In un cervello dipendente da cocaina si alterano il senso dell’appagamento e della soddisfazione
L’uso di cocaina altera i neuroni incaricati di farci sentire appagati dopo una ricompensa,
condizionando i comportamenti successivi.
27 ottobre 2023 – Elisabetta Intini
Le dipendenze confondono le capacità di percezione e apprendimento.
La cocaina indebolisce l’attività dei neuroni incaricati di farci provare soddisfazione in seguito a
una ricompensa inattesa: la scoperta, suggerita in uno studio appena pubblicato su Neuron, potrebbe
servire a mettere a punto nuove strategie per combattere le dipendenze.
Il lavoro chiarisce che, a fare la differenza tra il cervello delle persone che fanno uso di cocaina
e quello di chi non ne assume, non sono tanto le aspettative delle ricompense che verranno, quanto
la percezione di quelle ricompense quando in effetti arrivano. In chi dipende da questa sostanza,
l’appagamento risulta infatti attenuato.
PERCHÉ È IMPORTANTE. Questo meccanismo inceppato potrebbe rendere più difficile per chi è dipendente
da cocaina regolare i comportamenti successivi perché, come spiega Anna Konova, neuroscienziata
della Rutgers University (New Jersey) e prima autrice dello studio, «se non si tiene traccia dei
segnali della ricompensa in modo appropriato, diventa più difficile liberarsi da qualcosa che non è
più appagante».
Dato ancora più fondamentale, e al di là delle sottigliezze tecniche, la ricerca sottolinea ancora
una volta come alla base delle dipendenze ci siano fattori neurologici: «La dipendenza è una
malattia e non una scelta o una debolezza morale», precisa Rita Goldstein, neuroscienziata
dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York che ha coordinato il lavoro.
PER FORTUNA MI SBAGLIAVO! Il modo in cui il nostro cervello attende (prima) e percepisce (poi) una
ricompensa ha un impatto profondo su emozioni, reazioni e ricordi ed è alla base dei meccanismi di
apprendimento. Se infatti si verifica una ricompensa maggiore di quella che ci aspettiamo, la
risposta della dopamina, un neurotrasmettitore che segnala il valore e la rilevanza percepita di uno
stimolo, aumenta. In altre parole apprendiamo che è avvenuta una ricompensa quando cadiamo in un
errore di previsione, e rimaniamo “piacevolmente sorpresi”.
CERVELLI A CONFRONTO. Questo processo, noto come errore di previsione della ricompensa, che aiuta a
calibrare le aspettative future in risposta alle esperienze passate, risulta alterato in chi fa uso
di droghe, ma ancora non è chiarissimo in che modo.
Usando la risonanza magnetica funzionale (fMRI, un sistema di imaging cerebrale), gli autori dello
studio hanno analizzato l’attività neurale del cervello di persone sane o dipendenti da cocaina
impegnate a scegliere tra una ricompensa in denaro “sicura” o una meno sicura che poteva dare premi
più alti oppure più bassi.
Il team ha confrontato l’attività cerebrale nelle due fasi dell’errore di previsione della
ricompensa, ossia la fase dell’aspettativa (in cui si anticipano i risultati della decisione presa)
e quella della ricompensa, in cui si fanno i conti con le conseguenze della scelta fatta.
EFFETTO SULLE SCELTE FUTURE. Mentre i segnali cerebrali legati all’aspettativa della ricompensa
erano simili nei due gruppi, nel cervello delle persone con dipendenza da cocaina la percezione
della ricompensa è risultata più debole, e in regioni cerebrali chiave per integrare quanto appreso
nei comportamenti futuri. «Il segnale ridotto di ricompensa sembra propagarsi ad altre regioni
cerebrali che ricevuta questa informazione aggiornano le nostre aspettative per la prossima volta
che si incontrerà la stessa situazione», spiega Konova.
Le persone con dipendenza sono anche parse più inclini a scegliere opzioni più rischiose,
soprattutto se avevano iniziato a fare uso di cocaina da giovani.
AIUTO MIRATO. Il prossimo passaggio sarà provare a integrare queste scoperte in trattamenti contro
le dipendenze: «Quanto trovato suggerisce che interventi che potenzino la percezione delle
ricompense ricevute potrebbero essere un valido componente della terapia contro le dipendenze»,
conclude Goldstein.
linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0896627323007006
da focus.it
Lascia un commento