Intervista al Lama Geshe Gedun Tharchin

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Intervista al Lama Geshe Gedun Tharchin

di Ivo Nardi

(Geshe Gedun Tharchin è nato in Nepal da genitori tibetani. Ha
studiato all’Università Monastica Gaden di Tibet in India. Ha ricevuto
l’ordinazione a novizio dal Lama Yong-Zin-Ling Rinpoche e
l’ordinazione completa da Sua Santità il XIV Dalai Lama. Nel ’93 gli è
stato conferito il titolo di Geshe Lharampa. Ha studiato Filosofia e
Religione Occidentale. È stato docente all’Istituto di Studi Orientali
e Africani a Roma e collaboratore al progetto del catalogo della
Collezione Tucci. Dal 1996 insegna filosofia e meditazione Buddhista
in molti centri in Italia e all’estero. E’ fondatore e Guida
Spirituale dell’Istituto Lamrim di Roma. Pubblica periodicamente
articoli su vari giornali e riviste, e nel 2003 è stato pubblicato il
suo primo volume in italiano “La Via del Nirvana, Il Dharma del
Buddha” edito da Ellin Salae. Il suo blog:
geshetharchin.blogspot.it/

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza
del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza
della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

Per me la felicità intesa in un senso generale è la sensazione
psicologica di soddisfazione, un sentimento che si sviluppa ed è parte
di un altro aspetto della sofferenza stessa. Ma vi è un livello
superiore di felicità che è quello di essere nell’equanimità, è uno
stato mentale che va oltre e supera sia la felicità generale che la
sofferenza. E’ la capacità dello stato di coscienza che ci fa essere
nella pace autentica, è come se ci trovassimo in “no war zone “.

2) Venerabile Lama Geshe Gedun Tharchin cos’è per lei l’amore?

L’amore autentico deve essere universale e incondizionato, non è un
sentimento passeggero, ma lo stato d’animo stabile dell’essere
nell’equanimità.

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

La presenza della sofferenza è soprattutto un fattore psicologico
della mente umana che pervade tutte le parti dell’essere, compreso il
corpo fisico. In breve, ogni forma di disordine nel sistema umano crea
automaticamente un allarme che noi chiamiamo sofferenza, che può
essere soltanto psicologica o fisica o entrambe.

4) Cos’è per lei la morte?

La morte è una presenza costante e molto viva nella vita umana. In
ogni momento, in ogni giorno di esistenza si hanno esperienze di
morte, ma gli esseri umani preferiscono negarle, ignorarle
completamente, non vogliono essere consapevoli di questo fatto fino a
quando non ne saranno costretti, di fronte alla morte finale che
inevitabilmente arriva per tutti, così la morte definitiva appare ed è
vissuta come una disgrazia.

In effetti la realtà dell’impermanenza è il concetto generale di
morte, e se osservano l’impermanenza in ogni aspetto, ciò che accade
in ogni istante e per ogni cosa, gli esseri umani sono consapevoli di
sperimentare la morte costantemente nella loro vita. Pertanto, la
realizzazione dell’impermanenza è una rivelazione, è la chiave per
entrare nella porta della vita senza morte.

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo
spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni
consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e
cosa fa per concretizzarli?

Credo che l’unico modo per realizzare ogni istante di vita, come la
sua stessa fine, sia semplicemente quello di vivere senza essere
dominati e schiavizzati dal nostro Ego.

Pensare di concretizzare qualcosa di diverso è un’invenzione, una
visione illusoria dell’Ego. Soltanto un percorso che ci liberi dalla
schiavitù dell’ego ingannatore è lo scopo della vita umana, la sua
realizzazione migliore.

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Io davvero non lo so, alcuni sono solo sulla terra per un tempo molto
breve, altri vi rimangono più a lungo, quindi ognuno ha certamente
molte motivazioni per la propria vita, ma ciò non significa che esista
necessariamente un progetto predefinito!

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo
senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca
dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra
determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

La natura umana si basa in prima istanza su più istinti che si fondano
su elementi psicologici, biologici e chimici, ma è importante non
limitarsi né dare troppo valore alle reazioni emotive prodotte da
questi istinti pericolosi in quanto sono in grado di causare troppi
danni all’interno di se stessi.

Solo facendo un passo successivo, entrando in contatto con la propria
autentica essenza interiore, con il proprio sé reale e profondo si
genera automaticamente il senso della vera umanità e di un umanesimo
in grado di riconoscere la responsabilità sociale di ogni persona.

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Il bene e il male sono fenomeni paradossali. È impossibile che esista
l’uno senza l’esistenza dell’altro. La vera bontà è l’equanimità,
l’unica condizione in grado di sopportare il bene e il male, senza
giudizio, senza condanna, senza divisioni, né buoni né cattivi.

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e
terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le
religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Tutti hanno contribuito al bene del genere umano, ognuno con gli
strumenti e le condizioni del proprio tempo.

10) Qual è per lei il senso della vita?

Per me il senso della vita è vivere con semplicità e aiutare gli altri
incondizionatamente.

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