In che modo la musica agisce su di noi – parte 1

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In che modo la musica agisce su di noi – parte 1

di Don Campbell

da “Effetto Mozart”, Curarsi con la musica

ed. Baldini & Castoldi

In che modo la musica agisce su di noi: miscellanea

«La musica crea una certa vibrazione cbe indiscutibilmente produce una reazione fisica. Alla fine
troveranno la vibrazione giusta per ogni persona e la useranno.»
George Gershwin

La maggior parte di noi ama ascoltare la musica senza essere pienamente consapevole del suo impatto.
Qualche volta è stimolante, altre volte è troppo stimolante, persino invadente. Quale che sia la
nostra risposta, la musica produce effetti mentali e fisici. Per arrivare a capire come guarire con
la musica, dobbiamo esaminare in modo più approfondito ciò che essa fa in realtà. Una volta
acquisita questa conoscenza, indipendentemente dal nostro livello di musicalità, possiamo imparare a
cambiare i nostri «canali del suono» senza sforzo, così come cambiamo i canali televisivi, in modo
da produrre gli effetti specifici che desideriamo. Ecco alcuni possibili utilizzi terapeutici della
musica.

La musica copre suoni e sentimenti spiacevoli

Nello studio del dentista, ad esempio, i suoni che si riverberano nella mascella e m altre ossa
creano un enorme disordine. Della tranquilla musica barocca può coprire o anche neutralizzare il
rumore penetrante del trapano del dentista.

La voce da sola può allontanare suoni dolorosi. Di recente, mentre mi stavano otturando un dente,
cominciai istintivamente a fare bumming e mi accorsi che sarebbe stata sufficiente una quantità
minore di anestesia. 19 dentista purtroppo non era d’accordo. «I suoni che lei produce non sono
adatti ad altri pazienti», obiettò. «La sua musica non è adatta ad alcun paziente», replicai. Basta
con quel dentista. Un altro da cui andai aveva gusti musicali più sofisticati e mi incoraggiò a
usare dei suoni per coprire il rumore del trapano. Per fortuna sembra che quest’ultimo,
contrariamente al suo collega, rappresenti la tendenza verso il futuro. I dentisti sono sempre più
consapevoli degli effetti delle tonalità sonore sulla conduzione ossea e del loro potere di
annullare il trambusto creato dai rumori aspri e dalle vibrazioni dei loro strumenti. Ovviamente si
possono applicare gli stessi principi per mascherare altri rumori fastidiosi nel traffico, a casa o
al lavoro.

La musica può rallentare ed equalizzare le onde cerebrali

E’ stato dimostrato ripetutamente: le onde cerebrali possono essere modificate sia dalla musica sia
da suoni autogenerati. Il normale stato di consapevolezza consiste di onde beta, che vibrano fra i
14 e 120 hertz. Si producono onde beta quando ci concentriamo su attività quotidiane nel mondo
esterno, o quando proviamo forti emozioni negative. La consapevolezza profonda e la calma sono
caratterizzate da onde alfa, che si attestano fra gli 8 e i 13 hertz. Periodi di massima creatività,
meditazione e sonno sono caratterizzati da onde theta, da 4 a 8 hertz, e il sonno profondo, la
meditazione e la perdita di coscienza producono onde delta, da 0,5 a 3 hertz. Più lente sono le onde
cerebrali, più ci sentiamo rilassati e soddisfatti.

Come la meditazione, lo yoga, il biofeedback e altre pratiche che mirano all’unità tra mente e
corpo, la musica con una frequenza di circa 60 battute al minuto – compresi brani barocchi, New Age
e di ambient music – può spostare la consapevolezza dalla gamma beta a quella alfa, aumentando
l’attenzione e il benessere generale. Il suono dei tamburi degli sciamani può trasportare chi li
ascolta nella gamma theta, provocando stati di coscienza alterati e forse anche la percezione di
altre dimensioni.

Ascoltare musica a casa, in ufficio o a scuola può aiutare a creare un equilibrio dinamico fra
l’emisfero cerebrale sinistro più logico e quello destro più intuitívo, una collaborazione che si
ritiene alla base della creatività.

Se state fantasticando o siete in uno stato emotivo confuso, un po’ di Mozart o di musica barocca in
sottofondo per dieci o quindici minuti possono aiutarvi a stabilizzare la vostra consapevolezza e ad
aumentare la vostra capacità di organizzazione mentale.

Se, d’altra parte, siete analitici e trovate difficile improvvisare, la musica romantica, jazz e New
Age può produrre l’effetto opposto, spostando la consapevolezza dall’emisfero sinistro a quello
destro «scíoglíendovi».

La compositrice e concertista Kay Gardner descrive l’esperienza che ebbe quando curò il padre
gravemente colpito sia dal morbo di Alzheírner che da quello di Parkinson. Mentre ascoltava il brano
Crystal Medítatíons tratto da «Essence», un album che ho composto per piano e sintetizzatore, scopel
che la musica pulsa contemporaneamente a ritmi alfa e theta. Partito il disco, Kay si sedette
accanto al padre cercando di comunicare con lui. Era raro che questi restasse lucido per più di
venti secondi consecutivi (spesso guardava fisso o era in stato di allucinazione), ma dopo aver
ascoltato la musica per circa cinque’mínuti cominciò a parlare della propria salute e del suo
futuro. «In qualche modo, quasi miracolosamente, siamo stati in grado di comunicare per quasi dieci
o dodici minuti», scrive la Gardner in Sounding the Inner Landscape. «Questa conversazione con
lui… prima che morisse, è stata davvero una benedizione.» La mia musica, anche se solo per breve
tempo, aveva riportato l’ordine nelle onde cerebrali del padre di Kay. Non so immaginare nulla di
più gratificante per un compositore dell’aver reso possibile un rapporto come questo.

La musica agisce sulla respirazione

Il respiro è ritmico. Se non stiamo salendo le scale a balzi o se non siamo sdraiati, di solito
inspiriamo fra le venticinque e le trentacinque volte al minuto. Un ritmo di respirazione più
profondo e più lento è ideale e rilassante, conduce al controllo delle emozioni, a pensieri più
articolati e a un metabolismo migliore. Una respirazione veloce e corta può causare pensieri
superficiali e dispersivi, comportamenti impulsivi e la disposizione a commettere errori e a subire
incidenti.

Da quanto risulta, ascoltare una musica veloce dopo una «dieta fissa» di musica più lenta può
provocare queste conseguenze. «Le mie obiezioni alla musica di Wagner sono fisíologiche», osservò
una volta Nietzsche. «Io respiro con difficoltà non appena la musica di Wagner comincia ad agire su
di me.» Rallentando il tempo della musica o ascoltando suoni più lunghi, si può allungare e
rallentare il respiro, permettendo alla mente di calmarsi. E’ l’effetto comunemente prodotto dal
canto gregoriano e dalla musica New Age e ambient.

La musica agisce sul battito cardiaco, sul polso e sulla pressione del sangue

Il battito del cuore umano si adegua in modo particolare al suono e alla musica. Il ritmo cardiaco
reagisce a variabili come la frequenza, il tempo, il volume e tende ad accelerare o a rallentare per
accompagnare un suono. Più veloce è la musica, più velocemente batterà il cuore; più sarà lenta la
musica e più lentamente batterà il cuore: il tutto entro una gamma di variabilità limitata. Come per
il ritmo della respirazione, un battito più basso crea minor tensione e ansia, calma la mente e
aiuta il corpo a risanarsi. La musica è un pace-maker naturale.

Anche se la musica fortemente ritmata può dare energia, uno studio della Louisiana State University
ha rivelato il «lato oscuro» del rock. Alcuni ricercatori hanno scoperto che ascoltare rock duro
faceva aumentare il ritmo cardiaco e diminuiva la qualità delle prestazioni fisiche di un gruppo di
ventiquattro giovani adulti. Al contrario, la musica di facile ascolto e più dolce abbassava il
ritmo cardiaco e permetteva sedute di allenamento più lunghe. In un altro studio sugli effetti della
musica rock, alcuni ricercatori della Temple University hanno scoperto che gli studenti in ascolto
di registrazioni dei Beatles, di Jimi Hendrix, dei Rolling Stones, dei Led Zeppelín e di altri
gruppi simili respiravano più velocemente, mostravano una ridotta resistenza della pelle alle
sensazioni e il loro battito cardiaco aumentava rispetto a quello di altri soggetti esposti a
casuali rumori di sottofondo. (Honky Tonk Women dei Rolling Stones provocava di solito le reazioni
più forti e il ritornello di Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Club Band quelle più lievi.)

E’ chiaro che la musica può agire sul battito cardiaco, ma è vero anche il contrario: il battito può
determinare le preferenze musicah. In una recente ricerca, alcune studentesse universitarie che
utilizzavano come stimolo It’s a Small World di Walt Disney tendevano a preferire ritmi simili a
quelli del loro battito cardiaco a riposo.

Anche la poesia, che condivide con la musica tonalità e ritmi, può rafforzare il cuore, espandere i
polmoni e dare energia agli organi interni. Alex Jack, un docente di medicina olistica del Kushi
Institute di Becket, nel Massachusetts, crede che, come Mozart nel mondo delle note, Shakespeare
abbia scritto utilizzando una cadenza che unisce la mente e il corpo. In Díet for a Strong Heart,
Jack spiega che il pentametro giambico, il metro preferito da Shakespeare, parla direttamente ai
nostri cuori. «Questa formula di accenti alternati imita il battito del cuore umano, l’espansione
della diastole e la contrazione della sístole. Quando viene recitato ad alta voce, il pentametro
giambico segue un andamento parallelo al ritmo reale del cuore che batte… da 65 a 75 battiti al
minuto… Ad esempio, quando la madre lo accusa di essere pazzo, Amleto risponde in un modo in cui
forma e contenuto si uniscono alla perfezione: “Il mio polso come il vostro segna il tempo con
moderazione / e crea una musica altrettanto sana”.» Come per la musica di Mozart, persone di ogni
cultura reagiscono intuitivamente alle rappresentazioni delle opere di Shakespeare, anche se non
conoscono perfettamente l’inglese elisabettiano. Forse non dobbiamo stupirci se storici e critici
musicali alludono comunemente a Mozart come allo «Shakespeare dell’opera».

La musica può anche modificare la pressione del sangue. La dottoressa Shirley Thompson, professore
associato di epiderniologia alla School of Public Health dell’Università della Carolina del Sud,
riferisce che un eccesso di rumore può far alzare la pressione sanguigna anche del 10%. Anche se non
se ne conosce completamente il meccanismo, un rumore molesto può innescare il disposítivo di allerta
del corpo, che fa secernere adrenalina e noropinefrina, due ormoni importanti che accelerano il
battito cardiaco e mettono i vasi sanguigni sotto sforzo.

In uno studio del 1989, alcuni medici ricercatori hanno segnalato che il mio album «Essence: Crystal
Meditations», con un battito medio di 55 hertz, e Timeless Lullaby di Daniel Kobialska, con una
frequenza di 44 hertz, riducevano in modo significativo la pressione sistolica del sangue in tutti e
nove i soggetti sottoposti all’esperímento. Altri test che utilizzavano diversi stili musicali
facevano pensare che sia la pressione sanguigna sistolica sia quella distolíca si potessero
abbassare fino a cinque punti (mm/Hg) per seduta d’ascolto, e che il ritmo cardiaco si potesse
ridurre di quattro o cinque battiti al minuto. Suonando nastri di musica come questa ogni mattina e
ogni sera, le persone con la pressione alta possono imparare a controllarla e a ridurla.

La musica riduce la tensione muscolare e migliora la coordinazione motoria del corpo

Come abbiamo visto nel secondo capitolo, il nervo acustico collega l’orecchio interno a tutti i
muscoh del corpo attraverso il sistema nervoso autonomo. Di conseguenza, la forza, l’elasticità e il
tono muscolare sono influenzati dal suono e dalle vibrazioni. In una ricerca condotta
dall’Università statale del Colorado nel 1991, è stato chiesto a ventiquattro studentesse di far
oscillare le braccia e di colpire un bersaglio imbottito al termine dell’oscillazione. I ricercatori
hanno scoperto che quando le ragazze coordinavano i movimenti al ritmo di un sintetizzatore invece
di seguire il proprio ritmo interno, avevano un controllo significativamente maggiore dei bicipiti e
dei tricipiti. E dall’osservazione di settanta studenti universitari iscritti a un corso di
aerobica, alcuni ricercatori hanno rilevato che la musica aumentava la forza dei soggetti e
migliorava la loro capacità di sincronizzare i movimenti, mentre ne potenziava l’umore e la
motivazione. Anche la frequenza e la precisione dei movimenti subiva l’influsso del ritmo e il tempo
della musica.

In Norvegia, negli anni Ottanta, l’educatore Olav Skille cominciò a usare la musica come terapia per
i bambini con gravi problemi fisici e mentali. Mise a punto un «bagno musicale», uno speciale
ambiente sonoro in cui i piccoli potevano essere immersí, e scoprì che un repertorio di musica New
Age, ambient, classica e popolare riduceva la tensione muscolare e aiutava i piccoli pazienti a
rilassarsi. Noto come terapia vibro-acustica, il metodo di Skille è diffuso in altre parti d’Europa.
In uno studio su pazienti affetti da gravi malattie spastiche, i ricercatori hanno scoperto che il
trattamento vibro-acustico aumentava la capacità di movimento della colonna vertebrale. delle
braccia, dei fianchi e delle gambe. In generale la musica alle frequenze più basse – fra 40 e 60
hertz – risuona nella regione lombare, nella zona pelvica, nelle cosce e nelle gambe. Quando le
frequenze della musica aumentano, se ne percepiscono gli effetti soprattutto sulla parte alta del
torace, sul collo e sul capo.

Allo stesso modo, la musica viene largamente usata nei reparti di convalescenza e nelle cliniche di
riabilitazione, per ristrutturare e «ridisegnare» movimenti ripetitivi di cui si è persa la capacítà
di esecuzione in seguito a incidenti e malattie.

continua…

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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