Il teorema di Bell
compilatore Marco Stefanelli
dal libro “Suono, Meditazione e Psicoterapia”
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Nel 1964 il fisico irlandese John Stewart Bell ha dimostrato che un’esperienza avvenuta nel passato
tra due particelle subatomiche crea tra di esse una forma di “connessione” per cui il comportamento
di ciascuna delle due condiziona in modo diretto ed istantaneo il comportamento dell’altra
indipendentemente dalla distanza che le separa.
In base al teorema di Bell quando due particelle subatomiche inizialmente accoppiate vengono poi
separate e allontanate l’una dall’altra e ad un certo istante viene invertito il senso di rotazione
(spin) di una delle due, nello stesso istante anche l’altra inverte il suo senso di rotazione,
indipendentemente dalla distanza che le separa.
Ad oggi non è stata ancora data alcuna contro-argomentazione significativa in grado di mettere in
discussione la validità di questo teorema. Tutti gli esperimenti effettuati finora hanno confermato
il risultato ottenuto da Bell, vale a dire che la non località deve essere considerata una
caratteristica fondamentale e irrinunciabile del mondo microscopico, che le particelle subatomiche
sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla loro distanza.
Particolarmente significativi sono gli esperimenti di Alain Aspect (1981) al laboratorio di ottica
di Orsay, di Yanhua Shih (2001) dell’Università del Maryland e di Nicolas Gisin (2003)
dell’Università di Ginevra.
La comunicazione istantanea, l’intreccio tra le particelle subatomiche, effetto noto anche con il
termine tecnico di “entanglement quantistico”, può essere considerato uno dei più grandi misteri
della conoscenza umana: pur essendo un fenomeno osservabile e ripetibile, non sembra avere una
chiara spiegazione logica.
Il teorema di Bell conferma scientificamente l’esistenza di Akasa (Etere) in quanto esso conferma
l’esistenza di un mezzo, di una realtà non percepibile e indivisibile, che unisce gli elementi del
reale in un insieme coerente e simultaneo.
La massima conseguenza della rilevanza epistemologica di uno stato del reale “non manifesto” è
l’impossibilità di definire la realtà basandoci solo sulla percezione e sul ragionamento da essa
derivato.
Vuoto quantistico e Akasa concettualizzano un campo di pura generatività di cui possiamo inferire
l’esistenza solo indirettamente, attraverso le manifestazioni del reale da esso derivate.
Il risultato di questa visione è che non possiamo mai osservare le cose come realmente sono, ma solo
come un’ombra di esse.
Questo fenomeno definisce in modo ineludibile la connessione sottile fra tutti gli elementi viventi
e non viventi del reale e conferma sperimentalmente l’affermazione della mistica orientale “tutto in
uno e uno in tutto”, quindi niente è separato, tutto è collegato, tutto è una cosa sola.
Il suono è intimamente associato con Akasa, l’elemento energeticamente più sottile, situato nel
chakra cervicale. Solo un velo sottile separa Akasa dalla pura coscienza: solo Akasa è in contatto
diretto con lo Spirito.
L’udito è il solo senso che ha due facoltà: attiva e passiva. Possiamo udire e generare suoni,
nessun altro senso può farlo.
La natura di Akasa spiega perché il suono cosmico e la musica possiedono un magnetismo tanto potente
su di noi.
Libro
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