di Elen Jmittan
IL CICLO COSMICO
Il Vedaantha, basandosi sulle Upanishad, concepisce la genesi e la fine dell’universo, tanto fisico
che psichico, come il respiro del Brahman, la Cui espirazione produce e proietta l’universo di nomi
e forme e la Cui inspirazione riconduce gli oggetti dell’universo di nuovo nel Suo seno.
Il ciclo cosmico della creazione del mondo e della distruzione dell’universo dura miriadi e miriadi
di millenni. La produzione delle creature con il potere proiettivo della Maaya viene chiamata
“giorno di Brahman”, mentre la loro riassunzione, la loro riduzione allo stato seminale, germinale,
potenziale al termine di una creazione, viene chiamata “notte di Brahman”.
Un giorno e una notte di Brahman, che possono durare miliardi di anni solari, costituiscono il ciclo
involutivo ed evolutivo delle creature.
Questo processo di creazione, evoluzione, invecchiamento e morte, questa proiezione e scomparsa
dell’universo, continua sempre. Questo si chiama il respiro involutivo evolutivo del Brahman, che
coinvolge tutte le creature di tutti i tempi, fino a che un individuo dopo l’altro ritorna al seno
dell’Eterno consapevolmente, con lo spuntare della luce gnostica, della conoscenza liberatrice.
Come le onde del mare ritornano al seno del mare dopo aver ondeggiato o danzato furiosamente alla
superficie, cosi’ le creature, evolvendosi gradino dopo gradino, perfezionandosi gradatamente,
diventano del tutto purificate ed immacolate e non differiscono piu’ dalla sorgente, dall’Essere
Divino, terminando, cosi’, il pellegrinaggio evolutivo nell’universo.
Tutto l’universo respira nella stessa maniera di un uomo, di un cane, di una leonessa.
Con l’inspirazione viene tirato l’ossigeno dentro i polmoni e con l’espirazione l’anidride carbonica
viene espulsa. Il respiro vibratorio di Dio si puo’ sentire fino alle oscillazioni elettroniche nei
sassi e nelle pietre.
Mentre, nella cosmogenesi, le creature si risvegliano dallo stato germinale, potenziale del
dormiente, ciascuna ricevendo nome e forma secondo il cumulo delle forze karmiche delle vite
precedenti, nell’antropogenesi il livello coscienziale dell’individuo determina le caratteristiche
di un dato individuo, di una monade, la cui quintessenza e’ la Divinita’ latente, e non l’uomo
attuale.
Solo con lo sforzo, la gnosi, le pratiche virtuose e la disciplina mentale , cio’ che e’ latente
nella profondita’ della coscienza dell’uomo viene portato fuori e si evolve: una evoluzione che
ognuno di noi potra’ raggiungere, diventando “perfetto come il Padre Celeste e’ perfetto”, come
Gesu’ disse ai suoi seguaci.
Lo scopo della creazione dell’universo e’ che le anime, le menti individuali che animano i corpi,
realizzino se’ stesse come Eterno, Beatitudine, Esistenza Stessa. La filosofia esoterica contenuta
nei cicli di creazione e distruzione degli esseri individuali e degli universi viene condensata nel
ben noto versetto vedico conosciuto come il Purusha Suukta, che si traduce come segue: “Purusha e’,
in verita’, tutto questo (universo che si evolve).
Esso e’ tutto quanto fu in passato e tutto quanto sara’ in futuro. Esso e’ il Signore del Regno
della Beatitudine ed ha assunto questa forma caduca che e’ l’universo manifestato per consentire
agli esseri viventi di raccogliere i frutti delle loro azioni”. (Rig Veda X.90.2). Da questo
classico si deduce che l’universo stesso non e’ differente, ne’ distinto da Dio, dalla
Consapevolezza Cosmica: quello che vediamo e’ solo una proiezione della mente limitata. Iddio non
crea l’universo; noi proiettiamo il mondo di nomi e forme all’esterno, coprendo con un velo la
Realta’ Ultima che si nasconde dietro i nomi e le forme dell’universo fenomenico. Perche’ questo
gioco di nascondersi e scoprire? Iddio non si nasconde dietro il mondo fisico e psichico; siamo noi
che, rimanendo nell’ignoranza spirituale, accecati dall’Avidya e non conoscendo noi stessi,
accettiamo l’universo con tutti gli oggetti come reale e finale.
Allora il Se’ Cosmico , il Reale, viene nascosto ai nostri occhi. Percio’, la verita’ e’ che e’ la
nostra ignoranza a velare la Realta’, e al posto della Realta’ – che e’ Iddio, o Mente Universale,
l’Io Cosmico, l’IO SONO – fa apparire il mondo fenomenico come reale e finale. Ecco perche’ la
nostra sociologia, la nostra economia, la nostra politica e la nostra religione, accettando il mondo
dualistico e pluralistico come supremamente reale, vanno a rovescio. Il progresso scientifico e
tecnologic= o e’ stato necessitato dall’egoismo per aumentare ed intensificare gli agi e le
comodita’ della vita, per inventare e fabbricare gli ordigni micidiali nucleari ed elettronici con
l’unico intento di sopraffare i nostri nemici politici o militari, non certamente per togliere via
il velo dell’ignoranza che nasconde la Realta’ Divina ai nostri occhi e ai nostri cuori. I grandi
Maestri come Buddha, Krishna, Cristo sono venuti ad insegnarci la vera via giusta, la rettitudine,
per farci effettuare quella catarsi necessaria a togliere il velo che nasconde la Realta’ Suprema.
Con il cuore affrancato dai tentacoli dei desideri e delle motivazioni sbagliate, noi possiamo
entrare nel regno di Immortalita’, Beatitudine, Pace e Amore, e questo stato di Beatitudine
illuminata si chiama regno di Dio nel linguaggio evangelico di Cristo, Nirvana nel linguaggio di
Buddha, Mukti nell’insegnamento di Sri Krishna. E’ un fatto incontestabile che l’uomo non trova
pace, serenita’ e beatitudine, amore e tranquillita’, seguendo i suoi desideri e passioni, ne ‘
arricchendosi con oro e argento; ne’ conquistando la fama e la reputazione di un giorno, di anni o
decenni. Tutto e’ vanita’ e afflizione dello Spirito, tutte sono esperienze negative che cadono come
flagelli sopra di noi, con peso schiacciante. E’ precisamente questa insoddisfazione della mente e
del cuore che spinge l’essere umano a cercare lo scopo del pellegrinaggio terrestre altrove, nella
sua realta’ interiore, perche’ “il regno di Dio risiede dentro di noi”, come dice Cristo.
Non e’ nel possedere cose, amici e amori esterni, ma nell’essere noi stessi= , nel conquistare
l’atteggiamento giusto della mente e del cuore, che noi troviamo il sentiero che conduce a pace,
serenita’, gioia e immortalita’. Noi abbiamo bisogno di una teologia sperimentale e non dogmatica
come nei secoli passati, di una nuova visione di Dio come Anima della nostra anima, Mente della
nostra mente, Cuore del nostro cuore, Essere dietro il nostro divenire. E questa teologia, o meglio
teosofia, dev’essere vissuta giorno per giorno per poter ascendere, scalino dopo scalino, fino al
silenzio realizzativo dell’Eterno Uno.
L’uomo viandante, con il suo egoismo innato, non deve considerarsi un’entita’ separata dal resto
dell’universo. Egli stesso e’ l’universo, per cui l’uomo viene considerato come il microcosmo, il
cui ingrandimento cosmico e’ l’universo, che viene chiamato macrocosmo. In essenza, entrambi sono
gli stessi. Ma sia il microcosmo che il macrocosmo spariscono quando viene realizzato il Se’,
l’Aathman immanente nel cuore di ciascuno di noi. Allora esiste soltanto Iddio e la Sua
manifestazione, o teofania, nell’universo.
Maaya, quel gioco della mente col quale l’universo ci appare e poi scompare, diventa reale nello
stato di veglia e poi sparisc= e nel sonno, estasi o sincope; ma cio’ non significa che l’universo
sia una mera illusione. Maaya significa che l’universo in se’ stesso e’ vuoto, irreale, illusorio,
ma, collegato con Dio, il Se’, il Reale, anch’esso acquista la sua realta’, sia pure relativa,
condizionata dalla Realta’ a Se’ stante e indipendente, ossia da Dio, immanente in noi come Aathman
e trascendente nell’universo come Brahman, l’Intelligenza Animatrice, lo Spirito Santo rigeneratore
dell’universo. Per uno che ha realizzato Iddio l’universo non e’ piu’ un’illusione creata da Maaya,
ma una realta’ piu’ reale di prima, dato che esso e’ visto e realizzato come espressione divina. Il
mago che gioca questo scherzo, quest= o Leela (che letteralmente significa gioco) e’ Iddio, il Se’,
la Mente Universale che apparentemente indossa varie maschere per riportare gli esseri caduti nel
mare delle miserie e sofferenze all’altra sponda della vita, all’Esistenza stessa, alle spiagge
divine dell’immortalita’ beata, della beatitudine eterna. La vita ciclica individuale e cosmica
continua fino a quando le anime separate dalla Realta’ ritornano al seno dell’Eterno.
Tutti gli esseri devono ritornare all’Essere, e questa dottrina, esposta ampiamente da Origene, fu
chiamata apocatastatis – la restaurazione di tutte le creature allo stato primitivo di innocenza,
liberazione, emancipazione e salvezza -. Origene e Clemente d’Alessandria furono discepoli di
Ammonio Sacca, il quale, nell’anno 192, fondo’ la scuola neoplatonica, dove confluiva la saggezza
esoterica greca, egizia, indiana e delle altre parti del mondo. Infatti Alessandro Magno, dopo la
sua conquista dell’India settentrionale, ebbe l’impatto con la filosofia vedica e la cultura
indo-buddhista, e la sua iniziazione nelle scienze esoteriche comincio’ in India. Ecco perche’ egli
fondo’ Alessandria in Egitto, dove l’esoterismo psicologico e scientifico dell’Occidente e quello
dell’Oriente potevano confluire rimanendo, per secoli, fari di luce per l’umanita’ persa nel buio
dell’ignoranza spirituale, con tutte le sofferenze mentali e fisiche che ne seguono.
Menandro, il generale di Alessandro che governo’ in una parte del regno, divenne buddhista e
continuo’ ad interessarsi degli ideali buddhisti e a propagandarli. Il dialogo tra Menandro e il
filosofo buddhista Naagasena e’ contenuto nel testo sacro dei Buddhisti, noto come Milindapannha,
dove la quintessenza dell’insegnamento esoterico vedaanthico-buddhista viene esposta lucidamente,
con tante illustrazioni ed esempi. Cio’ che il Vedaantha chiama lo stato di Turya, il quarto stato
della mente , non e’ veramente quarto in senso numerico, ma in quanto questa Consapevolezza
Universale rimane alla base degli altri stati normali e comuni per tutti gli esseri: gli stati di
veglia, sogno e sonno.
Questo stesso stato di Turya, dice Naagasena al re Menandro, e’ identico allo stato di Nirvana di
Buddha, il quale disse ai suoi discepoli: “Atthi, bhikhave, ekam, ajaatham, abuutham, asanghatham” –
Esiste, o mendicanti, l’Uno, l’Innato, l’Incomposito e l’Assoluto -. Lo scopo delle incarnazioni,
del pellegrinaggio degli esseri umani, subumani e sovraumani, e’ precisamente di raggiungere lo
stato perfetto dell’Essere senza divenire, della Consapevolezza oltre le sensazioni, i raziocini, le
emozioni, i desideri e le passioni della vita. Il ciclo di nascita e morte degli individui e degli
universi continuera’ fino a che tutte le creature ritorneranno a riposare nel seno dell’Eterno,
nostro Padre Celeste, Madre dell’universo. (continua)
Lascia un commento