Il Risveglio di Kundalini

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Il Risveglio di Kundalini

Tratto da:
Govinda
LA CONOSCENZA DELL’INFINITO
Meditazione e realizzazione di Dio

Il Risveglio di Kundalini

Mi trovavo a Rishikesh, un paesino alle pendici dell’Himalaya conosciuto attraverso i secoli
come un luogo di pellegrinaggio.

Nella grande semplicità di questo abitato, immerso in una magica atmosfera di sogno, protetto
dalle imponenti montagne da cui si distacca la sconfinata pianura del Gange, sono conservati
gli immortali insegnamenti e le eterne vibrazioni spirituali dei Rishi del passato, i grandi
Maestri del misticismo indiano che indicarono all’umanità la via del Divino e seppero dare, con
l’esempio delle più alte virtù, la forza per riconquistare la Verità perduta. Il nome stesso lo
dice: la terra degli Illuminati.

La dimora del mio Maestro si trovava fuori del villaggio. Era un tempio di sette stanze, a lui
consacrato, costruito tra gli alberi in prossimità delle sacre acque del fiume. Qui io
trascorsi il primo periodo della mia pratica spirituale dopo aver ricevuto l’iniziazione.
Mi alzavo tutte le mattine alle quattro assieme agli altri devoti e mi mettevo subito a
meditare.

Dedicavo un’ora ed anche più alle tecniche di risveglio e un uguale periodo di tempo alla
meditazione. Così trascorrevo ogni giorno ore intere ad assaporare squisite sensazioni. Anche
quando non sperimentavo nulla, mi sentivo ugualmente contento e appagato.

Un vero devoto del Signore non medita per egoismo ma per amore, non per avere ma per offrirsi.

L’aspettativa e il dubbio non fanno parte del suo carattere. Ogni cosa gli viene data nel
momento in cui è pronto a riceverla.

Meditavo ancora al calare della sera per altre due ore consecutive, mangiavo qualcosa di
leggero e poi andavo a dormire.

Avevo esperienze che mi entusiasmavano e mi incoraggiavano ad impegnarmi con crescente
interesse. Vedevo luci brillanti e udivo nelle orecchie suoni interiori, come il ronzio delle
api, il canto degli uccelli e il rumore potente di un aereo. Una forza pulsava nel petto e nel
fondo schiena. Perfino tenendo gli occhi aperti percepivo sprazzi di luce simili a lampi
abbaglianti. Osservavo le radiazioni spirituali che si amalgamavano formando una vasta volta
luminosa. Sentivo di essere in contatto con tutti gli atomi circostanti, di abbracciare e
vivere l’esistenza di ogni cosa che mi era vicina. In questi bagliori mi capitava di scorgere
simultaneamente alberi, case e gente che camminava nelle strade. Poi le forme si tramutavano in
puro splendore.

Se il fenomeno persisteva, appariva un mucchio di piccoli cristalli luminescenti che
simboleggiava l’universo. I pianeti e le costellazioni erano rappresentati da innumerevoli
particelle di varia grandezza che si condensavano dalla luce e, mentre fluttuavano dolcemente
nella vastità del firmamento interiore, si risolvevano di nuovo in luce. Tali visioni mi
procuravano molta gioia.

Tuttavia esse non sono necessarie. Generalmente il risveglio di Kundalini avviene senza che ci
siano state particolari esperienze. Anche se si continua a vedere buio e non si hanno risultati
che stimolano, si può essere molto vicini al momento decisivo. Pertanto non bisogna mai
desistere dal fare meditazione. Il risveglio può aver luogo inaspettatamente da un giorno
all’altro.

Ma questo è niente se paragonato a ciò che sperimentai una di quelle mattine in cui offrivo la
mia adorazione al Supremo. Dopo circa un mese da quando fui messo sul sentiero avvenne il più
fantastico dei miracoli, che cambiò l’intero corso della mia vita.

L’atmosfera era tranquilla, la natura era ancora avvolta nel manto della notte e io sedevo a
gambe incrociate sotto il portico del tempio, rivolto verso il fiume. Stavo meditando con le
tecniche da poco più di mezz’ora, intento a tenere l’attenzione centrata nello spazio tra le
sopracciglia.

Durante uno di quei momenti in cui trattenevo il respiro, avvertii alla base della spina
dorsale una piacevole sensazione che si estendeva verso l’alto, crescendo d’intensità.
Continuai a tenere la mente concentrata, impedendole di cambiare direzione.

Improvvisamente vidi un flusso di luce bianca attraversare con impeto l’asse spinale ed entrare
nel cervello. Fui sommerso da un mare di luce argentea che appariva senza confini. Persi la
sensazione fisica del corpo, come se questo fosse ad un tratto svanito, e mi ritrovai tutto
coscienza, avvolto in uno splendore impareggiabile in cui, quello che era sempre stato un
piccolo punto di consapevolezza individuale, adesso aveva raggiunto un’espansione illimitata
impossibile a definire.

L’esperienza era sbalorditiva e affascinante, ma durò solo qualche minuto. Poi, mentre l’illuminazione
diminuiva, mi sentii nuovamente scivolare nel mio corpo, come se mi rimpicciolissi, e riacquistai la normale
percezione di quanto mi circondava.

Provai dentro di me per la prima volta un’immensa, dolcissima beatitudine che non poteva essere
altro che la diretta rivelazione della Madre Divina. Capii che ero stato benedetto dalla
Kundalini e che tutto ciò mi derivava dalla Grazia illimitata del mio Maestro.

Fuori di me dalla contentezza, mi alzai e andai a camminare lungo la riva del fiume. Ero troppo
eccitato per poter continuare a meditare. Mi misi a riflettere sull’esperienza, cercando di
riviverla attimo per attimo nei minimi particolari, e mi congratulai con me stesso per la
grande fortuna che avevo avuto.

Verso le otto mi recai come al solito dal Maestro. Nella sala, satura di profumo d’incenso e
ornata con fiori bellissimi, avevano già preso posto molto visitatori arrivati da altri
villaggi. Egli sedeva giorni interi su di una piattaforma di legno ricoperta da un soffice
drappo di lana con dei cuscini.

Era un uomo di statura alta e nonostante i suoi sessant’anni presentava un aspetto piuttosto
giovanile. Aveva una forma armoniosa traboccante di beatitudine con carnagione dorata. I suoi grandi occhi
scintillanti erano sempre illuminati da una luce mistica a significare estasi interiore.

Da essi traspariva l’Infinito. I capelli color rame, che incorniciavano un viso angelico ricoperto in parte da una
folta barba, ricadevano in lunghe ciocche sulle spalle. Sempre gentile e amorevole, viveva stabilmente ancorato
nella Coscienza Universale. Era la Divinità stessa in forma d’uomo.

Appena entrai nella stanza, mi fece segno di sedere accanto a lui. Indossava un panno di seta
bianca attorno ai fianchi e una ghirlanda di fiori offerta da un devoto. Appoggiò il suo corpo
al mio e rimanemmo così per un pò.

Poi, rivolgendosi ai presenti, disse: “Il giovane Govinda non è più un mortale. Oggi è andato
oltre il mondo della morte, dove c’è vita eterna e beatitudine. Ma gli rimane ancora molto da
scoprire, deve andare ancora più lontano”.

Considerai queste parole come un ordine e da quel giorno cominciai a meditare più intensamente.

Imprimetevi bene nella memoria che solo la volontà del Maestro è importante. Essa permea il
mondo fin negli angoli più remoti, protegge i suoi devoti e segue la loro meditazione ovunque
si trovino. La sua mente non è altro che un aspetto della stessa onnisciente energia che
sostiene tutto l’universo, che è attiva e opera in lui con il suo immenso potere e che giace
addormentata negli uomini. Egli ha fatto emergere il suo essere in questa suprema energia ed è
diventato onnipresente. Non deve sorprendere, quindi, che la sua Grazia sia richiesta per
attivarla e portare a termine il viaggio interiore. Il suo favore è necessario sia all’inizio
che alla fine del cammino spirituale. È essenziale per risvegliare la Kundalini e
indispensabile per accedere alla Coscienza Infinita.

Quel giorno non andai con gli altri a raccogliere frutta nei boschi, né mi occupai delle piante
del giardino, che solitamente annaffiavo.

Rimasi dentro fino all’ora di pranzo, aspettando con ansia la sera per mettermi a meditare.
Fremevo dal desiderio di sapere cosa avrei sperimentato. Nel pomeriggio feci un bagno nel Gange
e mi intrattenni sulla riva con un gruppo di visitatori fino al tramonto. Il fiume era
maestoso.

La sponda, ampia decine di metri e interrotta di tanto in tanto da enormi scogli, era ricoperta di sabbia
bianca finissima che terminava col verde selvaggio dei boschi. Il luogo era eccezionale.

Quando si fece buio e le attività del tempio terminarono, mi ritirai nella mia stanza. Sedetti
per terra nella posizione del Siddha, mi inchinai in tutte le direzioni, considerandole
appartenenti al Maestro, e iniziai le tecniche di risveglio. Dopo circa tre quarti d’ora,
mentre trattenevo il respiro, di nuovo provai la piacevole sensazione alla base della spina
dorsale.

Essa aumentava in maniera straordinaria, ma io ero più attento a mantenere la mente concentrata
sul terzo occhio. Ed ecco che una massa di energia luminosa salì precipitosamente verso il
cervello producendo sensazioni incredibili. Mi sentii espandere oltre i confini della carne e,
perdendo coscienza del mondo, mi ritrovai nella stessa condizione estatica del mattino, immerso
in una gigantesca dimensione di luce cosciente, carica di potenza e vitalità. Quando ritornai
in me, notai residui di luce argentea che ancora permanevano nel mio occhio interiore.
Poi passai alla meditazione ed ebbi un’esperienza diversa. Vidi la Kundalini raccolta alla base
della colonna vertebrale immersa nella luce bianca. Mentre la osservavo affascinato, la sentii
scuotersi e ad un tratto scattò in avanti. Con un movimento sinuoso e un fragore simile a
quello di una cascata, vidi la luce guizzare fino all’altezza del cuore e riempire il petto di
un’essenza vitale, formando un vortice che lentamente si abbassava fin sotto il ventre e poi
risaliva fino alla gola. Mi apparvero innumerevoli scintille che si spostavano rapidamente
diffondendosi tutto intorno. Seguì un intenso bagliore dal quale sgorgarono alcuni versi sacri,
come una scritta luminosa che aleggiava nell’aria.

Era un inno dedicato al Signore della vita. Esso diceva: “L’intero universo è un costrutto
mentale, una proiezione priva di fondamenta. Tutte le cose sono pensieri, si formano e si
dissolvono nell’etere. Esiste solo Dio, libero ed eterno nell’infinità della Luce. Quando Egli
alita, due spiriti stanno dinanzi a Lui: la volontà e l’amore. Sulla loro immagine essi hanno
fatto l’uomo. L’universo ebbe un inizio, avrà anche una fine. La sua esistenza è illusione. Dio
non è mai nato, non potrà mai cessare di essere. È senza principio né fine, essendo vera
realtà. Realizzando colui che è coscienza immortale, al di là del corpo e della mente, l’anima
si libera dall’illusione materiale che conduce alla morte, ottiene lo stato dell’eterna
esistenza”.

Questi versi ci esortano a fare l’esperienza del divino finché siamo nel mondo, diventarono una
fonte di ispirazione e feci mia la verità contenuta in essi.

A questo punto la meditazione si interruppe, quindi mi adagiai sul letto per dormire. Mi
sentivo eccitato e felice, pieno di amore e di entusiasmo per la vita. Onde di gioia
indescrivibile danzavano in me tenendomi sveglio tutta la notte, ma questo non turbò né la
mente né il mio vigore fisico.

Alle quattro mi alzai e andai a sedere sotto il portico. Accaddero altri fatti che continuarono
a colmarmi di stupore. Mentre eseguivo le tecniche, la mia attenzione fu rapita da un alone
giallo che si muoveva delicatamente dinanzi a me. All’interno vi erano numerosi punti rossi che
emanavano raggi. La visione era estremamente dolce e incantevole.

Quando la scena cambiò, vidi l’intera spina dorsale, dal coccige alla gola, permeata di luce
dorata. In quel preciso istante un fascio di luce si staccò dalla base e, diffondendosi per
tutto il corpo attraverso i tessuti, andò ad illuminare i vari organi interni. Scorsi il cuore
che pulsava, i polmoni, il fegato, lo stomaco e l’intestino. Vidi l’interno sistema dei nervi,
le vene, le arterie e perfino il sangue che scorreva in esse. Il mio corpo, dalla testa ai
piedi, splendeva radioso. In tal modo potei conoscerlo anche internamente. Mi divennero chiare
le parole di Gesù: “Se il tuo occhio è aperto, tutto il tuo corpo splenderà di luce. Ma se
l’occhio tuo è chiuso, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre”.

Ad un tratto incominciarono ad eseguirsi dentro di me spontaneamente gli esercizi di risveglio.
Senza che usassi le mani, il respiro entrava e usciva dall’una e dall’altra narice come se
fosse diretto da una mente superiore. Sedevo quietamente ad osservare ciò che mi succedeva
senza che fossi io a volerlo. Ne ero affascinato. La madre Kundalini stessa eseguiva le
tecniche facendomi capire che queste sono il metodo da lei riconosciuto per risvegliarla.
Durante l’ultima tecnica vidi nella testa una luce abbagliante molto più intensa del sole e
caddi in un’estasi profonda. Non so quanto tempo rimasi in quello stato. Quando aprii gli occhi
mi resi conto che era giorno.

Il sole sorgeva, gli uccelli cinguettavano tra gli alberi. Guardai l’orologio che avevo posato
per terra accanto a me e mi accorsi che il periodo della meditazione era terminato. Liberai le
gambe dalla posizione in cui stavo seduto e le distesi, appoggiai la schiena al muro e rimasi
in una posizione comoda e riposante, mentre osservavo il lento scorrere del fiume.

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>> www.amadeux.net/sublimen/dossier/chakras_onde_e_risonanza.html

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