19 aprile 2018
Una nuova ricerca sui topi ha dimostrato per la prima volta in modo convincente che il
neurotramettitore dopamina, associato alla ricerca del piacere, è anche coinvolto nei meccanismi di
evitamento di specifiche minacce, come il dolore (red)
da lescienze.it/news
La dopamina riveste un ruolo cruciale nel controllo dei comportamenti correlati al piacere come la
ricerca di cibo, di sesso e dinterazione sociale. Il suo ruolo nei meccanismi di evitamento,
invece, finora è rimasto un mistero. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Current Biology da
Jennifer Wenzel e colleghi ha dimostrato per la prima volta che la dopamina è coinvolta nei
meccanismi di evitamento di specifiche minacce, come il dolore fisico.
Cheer e colleghi hanno studiato nei ratti una particolare area cerebrale, il nucleus accumbens, che
è coinvolta nei meccanismi di ricompensa, come il cibo e il sesso, correlati allattività motoria
per ottenerla. Lanalisi si è svolta con la tecnica delloptogenetica, grazie alla quale è possibile
attivare, in topi geneticamente modificati allo scopo, una determinanta popolazione di neuroni
stimolandoli con un impulso luminoso. Nel caso specifico, gli autori hanno utilizzato una luce blu
in modo che i neuroni del nucleus accumbens producessero più o meno dopamina, anche quando gli
animali erano liberi di muoversi nel loro ambiente.
I ricercatori hanno poi sottoposto i roditori a lievi scosse elettriche, insegnando loro anche come
sfuggire al dolore premendo una piccola leva. Hanno così verificato che, stimolando la produzione
della dopamina, gli animali imparavano a evitare lo shock più rapidamente e più spesso degli animali
che avevano un più basso livello del neurotrasmettitore.
Cheer e colleghi interpretano questo fenomeno ipotizzando che la dopamina induca gli animali a
evitare situazioni e stimoli dolorosi.
In una seconda fase dello studio, i ricercatori hanno studiato anche il ruolo degli
endocannabinoidi, sostanze chimiche che si trovano nel cervello e che sono molto simili ai principi
attivi della cannabis. Hanno così scoperto che gli endocannabinoidi hanno il ruolo di aprire le
porte che permettono ai neuroni dopaminergici di attivarsi, trasmettendo il segnale nervoso. Quando
infatti gli endocannabinoidi erano bassi, gli animali erano molto meno propensi a muoversi per
evitare le scosse.
Il risultato dello studio fa intravedere possibili interventi terapeutici per il disturbo post
traumatico da stress e la depressione. Entrambe queste condizioni infatti implicano livelli di
dopammina molto bassi, e minacciare il sistema di evitamento delle minacce. Questi disturbi
psichiatrici vengono già trattati in alcuni casi con farmaci per incrementare la dopamina, e nuovi
studi clinici stanno valutando luso di endocannabinoidi.
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