Inferni e paradisi della musica
secondo il pensiero tradizionale indiano
Il pensiero tradizionale indiano si basa essenzialmente su una scala di gerarchie che, applicate
alle differenti sfere della vita sociale, politica, religiosa determinano la struttura dei rapporti
che l’uomo stabilisce con la vita di tutti i giorni.
Sembra che in ogni ambito in cui l’azione umana si svolge, per il più umile individuo e per il
letterato e il filosofo, il processo di valutazione segua un imprescindibile ordine gerarchico.
Tutto ciò non è poi cosi sorprendente come potrebbe apparire a prima vista, dato che – per dirla con
Louis Dumont, autore di Homo Ierarchicus – l’uomo non si limita a pensare, agisce. Non ha solamente
idee, ma valori. Adottare un valore significa gerarchizzare, ed un certo consenso sui valori, una
determinata gerarchia delle idee, delle cose e delle persone è indispensabile alla vita sociale.
Probabilmente l’Occidente moderno non riconosce più questa visione della vita, sospinto sempre più
verso un ideale egualitario, il quale conduce verso la negazione “moderna” della gerarchia.
La stigmatizzazione aprioristica di certi concetti e comportamenti appartenenti a culture differenti
dalla nostra, ci conduce inevitabilmente a ripercorrere le stesse orme dei primi missionari, i quali
ignari e ignoranti dell’enorme valore antropologico di certi comportamenti soffocarono quelle
culture genuine che oggi tentiamo, spesso pateticamente, di riesumare.
Nella visione indù, sette mondi [loka] o, se preferiamo, sette modi di percezione o esperienza
conducono alla vetta o all’abisso della coscienza.
I loka non sono paradisi mitici, i tala mitici inferni, nè i quattordici mondi cosmologicamente
reali, ciò nonostante essi sono fenomenologicamente ed axiologicamente reali.
Così noi possiamo figurativamente chiamare i primi sette emisferi cieli [svarga] ed i secondi sette,
inferni [naraka].
Questo uso metaforico e mitologico dei termini può essere giustificato sulla base della suddivisione
fenomenologica della vita e della realtà, per una gradazione etica ed estetica.
L’esperienza è di due tipi: conoscenza ed azione; teoria e pratica. I due sono tenuti insieme da un
sostrato di sentimento o sensazione, il quale rappresenta il terzo elemento dell’esperienza.
Questo terzo elemento sorge in quanto c’è una differenza nella direzione del proposito.
Quando noi vogliamo SAPERE, la direzione è dall’oggetto al soggetto; dalla cosa conoscibile a colui
che conosce; dalla più bassa condizione soggettiva, alla più alta condizione soggettiva.
Quando noi vogliamo FARE, la direzione è contraria: dal soggetto all’oggetto; dalla più alta fase
soggettiva, alla più bassa; da colui che agisce, alla cosa agita.
L’esperienza interiore nel soggetto è proiettata all’interno e realizzata mediante una cosa che, a
sua volta, è relativamente più oggettiva o esterna.
Nella sua creatività, l’artista persegue la perfezione della sua arte. Ma il grado di perfezione
dipende dalla operazione o dalla “inoperazione” di alcune proprietà funzionali.
Esse sono simili a quelle prevalenti in ogni campo della pratica, dell’arte o dello yoga.
Se, graficamente, coordiniamo le sette sfere celesti (paradisi) con le sette sfere dell’abisso
(inferno) le gradazioni della musica e quelle dell’ anti musica ci appaiono simultaneamente opposte
e l’intera struttura si presenta formata da sfere concentriche, fluttuanti nel sistema
trascendentale del suono e del silenzio.
1a. Bhurloka: il giusto inizio, o l’inizio nel giusto sforzo. La musica è sperimentata in questa
sfera come eventi di flusso sonoro, temporale, discorsivo. Vale a dire che è sperimentato dal corpo
come modello di intonazione sonora o discorsiva, che a sua volta stimola un modello isomorfico del
movimento corporeo. E’ la reazione del bambino alla musica.
La disposizione delle sfere
1b. Atala: debolezza e indecisione dell’esordio. L’antimusica è caratterizzata da reazione fisica
volgare (movimento o discorsività) e l’artista può mostrare difetti di esecuzione connessi con
l’anatomia o fisiologia del cantante o dello strumentista.
2a. Bhuvarloka: organizzazione del flusso in una struttura stabile. La musica è connotata dal
termine estetico: udibilità. tale termine viene usato spesso nel semplice concetto empirico della
percezione sensuale. La maggior parte di noi vive l’esperienza in questo livello.
2b. Vitala: tale processo può essere ritardato. Pur accettando la percezione sensoriale come base
dell’esperienza, denota sforzo nell’udibilità. abbiamo come risultato ogni tipo di suono bizzarro,
greve e forte.
3a. Svarloka: è già presente la radice del processo come, ad esempio, la profonda struttura del
sistema. E’ il modo “scientifico” dell’esperienza. A questo livello la musica è fatta di azione,
sentimento, comprensibilità come classe di modelli sonori ben concepiti. E’ esposta come movimento
tonale.
3b. Sutala: mancanza di supporto nell’intima struttura. Nella musica si traduce con assenza di
carattere scientifico e carenza della sottile dimensione artistica. Tipico esempio: musica
d’avanguardia (antipoetica, antiartistica, antiteatrale).
4a. Maharloka: indicativo dell’espressione e dello sviluppo. E’ la realtà della logica formale ed
il suono – matrice appare concettualmente logico. Le profondità estetico musicali dell’apprensione –
intesa nel senso etimologico – avadhana, e della trasparenza: prasada, caratterizzano questo
livello.
4b. Mahatala: caratterizzato dalle cattive proprietà che creano l’anti musica quali micro toni
inappropriati, caratteri ripetitivi, ordine confuso e trasgressivo, ecc.
5a. Janaloka: sgombero di tutti gli ostacoli all’originale desiderio di creazione. E’ il caratterre
filosofico della musica. Nella filosofica realizzazione della realtà, essa appare come mondo di
relazioni soggetto – oggetto, altresì chiamata “realtà dei valori”. La mente interiore [anthakarana] è la mente filosofica. Essa realizza l’individuo come ultima realtà e si incastra con l’intelletto
[buddhi]. Nella musica, questo è il dominio dei valori giudicati dal Sé quale mente filosofica. Sue
proprietà sono la completezza [purna] ed una matrice tonale apprezzata dalla mente interiore.
5b. Talatala: troppi ostacoli. caratteristiche opposte alla completezza: qualità rauca, incompleta,
priva di significato, indecente.
6a. Tapoloka: azione eroica ed energetica, resistenza al movimento degradante. E’ la dimensione
della musica sacra, con sentimenti di pietà, comunione tra me e te, tra gli uomini e la
trascendenza.
6b. Rasatala: incapacità di contrapporsi agli ostacoli. La corrispondente anti musica è ciò che
suscita sentimenti opposti al “sublime”. Ilarità, disgusto, aridità.
7a. Satyaloka: raggiungimento della vetta, assenza di paura della caduta. Musica mistica, dove
regna la profonda equanilità tra artista ed uditorio (shanti). Il Sé opera nel sé e la realtà
musicale diviene una parte dell’Ultima Realtà. In questo stato l’antimusica può irrompere
facilmente, se la tranquillità viene deliberatamente distrutta.
7b. Patala: sconfitta prima di raggiungere la fine, causa di mancanza di energia.. Nella musica, è
qualsiasi occasione di polarità opposte alla tranquillità. Rottura di tutti i canoni dell’estetica
musicale. Musica artificiale, distorsione.
da paramarta.it/filo/inf_par.htm
Lascia un commento