Il salto quantico – Fred Alan Wolf

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Il salto quantico

di V. Gambino, M. Teodorani, N. Masetti

da Scienza e Conoscenza

La realtà cambia a seconda del modo in cui uno sceglie di osservala. L’applicazione dei principi
della fisica quantistica al reame della mente/consapevolezza.

F. A. Wolf PHD: sicuramente uno dei maggiori divulgatori scientifici contemporanei. Ha avuto il
privilegio d’incontri con straordinari uomini di scienza quali David Bohm, Richard Feynman e Werner
Heisenberg.
Ma quello che più sconvolge del suo percorso è il rapporto che ha con altri campi di studio, non
solo la psicologia, la fisiologia…ma anche la relazione con la consapevolezza, il misticismo, la
kabbalah, l’alchimia…Davvero insolito per un uomo di scienza, ma come abbiamo già visto, la fisica
contemporanea, e soprattutto quella quantistica, è un campo altamente intuitivo e le cose spesso non
sono come potremmo immaginarci.
Come poteva Scienza e Conoscenza non intervistarlo? Vista la poliedricità del campo di Wolf
l’intervista è avvenuta a tre voci: quella di uno studente di storia delle religioni appassionato di
quanti; quella di un astrofisico PHD ed infine quella di una donna, un po’ giornalista curiosa e un
po’mistica. Il risultato è stato davvero ampio e approfondito.

Scienza e Conoscenza: Un campo quantico, un universo quantico…fluttuazioni quantistiche…queste
espressioni sono ormai sulla bocca di tanti e non solo dei fisici. Ne parlano medici, scrittori,
maestri spirituali, terapeuti etc. Puoi gentilmente spiegarci, secondo la tua ricerca scientifica
diretta, che cosa significano e per quale motivo stanno assumendo tanto valore nel campo della
ricerca interiore?
F.A.Wolf: La parola quanto si riferisce ad un’intera quantità di qualcosa – dunque un quanto di mele
potrebbe essere una singola mela ed un quanto d’energia potrebbe essere una certa quantità intera
d’energia. La scoperta di un quanto d’energia da parte di Max Planck condusse alla rivoluzione
quantistica in fisica. La domanda da porsi era perché la natura preferisse distribuire tutto, nel
suo campo, in intere unità dal momento che le teorie del tempo affermavano che non tutto dovrebbe
distribuirsi in modo discontinuo.

Quando la fisica quantistica fu pienamente formulata divenne chiaro che la ragione, per la quale la
natura aveva creato tutte le cose discontinue, riguardava più l’osservazione della natura stessa che
non una sua oggettiva qualità intrinseca. Quindi, la coscienza iniziò ad assumere un ruolo,
tuttavia, quale sia questo ruolo e come lo svolga è ancora fonte di dibattito scientifico. Ciò che
apparve chiaro era che doveva esserci una realtà soggiacente a quella oggettiva di ogni giorno e che
questa rimaneva nascosta alla vista. Tale tipo di realtà era accessibile ai fisici tramite i
rapporti matematici ma continuava ad essere non osservabile sebbene, avesse conseguenze osservabili.
L’espressione campo quantico significa il campo invisibile di questa realtà. Con Universo quantico
s’intende la comprensione corrente della realtà, incluso questo campo invisibile, e le fluttuazioni
quantistiche significano l’effetto di tale campo sulle cose che osserviamo.

SeC: In una tua precedente intervista hai citato, tra le figure che più ti hanno ispirato, Richard
Phillips Feynman, vincitore del premio Nobel per la fisica, e Carlos Suarès, il maestro cabalista
che hai incontrato durante il periodo in cui hai insegnato all’università di Parigi. Questo appare
paradossale agli occhi di molti. Come hanno potuto influenzarti due figure apparentemente così
distanti tra loro?
F.A.W: Ero elettrizzato all’idea di seguire le lezioni del professor Feynman all’ Hughes Aircraft
Company in Culver City, California. Quello dal ’57 al ’59 fu un periodo molto fertile per la scienza
americana. In quegli anni stavo per ottenere il master all’ Howard Hughes Master of Science
Fellowship per la UCLA University. Avevo sentito parlare di Feynman come di un insegnante
eccezionale, e del suo modo d-insegnare divertente ed intuitivo, che riusciva a catturare
l’attenzione dei suoi studenti. Dopo averlo ascoltato, mi resi immediatamente conto, di quanto fosse
affascinante la sua abilità di saltare da un argomento all’altro in fisica e quanto meraviglioso
fosse il suo stile nel coinvolgere gli studenti. Quello stile, e i suoi “salti” intuitivi,
m’incoraggiarono non poco a cogliere più opportunità nel mio apprendimento della fisica e a fare
simili “balzi” nel mio modo di ragionare, specialmente nella maniera con cui poi io stesso avrei
insegnato ad altri, durante le mie lezioni e seminari.

Nel 1973 ero ormai disilluso del modo in cui, allora, si faceva fisica e dell’insoddisfazione che la
maggior parte dei fisici percepiva quando si trattava di comprendere veramente che cosa implicasse
la fisica dei quanti nella vita di tutti i giorni. La maggior parte di loro era contenta di seguire
le formule senza preoccuparsi del significato della matematica. Insoddisfatto, lasciai
l’insegnamento alla San Diego University e nel giro di due anni mi trovai a fare un lavoro di
ricerca tra Parigi e Londra. Fu vivendo a Parigi che il mio amico Bob Toben mi consigliò
d’incontrare Carlos Suares. Così feci, e la nostra amicizia ed il fatto di essere diventato uno suo
studente di Cabala mi portarono ad una nuova apertura mentale rispetto alla fisica dei quanti e alle
dinamiche della consapevolezza, cosa che mi interessava molto. Le indicazioni che ne ricavai furono
che il campo quantico nascosto ai nostri occhi possedeva, non solamente possibilità fisiche, ma
anche mentali e poteva con alta probabilità essere la tecnologia usata da Dio

SeC: E’ stato un simile interesse verso la consapevolezza che ti ha portato a studiare altri campi
come la metafisica, l’alchimia etc. In che modo, queste cose, sono collegate con la scienza dei
quanti?
F.A.W: Per quello che posso comprendere di questa tecnologia di Dio, appare chiaro che la mente e la
materia siano profondamente connesse e non che la mente è un epifenomeno della materia e
dell’energia come la maggior parte degli scienziati crede. La cabala, l’alchimia, le pratiche
sciamaniche, lo yoga ed altre forme di pratica e di conoscenza mistiche continuano ad interessarmi
in quanto aggiungono tasselli alla mia comprensione sul come e perché l’universo o qualsiasi altra
cosa siano venute ad esistere.

SeC: Se la realtà esiste veramente, come suggerisci continuamente anche nei tuoi libri, prima di
tutto ad un livello virtuale, si può pensare che allora il mondo materiale non sia altro che un
riflesso del mondo primario,un po’ come suggeriva Platone? E la consapevolezza come s’incastra in
tutto questo?
F.A.W: La fisica dei quanti ci dice continuamente che esiste qualcosa prima dello spazio, del tempo
e della materia. Io lo chiamo Sub-Spaziotempo. Altri lo hanno chiamato reame immaginale, nella
moderna scienza quantistica é descritto come uno spazio ad infinite dimensioni. I processi
quantistici sono vitali in questo reame, e quella che noi chiamiamo consapevolezza gioca un ruolo
fondamentale persino nella materia prima che consiste in atomi e particelle subatomiche.
A questo livello, con l’inserirsi della variabile “consapevolezza” e presenti i principi della
fisica quantistica, la scienza contemporanea necessariamente incide sulla credenza che la coscienza,
o mente, nasca dalla materia come la teoria dell’evoluzione vorrebbe. Tutto questo necessita
un’osservazione attenta a quello che la fisica quantistica ci dice sulla relazione tra onde di
possibilità e curve di probabilità.

La fisica dei quanti ha molto a che fare con questo sub-spaziotempo che va oltre la materia e la
mente. Questo mondo rappresenta delle possibilità che appaiono come onde sulle quali la mente gioca
un ruolo fondamentale nella costruzione della realtà. Potete pensare a questo sub-spaziotempo come
al regno della grande mente inconscia di Dio o al luogo fondamentale dal quale la realtà appare come
mente e da cui la materia emerge. Il modo in cui tutto questo avviene può essere colto dal ruolo
giocato dalle onde di possibilità e dalla loro trasformazione in onde di probabilità.
A differenza del pesce proverbiale che non riesce ad immaginare l’oceano in cui nuota, la mente
sembra capace di concettualizzare il sub-spaziotempo in cui esiste. Attraverso la matematica e la
scienza ma anche lo yoga ed altre discipline, la mente può cogliere quel reame intangibile che
esiste prima di ogni cosa ed in qualche modo dargli un senso. La nostra capacità di fare ciò, di
immaginare oltre l’immediata esperienza dei sensi, è veramente notevole, e, di fatto, anche molto
misteriosa. Questa sembra essere la modalità con cui la mente entra in questo spazio, “gioca” con
esso e allo stesso tempo ne emerge con l’intero universo materiale al rimorchio.

SeC: L’osservatore in meccanica quantistica e la consapevolezza sono la stessa cosa?
F.A.W: L’ osservatore è il nome dato a quel processo soggettivo-oggettivo della coscienza. Quindi
vediamo la consapevolezza come l’interazione mente-materia con l’osservatore – la qualità
soggettiva, e l’oggetto dell’osservazione – la qualità oggettiva.

SeC: Ma, esiste una differenza tra osservatore ed osservato?
F.A.W: Nella vita di tutti i giorni esiste una differenza, e dal momento che è un’illusione, causa
non pochi problemi. Al livello ultimo della realtà, la realtà che io chiamo sub-spaziotempo, non c’è
differenza. Qui c’è, davvero, solo una Mente ed i pensieri che al momento possono sembrarti molto
personali e ben contenuti nella tua testa, quegli stessi pensieri sono pensati dovunque, da
chiunque, in un certo momento e in una qualche forma. Ciò nonostante, l’auto riflessione implica una
matrice di sopravvivenza sull’unica mente e la spezza apparentemente in una miriade di menti. Quindi
il tuo pensiero appare come rumore di fondo a tutte le altre menti. O per metterla in termini
diversi, l’unica mente è un medium molto rumoroso.

Penso anche che l’evoluzione sia parte di questa Unica Mente. […] Ma viviamo in un’epoca di stress
mentale. […] E’ come se le nostre menti fossero tirate in qua e in là, in un involucro trascinato da
una parte all’altra dalle mani del tempo. Siamo presi in questa distorsione/deformazione e nessuno
di noi può pensare con calma a come uscirne. Al contrario dobbiamo faticarci la nostra strada
attraverso la distorsione, lo stress, che riecheggia ogniqualvolta tiriamo fuori nuove intuizioni
come quelle sulla natura di ciò che è o non è reale.
Così, a volte il mondo può apparire come un luogo oscuro, ma la luce dell’unica mente continuerà
sempre a brillare. Non esiste fine alla lucentezza che trapela dal magico presente. Il solo fatto
che esista un mondo è così miracoloso, così impossibile da spiegare, che dovremmo, riconoscendo ed
avendo fede in questo, essere sempre colmi di stupore e di gioia, nonostante le mancanze che
percepiamo nella vita di tutti i giorni. Il fatto che esistiamo in forma materiale non è meno
miracoloso e può darsi che la sofferenza che vediamo intorno e che sentiamo dentro di noi sia
concomitante con, o il risultato del fatto che siamo spiriti che vivono in una forma materiale.
Siamo solamente riflessi di quell’unica mente in uno specchio dagli infiniti riflessi. E’
un’illusione, ma una meravigliosa e stupefacente creazione.

SeC: “Quantum leap”, un altra espressione chiave, non a caso il titolo di una tua opera (Taking the
quantum leap)…se ne sentiva parlare già fine anni‘70 come esempio di uno shift(spostamento nella
consapevolezza), come uno stato di non mente, una variazione di lunghezza d’onda…per favore di che
si tratta, in fisica, nella dimensione della coscienza e nella vita di tutti i giorni? E che
significa in parole semplici fare queste salto. A proposito: tu l’hai fatto?
F.A.W: Tutto questo ha a che fare con il principio di complementarità della fisica dei quanti.
Secondo questo principio ciò che scegli di osservare influenza quello che puoi osservare. La
coscienza o consapevolezza può cambiare una probabilità più certa in una meno certa. In un caso del
genere un osservatore può perdere un certo tipo di conoscenza ma guadagnarne un’altra, di tipo
diverso. Quando questo accade l’osservatore ha mutato forma di conoscenza. La conoscenza pertanto
rappresenta uno specifico risultato di tale azione ed è soggetta a cambiamento. Potremmo avere
conoscenza di un oggetto e nel tentativo di saperne di più su quello stesso oggetto potremmo perdere
parte della nostra conoscenza iniziale. […]Un cambiamento nel mondo fisico può anche cambiare le
possibilità.

Il tempo gioca un ruolo cruciale nel determinare gli stati di coscienza. Lasciate che faccia qualche
esempio. Prima di tutto è necessario enfatizzare che il tempo non è semplicemente “là fuori”, anche
se osserviamo processi oggettivi come se accadessero in “un tempo/là fuori”. Ricordate, il tempo è
creato dalla mente, così pure l’indice dei cambiamenti nel suo fluire. Gli intervalli di tempo che
oggettivamente definiamo esperienze appaiono in realta come “punteggiature” di coscienza. Quando
molti di questi punti (focali) accadono, li contiamo e li definiamo come il tempo che passa. In
questo modo acquisiamo un senso del tempo. […]

Ad esempio, se sperimento cento “unità di secondi” in un secondo oggettivo, come quando ho
esperienza di muovermi consciamente e rapidamente (proprio come gli atleti percepiscono in certi
sport quali la discesa libera), il tempo attorno a me sembra rimanere immobile. In questo caso,
sperimento un contrarsi del mio ego – forse quale risultato di una maggiore preoccupazione per la
mia sicurezza – che fa passare il tempo più velocemente. Spesso le persone che hanno incidenti
stradali sperimentano il velocizzarsi del tempo. Notate, che mi riferisco qui alla mia sensazione
del tempo che si fa più veloce e non all’ammontare del tempo oggettivo secondo l’orologio che ho
davanti e che percepisco rallentato. Anche le persone che hanno esperienze fuori dal corpo (OOB)
percepiscono un contrarsi del contatto dell’ego con la mente ed hanno una moltitudine di esperienze
soggettive anche se poco tempo oggettivo è passato. Mi rendo conto che quest’affermazione va contro
quanto di solito si è abituati a sentire su ciò che accade durante un’esperienza di OOB ovvero, che
in tale stato, la persona abbandona l’ego. In realtà, accade l’opposto, in quanto il centro
dell’attenzione si distacca dal corpo e va completamente nel cervello. Quindi l’ego si contrae ancor
di più e le informazioni ricevute sono ancora più illusorie di quelle apprese in stato di
consapevolezza ordinaria.

D’altra parte, quando sperimento un centinaio di “unità di secondi” in lenta meditazione, il tempo
intorno a me sembra prender velocità, e percepisco “un rallentare del tempo” relativo all’orologio
sul muro. Ho anche esperienza del tempo che rallenta, ovvero invecchio meno rapidamente – anche se
l’orologio mi dice che sto invecchiano normalmente – quando sono creativo e scrivo, cosa che del
resto faccio ogni giorno. Generalmente sono occupato a scrivere per delle ore, che, in realtà, mi
sembrano minuti. Qui accade una sorta di abbandono dell’ego e perdo la concezione di chi stia
creando. I medium sanno perfettamente di che tipo di esperienza parlo. In un senso molto reale,
l’azione creativa non solo mi distoglie dal mio ego, ma mi concede anche di accedere ad universi
paralleli dove posso raccogliere tante nuove informazioni.

SeC: Il luogo in cui andiamo quando sogniamo è effettivamente il reame dell’ordine implicito
descritto da David Bohm? E perchè abbiamo esperienza di questi livelli?
F.A.W: Penso che non “andiamo” là, siamo là sempre! Solo che non ce ne rendiamo conto, a causa del
ruolo che la coscienza deve giocare nei riguardi della sopravvivenza materiale. Siamo continuamente
in questo reame, o ordine implicito, ma anche costantemente presi a spostare l’attenzione
sull’ordine esplicito che continuamente creiamo.

SeC: La teoria delle superstringhe comprende necessariamente un universo multidimensionale. Vedi un
qualche rapporto tra consapevolezza quantistica e la teoria delle superstringhe?
F.A.W: Solo in modo indiretto. Mi spiego; è possibile che la nostra nozione della mente sia stata
messa in una categoria di appartenenza sbagliata. Visto che la mente non può essere oggettivata,
modi oggettivi di vederla – in termini psicologici o comportamentali – non possono appartenerle.
Ma un nuovo modello soggettivistico della mente potrebbe cambiare il modo in cui ragioniamo
scientificamente ed influenzare la ricerca scientifica in questo campo. Potrebbe anche aiutarci a
comprendere l’evoluzione in un modo diverso, o a determinare come e perché un sé si sviluppa
credendo di essere niente altro che un corpo, anche se sospetta che ci sia qualcosa di più.

Questa idea non è così radicale come uno potrebbe pensare. Ad esempio oggi in fisica stiamo
lavorando su nuovi modi di vedere come l’universo si sia originato e di che cosa sia fatto. Questa
nuova strada si chiama teoria delle stringhe, ed uno dei punti più sorprendenti è che si basa su
idee che non sono provabili da nessun test sperimentale.
In una recente intervista il vincitore del premio Nobel Sheldon Glashow ha fatto notare: “Ai miei
tempi i teorici ed gli sperimentatori erano molto in contatto. Questa intimità tra i due è
continuata nel tempo e continua sicuramente nella mia università.

Ma stranamente vi sono stati degli sviluppi per cui, una nuova generazione di fisici sta facendo
della fisica, indiscutibilmente vera fisica, ma un tipo di fisica che non ha assolutamente niente di
sperimentale. Questa nuova generazione è interessata al lato sperimentale da un punto di vista
culturale e non scientifico perché si sono concentrati su domande che semplicemente gli esperimenti
non possono spiegare.
Questo è un cambiamento. E’ un qualcosa che è nato negli anni 80, si è sviluppato negli anni 90 ed
oggi attrae molti tra i più brillanti fisici. Si chiama teoria delle superstringhe e, per quello che
sono riuscito a vedere, non ha nessun legame con esperimenti o osservazioni. Se non è totalmente
separata dal lato sperimentale lo è sicuramente molto. Questi teorici delle stringhe lo negheranno.
Diranno: «Abbiamo previsto l’esistenza della gravità». Ma già ne sapevo molto a riguardo, prima
ancora di sentir parlare di superstringhe, quindi questa non mi sembra una previsione. Naturalmente
non esiste nessuno che possa provarla o provare il contrario, per cui questa teoria è salva,
permanentemente salva, ma io mi chiedo allora se si tratta di una teoria scientifica o filosofica.”

Stiamo assistendo ad una nuova tendenza che spinge gli scienziati contemporanei a trovare il
significato dell’universo nell’intangibile, nell’inoggettivo mondo dell’immaginazione, che si trova
interamente nel reame della soggettività. Non penso che questa sia solo una moda, anzi credo che si
tratti di un tassello importante nell’avanzamento della comprensione soggettivistica di come
l’universo funzioni. L’essenza di questo è che non esiste universo senza immaginazione, non esiste
immaginazione senza una mente e non esiste mente senza coscienza. Quindi come iniziamo ad
addentrarci nella struttura della coscienza giungiamo alle sua fondamenta spirituali nell’antica
saggezza: Si tratta, dopotutto, di un mondo spirituale e comprendere le sue relazioni con la fisica
dei quanti ci aiuterà a vedere questa realta in modo più chiaro.

SeC: Il mondo quantistico implica l’interazione tra un osservatore creativo e l’osservato o realtà
esterna. Hai un’idea qualitativa su come stabilire una funzione d’onda per ottenere una prima
descrizione matematica di tale interazione, se l’elemento interagente non è un fotone ma una mente
conscia? Pensi che ci sarà mai una fisica del mondo interno formulata in termini teorici e
quantitativi?
F.A.W: Credo che sia non solo possibile, ma credo anche che una buona mole di lavoro sia già stata
svolta. Ho seguito con molto interesse il lavoro di Yakir Aharonov e alcuni collaboratori come Lev
Vaidman, David Albert ed altri. Aharonov ha proposto in alcuni suoi articoli quelli che considero
essere nuovi ed intelligenti spunti sulla relazione osservatore/osservato. Non è la “particella” di
interazione, che sia un fotone, un elettrone o un motore a scoppio che ci interessa qui, è più che
altro il modo in cui trattiamo l’interazione Hamiltoniana. L’idea è quella di usare l’interazione
base suggerita da Von Neumann molti anni fa, e che descrive l’interazione tra uno strumento di
misura ed un sistema osservato.

Sotto la condizione in cui le iniziali (pre) e le finali (post) funzioni d’onda quantica sono
scelte, è possibile “osservare” l’oggetto che ha un valore chiamato “valore debole” e che sta
largamente al di fuori dei possibili auto valori dell’oggetto.
Io suggerisco che mente e materia interagiscono tramite “misurazioni deboli” e per questo,
l’osservazione della realtà può apparire molto differente da osservatore ed osservatore anche se si
sta guardando lo stesso oggetto. Probabilmente quella che chiamiamo fantasia è una misurazione
debole. Sotto alcune circostanze le misurazioni deboli e quelle forti – quelle che sono regolate per
accadere con una unità di probabilità – concorderanno. Ma in altre circostanze, le misurazioni
deboli possono essere alquanto bizzarre, indicando anche probabilità negative. Qual’è il futuro
della fisica secondo te? Pensi che la fisica quantitativa possa aggiungere nuovi importanti capitoli
(inclusa la consapevolezza quantistica) o che una nuova forma di conoscenza sistematica, non
sciamanicaca, possa essere creata assieme ad una nuova tecnologia?

Credo di intuire che la fisica quantistica sia un necessario gradino verso un nuovo campo di scienza
soggettiva spirituale nella quale gli stati interiore della coscienza saranno soggetto di ricerche e
teorie e che saranno fatti tentativi sperimentali comprendenti gli stati di coscienza straordinari.
Tutto, dalla grande coscienza spirituale, al motivo per cui la gente continua ad uccidersi e a
rubare ne farà parte!

SeC: Hai qualche idea sulle nuove modalità di comunicazioni con entità extraterrestri oltre a quelle
standard dei protocolli SETI? Hai un’opinione sulla visione a distanza? Ho visto che molti
scienziati di grande importanza come il Dr. Hal Puthoff e il Dr. Russel Targ stanno studiando questo
fenomeno attentamente.
F.A.W: Senza una qualche forma di verifica ogni tentativo di comunicazione con altre forme di vita
intelligenti non verrà preso seriamente in considerazione dalla scienza. Studi indipendenti o
oggettivi saranno sempre necessari. Per esempio, se qualcuno sostenesse di aver comunicato con un
essere su Saturno tramite un messaggio più veloce della luce, allora qualcuno dovrebbe andare su
Saturno e stabilire una stazione di comunicazione ad onde di luce lunghe e lente per provare che il
fatto straordinario abbia una qualche validita.

SeC: Hai preso parte a “What the Bleep do we know”, un film indipendente che sta ricevendo
attenzione in tutto il mondo. Insieme a te nel film ci sono altri noti personaggi come Tiller,
Dispenza, Emoto…raccontaci della tua esperienza e del motivo per cui hai scelto di farla.
I produttori ed i registi sono, che si creda o meno, miei fans che hanno partecipato più volte alle
mie conferenze! Mi fu fatto un invito speciale, per tenere una conferenza presso la scuola misterica
di Ramtha di cui essi sono allievi. I miei libri sono usati dagli studenti di questa scuola, così mi
chiesero di prendere parte al film. Sono rimasto entusiasta del film e di come è stato realizzato.
Dopo tutto hanno coinvolto 14 scienziati e mistici, hanno prodotto delle animazioni molto ben fatte
per illustrare le loro idee e messo su una sceneggiatura interessante. Molte le cose da tenere in
gioco, ma il risultato è stato ottimo. Posso dire di essere totalmente solidale con gli effetti
ricercati e con gli sforzi di chi lo ha realizzato.

Che cosa ti aspetti o cosa desideri possa lasciare nelle persone che lo vedono?
Sospetto che vi sia un forte desiderio di spiritualità che le religioni non riescono a soddisfare.
Questo è un film spirituale e per questo va a toccare dei punti morbidi nella psiche di chi lo
guarda. La gente che lo vede inevitabilmente torna per una seconda, terza ed in certi casi n volte a
vederlo (dove n sta per infinite).

E’ veramente una novità nel suo genere, riesce ad esporre spiritualità, scienza moderna, coscienza
e, cosa più importante, l’idea che possiamo cambiare il mondo, tramite atti di consapevolezza.
Alcuni spettatori ed anche alcuni critici semplicemente non credono nel messaggio del film, così
perdono la possibilità di comprendere il significato scientifico chi vi è dietro. Sorprendentemente,
se riesci a bloccare la tua incredulità durante il film, riesci a cogliere che cosa sia veramente la
fisica quantistica, se questo non accade il messaggio del film ti passa accanto senza toccarti. Dopo
tutto la fisica quantistica è un terreno difficile, ed il fatto che l’osservazione umana giochi un
ruolo in quello che questa scienza ha dimostrato riguardo al funzionamento degli atomi, delle
molecole e del mondo subatomico è così controverso che anche il più conservatore degli scienziati
non riesce ad evitare il fatto che sia vero. Oggi il ruolo giocato dalla coscienza nel mondo fisico
è così vasto che vi sono ancora numerose interpretazioni che cercano di aggirare questo fatto.
Queste interpretazioni tuttavia non fanno che aggiungere mistero a tutta questa storia.

Parteciperai al “Prophets conference” il prossimo febbraio (4-6) a Santa Monica. Una conferenza
basata sugli argomenti introdotti dal film. Con te ci saranno la maggior parte delle persone
intervistate nel film e tra queste anche J.Z. Knight della ” School of Enlightenment”. Molti sono
rimasti sorpresi di vedere un importante scienziato come te e come altri nel film, partecipare a
questa iniziativa con una medium, o channeller come dicono in America, che sostiene di canalizzare
un maestro spirituale asceso 35000 anni fa. Quali sono le tue considerazioni?

Trovo la maggior parte degli insegnamenti di Ramtha incoraggianti e credo che posseggano un valore
spirituale. La domanda che ci si pone è se veramente questa donna stia canalizzando tale entità o
meno, ma questo ad essere sincero non m’interessa. Lasciate che la metta giù così; se sei una donna
intelligente, spiritualmente saggia e con molto da contribuire alla nostra visione del mondo, ma non
hai le credenziali per dare un simile contributo, che cosa fai allora? Una risposta è sicuramente
canalizzare un’entità, un maschio guerriero dell’antichità. Sicuramente nessuno ti potrà ignorare
allora. Tutto quello che dovrai fare sarà tener testa agli scettici e ai maldicenti, ma questo è un
piccolo prezzo da pagare per essere ascoltata.

l’intervista è uscita per la prima volta sul n°11 di Scienza e Conoscenza

L’autore
Fred Alan Wolf è scrittore ed insegnante di fama internazionale. Ha conseguito la laurea di ricerca
in fisica teorica all’UCLA University nel 1963. Ha insegnato tra l’altro nelle università di Londra,
Parigi, all’università ebraica di Gerusalemme, alla San Diego University negli USA ed al
Hahn-Meitner Institute for Nuclear Physics di Berlino. E’ inoltre noto al grande pubblico come
autore di libri di grande successo vincendo il “National Book Award” americano per la sua
opera”Taking the Quantum Leap”. E’ inoltre membro del Martin Luther King, Jr. Collegium of
Scholars.
Ha preso parte al film cult americano “what the bleep do we know” e al grande fenomeno editoriale
del 2007: the Secret, un fresco di stampa della Macro Edizioni
Di recente è uscita la sua ultima opera in italiano: Lo Yoga della Mente e il Viaggio nel Tempo,
edita da Macro Edizioni

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