter incamerare l’ossigeno, comburente indispensabile per il
funzionamento delle cellule, e di espellere anidride carbonica prodotta dalla combustione degli
zuccheri e dei grassi con l’ossigeno. Come tutte le funzioni organiche essa è regolata dal sistema
nervoso vegetativo ma con possibilità di intervento della volontà; difatti possiamo trattenere il
respiro, espirare forzatamente o fare delle inspirazioni profonde. Al contrario quasi tutte le altre
funzioni organiche non sono influenzabili dalla volontà sebbene indirettamente possiamo diminuire la
frequenza cardiaca con il rilassamento.
Tra tutte le grandi funzioni organiche la respirazione è quella che in maniera più evidente delle
altre mostra le sue variazioni con lo stato emotivo dell’individuo. Questo è dovuto a quelle
connessioni nervose che ho descritto negli articoli precedenti tra sfera emotiva (sistema limbico,
ipotalamo) e sistema nervoso vegetativo (che regola le funzioni organiche). Infatti sappiamo che con
il rilassamento la frequenza cardiaca diminuisce e con l’eccitazione invece aumenta; il tono
muscolare lo stesso; con un forte spavento la circolazione periferica può diminuire facendoci
impallidire o al contrario arrossiamo (vasodilatazione dei capillari della pelle) quando ci sentiamo
al centro dell’attenzione. Anche la respirazione, con i suoi parametri di frequenza e profondità,
muta con lo stato emotivo. Diviene più frequente e meno profonda quando siamo tesi, più profonda e
ancora frequente quando siamo eccitati; più lenta e profonda quando siamo rilassati; la respirazione
si blocca in inspirazione quando ci spaventiamo (a tal punto da non poter gridare nel caso di
terrore estremo poiché la fonazione si ha solo in espirazione) mentre sbuffiamo con un’espirazione
profonda quando un ipotetico pericolo o fonte di tensione se ne sono andati.
Nello stesso modo in cui lo stato mentale influisce sulla respirazione, il controllo della
respirazione può influenzare lo stato mentale e quindi il rilassamento. Se volgiamo rilassarci
dobbiamo respirare lentamente e profondamente; se vogliamo attivarci dobbiamo respirare velocemente;
se dobbiamo fare uno sforzo massimale un grande inspirazione ci da una certa carica (basta poi
espirare durante lo sforzo altrimenti la pressione va alle stelle!).
Ecco dunque che con queste tecniche possiamo esercitare un certo controllo sullo stato emotivo.
Roberto Biella
Lascia un commento