Il sogno alchemico di Jung e Pauli

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Il sogno alchemico di Jung e Pauli

Qualche volta accade. Qualche volta accade che il mondo scientifico si accosti a quello umanistico,
generando risultati quantomeno sorprendenti. Tale sinergia, rappresentata dalla collaborazione fra
lo psicoterapeuta svizzero Carl Gustav Jung e il fisico Wolfgang Pauli, ha fruttato al mondo della
scienza novecentesca la teorizzazione del concetto di sincronicità. Ma di cosa si tratta
precisamente?

Per Jung i fenomeni sincronici sono eventi intercorrelati fra psiche e materia che si muovono in una
dimensione posta al di fuori dello spazio e del tempo e soprattutto al di fuori dei principi di
causalità. Tutto ciò presuppone un ordine cosmico, distinto dalla realtà fenomenica, caratterizzato
dalla concordanza tra immagini interne pre-esistenti nella psiche umana e gli oggetti del mondo
esterno con le loro proprietà. Ovvero immagini originarie archetipiche che tracciano un ponte fra
percezioni sensoriali e idee.

In generale tale fenomeno della sincronicità connette il particolare stato d’animo dell’individuo
con un evento simultaneo ricco di significato simbolico: psiche e materia si interrelazionano a
vicenda.

Lo sfondo culturale che diede avvio a questa teorizzazione fu duplice: da un lato abbiamo il mondo
psicoterapeutico dominato dalla figura di Freud e dall’inconscio individuale come sede dell’origine
dei disturbi psichici di origine sessuale, e dall’altro abbiamo la fisica teorica che si scontrava
con la grandissima contraddizione della materia. A livello macroscopico infatti, domina il principio
di causalità, mentre a livello microscopico, nell’universo dei quanti, dove questa causalità cessa
di esistere, intervengono altre serie di fattori guidate dal caso. L’ordine materiale è nella sua
essenza, a livello subatomico, caratterizzato dalla casualità. Tutto sembra essere in apparente
contraddizione.

Ecco allora che sfociare nella metafisica per un fisico come Pauli non fu un passo tanto azzardato,
come non fu nemmeno balzano il tentativo di trovare una chiave in grado di aprire tutte le
serrature, quella della psiche e quella della fisica.

Dal canto suo Jung aggiunse all’inconscio individuale anche un altro inconscio: quello collettivo.
Presenti in esso ci sono gli archetipi: simboli universali inconsci, intuizioni primitive che la
mente cosciente filtra nella comunicazione con il mondo esterno. In poche parole, esiste questo
“calderone” (l’inconscio collettivo) colmo di simboli e idee (archetipi) a cui l’uomo inconsciamente
attinge filtrando tutto attraverso l’inconscio individuale. Ripetiamo, tutto ciò avviene a livello
inconscio.

Pauli dal canto suo, assieme ad Heisenberg, smontarono la teoria esistente sull’atomo (quella
classica di Rutherford) durante il terzo decennio del novecento: teorizzando la meccanica
quantistica. Pauli offrì il suo personale contributo grazie ai suoi lavori sul Principio di
esclusione, per cui due elettroni non possono occupare lo stesso orbitale (livello di energia)
atomico a meno che non abbiamo rotazione (spin) opposti. Questo Principio quindi prevede la
teorizzazione di una quarto numero quantico, appunto lo spin, per definire lo stato degli elettroni
nell’atomo (+ 1\2 ; – 1\2), accanto ai primi tre, il numero quantico principale, quello orbitale e
quello magnetico. Pauli quindi concepiva la fisica quantistica come una danza cosmica fra simmetria
e antisimmetria, ovvero fra Bosoni, che possono aggregarsi in un singolo stato coerente, e Fermioni
(elettroni, protoni, neutroni e neutrini) i quali non possono essere tutti nello stesso stato
quantico.

Un’armonica danza a-causale dove lo scenario è determinato da un campo di forma: ciò che tiene
interconnesso l’universo, ovvero ciò che David Bohm chiama ordine implicato dell’universo. In questo
campo di forma avviene la relazione psiche-materia e qui si inserisce il frutto delle ricerche di
Jung e Pauli: la sincronicità come colla dell’universo. Secondo Pauli infatti la sincronicità
spiegherebbe il Paradosso EPR, che trae origini dal nome degli scienziati che lo teorizzarono,
Einstein, Podolsky e Rosen; secondo tale effetto due particelle in contatto, una volta allontanate,
comunicheranno istantaneamente fra loro senza che ci siano scambi di segnali, ovvero emissioni di
fotoni. La sincronicità offrirebbe, agli occhi di Jung e Pauli, questa matrice comune nell’inconscio
collettivo, come serbatoio di energia psichica, al di fuori del tempo e dello spazio, non inteso
come campo di forza, ma come campo di forma. L’uomo avrebbe tale capacità di connettersi a una
matrice universale dove il mondo della materia e legato indissolubilmente a quello della coscienza,
attraverso l’attività intuitiva umana che mette in contatto l’inconscio individuale a quello
collettivo, originando così una scienza olistica onnicomprensiva che Pauli chiamava psicofisica; la
fisica della coscienza, un sodalizio in grado di unificare spirito e materia, realizzando in questo
modo il sogno alchemico del matrimonio fra conoscenza scientifica e umanistica sognato dagli
alchimisti rinascimentali.

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