Introduzione alla meditazione di Madre Teresa di Calcutta

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Introduzione alla meditazione

di Madre Teresa di Calcutta

1. E difficile pregare se non conosci come pregare, ma noi dobbiamo
aiutarci a pregare. Il primo mezzo da usare è il silenzio. Le anime dedite
alla preghiera sono anime dedite a un gran silenzio. Non possiamo metterci
immediatamente alla presenza di Dio se non facciamo esperienza di un
silenzio interiore ed ester­no. Perciò dovremo porci come proposito
particolare il silenzio della mente, degli occhi e della lingua.

2. Il silenzio della lingua ci insegnerà un sacco di co­se: a parlare a
Cristo, ad essere gioiosi nei momenti di svago, ad avere molte cose utili da
dire. Nei momenti di svago Cristo parla attraverso gli altri e nella
medi­tazione ci parla direttamente. Inoltre, il silenzio ci fa molto più
simili al Cristo, poiché Egli ebbe un amore speciale per questa virtù.

3. Poi, abbiamo il silenzio degli occhi che sempre ci aiuterà a vedere
Dio. I nostri occhi sono come due fi­nestre attraverso le quali Cristo o il
mondo penetra nei nostri cuori. Spesso abbiamo bisogno di un grande coraggio
per tenerli chiusi. Quanto spesso diciamo:
” Magari non avessi mai visto quella cosa “, e tuttavia ci preoccupiamo così
poco di vincere il desiderio di ve­dere ogni cosa.

4. Il silenzio della mente e del cuore: la Madonna ” serbava tutte queste
cose nel suo cuore “. Questo si lenzio la portò vicina al Signore, cosicché
non ebbe mai a pentirsi di alcuna cosa. Guardate come si com­portò quando
San Giuseppe si mostrò turbato. Basta­va una sola sua parola per
illuminargli la mente; non volle dire quella parola e il Signore stesso
operò il mi­racolo di riscattare la sua innocenza. Potessimo essere
altrettanto convinti di questa necessità del silenzio! Penso che, allora, la
strada per una stretta unione con Dio diverrebbe chiarissima.

5. Il silenzio ci dona una visione nuova di ogni cosa. Abbiamo bisogno del
silenzio per essere in grado di accostarci alle anime. La cosa più
importante non èquel che diciamo ma quello che Dio dice a noi e attra­verso
noi. Gesù è sempre lì ad aspettarci, in silenzio. In quel silenzio, ci
ascolta, parla alle nostre anime, e lì noi udiamo la sua voce.

6. Il silenzio interiore è molto difficile, ma noi dob­biamo fare lo
sforzo di pregare. Nel silenzio trovere­mo nuova energia e una unione vera
con Dio. La sua forza diverrà la nostra per compiere bene ogni cosa e così
avverrà per l’unione dei nostri pensieri con i suoi, per l’unione delle
nostre preghiere con le sue preghie­re, per l’unione delle nostre azioni con
le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. Tutte le nostre parole
saranno inutili a meno che provengano dall’intimo di noi stessi. Le parole
che non danno la luce di Cristo aumentano in noi il buio.

7. Tutto ciò richiederà molto sacrificio, ma se inten­diamo veramente
pregare e vogliamo pregare dobbia­mo essere pronti a farlo ora. Questi sono
soltanto i primi passi verso la preghiera’, ma se mai ci decidia­mo a fare
con determinazione il primo passo, mai ar­riveremo all’ultimo gradino: la
presenza di Dio.

8. La preghiera, per essere fruttuosa, deve venire dal cuore e deve essere
capace di toccare il cuore di Dio. Guardate come Gesù insegnò ai discepoli a
pregare. Chiamate Dio vostro Padre; lodate e glorificate il suo nome. Fate
la sua volontà come fanno i Santi in para­diso; chiedete il pane quotidiano,
spirituale e terreno; domandate perdono dei vostri peccati e di essere
capa­ci di perdonare gli altri e invocate anche la grazia di non cadere in
tentazione e la grazia finale di essere li­berati dal male che è in noi e
intorno a noi.

9. Gli apostoli chiesero a Gesù che insegnasse loro a pregare, ed Egli
insegnò ad essi la bella preghiera del. Padre Nostro. Sono convinta che ogni
volta che dicia­mo: Padre Nostro, Dio guarda le sue mani, che ci hanno
plasmato… ” Ti ho scolpito nel palmo della mia mano “… guarda le sue
mani e ci vede lì. Quanto sono meravigliosi la tenerezza e l’amore
dell’Onnipo­tente Iddio!

10. Dovremmo essere dei professionisti della pre­ghiera. Gli apostoli lo
compresero benissimo. Quando videro che avrebbero potuto disperdersi in una
molti­tudine di incarichi, decisero di dedicarsi alla preghie­ra continua e
al ministero della parola. Dobbiamo pregare per coloro che non pregano.

11. Pregate con semplicità come i bambini, con un desiderio coscienzioso
di amare molto e di fare oggetto del proprio amore chi non è amato.

12. Dobbiamo essere consapevoli della nostra unione col Cristo, come Egli
era consapevole della propria unione con il Padre. Il nostro lavoro è
veramente apo­stolico nella misura in cui gli permettiamo di operare in noi
e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare.

13. In realtà, esiste soltanto una vera preghiera, sol­tanto una
preghiera fondamentale: Cristo stesso. C’è soltanto una voce che si leva
sopra la faccia della ter­ra: la voce di Cristo. La Sua voce riunisce e
coordina in sé tutte le voci levate in preghiera.

14. La preghiera perfetta non consiste di molte paro­le ma nel fervore del
desiderio che innalza i cuori a Gesù. Gesù ci ha scelti per essere anime
oranti. Il va­lore delle nostre azioni corrisponde esattamente al va­lore
della preghiera che facciamo e le nostre azioni so­no fruttuose solamente se
sono l’espressione vera di una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro
sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Gesù fare­mo tutto nella maniera
migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli,
senza Gesù.

15. Spesso le nostre preghiere non producono risulta­to perché non
abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso cui le nostre
preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente
fervo­roso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fer­vente la
preghiera. ” Io guardo lui ed egli guarda me “: è la preghiera perfetta.

16. ” Una famiglia che prega insieme, sta insieme “, dice Fr. Peyton
parlando del rosario in famiglia. A maggior ragione si potrebbe applicare a
noi tutto que­sto! Vivere assieme, lavorare assieme, pregare assieme
costituisce un aiuto nella vita di pietà, una difesa del­la castità e un
vantaggio reciproco nell’operare per le anime. Non dovremmo cedere
all’abitudine di rinvia­re le nostre preghiere, ma recitarle con la
comunità.

17. Ci ha insegnato a imparare da Lui ad essere miti e umili di cuore. Se
siamo miti e umili ci ameremo l’un l’altro come Egli ci ama. Ecco perché
dovremmo continuamente chiedere di portare di nuovo la pre­ghiera nelle
famiglie. La famiglia che prega assieme, sta assieme. E se stiamo assieme ci
ameremo l’un al­tro come Dio ci ama ed Egli ci ama teneramente.

18. L’unità è il frutto della preghiera, dell’umiltà, dell’amore. Perciò,
se la comunità prega assieme, sta­rà assieme e se voi starete assieme vi
amerete l’un l’al­tro come Gesù ama ciascuno di voi. Un cambiamento vero del
cuore lo farà diventare davvero un cuore pie­no d’amore. Quest’unico cuore
la nostra comunità of­fre a Gesù e alla Madonna, sua madre.

19. Il fallimento o la perdita della vocazione proviene anche dalla
trascuratezza nella preghiera. Poiché la preghiera è il cibo della vita
spirituale, la negligenza nella preghiera provoca uno stato di fame nella
vita spirituale ed è inevitabile anche una perdita della vo­cazione.
Chiediamo alla Madonna, nel nostro modo semplice, di insegnarci come
pregare, come insegnò a Gesù in tutti gli anni in cui Egli visse con Lei a
Na­zaret.

20. Vi sono molti che non sanno, molti che non osano e molti che non
vogliono pregare. Nella comunione dei Santi noi agiamo e preghiamo in loro
nome.

21. Amore alla preghiera, sentire il bisogno di prega­re spesso durante
il giorno e preoccuparsi di pregare. Se volete pregare meglio, dovete
pregare di più. La preghiera allarga il cuore fino al punto di essere in
grado di contenere il dono di Dio stesso. Cercate e chiedete e il vostro
cuore diventerà abbastanza grande da riceverlo e da tenerlo con voi.

22. Vogliamo tanto pregare in modo corretto e poi non ci riusciamo.
Allora ci sentiamo scoraggiati e smettiamo di pregare. Dio ammette i
fallimenti ma non vuole lo scoraggiamento. Vuole che noi assomi­gliamo più
ai bambini, che siamo più umili, più rico­noscenti nella preghiera; non
cerchiamo di pregare da soli, poiché tutti apparteniamo al corpo mistico di
Cristo, che è sempre orante. Sempre deve esservi pre­ghiera, ma non deve
essere del tipo ” io prego ” da so­lo, ma deve essere Gesù in me, è Gesù con
me a pre­gare; quindi è il corpo di Cristo che prega.

23. ” Ho tenuto sempre il Signore dinanzi ai miei oc­chi, poiché è sempre
alla mia destra, non posso cade­re “, dice il salmista. Dio è dentro di me,
una presenza più intima di quanto io stesso mi renda conto. ” In lui
viviamo, ci moviamo e abbiamo la vita.” E lui che do­na a tutti la vita, che
dà forza e vita a tutto ciò che esi­ste. Se non ci fosse la sua presenza
sostenitrice, tutte le cose cesserebbero d’esistere e ricadrebbero nel
nul­la. Riflettete che siete in Dio, circondati e avvolti da Dio, fluttuanti
in Lui.

24. Gesù Cristo ci ha detto che dovremmo ” sempre pregare e non perderci
d’animo “, cioè non stancarci di farlo. San Paolo dice: ” Prega senza
smettere “. Dio chiama tutti gli uomini a questa disposizione del cuo­re, ad
essere sempre in preghiera.

25. Non basta pregare generosamente, dobbiamo pregare con fervore e
devozione. Dobbiamo pregare con perseveranza e con grande amore.

26. La conoscenza che comunichiamo deve essere Gesù crocefisso e come
dice Sant’Agostino: ” Prima di consentire alla propria lingua di parlare,
l’apostolo dovrebbe elevare la propria anima assetata a Dio e poi porgere
quanto ha bevuto, versando negli altri ciò di cui è ormai colmo “; o come ci
dice San Tommaso: ” Coloro che sono chiamati alle opere di una vita atti­va
sbaglierebbero a pensare che il loro dovere li di­spensi dalla vita
contemplativa. Questo dovere si ag­giunge al resto e non ne sminuisce
l’indispensabilità “.

27. Queste due vite, l’attiva e la contemplativa, inve­ce di escludersi a
vicenda, richiedono l’una l’aiuto del­l’altra, si integrano e si completano
reciprocamente. L’azione per essere produttiva ha bisogno della
con­templazione. Quest’ultima, allorché raggiunge un certo grado
d’intensità, diffonde qualcosa della pro­pria sovrabbondanza sulla prima.
Mediante la con­templazione l’anima trae direttamente dal cuore di Dio le
grazie che la vita attiva deve poi distribuire.

28. Per noi cristiani, la preghiera è un dovere sacrosanto e una sublime
missione. Consapevoli dei molti, impellenti bisogni e interessi che reggiamo
nelle no­stre mani, saliremo all’altare della preghiera, prende­remo il
rosario, ci dedicheremo a tutti gli altri esercizi spirituali con grande
desiderio e andremo con fiducia verso il trono di grazia per poter ottenere
misericordia e trovare grazia e un aiuto provvidente per noi e per le nostre
anime.

29. Le nostre preghiere sono in prevalenza preghiere vocali; dovrebbero
essere ardenti di parole provenienti dalla fornace di un cuore pieno
d’amore. In queste preghiere parliamo a Dio con grande rispetto e fidu­cia.
Pregate a mani giunte, occhi bassi e in alto i cuo­ri, e le vostre preghiere
diverranno come un sacrificio puro e santo offerto a Dio. Non tirate per le
lunghe o non correte troppo; non elevate la voce o bisbigliate, ma siate
devoti; con grande dolcezza, con naturale semplicità, senza alcuna
affettazione, offrite la vostra lode a Dio con tutto quanto il cuore e
l’anima. Dob­biamo capire il significato delle preghiere che recitia­mo e
sentire la dolcezza di ciascuna parola, perché queste preghiere siano di
grande vantaggio; dobbiamo meditare a volte su di esse, e spesso, durante il
giorno, trovare in esse il nostro riposo.

30. La preghiera che viene dalla mente e dal cuore e che noi recitiamo
senza leggerla nei libri è detta pre­ghiera mentale. Non dobbiamo mai
dimenticare che siamo vincolati dal nostro stato a tendere verso la
per­fezione e a puntare ad essa incessantemente. La con­suetudine della
preghiera mentale quotidiana è neces­saria per raggiungere il nostro scopo,
poiché essa è il respiro di vita per la nostra anima e la santità è
im­possibile senza di essa. Santa Teresa d’Avila dice: ” Colui che trascura
la preghiera mentale non ha bi­sogno del diavolo che lo spinga all’inferno;
ci andrà per sua volontà “. E soltanto mediante la preghiera mentale e le
letture spirituali che possiamo coltivare il dono della preghiera. La
preghiera mentale è grandemente favorita dal candore dell’anima, cioè dalla
di­menticanza di sé, dalle mortificazioni del corpo e dei sensi e dai
frequenti slanci di desiderio che alimenta­no la nostra preghiera. ” Nella
preghiera mentale “, dice St. John Vianney, “chiudi gli occhi, chiudi le
labbra e apri il cuore. ” Nella preghiera vocale noi parliamo con Dio, nella
preghiera mentale è Lui che ci parla. E in quel momento che Dio si riversa
dentro di noi.

31. I mezzi migliori per ottenere un progresso spiri­tuale sono la
preghiera e la lettura spirituale. Tolle et lege (prendi e leggi) fu detto a
Sant’Agostino e, dopo aver letto, l’intera sua vita subì un completo
cambia­mento. Così accadde anche a Sant’Ignazio, soldato fe­rito, quando
lesse le vite dei santi. Quanto spesso noi stessi abbiamo trovato la luce
che penetrava nelle no­stre anime durante la lettura spirituale! Tommaso da
Kempis scrive: ” Allora prendi in mano un libro come Simeone, quell’uomo
giusto, prese tra le sue braccia Gesù bambino; e quando avrai finito, chiudi
il libro e rendi grazie per ogni parola che esce dalla bocca di Dio, perché
nel campo del Signore hai trovato un te­soro nascosto “. San Bernardo dice:
” Cerca non tanto di cogliere il significato, quanto di gustare ciò che hai
letto. Non lasciamoci morire di fame in mezzo all’ab­bondanza! “. Vi è
infatti poco profitto nella lettura se non leggiamo bene. La lettura
spirituale è uno degli esercizi e dei doveri spirituali più preziosi, tanto
che nessuno si può permettere di trascurarlo. Quando scegliete un libro, non
prendete qualcosa che è al di sopra delle vostre capacità, ma sceglietene
sempre uno che sia in grado di darvi il maggiore profitto spiri­tuale.

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