INDIA Kumbh Mela: il pellegrinaggio dell’acqua
Dalla brocca (Kumbh) di ambrosia, contesa da dei e demoni all’inizio dell’universo, quattro gocce
caddero a formare le città di Haridwar, Allahabad, Ujjain e Nasik. Dove ogni 3 anni, da allora,
sotto una particolare combinazione astrale si svolge una cerimonia (Mela) grandiosa
Il Kumbh Mela è il più grosso evento mistico di tutto il mondo. Qui si svolge l’incontro tra i
pellegrini Hindu e i Sadhu. In seguito alle previsioni degli astrologi, la festa ha inizio quando il
pianeta Giove entra in Acquario e il sole in Ariete. Ciò che rende eccezionale l’avvenimento è che
questa congiunzione astrale si verifica soltanto ogni 12 anni. Si pensa che, in questo particolare
periodo dell’anno, le acque del Gange siano cariche di influssi positivi e che fedeli che vi si
immergono vengano purificati e liberati dal ciclo della vita e della morte. Il racconto sulle
origini del Kumbh Mela è antichissimo e parla di divinità, inganni, battaglie, ma soprattutto di
quattro gocce di nettare dell’immortalità cadute sulla terra in quattro luoghi diversi…
Dei e demoni, agli albori della storia dell’uomo, agitarono gli oceani, creando l’amrit’, nettare
dell’immortalità e ambrosia della vita. Questo liquido fu custodito in una brocca sacra, il cui nome
è kumbh, che ben presto fu oggetto di contesa da parte delle due fazioni. Il dio Jayanta riuscì a
rubare il vaso e con quello fuggì inseguito dai demoni. Durante la sua fuga fece il giro della terra
ma si fermò 4 volte a riposare. Ogni volta una goccia di nettare divino uscì dall’urna cadendo così
al suolo in quattro luoghi diversi in corrispondenza di quattro fiumi. Questi luoghi divennero le
quattro città sacre dell’India: Haridwar (sul fiume Gange), Nasik (sul Gadavari), Ujjain (sul
Shipra) e Allahabad (sulla confluenza dei fiumi Gange,Yamuna e Sarasvati). La fuga durò in tutto 12
giorni e 12 notti , e siccome un giorno divino corrisponde ad un anno umano,il pellegrinaggio, il Kumbh Mela, si celebra ogni 12 anni.
Situata ai piedi dei primi contrafforti himalaiani, Haridwar, il cui nome significa “La Porta di
Dio”, è il luogo dove il fiume Gange entra nella pianura lasciandosi alle spalle l’Himalaya. Nel
2010 il Kumbh Mela si è svolto qui: non accadeva dal 1999. Il raduno religioso ha la durata di tre
mesi e durante tutto questo periodo, in osservanza della santità del luogo, è proibito il consumo di
alcol e di cibo se nonstrettamente vegetariano; si richiede perfino di non tentare i bambini
offrendo loro caramelle. Giorno e notte si tengono rappresentazioni sacre e cerimonie religiose alle
quali presenziano milioni e milioni di persone stipate sotto enormi tendoni. Una fiumana
impressionante si riversa in città,una fiumana che incute timore e che richiede misure di sicurezza
eccezionali. Haridwar diventa transitabile solo a piedi, continui posti di blocco impediscono a
chiunque di infrangere questa regola. Perfino i risciò a pedali non possono passare. Le vie, che
pure sono larghissime, diventano senso unico pedonale. Chiunque dimentichi qualcosa o cambi idea non
può assolutamente tornare indietro né tantomeno fermarsi. Ed è inutile spiegare le proprie ragioni
dato che le forze dell’ordine non possono prestare attenzione a tutti, e così non permettono
assolutamente ad alcuno di parlare. Si sente sempre e solo ripetere “go,go” in tono brusco e
contemporaneamente si viene spinti in avanti spesso con l’aiuto di lunghi bastoni che colpiscono
indistintamente chiunque si trovi a tiro. Viene mobilitata non solo la polizia, sia a piedi che a cavallo, ma anche l’esercito.
In effetti se la gente si facesse prendere dal panico potrebbe provocare incidenti gravissimi anche
solo fuggendo precipitosamente. Ed inoltre il governo è spaventato dalla minaccia di un attentato da
parte di Al Kaeda. La notte la popolazione trova sistemazione negli enormi campi tendati allestiti
all’occorrenza, ma moltissimi si sdraiano ovunque si trovi uno spazio libero ,schiena contro
pancia,pigiati come sardine! Colpisce in città la mancanza totale di negozi o bancarelle alimentari.
Dove compra il cibo questa moltitudine di pellegrini? L’acqua invece non manca: ad ogni crocicchio
si trovano o un grosso bidone o una fontanella dove potersi dissetare. Il motivo che attrae alla
festa milioni d’induisti, oltre a quello di immergersi nel Gange per “catturare” l’energia positiva,
è la speranza di poter avvicinare gli uomini santi. Solo qui si possono incontrare i naga baba. Sono
nudi in quanto vestiti solo di cenere, simbolo di morte e rigenerazione. Unico indumento è un pezzo
di stoffa maculata su cui siedono: simbolo di potere, perché mostra il loro dominio sul mondo animale.
I Sadhu invece sono più “secolari”: nelle loro tende c’è perfino l’aria condizionata! Accolgono
volentieri gli stranieri per raccontare ed ascoltare e stupisce scoprirli colti e soprattutto
viaggiatori:più di uno racconta di andare spesso in Europa per fare proseliti. Ovunque, nei campi
tendati che ospitano Sadhu di varie sette, regna sovrano l’odore di hashish. Alcuni di essi
praticano l’automortificazione per accelerare il cammino verso l’illuminazione. C’è chi non si siede
mai né di giorno né di notte e chi non abbassa mai il braccio per anni e anni… Uno di questi è
Baba Amar Bharti. Fino al 1970 ha avuto una vita normale,una moglie, tre figli e un buon lavoro. Una
mattina all’improvviso, ha deciso di dedicare il resto della sua vita a Shiva. Si mise a girare per
le strade dell’India solo con il suo vestito da Sadhu e il suo Trishula (il tridente di metallo).
Tre anni dopo, nel 1973, pensando di essere ancora troppo in contatto con il lusso e i piaceri
materiali, decise di condurre un’esistenza ancora più dura tenendo il braccio in posizione verticale
verso l’alto e, da quel momento, non ha mai più cambiato questa posizione. Ora il braccio è
completamente atrofizzato ed egli non sarebbe più in grado di riabbassarlo. Da quel giorno si è
anche lasciato crescere le unghie come si può vedere dalla foto. Tutti i giorni vi sono abluzioni
rituali, ma tra queste le più importanti sono quelle chiamate “bagno reale”. I Sadhu ,in
processione, insieme a persone comuni,saggi e santi sfidano la calca e l’afa per raggiungere le
sacre acque del Gange nel punto e nel momento più propizi per purificarsi. Di buon passo si mettono
in cammino per raggiungere il ghat; l’aria è afosa,opprimente,ma satura di quella spiritualità insita in tutto il popolo indiano.
Il percorso è un bagno di colori: colpiscono lo sguardo sopratutto le svariate tonalità di arancione
che distinguono i Sadhu dal resto della folla. In India i cambiamenti sono lenti: le donne vestono,
da sempre, il sari che , con i suoi sgargianti colori,crea l’effetto di un prato in fiore. Gli
uomini non sono da meno e con i loro eleganti turbanti dalle fantasie di rossi, rosa, gialli
accrescono questo splendido colpo d’occhio. La processione è accompagnata dal suono delle
conchiglie, da quello dei tamburi e dei cimbali che sottolineano il canto dei mantra e dal battito
ritmato delle mani. E, finalmente, il Gange. I Naga Baba arrivano a piedi, austeri, nudi, coperti di
cenere, i capelli lunghissimi arruffati. I Sadhu, veneratissimi, arrivano su auto riccamente
addobbate protetti da parasoli adorni di perline colorate. Ma se è vero che sono loro l’attrazione
della processione, è altrettanto vero che è sempre e ancora la folla dei pellegrini che colpisce e
spaventa: un momento tutti sono seduti compostamente a pregare, improvvisamente, sembra senza
motivo, un momento dopo stanno tutti correndo. Il pericolo è per chi, inavvertitamente, dovesse
cadere. Quando succede, subito si forma un cerchio di persone che tentano di arginare la folla, ma
spesso ciò non è sufficiente e, in un attimo, il malcapitato potrebbe venir calpestato a morte. La
compostezza che caratterizza i naga baba durante il corteo viene completamente dimenticata una volta giunti in riva al Gange.
Misticismo e gioia di vivere s’intrecciano sulle rive del fiume: corpi nudi che saltano,
gridano,spruzzano. Sovente vengono inscenate piccole esibizioni a favore dei fotografi che stanno
immortalando la scena. I devoti s’immergono allacciati gli uni agli altri per non essere trascinati
via dalla corrente. I Sadhu invece si bagnano con composta dignità, circondati da decine di
discepoli che spesso li sorreggono. La polizia non permette che il bagno si protragga e scaccia
tutti aspramente dall’acqua dopo pochi minuti. Spesso i militari sono costretti a tuffarsi nel fiume
completamente vestiti vuoi per far eseguire gli ordini, vuoi per aiutare chi rischia di essere
trascinato via dalla corrente. E quindi, mentre tutti si asciugano come possono, già i nagha baba si
ricoprono nuovamente di cenere e,misteriosamente come sono arrivati, ritornano alla loro vita di
asceti. La sera, di nuovo, si rinnova la magia con la cerimonia del Ganga Aarti durante la quale
migliaia di fedeli affidano al fiume le loro preghiere “trasportate” da fiori e foglie intrecciate
con piccole candele accese che brillano sull’acqua. I tamburi suonano mentre i bramini accendono i fuochi e la “madre Ganga” si porta via, lentamente, le sue offerte.
da ilgiornale.it
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KUMBHA MELA
di Parama Karuna d.d.
Da migliaia di anni in India si celebra un festival religioso che vede riuniti milioni di
pellegrini, sadhu, e religiosi induisti di ogni gruppo. Lo scopo di questo incontro è squisitamente
ecumenico: si tratta di 40 giorni di incontro, di musica devozionale, di mantra, di dibattiti
filosofici, rappresentazioni sacre, in cui tutti i pellegrini si bagnano insieme nelle acque dei
fiumi sacri per celebrare l’universalità della vita spirituale. Questo articolo contiene le
informazioni generali su questo grandioso festival e la storia della sua origine, risalente a
milioni di anni fa, quando esseri celesti ed esseri demoniaci si allearono per estrarre il nettare dell’immortalità dall’oceano.
CHE COS’E’ LA KUMBHA MELA
Il festival della Kumbha Mela si tiene ogni quattro anni a Prayag (Allahabad), alla confluenza dei
tre fiumi sacri più famosi dell’India: Gange, Yamuna e Sarasvati. Il punto della confluenza si
chiama Triveni sangam, e nel centro della corrente si trova una piccola isola. L’antichità di questo
festival è testimoniata dal fatto che il terzo di questi fiumi, la Sarasvati, da circa 3000 anni
scorre sotterraneo perché un grave rivolgimento climatico asciugò il suo corso superficiale appunto
circa 3000 anni fa; rilevamenti topografici da una sufficiente altitudine hanno confermato agli
archeologi l’esistenza di un fiume molto ampio che si riuniva al Gange e alla Yamuna appunto
all’altezza di Prayag. Sulle rive di questo antico fiume sorgevano numerose città contemporanee di
Mojenho Daro e Harappa, che sono state scoperte recentemente dagli archeologi indiani.
La parola kumbha significa “vaso”, “contenitore”, e si riferisce al contenitore del nettare divino
dell’immortalità dal quale, durante la contesa tra dei e demoni, caddero delle gocce sul pianeta
Terra. La Kumbha Mela acquista un significato particolare nell’età dell’Aquario (anch’esso chiamato Kumbha nell’astrologia vedica).
La Kumbha Mela attira ogni genere di pellegrini ed è considerata la più grande riunione di persone e
il più grande fenomeno religioso del mondo, poiché durante il periodo principale nella “città della
Kumbha Mela”, un accampamento temporaneo ma organizzatissimo di tende in riva al Gange, soggiornano
ogni volta da 18 a 22 milioni di persone. Eserciti di asceti e pellegrini, appartenenti a oltre 8000
gruppi e istituzioni religiose, si mescolano spalla a spalla, tra il clamore di cembali, corni,
conchiglie, invocazioni e preghiere, soprattutto nei momenti più cruciali del bagno rituale alla confluenza del Triveni sangam.
E’ il governo indiano che organizza questo grandioso festival, costruendo circa 170 km. di
passerelle sulla sabbia con piastre metalliche, altrettanti chilometri di tubazioni di acqua
potabile e cavi elettrici, nove ponti e altre strutture e fornendo 1070 ettari di terra per
centinaia di migliaia di pandal (grandi tende per incontri spirituali), templi (e altoparlanti!),
tende da abitazione normali o di lusso, bagni, cucine, centri di pronto soccorso, mercati interni e
così via — il tutto viene rimosso al termine del festival. Giorno e notte si tengono
rappresentazioni sacre e recitazioni delle scritture e delle avventure dei vari avatara divini, canti e cerimonie rituali ai quali tutti possono partecipare liberamente.
Per restituire vigore e purezza all’induismo che stava languendo di fronte a buddhismo, jainismo e
islam, nell’VIII secolo Adi Shankaracharya, che secondo le scritture vediche era un’incarnazione di
Shiva stesso, istituì alla Kumbha Mela (che già esisteva da tempo immemorabile) la tradizione di
svolgere incontri filosofici dove gli esponenti dei vari gruppi potessero discutere della Verità
Assoluta e del bene supremo per l’umanità. Questo è in effetti lo scopo principale della Kumbha
Mela: ascoltare le istruzioni spirituali e stare in compagnia delle persone sante. Tutto il resto può essere interessante e folkloristico, ma non è veramente essenziale.
DOVE E QUANDO
L’antichissima città santa di Prayag (nello stato dell’Uttar Pradesh) è sempre stata considerata un
centro di cultura e religione durante i numerosi millenni della storia indiana, e come tale fu presa
particolarmente di mira dagli invasori musulmani sudditi dell’imperatore Akbar, che ne trasformarono
addirittura il nome in Allahabad (“la città di Allah”). Nelle scritture vediche viene invece
chiamata Prayag, Prayag Raja o Tirtha Raja, che significa “il più importante tra i luoghi dove si
celebrano sacrifici”. Sulle rive del Gange si trovano quattordici prayaga (luoghi di celebrazione di
sacrifici rituali), e Allahabad è sempre stata considerata il più importante, tanto che secondo il
Mahabharata persino il signore Brahma, il creatore dell’universo, vi celebrò un grande sacrificio.
Come narra il Ramayana, durante il Treta yuga il Signore Ramachandra, insieme con Sitadevi e
Lakshmana, trascorse diversi giorni nell’ashram del saggio Bharadvaja, nei pressi della confluenza
dei tre fiumi, il Triveni sangam, prima di partire per l’esilio che sarebbe durato quattordici anni.
A circa 132 km da Prayag si trova Citrakuta, la seconda tappa dell’esilio di Ramachandra, dove il Signore soggiornò per diversi anni.
Circa 5000 anni fa, i cinque Pandava accompagnati dalla moglie Draupadi e dalla madre Kunti,
visitarono Prayaga, come descrive il Mahabharata (Vana Parva) prima di impegnarsi nella famosa
battaglia di Kurukshetra per difendere il regno dai malvagi cugini, i figli di Dhritarastra. L’epica
battaglia di Kurukshetra segnò l’inizio dell’era di Kali, l’epoca di discordia e ipocrisia nella quale ci troviamo attualmente.
La Sri Chaitanya Charitamrita riporta che circa 500 anni fa Sri Chaitanya Mahaprabhu visitò Prayaga
(a quei tempi già chiamata Allahabad) e Si bagnò nel Triveni sangam per dieci giorni consecutivi,
recandoSi anche a visitare il tempio di Bindu Madhava con un seguito di migliaia di persone; fu
proprio in quel periodo a Prayaga che Sri Chaitanya trasmise a Rupa Gosvami i Suoi insegnamenti sulla pura devozione a Krishna.
Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore del Movimento Internazionale per la
Coscienza di Krishna (ISKCON) visse a Prayag per alcuni anni e fu iniziato qui da Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura alla Rupa Gaudiya Math di Prayaga. In seguito, dopo la fondazione
dell’ISKCON, partecipò alla Kumbha Mela nel 1971 e poi ancora nel 1977, poco prima di lasciare il pianeta.
Anche le cronache storiche di altri paesi dimostrano l’antichità e l’importanza internazionale della
Kumbha Mela; nel 302 a.C. lo storico greco Megastene racconta il suo soggiorno di 72 giorni alla
Kumbha Mela di Prayaga, dove secondo il suo resoconto parteciparono due milioni e mezzo di persone.
Nel VII secolo l’imperatore Harsha invitò alla Kumbha Mela il viaggiatore cinese Hieun Tsang, che
nel suo diario lodò la religiosità e la generosità dell’imperatore. La Kumbha Mela venne descritta
anche da Mark Twain (1895) nel suo More Tramps Abroad, dove racconta delle moltitudini impolverate
che camminano sotto il sole con grande passione e determinazione per recarsi all’appuntamento
spirituale, dei “fachiri” con i capelli incollati insieme con sterco di mucca (poiché molti asceti
fanno voto di non pettinarsi mai né di tagliarsi i capelli, lo sterco di mucca salda i capelli
costruendo una difesa antisettica), degli asceti intenti a vari tipi di austerità e penitenze, e
infine della processione di yogi nudi (i Naga Baba) che costituiscono il gruppo di pellegrini più rispettato e temuto.
I Naga Baba sono considerati potentissimi yogi (per la maggioranza maschi, ma anche diverse femmine)
e viaggiano sempre in un gruppo foltissimo (circa mezzo milione), completamente nudi e spesso
coperti di cenere. Nessuno ha il permesso di avvicinarsi a loro, e quando passa la loro processione
la polizia tiene a bada la folla che cerca di raccogliere la polvere toccata dai loro piedi. Si dice
che i Naga Baba si spostino smaterializzandosi e rimaterializzandosi attraverso la corrente dei
fiumi e i raggi del sole e della luna, grazie ai loro poteri mistici. E’ un fatto che nessuno, tra
le vaste folle che si dirigono al Kumbha Mela, li vede arrivare né ripartire. Arrivano al Triveni
sangam nei momenti più propizi per il bagno rituale (specialmente nella luna nuova del mese di
gennaio-febbraio), e dopo che hanno concluso le loro abluzioni e sono usciti dall’acqua il massiccio servizio d’ordine permette al resto della folla di bagnarsi nelle acque sacre.
Oltre a vedere da rispettosa distanza i Naga Baba, alla Kumbha Mela è possibile incontrare numerosi
yogi e asceti ma anche molti ipnotisti, maghi e falsi yogi, panda (preti) e guru che approfittano
della religiosità dei pellegrini per raccogliere donazioni. Anche gli abitanti del luogo cercano di
trarre il massimo vantaggio dalle enormi folle, spesso chiedendo prezzi esorbitanti per traghetti,
viaggi in taxi, alberghi e generi alimentari. Un altro pericolo della Kumbha Mela consiste proprio
nel numero enorme di pellegrini; qualsiasi zuffa si verifichi specialmente nel momento di entrare
nel fiume per le abluzioni rituali può degenerare in un vero massacro dove centinaia di persone
vengono schiacciate e soffocate. All’inizio degli anni 50 ci fu un famoso incidente in cui 350
persone rimasero uccise. Da quella volta, il governo organizza un rigido servizio d’ordine, specialmente nei momenti astrologici delle abluzioni rituali.
Per evitare la calca spaventosa, è opportuno recarsi sull’isoletta al centro del Triveni Sangam, con
un certo anticipo (preferibilmente la mattina presto) con un traghetto o anche attraversando il
fiume a guado, per poi fare il bagno nel fiume sulla sponda dell’isoletta, proprio di fronte alla riva dove si affollano i milioni di pellegrini.
Il periodo astrologico propizio nel quale si tiene questo festival va dalla luna piena del mese di
Pausha (gennaio), al famoso Makara Sankranti (5 giorni dopo, è l’ingresso del Sole nel segno del
Capricorno secondo il calendario astrologico indiano, che considera la precessione degli equinozi e
quindi è leggermente diverso da quello occidentale), alla luna nuova dei Muni (“santi” e yogi, 10
giorni più tardi rispetto a Makara Sankranti), al quinto giorno lunare successivo (Vasanta Panchami,
5 giorni dopo la luna nuova) che celebra l’inizio della primavera in India e festeggia la dea
Sarasvati, alla luna piena del mese di Magha (febbraio, 11 giorni dopo Vasanta Panchami) fino a Maha
Shiva Ratri (la festa di Shiva, in cui si celebra il suo matrimonio con Parvati, 13 giorni dopo,
cioè alla luna nuova successiva). Le date precise, che sono basate sul calendario lunare e non su
quello solare e quindi variano da un anno all’altro, possono essere ottenute dai vari centri di
cultura vedica presenti in tutto il mondo. Nelle scritture vediche è detto che abitando per almeno
tre giorni alla confluenza dei tre fiumi sacri si conquista il paradiso, e bagnandosi nelle acque
sacre nei momenti propizi, si ottiene la liberazione dal ciclo di morti e rinascite, purificandosi da ogni peccato.
Ogni anno si tiene una Magha Mela (festival di gennaio) spirituale in uno dei quattro luoghi dove
caddero le gocce di nettare dal vaso divino: Prayag (Allahabad in Uttar Pradesh), Nasik
(Maharashtra), Ujjain (Madhya Pradesh), e Haridwar (Uttar Pradesh, sui contrafforti dell’Himalaya).
A Nasik i pellegrini si bagnano nel fiume sacro Godavari, a Ujjain, nella Ksipra, a Hardvar nel
Gange e a Prayag alla confluenza tra Gange, Yamuna e Sarasvati. Prayag è considerata il più
importante tra questi quattro luoghi santi, e la Kumbha Mela di Prayag è quella che attira il
maggior numero di persone. In cicli di 12 e 144 anni la Kumbha Mela acquista un maggior potere
spirituale, e viene quindi chiamata rispettivamente Maha Kumbha Mela e Maha Purna Kumbha Mela.
L’ultima Maha Purna Kumbha Mela si è avuta nel 1989, quindi la prossima Maha Kumbha Mela si terrà nel gennaio 2001, poi nel 2013.
A metà del ciclo di 12 anni (cioè ogni 6 anni) si tiene una Ardha Kumbha Mela, leggermente meno importante della Maha Kumbha Mela.
GANGE, YAMUNA, SARASVATI
Questi tre fiumi sacri hanno origine sulle alte vette dell’Himalaya. Il Gange sgorga da una caverna
chiamata Gomukha (“bocca di mucca”), ed è considerato il fiume più importante e più famoso
dell’India. Le sue acque sono ricche di una dorata argilla naturale che possiede grandi proprietà di
purificazione e di guarigione (chiamata tilaka) e che viene usata da tutti i religiosi per decorare
il corpo con segni di buon augurio, di disegno diverso a seconda del gruppo di appartenenza.
Il Gange emana dai piedi di loto del Signore dall’oceano Garbhodaka situato al di là della copertura
dell’universo materiale, che fu perforata dal piede dell’avatara di Vishnu Vamanadeva quando prese
possesso dei “tre passi di terra” offerti dall’imperatore Bali Maharaja, coprendo tutta la vasta
estensione dell’universo e urtando addirittura con il piede la sua copertura esterna.
Originariamente il Gange scorreva soltanto sui pianeti superiori (dove si chiama Mandakini), ma un
re di nome Bhagiratha la pregò di discendere sulla Terra per purificare e liberare i suoi
sessantamila antenati. Compiaciuta dalle grandi austerità di Bhagiratha, Madre Gange accettò di
discendere sulla Terra, dove venne accolta nientemeno che dal signore Shiva in persona, dalla cui
testa poi scorre sull’Himalaya (dove Shiva risiede sul monte Kailash insieme ai suoi compagi) e nella valle sottostante.
Anche la Yamuna e la Sarasvati hanno origine nella stessa zona dell’Himalaya, ma il fiume Sarasvati diventa sotterraneo dopo circa 100 km. di percorso.
La Yamuna è considerata figlia del Sole e sorella gemella di Yamaraja (il deva che giudica le anime
trapassate e risiede a Pitriloka, il pianeta “tribunale” dell’universo). In sanscrito, yama
significa infatti “gemello”. Le sue acque sono di un profondo blu come la carnagione di Krishna, e
infatti questo fiume è strettamente collegato con i divertimenti di Krishna nella zona di Mathura-Vrindavana.
La personificazione del fiume Sarasvati è la dea Sarasvati (chiamata anche Sarada, Vidyadevi o
Brahmani), la figlia del signore Brahma che concede la benedizione della saggezza e della
conoscenza. Tutti gli studenti e gli studiosi, i musicisti, gli insegnanti e gli artisti adorano la dea Sarasvati per ottenere le sue benedizioni.
LA CITTA’ DI PRAYAG (ALLAHABAD)
Si trova a 135 km. ad ovest di Varanasi (Benares) e a 227 km a sud est di Lucknow, l’attuale
capitale dell’Uttar Pradesh. E’ raggiungibile in aereo da Calcutta, Delhi, Kanpur e Varanasi (Benares), e in treno da tutte le principali città dell’India.
Fu storicamente la capitale dell’impero Gupta, e dopo l’invasione musulmana l’imperatore Akbar
(1584) ne fece la sua residenza, e vi costruì il Forte che ancora oggi sorge alla confluenza dei
fiumi sacri. Dopo il declino dei Moghul passò nelle mani dei Maratha, fu saccheggiata dai Pathan e
infine ceduta dal Nawab di Oudh (allora reggente delle province unite di Agra e Oudh) nel 1801 agli
inglesi, e dal 1857 divenne uno dei centri di rivolta contro l’imperialismo britannico. Nel 1920
divenne il centro dell’Indian National Congress, e qui il Mahatma Gandhi presentò per la prima volta
il suo programma di disobbedienza civile non violenta per ottenere l’indipendenza dall’impero britannico.
La famiglia Nehru abitava qui; la casa originaria, chiamata Ananda Bhavan, è attualmente un museo
storico che conserva oggetti personali appartenuti a Motilal Nehru, Jawaharlal Nehru e Indira Gandhi.
All’interno del forte di Akbar si trova il famoso tempio di Patalpuri, dove cresce un albero baniano
considerato immortale, e già descritto nel 643 dal viaggiatore cinese Hiuen Tsang.
L’ORIGINE DELLA KUMBHA MELA
Lo Srimad Bhagavatam, chiamato anche Bhagavata Purana, racconta l’apparizione e le attività delle
varie manifestazioni divine (dette avatara) per la creazione, il mantenimento e la distruzione
dell’universo. Il gioco divino del mantenimento dell’universo consiste essenzialmente nel bilanciare
creazione e distruzione con il costante rinnovamento, nell’intervento divino nella costante lotta
tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. La cultura vedica indica nelle figure dei deva e
degli asura la personificazione delle forze del bene e del male; questi dei e demoni abitanti dei
pianeti superiori possiedono enormi poteri e una durata di vita molto più lunga rispetto a quella
degli esseri umani. Un giorno sui pianeti celesti, per esempio, corrisponde a un intero anno
terrestre. I deva sono persone dotate di qualità divine, che seguono gli insegnamenti delle
scritture e lavorano per la corretta amministrazione dell’universo, mentre gli asura sono esseri
dediti al materialismo, che agiscono soltanto per soddisfare i propri capricci di avidità e potere.
Nell’eterna lotta tra deva e asura ci sono varie vicende molto interessanti dalle quali si possono
trarre utili insegnamenti anche per la vita su questo pianeta. In uno di questi episodi, deva e
asura decisero di collaborare per estrarre il nettare dell’immortalità dall’oceano di latte. Questa
titanica impresa fu aiutata direttamente dal Signore che per l’occasione Si manifestò in diverse
forme. Innanzitutto, come Prishnigarbha, trasportò il monte Mandara fino all’oceano di latte (che si
trova a Svetadvipa, il pianeta Vaikuntha all’interno dell’universo materiale, dove risiede la forma
di Vishnu chiamata Paramatma, Ksirodakasayi Vishnu) perché fungesse da perno. Poi il Signore Si
manifestò nella forma di Kurma, l’avatara tartaruga, perché nessun altro essere vivente avrebbe potuto sostenere l’immenso peso del monte Mandara facendogli da perno.
Il serpente celeste Vasuki, principe dei Naga, divenne la corda, e deva e asura insieme si misero a
frullare. Il primo prodotto di questo lavoro fu un’opera di purificazione dell’oceano di latte:
venne infatti a galla una schiuma velenosa che doveva essere eliminata per procedere alla estrazione
del nettare. Queste scorie erano così tossiche che nessun essere vivente, per quanto potente, era in
grado di neutralizzarle. I deva pregarono dunque il potentissimo Signore Shiva, che non è un’anima
individuale bensì una manifestazione secondaria di Vishnu stesso. La Brahma samhita afferma che il
Signore Maha Vishnu, al momento della creazione, posa il Suo sguardo sull’energia materiale e in
questo modo Si trasforma in Shiva, proprio come il latte, entrato a contatto con il succo di
tamarindo, si caglia. Così Shiva è allo stesso tempo uguale e differente dal Signore Vishnu.
Per salvare l’universo dal potente veleno prodotto come scoria dall’oceano di latte, Shiva lo
raccolse con la mano e lo inghiottì trattenendolo nella gola. L’azione del veleno produsse una
colorazione bluastra sulla gola di Shiva, che ancora oggi è conosciuto come Nilakantha. Mentre Shiva
inghiottiva il veleno, alcune gocce gli caddero di mano e diedero origine ai cobra, agli scorpioni e alle altre creature velenose, animali e vegetali.
Dopo che il veleno fu così eliminato, dall’oceano di latte uscirono la mucca Surabhi (che fu
assegnata ai Rishi), il cavallo Ucchaishrava (che fu assegnato a Bali Maharaja, l’imperatore degli
asura), l’elefante Airavata (che fu assegnato a Indra, il re dei pianeti celesti), il gioiello
Kaustubha (che fu offerto al Signore Vishnu), l’albero Parijata (che fu offerto ai deva), poi le
danzatrici celesti chiamate apsara e Lakshmidevi, che scelse di diventare la consorte del Signore
Vishnu. In seguito apparvero Varuni, la dea dei liquori, che andò agli asura, e Balachandra, la luna
crescente, che fu offerta al Signore Shiva per rinfrescarlo, perché si sentiva poco bene dopo aver
bevuto il veleno. Apparvero poi la conchiglia Panchajanya e l’arco Haridhanu, che andarono entrambi
al Signore Vishnu, e infine un personaggio splendente, Dhanvantari, che portava un vaso pieno di nettare.
Fino a quel momento la divisione dei prodotti dell’oceano di latte era stata eseguita senza dispute,
ma il vaso di nettare costituiva lo scopo dell’impresa, perciò deva e asura cominciarono a
strapparselo vicendevolmente di mano. Durante questa lotta quattro gocce di nettare caddero sulla
Terra, rispettivamente a Prayag, Nasik, Ujjain e Haridwar, creando piccoli “laghi” di nettare
all’interno di vari fiumi sacri, che ogni anno tornano a manifestarsi in quel preciso momento astrologico.
Alla fine gli asura riuscirono a impadronirsi del vaso di nettare e fuggirono, poi cominciarono a
litigare tra loro per stabilire chi avrebbe bevuto per primo. Il Signore Vishnu Si manifestò allora
nella forma di una donna bellissima, Mohini, e Si avvicinò agli asura offrendoSi di distribuire
personalmente il nettare e mettere così fine alla disputa. Gli asura, totalmente affascinati,
accettarono, e Mohini chiese a tutti, deva e asura, si sedersi in fila ordinatamente e aspettare il
loro turno. Naturalmente Mohini cominciò a distribuire il nettare ai deva, che si preoccupano sempre
del buon funzionamento e della protezione dell’universo, e uno dei demoni, Rahu, si travestì da deva
e s’infilò in mezzo a Surya (il Sole) e Chandra (la luna). Mentre però stava portando alla bocca la
coppa del nettare, Rahu venne scoperto e Mohini gli mozzò la testa con il Suo disco Sudarshana prima
che potesse inghiottire: in questo modo il corpo morì ma la testa rimase immortale perché era
entrata a contatto con il nettare, diventando uno dei pianeti dell’universo, che causa periodicamente le eclissi di sole e di luna.
da isvara.org
http://www.ilgiornale.it/fotogallery/india_kumbh_mela_pellegrinaggio_delacqua/id=3038-foto=1-slidesh ow=0
http://www.latitudeslife.com/2011/04/india-kumbh-mela-il-pellegrinaggio-dell%E2%80%99acqua/2/
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