Krishna è il nostro padrone o il nostro servitore?
Poiché il nome di Krishna ha un immenso potere spirituale,
dobbiamo essere molto attenti nell’usarlo.
di Urmila Devi Dasi
(da Ritorno a Krishna di Gennaio-Febbraio 2004)
Questo è il terzo di una serie di articoli sulle offese che tutti dobbiamo evitare mentre cerchiamo
di progredire spiritualmente con il canto dei nomi del Signore. Questo articolo tratta dell’offesa
commessa da colui che pecca confidando nel potere dei santi nomi per essere protetto dalle reazioni
dei suoi peccati.
Insieme ai ragazzi della mia classe di una scuola statale ci sedemmo in silenzio, evitando perfino
di far frusciare i fogli, per ascoltare un’insolita vicenda nella sala delle udienze. Se non altro
questo fatto riusciva a stupire i miei studenti di quindici, sedici anni che nella loro vita non
avevano mai avuto a che fare con drogati e criminali.
“Tu hai violato tre volte la tua condizione di libertà condizionata”, disse il giudice con severità.
Si piegò in avanti sul tavolo per guardare l’uomo in manette vestito con gli abiti arancio chiaro
della prigione. “Sei stato mandato ad un programma di riabilitazione per drogati, ma ogni volta che
il programma iniziava, te ne andavi. Sai qual è la pena per chi viola la libertà condizionata?”
Il giovane accusato – con le braccia muscolose e la testa quasi rasata stava in piedi, immobile come
un soldato, senza dire niente. Era quasi convincente nell’apparire pentito. Se non altro, il giudice
avrebbe potuto pensarla cosÌ.
“Quindici anni”, le parole risuonarono gravi e lente. “Quindici anni. Di nuovo in prigione per
quindici anni.” Ci fu una lunga pausa. “Vuoi tornare in prigione per quindici anni?”
“No, Vostro Onore. E solo che io non riuscivo a sopportare il programma di riabilitazione a cui ero
stato condannato. Vorrei avere la possibilità di seguire un altro tipo di programma. Per favore.
Un’ultima occasione. Se il programma mi va bene, ci rimarrò definitivamente e darò un calcio alla
cocaina per il mio bene.”
La stenografa del tribunale teneva le dita sospese sopra i tasti della macchina per scrivere.
Nessuno si muoveva.
“Va bene”, disse il giudice, sporgendosi di nuovo con tutto il suo peso sulle braccia.
Tutti ci rendemmo conto di non aver respirato per un minuto o più. Ora un colpo di tosse, ora uno
strusciare di piedi.
“Ma questa è la tua ultima occasione!” quasi sputò fuori il giudice e alcuni di noi sobbalzarono
leggermente ed altri si piegarono in avanti. “Non puoi continuare a violare la libertà condizionata,
e poi chiedere un’altra occasione. E così. Comportati bene.”
Smise di guardarlo e tornò ad occuparsi delle sue carte sul tavolo.
“Il prossimo caso.”
E il prigioniero lasciò l’aula per completare la procedura.
KRISHNA, IL GIUDICE MISERICORDIOSO
Questo criminale era pronto a redimersi? O stava semplicemente usando la pietà del giudice per
cercare d’ingannare il sistema? Non abbiamo finito di seguire il caso, ma avevamo dei dubbi sulle
reali motivazioni del giovane.
Come il giudice, anche Krishna e le persone sante, compreso il guru che si prende la responsabilità
di portarci da Krishna, sono felici di perdonare i nostri errori ed anche i peccati gravi. Ma che
cosa accade se volontariamente usiamo il Signore, i Suoi servitori o qualsiasi aspetto del Suo
servizio – in particolare il canto del Suo nome – per essere liberati dalle conseguenze dei peccati?
Allora Krishna cesserà di essere indulgente e fermerà il nostro processo di realizzazione
spirituale, perché stiamo cercando di impegnarLo come nostro servitore.
Nel 1992 Charles H. Keating Jr. fu riconosciuto colpevole di aver rubato oltre un quarto di miliardi
di dollari in modo fraudolento. Di questo importo, in gran parte sottratto ai fondi di risparmio di
altre persone, egli aveva dato per lo meno un milione di dollari a Madre Teresa per aiutare i poveri
di Calcutta. Il Procuratore Distrettuale che perseguiva il signor Keating scrisse a Madre Teresa
chiedendole di restituire la donazione alle vittime della truffa.
“Non è insolito per i truffatori essere generosi con la famiglia, gli amici e le opere di carità”,
scrisse il Procuratore Distrettuale.
“Forse essi pensano di poter comprare con la loro generosità amore, rispetto e perdono. Comunque il
tempo in cui l’acquisto di ‘indulgenze’ era un metodo accettato per ottenere il perdono è finito con
la Riforma. Nessuna chiesa, nessuna opera di carità, nessuna organizzazione potrebbe consentire di
essere usata come rimedio ‘per la coscienza di un criminale.” Il Procuratore Distrettuale si
riferiva alla Riforma Protestante che era stata largamente motivata dall’avversione al metodo delle
indulgenze con cui, in cambio di donazioni, la Chiesa prometteva l’assoluzione dai peccati. La
mentalità di usare la religione o le pratiche spirituali per evitare la punizione viene spesso
indicata come la peggiore offesa al Signore; essa interrompe il nostro avanzamento spirituale.
Quest’offesa, applicata al canto del santo nome del Signore, veniva indicata da Srila Prabhupada
come “peccare contando sulla forza del canto”. Non c’è rimedio se una persona progetta d’ingannare
il Signore in questo modo. Krishna porrà ostacoli sul cammino di una persona che pensa: “Farò questa
brutta cosa e poi canterò Hare Krishna per essere perdonato”, specialmente se il peccato o il
crimine viene compiuto contro un devoto del Signore.
In generale, se una persona serve costantemente Krishna e canta Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna
Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, questo metodo sincero di cantare e
compiere altri servizi per Krishna gradualmente renderà le offese e i peccati privi di effetto. Ma
se si abusa della protezione offerta dal canto, allora questo canto sarà solo un insieme di suoni –
Krishna non si manifesterà in esso.
DEFINIZIONE DI PECCATO
Che cosa vogliamo esattamente indicare con la parola “peccato” e c’è una differenza tra il peccato
volontario e quello casuale?
Srila Prabhupada ce ne dà alcune definizioni quali: “violare le leggi della natura”, “coinvolgersi
profondamente nella complessità della natura materiale” e fare qualcosa che “ci porta lontani dal
Signore Supremo”. Una volta che abbiamo compreso che l’essenza della nostra natura è il servizio
d’amore a Krishna, tutto ciò che è diverso da questo o si oppone a questo, è peccato. Il peccato non
è esattamente qualcosa di cattivo che il Signore non vuole perché Egli impone le regole senza pietà,
ma è qualcosa che provoca sofferenza, perché è contrario alla nostra vera natura. Per esempio la
natura del corpo umano è quella di digerire i materiali organici, in particolare frutta, cereali,
verdure e così via. Se scegliamo di mangiare della plastica, facciamo qualcosa che è contro la
natura o “la legge” del corpo e perciò soffriremo. Allo stesso modo tutto quello che pensiamo,
diciamo o facciamo che non alimenti il nostro amore per Krishna è spiritualmente indigeribile e
porta alla sofferenza del coinvolgimento materiale che è la malattia dell’anima.
Una persona la cui coscienza non è in armonia con Krishna, può comunque Srimati Radharani, la più
grande devota di Sri Krishna, trova la Sua felicità solo nel soddisfare Krishna e Krishna,
naturalmente, contraccambia il Suo amore.
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