Il tuo spirito si è…appisolato?

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Il tuo spirito si è…appisolato?

di Anthony De Mello

Tratto da:

ANTHONY DE MELLO
CHIAMATI ALL’AMORE
RIFLESSIONI

EDIZIONI PAOLINE

Titolo originale dell’opera:
Call to Love – Meditations
1991, Gujarat Sahitya Prakash, Anand, India

Traduzione dall’inglese di Renzo Fenoglio

“Gli si avvicinarono i suoi discepoli
per fargli osservare
le costruzioni del tempio.
Gesù disse loro: “Vedete tutte queste cose?
In verità vi dico, non resterà qui
pietra su pietra
che non venga diroccata””.

Mt 24,1-2

Immagina una persona corpulenta, un pan di burro tutto rotoli di grasso, e hai un’immagine di
quello che può diventare il tuo spirito: adiposo, coperto di grasso fino a diventare troppo ottuso e
pigro per pensare, per osservare, per esplorare, per inventare. Perde la sua sagacia e la sua
perspicacia, la sua vivacità e la sua elasticità, e si intorpidisce. Guardati attorno e vedi quante
persone sono ridotte così: opache, assonnate, protette da strati di grasso, che non chiedono altro
che non essere disturbate o stimolate a svegliarsi.

Che cosa sono questi strati di grasso sull’anima? Tutte le fissazioni che tu alimenti, tutte le idee
preconcette che ti sei fatte su persone e cose, tutte le tue abitudini, i tuoi legami. Negli anni
della tua formazione avrebbero dovuto aiutarti a raschiar via questi strati e a liberare il tuo
spirito. La società in cui vivi, invece, la cultura di cui sei stato nutrito, ti hanno letteralmente
coperto di questi strati e ti hanno insegnato anche a non rendertene conto, a dormirci sopra e a
lasciare che siano gli altri – gli ” esperti “, i tuoi politici, i tuoi intellettuali e i tuoi capi
religiosi – a pensare al posto tuo. E tu finisci schiacciato dal peso di una autorità e di una
tradizione che non vengono mai né vagliate né discusse.

Vediamo questi strati uno per uno.

Primo, la tua fede religiosa. Se tu prendi la vita da comunista o da capitalista, da musulmano
oppure da ebreo, tu vivi la vita in una maniera preconcetta e tendenziosa: ecco una barriera, uno
strato di grasso tra la Realtà e il tuo spirito, che non arriva più a vederla e toccarla
direttamente.

Secondo strato. Le tue idee. Se riguardo a una persona ti fissi su una tua idea, a questo punto tu
non ami più quella persona, bensì l’idea che te ne sei fatta. Lo/la senti dire qualcosa?, lo/la vedi
comportarsi in una certa maniera? Immediatamente ci applichi una etichetta: ” È stupida “, ” È
noioso “, ” È crudele “, ” È decisamente deliziosa”.. ., eccetera. E da questo momento esiste uno
schermo, uno strato di grasso tra te e questa persona, perché la prossima volta che la incontrerai
tu la vedrai in base a queste tue idee, anche se nel frattempo questa persona ha subito una
evoluzione. Facci caso: non è stato forse così con quasi tutte le persone che conosci?

Terzo strato. Le tue abitudini. Sono un elemento essenziale del vivere umano: senza la base delle
abitudini come sapremmo camminare, o parlare, o guidare un’auto? Ma le abitudini vanno riservate al
lato meccanico della vita: non devono intervenire nell’ambito dell’amore e dell’intelletto. C’è
forse qualcuno che desidera essere amato per abitudine?! Ti sei qualche volta seduto su una spiaggia
ai bordi dell’acqua, e sei rimasto affascinato dalla solennità e dall’arcano dell’oceano. Anche il
pescatore guarda giorno e notte l’oceano, ma non fa alcun caso alla sua grandiosità. Come si spiega?
Con l’effetto opacizzante di quello strato di grasso chiamato assuefazione. Ti sei fatto modelli
prestabiliti su tutte le cose che vedi, e quando le rivedi, tu non vedi più queste cose nella loro
cangiante freschezza bensì quella tua idea fissa. Ed è così che ti comporti con la gente e con le
cose; è questa la relazione che stabilisci con esse: nessuna freschezza, nessuna novità, ma sempre
le stesse idee stanche, gli stessi sentieri percorsi e ripercorsi fino alla noia: ecco i frutti
dell’assuefazione.

Tu non sai più guardare in maniera diversa e più creativa perché, essendoti formato un abito
mentale, secondo il quale trattare il mondo e le persone, ti senti autorizzato a inserire nel tuo
spirito il pilota automatico e a farti un pisolino.

Quarto strato. I tuoi legami e le tue paure. È lo strato più facilmente percepibile. Stendi una
spessa coltre di attaccamento o di paura (e perciò di disamore) su ogni cosa o su ogni persona?

In quel momento tu cessi di vedere quella persona o quella cosa quali realmente sono. Ripensa a
qualcuna delle persone che non ti piacciono o che temi, e vedrai quanto è vera questa affermazione.

Ti rendi conto ora che ti trovi in una prigione creata dalle tue credenze, dalle tradizioni della
tua società e della tua cultura e dai modelli, dai pregiudizi, dai legami e dalle paure che derivano
dal tuo vissuto personale? Muri e muri circondano la cella di questa tua prigione, per cui sembra
quasi impossibile che tu possa uscirne un giorno, per entrare in contatto con la ricchezza della
vita e dell’amore e della libertà che stanno fuori dalla fortezza che ti imprigiona.

Eppure l’impresa non solo non è impossibile, ma addirittura è facile e piacevole. Che cosa puoi fare
per venirne fuori?

Quattro cose puoi fare.

Primo, renditi conto che sei attorniato dalle mura di una prigione e che il tuo spirito si è
appisolato. Non capita a molti di rendersi conto di questo, per cui vivono e muoiono da carcerati:
si sono ” conformati “, si sono adattati alla vita di prigione. Alcuni diventano riformatori e
allora lottano per migliorare il tenore di vita all’interno della prigione: una migliore
illuminazione, una ventilazione più efficiente… È difficile che qualcuno diventi un ribelle, un
rivoluzionario che arrivi a demolire le mura della prigione. Per diventare un rivoluzionario tu devi
soltanto e anzitutto vedere le mura della prigione.

Secondo, osserva per ore e ore e attentamente le mura della tua prigione: i tuoi modelli, le tue
abitudini, i tuoi legami e le tue paure: così, semplicemente, senza giudicare o condannare.

Vedrai che cadranno in frantumi.

Terzo, dedica un po’ di tempo a osservare le cose e le persone attorno a te. Guarda (ma guarda
realmente! come se li vedessi per la prima volta) la faccia di un amico, una foglia, un albero, un
uccello in volo, il comportamento e i modi di fare della gente che ti circonda. Così li vedi
realmente (o almeno è sperabile) nella freschezza che li caratterizza, senza l’opacità e le velature
che gli vengono sovrapposte dalle tue idee e dalle tue abitudini mentali.

Quarto strato, il più decisivo. Mettiti comodo e osserva come funziona il tuo cervello: vi scoprirai
un ininterrotto fluire di pensieri, di sensazioni e di reazioni. Guarda tutto questo fluire con gli
sguardi ” lunghi ” con cui segui per esempio lo scorrere di un fiume, o di un film. Ti accorgerai
che questo sguardo su ciò che sta dentro di te ti prende molto più dello scorrere di un fiume o di
una pellicola. E ti dà una sensazione molto più fresca di vita e di liberazione. In effetti, puoi
essere definito un essere vivente se non sei consapevole neppure dei tuoi pensieri e delle tue
reazioni? Una vita inconsapevole, è stato detto, non è degna di essere vissuta. Anzi, non si può
neppure chiamare vita. Sarebbe un’esistenza meccanica, da robot; sonno, incoscienza, morte: e queste
cose la gente chiama vita!

Osserva, perciò, scruta, discuti, esplora, e il tuo spirito rivivrà, si libererà del grasso e
ritornerà acuto, e vivace, e attivo. La tua prigione crollerà, una pietra dopo l’altra, finché del
tuo Tempio non resterà pietra su pietra, e su te scenderà la benedizione di una disinibita visione
delle cose: le vedrai così come sono, avrai raggiunto una esperienza immediata e diretta della
Realtà.

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