Il timbro universale del “mammese”
12 ottobre 2017
Nel rivolgersi ai figli piccoli le mamme non modificano solo il ritmo e l’intonazione della voce, ma
anche il timbro. Una ricerca ha scoperto che questa alterazione timbrica è universale, ossia identica in tutte le lingue (red)
da lescienze.it
Quando parlano con i figli piccoli le mamme alterano il timbro della voce in un modo caratteristico
e unico, quale che sia il paese in cui vivono e la lingua che usano. A scoprirlo è stato un gruppo
di ricercatori della Princeton University, che firmano un articolo pubblicato su “Current Biology”.
Precedenti ricerche avevano già dimostrato che parlando con i figli piccoli le madri modificano il
loro modo di esprimersi adottando il cosiddetto baby talk, o mammese, che, esagerando gli accenti
e il ritmo del parlato per renderlo più musicale, ha un ruolo importante per l’apprendimento della
lingua. Questa parlata stimola il coinvolgimento emotivo del piccolo ed evidenzia la struttura del linguaggio, aiutando i bambini a decodificare sillabe e frasi.
Finora però non era stata effettuata un’approfondita ricerca sul timbro della voce, perché a
differenza dell’altezza, della durata e dell’intensità di un suono, tutte caratteristiche facilmente
quantificabili, il timbro è una grandezza multidimensionale, non rappresentabile cioè con un unico
semplice valore. E’ tuttavia possibile tracciarne un profilo che come hanno ora mostrato Elise A.
Piazza e colleghi è chiaramente distinguibile da quello della parlata fra adulti.
Data la complessità delle variabili in gioco, i ricercatori non hanno cercato di ricavare una
“formula” che descrivesse il passaggio da una parlata all’altra, ma sono ricorsi a una differente
strategia: sfruttando le risorse dell’intelligenza artificiale hanno messo a punto un algoritmo di
riconoscimento vocale e apprendimento automatico che hanno “allenato” sulle voci di 12 madri di
lingua inglese mentre giocavano con i loro bambini e quando parlavano con altri adulti. In breve
l’algoritmo è stato in grado di stabilire correttamente quando le donne usavano il timbro “da neonato” e quando quello da adulto.
A questo punto i ricercatori hanno sottoposto all’algoritmo addestrato con l’inglese le voci di
donne che parlavano altre lingue (cantonese, francese, tedesco, ebraico, ungherese, mandarino,
polacco, russo e spagnolo) per controllare se fosse in grado di distinguere comunque fra i due tipi di palata. Cosa che l’algoritmo è stato perfettamente in grado di fare.
“Ciò significa ha concluso Elise Piazza che questi cambiamenti nel timbro rappresentano una forma universale di comunicazione con i neonati”.
http://www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(17)31114-4
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