di Annie Besant (parte settima)
ANNIE BESANT
“IL SENTIERO DEL DISCEPOLO”
(Quattro discorsi tenuti ad Adyar nel 1895)
SOCIETÀ TEOSOFICA ITALIANA – R O M A 1957
– Parte settima-
°°°
IL FUTURO PROGRESSO DELL’UMANITÀ
METODI DELLA SCIENZA FUTURA – SVILUPPO FUTURO DELL’ UOMO
Sino a questo momento ho tracciato dinanzi a voi il progresso dell’individuo; sino ad ora ho
cercato di dimostrare come un uomo, che fermamente lo voglia, possa di grado in grado sollevarsi
dalla vita mondana alla vita del discepolo, e come possa per conto suo precedere il progresso
dell’umanità; come cioè possa in alcuni pochi anni compiere ciò che l’intiera razza umana compirà
nel decorso di incalcolabili millenni. Voglio cercare ora di delinearvi questo progredire attraverso
le età; voglio cercare di esporvi, necessariamente assai in breve, i grandi stadi del progresso
dell’umanità considerata nel suo complesso. Osserveremo dunque per così dire a volo d’uccello
l’evoluzione, e studieremo non soltanto il passato da cui ci siamo venuti sviluppando nel presente,
ma anche il futuro che sta dinanzi a noi tutti. Il progresso delle nazioni, lo sviluppo
dell’umanità, ecco quello di cui ora dobbiamo occuparci. E nel tentare un simile volo quasi sento
come se vi chiedessi di salire con me sul dorso di Garuda, il meraviglioso uccello di Vishnu, per
spaziare nell’atmosfera di incalcolabili età mirando giù alle scene sovra le quali passeremo. Io
sento che, finito il volo, voi ed io stessa rimarremo quasi senza respiro.
Da un lato esso è più agevole per me che non per voi, poiché col frequente indugiare su questo
pensiero me lo sono reso più familiare, mentre a molti di voi esso potrà forse sembrare piuttosto
strano, e la concezione teosofica dell’evoluzione attraverso le epoche potrà riuscire nuova nei
particolari. Sarò necessariamente costretta a correre da un punto all’altro senza spiegazioni, e
quindi dovrò obbligarvi a passare sopra molte difficoltà assai rapidamente e senza darvi un’idea
minuta e completa della cosa. Ma questo io vi dico: potrò ingannarmi in qualche particolare, in
qualcuna delle parti minori di questo vasto quadro, potrò essere in errore; ma l’insieme del quadro
è vero; esso non è mio, altri ne sono gli autori; e benché la debolezza dell’espositore possa esser
causa d’errori nei particolari, l’accuratezza fondamentale è tanta che potete farvi sicuro
affidamento. L’uomo nella visione dei Grandi, che ne furono i primi Maestri, i Reggitori, le Guide,
non è l’uomo quale è oggi, poiché egli non è ancora tutto ciò che si intendeva dovesse essere, tutto
ciò che dovrà pur diventare.
Non Voglio dire con ciò che nel suo insieme il progresso non sia soddisfacente. No davvero! Il
grado che l’uomo ha raggiunto nell’evoluzione, circondato come si trova da difficoltà, da dubbi, da
sofferenze, è assai soddisfacente se considerato nel suo complesso e da un elevatissimo punto di
vista, e tenuto conto del tempo trascorso, tanto breve alla stregua della misura divina, benché
tanto lungo se misurato con gli anni dei mortali.
Certamente, quale è oggi, l’uomo non risponde affatto all’ideale che era nelle menti che
progettarono il suo pellegrinaggio, nelle intenzioni di Coloro che gli diedero la spinta
all’evoluzione. Egli ha compiuto la sua discesa, ha oltrepassato il livello più basso; ora un’erta
grandiosa gli sta innanzi, superata la quale l’umanità, diventata perfetta e gloriosa, sarà invero
ben diversa da ciò che è oggigiorno, sarà quale è stata ideata nel divino pensiero.
L’universo, ricordatelo sempre, consiste di sette grandi e distinte regioni, emesse per così dire
dalla Mente divina, emesse dall’interno verso l’esterno o, se meglio vi piace, dall’alto verso il
basso; è un grandioso sistema diviso in sette piani o regioni. Ogni piano si distingue per i
materiali costitutivi, benché l’essenza di tutti sia una sola, Paramâtmâ, da cui tutto procede. Come
questa emanazione del pensiero divino prese per divina volontà forma nell’universo manifestato, e
come l’uno dopo l’altro i piani andavano formandosi, ciascuno di questi si caratterizzava per la
differente densità dei suoi materiali, per il differente numero degli involucri dai quali era velata
l’energia prima. Così che, in senso lato, voi potete concepire questo grande Cosmo, insieme al Logos
che gli diede origine, come un possente sistema solare in cui il sole rappresenta il Logos, e,
procedendo l’uno dopo l’altro sempre più verso l’esterno, i pianeti rappresentano ciascuno un piano
dell’universo. In quelli interni sarebbe più sottile la materia e più libera l’energia; negli
esterni la materia andrebbe facendosi più densa, e da questa crescente densità dei materiali
avvolgenti risulterebbe maggiormente paralizzata l’energia.
Dovete poscia rendervi conto che, ognuna di queste regioni ha i suoi particolari abitanti e che il
corso dell’evoluzione consiste in un ampio movimento dal centro verso la circonferenza seguito da un
ritorno verso il centro. A misura che il Grande Soffio procede verso l’esterno, e la materia viene
in esistenza, aumentando man mano di densità, si arriva. ad un punto nel quale la materia raggiunge
il massimo della sua densità e l’energia il minimo della sua efficienza, nel quale la forma
raggiunge il momento di massima rigidezza e la vita quello di massima latenza; così che in questo
processo di emissione la materia si addensa, la forma aumenta di rigidezza, mentre la vita si fa
sempre più velata nelle sue manifestazioni. D’altra parte, quando si verificherà il ritorno del
Soffio, il richiamo per così dire dell’attività creatrice verso il centro, la materia si farà sempre
più sottile, la vita diventerà sempre meno velata, finché alla fine il Gran Soffio ritirerà da
questo Cosmo manifestato tutte le esperienze terrestri che sono state acquisite.
L’umanità, che era l’oggetto ed il risultato di questo processo evolutivo, sarà diventata divina e
pronta per altri più grandiosi stadi di progresso. E seguendo questa grande esteriorizzazione,
comprendiamo come gli abitanti dei vari piani manifestino una tendenza ad individualizzarsi tanto
più spiccata quanto più densa è la materia in cui sono immersi. Cosicché, osservando gli abitanti di
quei piani che precedono il nostro, vedremo quella che viene detta l’essenza elementale assumere
forme sempre più definite. La sua evoluzione, essendo sul ramo discendente, consiste nell’aumento di
separatività dei singoli esseri e nella crescente materialità delle loro forme; è un processo di
discesa nella materia, mentre l’evoluzione attuale dell’umanità, avvenendo sul ramo ascendente,
consiste nel sollevarsi verso l’unità e nell’assumere forme più sottili, tendendo con questa ascesa
alla vita libera da veli.
In tal modo potrete formarvi un’idea, per quanto rudimentale, del complesso del Cosmo, e
comprenderete come nei piani meno densi del fisico non vi sia soltanto un’umanità in evoluzione
ascendente, ma anche un’essenza elementale in involuzione discendente. Il punto di ritorno si trova
nel regno minerale, perché in esso è stato raggiunto lo stadio della maggiore densità.
Nell’evoluzione ascendente i regni minerale e vegetale di questo mondo fisico occupano il piano
fisico e non giungono a sviluppare una coscienza che lo oltrepassi. Col progredire dell’evoluzione
il regno animale fa un passo innanzi, e gli animali devono vivere, oltre che nel piano fisico, in
quello che è chiamato piano astrale; e l’uomo è destinato, nel pensiero dei suoi Costruttori, a
conquistare ed occupare nel corso della presente evoluzione cinque dei sette piani dell’universo.
Egli è destinato ad agire e dominare sul piano fisico, ad agire e dominare sul piano astrale, ad
agire e dominare sul piano superiore all’astrale, cioè sul piano mentale, che include lo Svarga
degli Indù, il Devachan dei Teosofi; possiamo anche servirci di un altro termine, Sushupti, che
meglio esprime tutta la portata di questo stato di coscienza, del quale per ora sono consci, durante
la vita fisica, soltanto gli uomini eccezionalmente avanzati come esperienza e sviluppo, ma che nel
corso dell’evoluzione la maggioranza del genere umano potrà sperimentare. Al di sopra di questo
viene il quarto piano, Turîya, il piano di Buddhi, e più sopra ancora, il piano di Nirvana o
Turîya-tîta. Con ciò si hanno le cinque distinte regioni dell’universo destinate ad essere occupate
dall’umanità nel corso di questa evoluzione: la fisica, l’astrale, la sushuptica, la turiyica e la
nirvanica.
Questi sono gli stadi d’espansione della coscienza, per i quali l’uomo deve passare per poter
condurre a termine il suo pellegrinaggio. Ogni individuo può affrettare il compimento di questi
passi mediante lo Yoga, ma la maggioranza dell’umanità non compierà l’evoluzione che in un
lunghissimo periodo di tempo; non l’intiero genere umano, ma la sola maggioranza di esso avrà
conquistato, prima della fine di questo Manvantara, tutti questi piani di accresciuta coscienza e
sarà in grado di agire su tutti e cinque; l’uomo si sarà allora preparato dei veicoli nei quali sarà
possibile alla sua coscienza di operare sui diversi piani. E se guardiamo l’uomo di oggi, scorgiamo
in lui la possibilità di sviluppare questa quintuplice vita, questi cinque veicoli che occuperanno
quelle diverse regioni e lo renderanno, come è destinato ad essere, signore e padrone di questo
universo manifestato.
Due altri piani vi sono, che, più elevati e più lontani, non saranno affatto raggiunti
nell’evoluzione attuale dalla maggioranza del genere umano, due piani che per noi sono meri nomi, ai
quali non sappiamo attribuire alcun significato definito, tanto più eccelse queste sfere sono di
tutto ciò che in qualsiasi modo la nostra immaginazione riesca a raffigurarsi. Sono quei piani cui
si accenna coi nomi di Paranirvana e di Mahaparanirvana. Che cosa siano questi piani, che cosa renda
il secondo ancor più eccelso del primo, noi non possiamo neppur sognare. Questi sono i sette stadi
del Cosmo: l’umanità nella sua maggioranza può conquistarne ed occuparne cinque, e nel quintuplice
universo da questi formato compirà la sua evoluzione. Solo qualche eletto fra i suoi figli
raggiungerà anche gli altri due più elevati.
Quanto vi dissi sinora potrà forse bastare per darvi un’idea di ciò cui si riferisce la controversia
relativa alla suddivisione “quintuplice” o “settemplice” della Natura. Molte dispute sono sorte in
proposito fra alcuni Teosofi e alcuni fratelli Bramani. Questi sostenevano la divisione quintuplice,
mentre i Teosofi insistevano sulla settemplice. La verità si è, che la classificazione completa è
settemplice, come potrete trovare nei Libri sacri; il settemplice fuoco che si suddivide, cui è
accennato qua e là negli Upanishad. Ma l’evoluzione attuale è di natura soltanto quintuplice, è
quella simboleggiata nei cinque pràna ben noti nella letteratura indù. A ciò accenno soltanto al
volo, perché le dispute non hanno alcun valore, e molte neppure sorgerebbero se gli uomini si
capissero l’un l’altro un poco meglio di quanto non facciano; se invece di combattersi per mere
apparenze guardassero le cose un poco più addentro vi troverebbero quasi sempre un punto di
contatto. Non posso ora soffermarmi su ciò, ma ripeto che la chiave dell’enigma del cinque e del
sette sta veramente in questo: che. il genere umano in complesso sviluppa cinque veicoli per la
quintuplice evoluzione, mentre coloro che ne sono il vero fiore raggiungono gli altri due stadi
ancora più eccelsi.
Ora, studiando l’evoluzione dell’umanità, noi troviamo la Prima e la Seconda Razza impiegate
nell’evoluzione della forma e nell’evoluzione della natura inferiore od animale; sviluppano cioè il
corpo fisico col doppio eterico (chiamato Linga Sharîra nei libri teosofici) e la natura kamica o
passionale – quella comune agli animali ed all’uomo. Venendo alla Terza Razza dell’umanità, troviamo
che uno speciale aiuto le venne dato allorquando ebbe raggiunto il suo punto di mezzo; non già che
senza quello le sarebbe mancata la possibilità di svilupparsi nel decorso dei secoli, ma un simile
aiuto diede un’enorme spinta a tutto il processo, rendendo l’evoluzione assai più rapida di quanto
altrimenti non sarebbe stata. I grandi Kumâra, coloro che furono chiamati Mânasaputra, Figli della
Mente, primi frutti di una passata evoluzione, vennero all’umanità per accelerarne lo sviluppo, per
affrettarne il progresso; e con l’instillarvi una scintilla della Loro propria essenza diedero
quell’impulso, cui abbiamo accennato, per mezzo del quale Manas, l’anima individuale, nacque
nell’uomo.
Risultato di questo speciale aiuto fu, come ho detto, un grande aumento nella celerità
dell’evoluzione umana. Ed allora fu formato il veicolo conosciuto col nome di Kârana Sharîra, o
corpo causale. Esso è il “corpo di Manas” che dura per tutta la vita dell’anima reincarnantesi;
dura di vita in vita terrena, trasportando il risultato di ogni vita nella successiva. Per ciò fu
chiamato corpo causale, perché in esso sono le cause che si sviluppano in effetti nei piani
inferiori della vita terrena.
Da questo momento in poi il procedimento dello sviluppo umano è il seguente: formato il corpo
causale, si ebbe in esso un veicolo capace di raccogliere ed accumulare tutto, ricettacolo e
magazzino dell’esperienza. Entrando nella vita terrena e quivi protendendo, nel modo che vi spiegai
precedentemente, una parte di sé, impiega la vita terrena ad accumulare esperienza, a raccogliere
nel mondo fisico quel complesso di fatti e di cognizioni che chiamiamo esperienza della vita.
Oltrepassata la porta della morte, l’uomo deve assimilare l’esperienza raccolta e vive una vita
extracorporea durante la quale, non più veduto nel mondo fisico, dimora nei piani astrale e
devacianico che stanno di là da quello. Là egli porta a compimento certi effetti, là egli assimila
le esperienze raccolte sulla terra riducendole a far parte integrale della propria natura. Ogni vita
terrena gli dà dei risultati; questi risultati egli prende e trasforma in facoltà ed in poteri. Se
un uomo, per esempio, nella vita fisica esercitò molta potenza di pensiero, se fece grandi sforzi
per comprendere, per accumulare cognizioni, per sviluppare la mente, il periodo che intercede tra
morte e vita viene impiegato a ridurre tutti quegli sforzi suoi in facoltà intellettuali, con le
quali egli ritornerà in questo mondo alla sua prossima rinascita. Così pure in quello stesso periodo
le sue più elevate aspirazioni, le sue speranze e i suoi sogni spirituali si trasformeranno
nell’essenza stessa della sua natura. Ritornando sulla terra, vi nascerà in circostanze che
faciliteranno il suo sviluppo, e porterà con sé le facoltà intellettuali sviluppate che potrà
adoperare per prepararsi un ulteriore progresso in una nuova vita terrena.
Voi vedete quanta perfetta regolarità vi sia negli stadi di sviluppo di quel corpo che dura di vita
in vita. Il Kârana Sharîra protende una parte di sé nei piani inferiori per farvi messe di
esperienze; unitamente a queste la riassorbe, trattenendola dapprima nelle regioni inferiori del
Devachan per assimilare le esperienze raccolte e convertirle in facoltà, in poteri, in capacità, e
quindi completa il riassorbimento entro sé stesso di quel veicolo che contiene la coscienza. Poi
ancora, con una nuova emissione di tal vita sempre più altamente sviluppata, ritorna ad esplicare
nei piani inferiori i poteri acquisiti. In questo modo si avrà di vita in vita un costante ed
ininterrotto progresso, e il Kârana Sharîra sarà il ricettacolo di tutte le esperienze, sarà l’uomo
permanente costituito appunto dalla somma di queste esperienze.
Quando avrete compreso ciò, capirete anche che cosa s’intende per “pellegrinaggio dell’anima”; di
vita in vita l’uomo dovrebbe, diventare più grande di mente, più grande di poteri morali, più grande
di facoltà spirituali. Tale è il piano dell’evoluzione. Ma questo piano viene svolto assai
imperfettamente, e da ciò proviene l’enorme lunghezza del pellegrinaggio. Invece di seguire quella
via diritta e scoscesa, l’uomo ne segue spesso una tortuosa e viziosa, e spesso anche si caccia per
le molteplici sue diramazioni, e vi si smarrisce. Per ciò è lenta l’umanità nel suo cammino, perciò
l’evoluzione esige tante miriadi di millenni per compiersi. E pure si compierà, perché tale è il
Divino Volere che all’umanità è imposto, ed il Divino Volere non può essere in definitiva
frustrato, per quanto ritardo si possa frapporre nell’eseguirlo.
L’evoluzione proseguì attraverso la seconda metà della Terza Razza e si continuò nella Quarta. Ora
in seno alla Quarta Razza si svolse quella possente civiltà di Atlantide, che raggiunse il suo punto
culminante con la grande sottorazza intorno alla quale potrete trovare qualche accenno anche nella
scienza occidentale – la Tolteca. Fu una civiltà meravigliosa per sviluppo, ma ebbe ad urtare contro
una difficoltà: l’uomo si trovava ancora molto in basso sull’arco ascendente ed era perciò
profondamente immerso nella materia. Le sue facoltà mentali erano in massima parte di quelle che noi
ora chiameremmo psichiche, e bisognava che per qualche tempo venissero ridotte, affinché potesse
evolvere il potere intellettuale, rendendo possibile nell’avvenire una più alta evoluzione
dell’umanità. Perciò la grande legge cosmica, la legge cui nulla può resistere, spinse la razza in
una civiltà grande ma assai materiale. Questa sparizione delle facoltà psichiche fu in parte
accelerata anche dalla deliberata azione delle classi più elevate che ressero l’impero dei Toltechi.
Queste per i loro propri fini egoistici vollero cercare di comprimere, di soffocare l’uso delle
facoltà psichiche nelle classi inferiori della popolazione – inferiori nell’evoluzione e quindi
anche sulla scala sociale – servendosi perciò delle loro cognizioni occulte allo scopo di ridurre
quelle classi in strumenti più atti ai loro propositi; in tal guisa quelle facoltà, artificialmente
soffocate, si atrofizzarono assai più di quanto non lo esigesse la grande legge cosmica.
Ciò m’induce a ricordarvi ora una cosa, sulla quale sarà bene vi soffermiate poi con vostro agio a
pensare, e cioè che nessuno può opporsi al gran corso della legge cosmica, nessuno può arrestare la
marcia potente della divina evoluzione; l’uomo può soltanto lavorare pro o contro di essa, può
lavorare o per il bene o per il male. Comprendendone la sapienza e l’importanza, egli può cooperarvi
per dovere e per sommissione al divino volere; oppure può cercare di appropriarsi di qualcuna delle
forze di natura e di valersene per propria soddisfazione transitoria, personale, egoistica, anziché
per il compimento del divino proposito.
Quando l’uomo si vale di queste grandi forze del Cosmo per fini egoistici si prepara un cattivo
Karma individuale, sebbene la tendenza del gran Karma della razza rimanga inalterata. Così
l’individuo può peggiorare il proprio avvenire, e pur restando, entro l’ampia cerchia della legge
cosmica, può procacciare a sé stesso dei guai nella più ristretta cerchia del proprio sviluppo
individuale. Se della legge cosmica farà un uso egoistico, raccoglierà una messe d’egoismo; così che
in forza di questa unica grande legge si può generare Karma individuale tanto cattivo quanto buono.
Questo vi dico, e questo raccomando a tutta la vostra attenzione, perché può aiutarvi a risolvere
qualcuna delle difficoltà che imbarazzano gli uomini; come cioè il Karma possa essere una legge
divina dalla quale l’uomo è spinto innanzi apparendo quasi un destino impostogli, mentre egli sa
pure che la sua volontà è relativamente libera. Egli ha la scelta della propria via, ma solamente
entro la cerchia grandiosa tracciata dalla Legge.
Dicevo dunque, che in quella civiltà del passato l’uomo si valse della grande legge del Cosmo per i
suoi fini egoistici. Risultato finale fu che l’Atlantide venne distrutta e la sua magnifica civiltà
scomparve tutta, fatta eccezione di poche rare tracce sparse qua e là nel mondo, specialmente
nell’America meridionale, dove nella civiltà Peruviana poterono ancora riscontrarsi sprazzi
attenuati di tanto splendore. E per quanto questi avanzi dell’antica civiltà non rappresentassero
che l’ultima decadenza, erano pur sempre così meravigliosi che gli Spagnoli, quando conquistarono il
Perù, rimasero stupefatti davanti alla felicità generale, alla purezza, alla benignità, alla
dolcezza di quei popoli, alla sapienza del governo, alla prosperità dell’intiera nazione. E quella
civiltà, distrutta dagli Spagnoli, calpestata dai loro eserciti, non fu che l’ultimo debole raggio
della civiltà di cui sto parlando, che fu tanto grande al suo apogeo e cadde e disparve sommersa
nella spaventosa catastrofe che portò le onde dell’Atlantico a coprire quelle che furono già
magnifiche contrade.
Ma proseguiamo nella rapida nostra corsa, e veniamo all’evoluzione della nostra propria razza. Per
seguire quanto mi rimane a dire, dovete ricordare che il Logos del nostro sistema rivela sé stesso
sotto un triplice aspetto. Voi sapete che in ogni grande religione la Trimûrti, ossia la Trinità, è
la rappresentazione del Dio manifestato. Sapete pure, o almeno lo sanno tra voi coloro che più
meditano e più ragionano sulle cose, che i Tre non sono che una triplice manifestazione dell’Uno,
tre aspetti dell’Esistenza Una non manifestata che può esser conosciuta soltanto quando è
manifestata nell’Universo; e sapete infine che nel triplice Logos si distinguono i tre aspetti di
Potere, Sapienza e Amore.
Ora tutte le attività umane portano l’impronta di questo triplice Logos; tutte le attività umane
possono essere classificate sotto l’una o l’altra di queste tre categorie – Potere, Sapienza o
Amore, — nelle quali sono raggruppate tutte le razze umane e sono contenute tutte le attività
collettive ed individuali. Ricordatevi che i tre sono uno. Ricordatevi che si compenetrano l’un
l’altro. Ricordatevi che queste divisioni nostre sono divisioni di apparenza fenomenale e non di
essenza; ma siccome noi siamo nel mondo dei fenomeni e la separazione è un fenomeno, così possiamo
benissimo adottarla, e non ne saremo traviati se ci persuaderemo dell’unità fondamentale da cui
tutto procede.
Supponiamo dunque di adottare questa classificazione ternaria e di suddividerla ancora. Sotto
l’Amore verranno naturalmente a riunirsi tutte quelle attività della mente che hanno attinenza da
una parte con la religione e dall’altra con la filantropia, usando queste parole nel senso più lato:
e cioè che religione significhi servire chi è sopra di noi e filantropia servire chi ci sta
d’attorno e sotto. Per tal modo in questa sola categoria dell’Amore includiamo il complesso delle
umane attività, le quali implicano omaggio e servizio verso coloro che ci precedono nell’evoluzione,
e aiuto, compassione ed assistenza verso i compagni e gli inferiori. La religione 42 si riferisce al
diretto servizio degli Dei – e che cosa ciò significhi vedremo fra poco – mentre la filantropia
consistette in primo luogo nel diretto servizio degli uomini su questo piano fisico, degli uomini
che vediamo intorno a noi. Nella categoria della Sapienza si riuniranno tutte quelle attività della
mente umana, tanto inferiore quanto superiore, che potremo ancora suddividere in scienza, filosofia
ed arte. Abbiamo qui tre grandi campi dell’attività mentale che sono compresi nella categoria della
Sapienza. Non che la conoscenza stessa sia sapienza, ma è il materiale da cui per mezzo di
un’alchimia spirituale la sapienza evolve, poiché la conoscenza trasmutata spiritualmente diventa
sapienza; così noi mettiamo tutte queste attività di conoscenza nella categoria complessiva della
Sapienza.
E quindi nel Potere verranno racchiuse tutte le umane attività relative al governo degli uomini,
all’esercizio delle funzioni amministrative ed esecutive, alla costituzione delle nazioni, alla
formazione delle società, ad ogni cosa insomma in cui il Potere si esercita. E qui ancora si
uniscono quelle facoltà dell’uomo che sono sue per diritto di nascita, essendo egli emanazione della
Divinità; quelle facoltà creatrici che così pochi comprendono, che così pochi scientemente
esercitano, e che pur sono i grandi fattori dell’elevazione umana e la grande forza per l’umano
progresso. Tutti gli sforzi dei divini Maestri nel passato e nel presente sono diretti a far sì che
questi grandi campi di attività siano intelligentemente coltivati dall’uomo, e perciò giovino alla
sua evoluzione; tutti i Loro sforzi tendono a dare una giusta direzione a queste attività, affinché
– siano esse Amore, Sapienza o Potere – possano essere mantenute sempre lungo la retta via della
generale evoluzione dell’umanità.
Per ciò è stata fondata ogni grande religione; per ciò ogni nobile codice di morale è stato
proclamato; a ciò è stato inteso ogni forte impulso di sviluppo intellettuale. Perciò ai nostri
giorni sono pienamente riaffermate all’uomo tutte le antiche verità comprese sotto il nome a voi
familiare di Divina Sapienza, di Teosofia. Questa non è altro che una riaffermazione dell’antica
verità, un nuovo sforzo degli stessi Maestri per guidare quelle attività della vita umana. Oggi
questa riaffermazione è più che mai necessaria; poiché, se vi guardate attorno nel mondo, troverete
che in ogni grande dipartimento dell’umana attività l’uomo sembra giunto quasi al limite dei suoi
poteri. Ha conquistato il piano fisico, lo ha cotanto ridotto in suo potere, che le cose fisiche
troppo, troppo tengono avvinta la sua attenzione, il suo interessamento, e l’occhio suo più non
percepisce le realtà dei piani superiori. Se badiamo alle attività della vita, vediamo che il
materialismo combatte la religione da una parte e la superstizione la deturpa dall’altra; per modo
che contro la religione operano questi due flagelli umani che ne minacciano l’esistenza: lo
scetticismo che non crede e la superstizione che crede male. Entrambi sono fatali all’umano
progresso lungo questa linea particolare di attività. Se dalla religione passate alla moderna
filantropia, voi trovate che la miseria umana è troppo vasta e troppo profonda perché gli uomini
possano lottare contro di essa; dove la moderna civiltà ha maggiori successi, dove la moderna
civiltà è più trionfante, là voi trovate il più grande cumulo di sofferenze e la più atroce miseria
che possano gravare sulla vita umana; quando voi guardate a queste miserie, non soltanto vedete che
la filantropia è impotente contro esse, ma le trovate causa del risentimento, degli odi di classe,
delle minacce di rivoluzione e di anarchia. Così la civiltà è minacciata nelle stesse sue basi, e
gli uomini non sanno come opporsi al pericolo perché lo spirito d’amore è perduto per loro.
E se dall’Amore ci si rivolge alla Sapienza, si vede che ovunque nei suoi tre grandi campi vi sono
difficoltà. La scienza pare giunta al termine delle sue risorse materiali. I suoi apparecchi sono
così meravigliosamente delicati che non appaiono più suscettibili di perfezionamento, la sua
bilancia è così meravigliosamente sensibile che riesce a pesare ciò che sembra frazione
impercettibile del grammo; eppure essa dice che vi sono sostanze imponderabili anche per le sue
delicate bilance. Ma, per quanto la scienza sia quasi al termine delle sue risorse per quanto
riguarda i metodi, essa è, suo malgrado, incalzata da forze d’una specie più sottile e ben
altrimenti misteriosa di quelle che è solita ammettere. Nel laboratorio del chimico, nello studio
dello scienziato sembra che si affollino forze che egli non può pesare né misurare, forze che lo
confondono con la loro realtà, e che nello stesso tempo contraddicono tutti i metodi della sua
scienza, contraddicono quanto egli crede conoscere della natura. Nella filosofia vi è lotta tra il
materialismo che si è rivelato inadeguato e l’idealismo che non riesce a trovare una base salda e
sicura. E voi trovate anche nel regno dell’arte un’arte che cade nell’aridità, nella sterilità, che
non produce nulla di grande ma solo copie scadenti dell’antico; arida e sterile, ha perduto la sua
potenza creatrice.
Consideriamo ora la terza grande attività di cui vi ho parlato, l’attività del Potere. Che vedete
mai nel mondo moderno? Le Nazioni vanno sperimentando un governo dopo l’altro, poiché più non
esistono quei divini Re d’una volta, capaci di dirigerle sulla via della prosperità, della felicità.
Esse tentano di riparare alla perdita di questi Re divini col darsi un re dalle molte teste che si
chiama Popolo; invece di essere governate da possenti Iniziati, esse hanno il cosiddetto governo
liberale, la democrazia – come se col moltiplicare l’ignoranza per un fattore abbastanza grande si
potesse ottenere per prodotto la sapienza. In quanto al Potere creatore, se n’è perduta persino la
nozione, e sarebbe deriso chi ne parlasse, tanto l’uomo ha perduto di vista la sua eredità, che è
divina.
Che cosa significa tutto questo? Che il genere umano è sul punto di fare un nuovo passo innanzi. Che
siamo giunti ad uno di quei periodi di transizione in cui quanto è vecchio ed esaurito, deve cedere
il posto a nuove energie che crescono e si sviluppano; fra confusione e scompiglio, fra tanta
angustia e tanta perplessità vanno lentamente sorgendo nell’umanità i germi del prossimo suo
progresso che restituirà ai tre grandi tipi di attività l’antica efficienza con nuovo sviluppo,
l’antica precisione di attributi con nuove possibilità di progresso. L’evoluzione non ritorna mai
sui suoi passi né riproduce mai le sue antiche forme, ma segue una spirale riproducendo su un
livello più alto quanto v’era di meglio sul più basso; e per una simile spirale si muove ora
l’umanità a compiere con nuovi poteri e con più ampie possibilità quelle cose che nel passato già
erano state compiute, ma su scala e in modo diversi.
Osservate l’Amore. Quando l’umanità, reso perfetto il veicolo fisico, farà il nuovo passo innanzi –
e vi sono qui e là dei segni che dimostrano che essa già sta preparandosi a compierlo – avrà per
compito di perfezionare il suo secondo veicolo di coscienza, quello che le permetterà di funzionare
liberamente nel piano astrale. Fra qualche migliaio di anni il genere umano avrà sviluppato questo
secondo veicolo di coscienza, e la maggioranza degli uomini potrà per mezzo suo funzionare nel piano
astrale con quella medesima facilità e prontezza con cui funziona oggi per mezzo del corpo fisico
nel piano fisico. La maggioranza, dico, e non tutto il genere umano; poiché gli uomini non sono
tutti uguali, come pretende l’assurdità moderna; ma una grande massa d’uomini farà questo passo
avanti nell’evoluzione, svilupperà il corpo astrale e funzionerà completamente in esso; e così
continuerà il progresso dell’umanità.
Quale differenza porterà questo passo? Dato il campo più esteso della visione umana, la religione
potrà comprendere fra i suoi insegnamenti quelli concernenti quel piano di esistenza astrale, dove
molte Intelligenze superiori si manifestano in forma per portare aiuto ed insegnamento agli uomini.
Gli uomini impareranno a vedere ed a conoscere quegli Esseri, la cui esistenza è stata loro
proclamata da tutte le grandi religioni, e Li conosceranno come ora conoscono, o credono di
conoscere, coloro che li circondano nel corpo fisico; conosceranno gli esseri di quel mondo che per
ora è loro invisibile. Così che la maggioranza degli uomini godrà di quella conoscenza diretta che
oggidì soltanto rare persone, più evolute, posseggono, la quale conferirà quella assoluta certezza
che renderà per sempre impossibile lo scetticismo. Nessuno potrà dubitare del mondo invisibile,
quando conoscerà nella sua coscienza di veglia l’esistenza di quegli esseri che ci attorniano da
ogni parte, allo stesso modo che voi non potete dubitare dell’esistenza del vostro padre, della
vostra madre, dei vostri figliuoli.
Fatto questo passo, il carattere della religione sarà enormemente modificato, poiché quanto finora
era conosciuto e proclamato soltanto da veggenti e da profeti sarà noto a tutti gli uomini, e sarà
alla portata della loro esperienza e della loro conoscenza quotidiane; e, ripeto ancora, lo
scetticismo sarà da ciò reso impossibile, come è impossibile oggi riguardo a molti fatti proclamati
dalla scienza. La superstizione sarà distrutta non meno dello scetticismo. La superstizione vive
nelle tenebre: vive per l’ignoranza umana; vive, cresce, si sviluppa, ed è un flagello per il fatto
che alcuni uomini, cui la tradizione attribuisce conoscenza, ma che tale conoscenza non posseggono
realmente, si servono della tradizione per ridurre a schiavitù i loro simili.
Questi, ignoranti, sono terrificati dalla pretesa conoscenza e si curvano dinanzi a coloro che si
vantano di averne le chiavi, anche se queste chiavi sono arrugginite e non girano nella toppa. E
vedremo allora, come anche oggi si vede, che, apertisi gli occhi degli uomini, la superstizione
diventerà impossibile. Voi non sapete quanto danno la superstizione procuri dall’altro lato della
morte. Non sapete la miseria ed il terrore in cui tante, tante anime soffrono allorché, abbandonato
il corpo fisico, passano in quel mondo ad esse ignoto, affollato per esse da tutti i terrori
immaginari dei quali lo ha popolato una superstizione dominata da pretesa conoscenza; questo si
verifica specialmente in Occidente dove si parla di un inferno eterno, dove si insegna al popolo che
dopo la morte non vi è più progresso, che il peccatore è tuffato in un lago di fuoco e di zolfo dove
resterà per l’incalcolabile durata dell’eternità senza speranza di liberazione, senza speranza di
salvezza.
Non potete figurarvi quale sia l’effetto di ciò sulle anime che passano nell’altro mondo per le
porte della morte e che immaginano che tutto ciò sia, od anche possa esser vero, che immaginano di
potere esser vittime di quegli orrori che hanno udito dai loro ignoranti educatori; grandi sono le
difficoltà che incontrano coloro i quali, al di là, aiutano le anime per liberarle gradatamente dal
terrore e per far loro capire che la legge esiste ovunque, e che malignità ed odio non sono tra i
poteri che reggono il Cosmo. Così, vi dico, lo scetticismo sarà impossibile, impossibile la
superstizione; altre difficoltà vi saranno, altri problemi, altre oscurità, ma i nemici gemelli
dell’uomo, scetticismo e superstizione, saranno per sempre annientati allorché l’umanità avrà gli
occhi aperti.
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