INDUISMO
di Sara Di Geronimo, Rossana Gusmini, Irene Mazza, Valentina Stancheris
L’induismo e’ un complesso di dottrine, credenze, e riti, costituenti una
fase della religione indiana. L’induismo puo’ considerarsi uno sviluppo del
brahmanesimo e in esso trovano posto, accanto a elementi genuinamente ari ed
elevate speculazioni filosofico- religiose, anche elementi preari e credenze
popolari. Cronologicamente, e’ possibile far iniziare l’induismo, con l’era
volgare, e, piu’ precisamente, con la composizione del Mahabarata. In esso
e’ la BHAGAVAD-GITA, “Canto del beato”.
*Storia e testi sacri*
L’induismo attraversa varie fasi che, stratificandosi e mescolandosi, danno
vita all’induismo attuale, che puo’ definirsi un “politeismo di ritorno”,
cui si giunge attraverso 4 simboliche fasi o periodi storici.
Prima fase compresa fra il 4000 e il 2200 a.C., documentata da ritrovamento
di oggetti rituali, fra i quali una statuetta di un Dio seduto in posizione
yoga, che verra’ poi identificata con Shiva.
Seconda fase storica ,quella Vedica, compresa fra il 2550 e il 500 a.C. In
questo arco di tempo vengono scritti i libri Veda (Conoscenza, scienza
sacra). Essi sono una raccolta di quattro testi sacri, di cui il più antico
e’ il Rig-Veda.
Successivi ai Veda sono i Brahamana. In questi troviamo miti e prescrizioni
rituali.
E’ in questo periodo che nasce la convinzione di una energia cosmica che
regola tutta la realta’: il brahman. Questo puo’ essere governato col
sacrificio cui sono predisposti i Bramini, sacerdoti che compiono i rituali.
Si consolida anche la divisione in caste rigidamente chiuse e si
stabiliscono regole che devono essere rispettate.
Si completa anche la stesura delle “Upanishad” – libro filosofico in cui si
descrive come l’anima si unisca all’Uno.
Terza fase compresa tra il 500 a.C. e il 500 d.C., in cui la divisione in
caste si accentua maggiormente e si riscoprono Shiva e Vishnu’, figure
secondarie fino a quest’epoca, e le loro manifestazioni. Queste gesta sono
scritte nei testi sacri: Ramayana e Mahabarata, in cui e’ incluso il Canto
del beato (Bhagavad-gita), uno dei piu’ antichi testi dell’induismo; esso
sostiene che il contatto con la divinita’ si ottiene non solo per via della opere o
della conoscenza, ma per via della devozione e dell’amore.
Quarta fase dal 400 d.C. ai giorni nostri, caratterizzata dalle molte
reinterpretazioni dei testi e delle concezioni religiose.
Altri testi sacri sono:
Puranha trattano i temi della creazione del mondo
Tantra spiegano i riti e le pratiche magiche
Dharmasutra e Dharmasastra: normative per riti, feste, purificazioni
Terevam e Nalayiram ,scritti nelle lingue locali e in onore di Shiva e
Vishnu’
Molta importanza per l’Induismo ha la “REINCARNAZIONE” e la LIBERAZIONE”.
La società degli indu’ e’ divisa in “CASTE”.
Concludendo possiamo quindi dire che l’induismo afferma:
*Dogmi*
Tutto cio’ che e’ nel mondo e’ Dio.
Alcune cose del mondo sono sacre.
La preghiera e’ un rito pubblico.
Nell’universo c’e’ un intimo e infallibile ordine.
Il ciclo delle vite e delle morti non ha ne’ inizio, ne’ fine.
La resurrezione dei corpi e’ una condizione della vita futura.
Anche gli dei possono tornare a reincarnarsi.
Il mondo e’ ingannevole.
I santi non sono che le multiformi manifestazioni di Dio.
LE CASTE: il brahmanesimo divide gli uomini in caste, che sono all’interno
della società l’esemplificazione evidente del livello di purificazione cui
la propria atman e’ giunta. (L’atman, cioe’ Se’, respiro, soffio vitale e’
il principio spirituale che, nell’interiorità dell’uomo, e’ capace di
ascoltare,
percepire il Brahman; e’ una particella di Brahman, presente in ogni
essere).
Le caste principali sono 4:
Bramini
Guerrieri (ksa triya)
Uomini liberi
Schiavi
Le quattro caste sarebbero sorte il giorno della creazione, generate dal
corpo stesso dell’Ente Supremo: Prajapati. Al di sotto di queste vi sono i
Paria (Intoccabili) che, pur avendo l’aspetto umano, non sono considerati
tali.
*Reincarnazione*
Tutto ha origine dal Brahman, il principio divino, dove tutto e’ perfetto.
Contrapposto al Brahman vi e’ il mondo, chiamato con il nome di MAYA:
illusione, dove tutto e’ male e negativo. Questa contrapposizione e’ vissuta
in prima persona dall’uomo, in quanto lui stesso e’ diviso in due: da una
parte l’anima (ATMAN), che nasce dal Brahman, e dall’altra parte il corpo
che appartiene al mondo.
L’anima ha origine dal principio divino e si ritrova prigioniera nel mondo,
in un corpo, sottoposta alla legge del Karma.
Il Karma e’ una forza invisibile che influenza l’anima e la obbliga ad una
nascita nuova in una condizione umana, determinata dalla qualita’
delle azioni passate.
L’uomo che riesce a contemplare l’identita’ tra Brahman e Atman raggiunge la
liberazione, la moska, la salvezza dal ciclo di reincarnazioni cui l’anima
e’ costretta, dal Samsara.
La teoria della migrazione delle anime e’ compresa all’interno della piu’
complessa dottrina dei cinque fuochi, secondo la quale gli dei creano
l’anima di ciascuno con 5 fuochi sacrificali. Quando l’individuo muore il
suo cadavere viene bruciato, le sue ceneri sparse e attraverso il fuoco
l’Atman passa attraverso altri cinque fuochi sacrificali, per reincarnarsi
nuovamente in un altro essere umano.
Attraverso le varie reincarnazioni l’atman si purifica al fine di poter
tornare a far parte di quel principio divino da cui ha avuto origine e del
quale dentro di se’ ha il desiderio. Alla morte, i defunti vanno nella luna,
dove viene giudicato tutto ciò che hanno fatto in parole, azioni e pensieri
durante la loro vita. E’ dovere di ogni uomo accettare la vita
presente, perche’, attraverso questa accettazione, paga il suo debito e
tende alla liberazione.
L’individuo, fin dalla nascita, tende alla liberazione, lotta con tutte le
sue forze per uscire dal ciclo delle reincarnazioni e per far questo ha a
disposizione tre frecce: la prima e’ rappresentata dal Karman ed e’ già
scoccata, impone le condizioni della vita attuale; la seconda e’ posta sulla
corda dell’arco, rappresenta le capacita’ innate di un individuo, e quelle
acquisite con la volonta’ e l’educazione, attraverso le quali dara’ la
direzione alla freccia; la terza e’ ancora nella faretra ed e’ rappresentato
dal Karman, che puo’ realizzarsi in questa vita e modificare quelle future.
La condizione di inferiorita’ della donna non e’ ancora del tutto superata
ed e’ molto contraddittoria: infatti, se da una parte abbiamo donne a capo di
governo, dall’altra si trova ancora praticata (sebbene fuorilegge) la sati,
cioe’ il sacrificio delle vedove, costrette a seguire il marito morto sulla
pira del rogo.
Gli uomini, liberati dalla condanna della trasmigrazione dell’anima e
guidati da uno spirito, raggiungano il Nirvana, cioe’ la perfetta
beatitudine. Qualora le loro azioni, le loro frecce non avessero permesso la
liberazione devono rinascere sotto forma umana, a seconda della
maggiore o minore gravita’ delle loro colpe.
E questo si ripete ancora alle successive morti, finche’ le loro anime non
saranno liberate da tutti i peccati.
Tre sono le strade per raggiungere il Nirvana, meta suprema: la via
dell’amore di Dio, la via delle buone opere e la via della conoscenza, che
e’ la prerogativa dei Brahmani e degli asceti.
Il sistema piu’ infallibile per ottenere la salute dell’anima e’ l’ascesi”.
L’ascesi si pratica con la profonda concentrazione mentale (yoga) e l’alta
contemplazione.
E’ individuale, mai collettiva. Essa avviene quando l’anima si e’ purificata
definitivamente attraverso le varie reincarnazioni e si ricongiunge al
Brahman .
L’anima raggiunge il Nirvana, si estingue come singolarita’ e cambia modo di
esistenza.
Un esempio puo’ essere cio’ che avviene ad una goccia nel momento che cade
nell’oceano: la goccia singola non esiste piu’, ma continua ad esistere come
parte integrante dell’oceano.
*Le divinita’*
Sono complessivamente 33.000.000, anche se quelle principali sono tre:
Brahma, il creatore, colui dal quale tutto ha avuto origine, e’ rosso con
quattro teste barbute, veste una tunica bianca e si vede in groppa ad un
fenicottero.
Vishnu’, il conservatore, il responsabile dell’armonia dell’universo, e’ un
tipo gioviale, che vola sulle ali di un uccello magico. Ogni volta che nell’
universo l’armonia (Dharma) e’ stata alterata, egli scende tra gli uomini,
assumendo, di volta in volta, un aspetto e un nome diverso, nome che
simbolicamente ricorda cio’ che Vishnu’ e’ venuto a ristabilire sulla Terra.
Queste discese sono ricordate con il nome di AVATAR.
Secondo i testi sacri indu’ le avatar compiute finora da Vishnu’ sono otto,
le cui principali sono quando il dio assunse il nome di RAMA (Dovere) e quando
scese come VRISHMA (Amore).
Shiva, il distruttore, e’ il dio della morte. E’ rappresentato con le falce
della luna fra i capelli, tre occhi, quattro braccia e collane di teschi
pendenti sul petto macchiato di veleno.
*Induismo ed Ecumenismo*
Dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate:
2. Dai tempi piu’ antichi, fino ad oggi ,presso i vari popoli si trova una
certa sensibilità a quella forza arcana che e’ presente al corso delle cose
e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la
Divinita’
suprema o il Padre. Questa sensibilita’ e questa conoscenza compenetrano la
vita in un intimo senso religioso. (…)
Cosi’, nell’induismo, gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono
con la inesauribile fecondita’ dei miti e con i penetranti tentativi della
filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione, sia
attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel
rifugio in Dio con amore e confidenza. (…).
*La condizione della donna*
Il primo ministro Rajiv Gandi e la moglie Sonia Maino dichiaravano nel
dicembre del 1985: “Non siamo contro la religione, ma contro la politica
della religione, cioe’ contro la religione usata come strumento politico e
contro la politica che la religione stessa crea intorno a se’…” – si
riferivano, in particolare, al ruolo secondario cui sono relegate le donne
dalla tradizione religiosa.
Secondo la tradizione indu’ la donna e’ tenuta a tre obbedienze: al padre,
al marito, ai propri figli.
Questo implica una scarsissima considerazione della donna e la conseguente
diffusione, nelle campagne indiane, dell’infanticidio femminile, eseguito
allattando la neonata, con un seno cosparso di veleno.
Nonostante questo l’India e’ stato il primo grande paese ad avere una donna
a capo del governo: Indira Gandi nel 1966.
Da notare l’estrema differenza fra i paesi e le grandi citta’ dove si
trovano
donne istruite ed emancipate e dove si celebrano matrimoni indifferenti alle
caste e in cui il rapporto fra i coniugi e’ paritario.
Nelle citta’ vi sono anche organizzazioni di donne che lottano per i diritti
femminili e contro la dote ed il dilagare dei delitti sessuali:
Mahatma Gandi affermava: “Le donne costituiscono la meta’ migliore
dell’umanità” e si rifaceva alla piu’ antica tradizione dell’induismo, in
cui anche le divinita’ piu’ venerate erano femminili.
Il dramma arriva con l’impero dei Mogol: nasce la poligamia, l’usanza del
matrimonio in eta’ infantile, il divieto per le donne di usare certe formule
di preghiera nei riti sacri: questo porto’ a vedere le figlie femmine come
un peso inutile, bisognose di dote per maritarle.. (peso oneroso per la
famiglia); la pratica dell’infanticidio femminile e della “sati” (la vedova
si gettava sulla pira funebre del marito a dimostrare la sua assoluta
inesistenza, del suo essere priva di valore per se’) Solo nel 1829 questa
usanza venne abolita e qualche decennio dopo Kesba Chandra Sen si batte’ per
l’abolizione delle spose bambine e per il diritto delle vedove di
risposarsi. Nel 1955 fu abolita la poligamia, nel 1961 l’obbligo della dote
e il divieto di risposarsi; si stabilisce l’età minima per sposarsi:15 per
le donne e 18 per gli uomini.
Nonostante questo, la sati e’ ancora in uso, i divorzi non vengono praticati
e le vedove che si risposano, pochissime, vengono osteggiate in tutti i modi e
malviste. La dote, poi, rappresenta, tutt’oggi, l’aspetto piu’ tragico della
condizione femminile; infatti, spesso, dopo il matrimonio, la famiglia del
marito esige altri beni e qualora non vengano dati la tragedia esplode.
Secondo dati trovati su: “Le religioni degli altri”, a cura di Aldo Santini,
supplemento al n° 14 di “Oggi”, risulta che le donne bruciate (probabilmente
per il mancato pagamento della dote) dal 1975 al 1978 sono 5.245 in tutta
l’India. Nella sola Nuova Delhi le vittime sarebbero state 984 nel 1980, 500
nel 1981, 610 nel 1982, nell’83 (data della ricerca) 16 mogli in una sola
settimana.
Le donne hanno deciso di dire basta e hanno creato comitati di lotta.
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Sara Di Geronimo, Rossana Gusmini, Irene Mazza, Valentina Stancheris.
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