Impianti terrestri – Realtà e possibili utilizzi manipolatori

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Impianti terrestri – Realtà e possibili utilizzi manipolatori

di Carmelo Scuderi

Ancora oggi ci interroghiamo sulla possibile esistenza di uomini “impiantati” come proponeva l’ormai
celebre film “Obbiettivo terra”; uomini che possedendo un piccolo impianto alieno all’interno del
proprio corpo ubbidiscono, non appena “attivati”, ai comandi impartiti dagli organi di controllo.
Magari non saranno di provenienza aliena ma gli “impianti terrestri” sono una realtà da molto tempo.
Già negli anni settanta si impiantavano gli animali, tori e scimmie rhesus. Molti di questi impianti
prodotti dalla Lotek furono impiegati per lo studio delle migrazioni di diverse specie animali.
Dagli anni settanta ad oggi che progressi sono stati fatti in questo campo e quanto ci
dobbiamo preoccupare?

[1] Gli impianti sottocutanei sono stati sperimentati e vedono un largo impiego: vengono utilizzati
in svariati campi come ad esempio in medicina sotto forma di vettore di farmaci a liberazione
prolungata (impianti sottocutanei, microsfere, nanocapsule).
Apprendiamo dalla Biotech Industry S.A dell’immissione sul mercato del New-fill (L’implat du futur –
come lo pubblicizzano sul loro sito) che da oltre 10 anni, l’L-P.L.A. è utilizzato come vettore di
farmaci. Citiamo al riguardo l’utilizzo della LH-RH a liberazione prolungata, in iniezione
sottocutanea e intramuscolare, nella cura del tumore della prostata, della pubertà precoce e
dell’infertilità. Il farmaco viene adsorbito in una matrice di microsfere di polimeri, in grado di
proteggere il farmaco o l’organismo. A mano a mano che avviene l’idrolisi della matrice, il farmaco
viene liberato. Attualmente sono in fase di studio eventuali applicazioni in chemioterapia
antitumorale o nella contraccezione.
Questo cosa c’entra con gli impianti sottocutanei per il controllo della mente?
Continuiamo la nostra indagine e vediamo di arrivarci…

[2] «Dal bollettino 41 diramato L’INTERNATIONAL INSTITUTE – CONFERENCE apprendiamo che:
L’International Institute for the Prevention and Treatment of Dependencies è un forum annuale
organizzato dall’International Council on Alcohol and Addiction (ICAA) per lo scambio di
informazioni tra ricercatori e medici attivi nel settore della dipendenza.
L’incontro di quest’anno si è tenuto dal 17 al 22 maggio al Cairo, in Egitto, e vi hanno partecipato
530 delegati di 63 paesi. Sono state presentate relazioni sull’epidemiologia, la prevenzione e cura
e le linee di condotta nel settore. Grande interesse hanno suscitato le relazioni sulla
disintossicazione ultra-rapida da oppiacei (UROD). Sono stati riportati i dati casistici di più di
1.000 pazienti sottoposti a disintossicazione ultra-rapida, 200 dei qual sottoposti
contemporaneamente ad impianti sottocutanei dell’antagonista oppiaceo naltrexone.
Vi sono state sessioni speciali su argomenti specifici, molti dei quali riguardavano tematiche di
carattere religioso e culturale particolari ad alcuni paesi. Tra queste, la più grande è stata una
sessione di due giorni sul ruolo dell’Islam e del sistema di valori ad esso connesso nella
prevenzione e cura della tossicodipendenza. Il forum ha raggiunto il suo scopo e molte informazioni
scambiate durante l’incontro potranno essere applicate, con le necessarie modifiche, in diversi
paesi».

[3] Con gli apocalittici scenari fantascientifici profetizzati da Spielberg in «Minorità Report»
(tratto da un breve racconto di Philip Dick) – un film ambientato in una società futuristica, in cui
le attività di polizia vengono coadiuvate dall’opera di mediums che leggono nelle menti dei
criminali e permettono ai poliziotti del pre-crime department di intervenire prima ancora che il
crimine abbia luogo – vediamo che il governo USA è molto “sensibile” alla prospettiva di un
“controllo totale” sulla popolazione, prendendo come spunto il “problema terrorismo” per legittimare
e perfezionare le tecniche di sorveglianza e repressione. Per capire meglio il nesso fra quanto
sopra riportato e gli impianti sottocutanei usati per il controllo della mente è doveroso parlare di
uno studio del Pentagono che analizza la possibilità di utilizzare “tranquillanti” nelle
manifestazioni di piazza. In un rapporto dell’US-Joint Non-Lethal Weapons Directorate (il
Direttorato per l’uso di armi non letali del Pentagono) – reso pubblico dal Sunshine project, un
piccolo watchdog group che si occupa di armi non convenzionali – si prospetta l’impiego su larga
scala di psicofarmaci per operazioni di ordine pubblico. «Sotto l’egida del Freedom of Information
Act, la legge che permette a gruppi o singoli cittadini di visionare documenti governativi, il
Sunshine project (www.sunshine-project.org/), un piccolo watchdog group che si occupa di armi
non convenzionali, é recentemente venuto in possesso di un documento del Pentagono dall’intrigante
titolo: “The Advantages and Limitations of Calmatives for Use as a Non-Lethal Technique”- Vantaggi e
limitazioni nell’utilizzo di calmanti come tecniche non letali. Il documento altro non é che un
rapporto sulle ricerche promosse dall’US-Joint Non-Lethal Weapons Directorate – il Direttorato per
l’uso di armi non letali -, del Pentagono che dimostra come gli Stati Uniti, in collaborazione con
istituti di ricerca pubblici e privati, stiano attivamente valutando l’impiego su larga scala di
vari agenti farmacologici, in primo luogo psicofarmaci, per operazioni di ordine pubblico.

Obiettivo della ricerca, svolta dall’Applied Research Laboratory della Pennsylvania State
University, é stato appunto quello di valutare mezzi di somministrazione, indicazioni e
controindicazioni all’uso di sostanze ad azione psicotropa, qui chiamate eufemisticamente calmers –
calmanti -, al fine di gestire dimostrazioni di piazza, rivolte carcerarie o la semplice
neutralizzazione di individui pericolosi..» – Ci sarebbe da chiedersi che tipo di “individui
pericolosi” e … – «Tra le sostanze prese in considerazione ci sono ansiolitici come valium e
roipnol, oppiacei come il potente fentanyl, droghe ricreative come la cosiddetta “liquid ecstasy”,
antidepressivi a rapida azione, ma anche farmaci esclusi dalla farmacopea ufficiale perché giudicati
troppo pericolosi o sostanze di uso veterinario come il carfentanil, un anestetico di ampia potenza
usato dai veterinari degli zoo per stordire animali di grossa taglia. Viene studiato anche
l’utilizzo di cocktail farmacologici, attraverso l’uso di gas irritanti al peperoncino (pepper gas),
noti per la forte capacità di penetrare cute e mucose, e dunque ottimo veicolo per la penetrazione
di sostanze psicotrope come Valium o Precedex. Per situazioni “croniche” come per esempio nel caso
di detenuti “problematici”, lo studio suggerisce, entusiasticamente, l’uso di cerotti o impianti
sottocutanei a lento rilascio, a base di ansiolitici o antidepressivi. La maggior parte delle
sostanze prese in esame sono, peraltro, ampiamente note per i potenti effetti collaterali sui centri
del respiro e responsabili dunque, in caso di sovradosaggio, di morte per arresto respiratorio. Come
ogni studente di medicina sa, la somministrazione di un qualsiasi farmaco richiede un’accurata
valutazione e monitoraggio di dosi e condizioni del paziente.

Una dose adeguata per un uomo di mezza età di 70 kg di peso può risultare eccessiva in una ragazza
di 45 kg. È tragicamente facile immaginare cosa potrebbe succedere irrorando alla cieca una folla
composita di dimostranti. Per i militari USA in Afghanistan: anfetamine e sedativi. Per i militari
USA impegnati in Afghanistan, invece, la pratica di assumere psicofarmaci sarebbe non solo ammessa,
ma persino caldamente raccomandata, anzi imposta, dai vertici militari statunitensi. Per chi non è
disposto a prendere le pillole prescritte è prevista l’esclusione dalle missioni. I piloti tengono
una scorta di psicofarmaci nella cabina di pilotaggio. Quando si teme che la stanchezza faccia
diminuire le prestazioni dei piloti si interviene con il Dexedrine, in dosi da 10 milligrammi, poi –
una volta rientrati alla base – i piloti vengono calmati con sedativi per prendere sonno ed
assumere, spesso nemmeno dodici ore dopo, una nuova dose di anfetamine per tornare a volare. Gli
effetti collaterali di questa dieta sono sovreccitazione e aumento dell’aggressività. I cosiddetti
“errori” dell’aviazione statunitense in Afghanistan sono costati la vita a centinaia di civili
innocenti e sono stati giustificati come banali errori nel calcolo della mira o come risposte a
bombardamenti peraltro inesistenti.

Nel caso del raid che ha fatto strage di invitati ad un banchetto di nozze, i piloti si
giustificarono dicendo di aver semplicemente risposto ad un attacco partito da terra, mentre la
realtà è che scambiarono i petardi lanciati per festeggiare gli sposi per spari diretti a loro.
Questa reazione esageratamente aggressiva potrebbe essere stata legata all’effetto degli
psicofarmaci. Come nell’episodio dei militari canadesi, morti sotto il cosiddetto “fuoco amico”, che
stavano effettuando un’esercitazione e che sono stati bombardati dai piloti americani convinti di
dover fronteggiare un’offensiva di talebani redivivi. Anche la catena di uxoricidi tra i reduci
dell’Afghanistan (rientrati da Kabul, quattro “berretti verdi” hanno ucciso le mogli, in due casi
poi si sono suicidati) trova probabilmente la propria spiegazione in queste allegre orge chimiche
dei militari USA che avrebbero fatto meglio a rilassarsi con del sano “afghan gold”»

[4] Apprendo da uno scritto di Alfredo Lissoni che «Il 7 ottobre 1998 il giornale londinese The
Telegraph rivelava che “alti dignitari italiani, timorosi di essere sequestrati, si erano fatti
impiantare nel corpo un microprocessore, in modo che la polizia potesse rintracciarli in caso di
rapimento”. La notizia, di primo acchito, sembrava inventata; sennonché, è stato sufficiente
navigare in Internet per scoprire che, effettivamente e da molti anni, diverse ditte
commercializzano on line questi “impianti” sottocutanei, ufficialmente da utilizzare sugli animali
(sebbene vi fu chi propose di innestarli nel corpo di tossicodipendenti e carcerati in semilibertà);
la più nota è la Lotek; c’è poi la Gen-Etics, che ha costruito agli ignoti “dignitari italiani” gli
“Sky-Eye”, microchip in fibra sintetica ed organica che funzionano “con una quantità di energia
talmente bassa, come quella presa a prestito dal corpo umano”; si tratta di sondini invisibili ad
occhio nudo ed ai raggi X, che hanno “un margine di errore di appena 150 metri”» – Il 30 Luglio del
1999 il WorldNetDaily, in un suo articolo, parla dell’affermazione fatta da alcuni ricercatori di
essere ormai in grado di effettuare impianti di dispositivi bio-elettronici negli esseri umani.

L’articolo prende spunto da: “Time Enough? Consequences of Human Microchip Implantation”, pubblicato
negli USA da Elaine M. Ramish. La tecnologia esiste già e anche se non è ancora disponibile al
pubblico in larga scala. Diverse prove di impianti sottocutanei sono già state fatte.
Diversi attori e figli di miliardari si sarebbero prestati per testare, in gran segreto, sul loro
corpo un chip chiamato Sky Eye. Ma sono in molti che vedono nello sviluppo e nell’applicazione di
queste tecnologie un grande pericolo per il diritto alla privacy.
Questi dispositivi infatti permettono che gli individui che li portano addosso possano essere
localizzati in qualsiasi momento e in qualunque luogo si trovino. L’autrice dello studio afferma
che, sebbene l’impianto di microchip potrebbero essere inizialmente volontario, col tempo ci
potrebbe essere una spinta a far diventare obbligatoria questa procedura. Continuando con quanto
scrive Alfredo Lissoni: «Sappiamo che i laboratori militari dei Governi Ombra (o MiLabs) da molti
anni sperimentano per mettere a punto “impianti” microscopici in grado di alterare il funzionamento
del cervello; lo scopo è evidente, trasformare in automi gli esseri umani. Le potenzialità di una
simile arma miniaturizzata sono infinite: creazione di eserciti votati alla morte, con soldati
“perfetti” incapaci di provare paura, stanchezza o fame; manipolazione a distanza di uomini
politici, leader carismatici, esperti dell’informazione, con finalità di controllo delle masse;
capacità di orchestrare a distanza omicidi politici semplicemente suggestionando a distanza
individui psicolabili (non stupisce che già Hitler avesse tentato anche questa strada, nella sua
scalata al potere). L’omicidio programmato, in particolare, è da molti anni uno degli obiettivi
delle sinarchie».

Se vogliamo fare una sommatoria dei concetti e degli accadimenti sopra riportati, trapela in maniera
limpida come il futuro che ci viene prospettato, un inquietante futuro, si avvicini e superi di
molto i contenuti di “Minority Report”. La natura ci ha dotato della capacità di pensare e alcune
delle funzioni cerebrali sono pre-programmate e predestinate nei nostri geni, noi siamo indipendenti
da questo controllo biologico. Sono i nostri pensieri a influenzare la nostra vita, la nostra
società e il nostro mondo. Immaginate se gli impianti per la localizzazione prevedano anche altre
funzioni come ad esempio, il rilascio graduale di sostanze (vedi punto [1] e [2] dello stesso
articolo) capaci di influenzare il nostro pensiero a piacimento di chi regge le fila.

tratto da www.informiamo.com

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