L’ UNIVERSO: l’ intera CITTA’ dell’ UOMO

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L’ UNIVERSO: l’ intera CITTA’ dell’ UOMO

di Vittorio Marchi

Il fatto è che noi siamo proprietà comune, non proprietà privata. Noi esplichiamo una funzione
collettiva, non solo individuale. In definitiva noi siamo simultaneamente l’una e l’altra cosa. Onda
e Oceano. Atomo e nello stesso tempo Universo. Il che vuol dire che noi siamo un Ologramma, un
“Tutto-parte”, cioè una versione ridotta dell’ Intero Corpo Universale

Dopo averne inviato un’estratto in una recente newsletter “sfortunata x problemi con il server”
(leggetela ripristinata nell’elenco newsletter in homepage), ecco che con piacere presento qui
l’articolo per intero quale introduzione agli interventi diretti che il fisico Vittorio Marchi farà
prossimamente a Cesena(FC): il 23 maggio 2008 alle ore 20.30 presso Palazzo del Ridotto (detto del
Capitano) – Piazza Almerici,1 e il 24 maggio alla Festa dei Soci del >>>Gruppo Macro

Contrariamente a quanto crede la massa degli studiosi e dei ricercatori, oltre naturalmente a
differenza di quello che pensa la gente, l’Universo è una struttura naturale, interamente
intelligente.
In pratica lo afferma lo stesso secondo principio della fisica quantistica il quale, nel suo
enunciato fondamentale, suona pressappoco così:

Dalla cosmologia alla Geologia, dalla Paleontologia all’ Antropologia, risalendo dall’osservazione
astronomica (ex astrologica) e/o astrofisica a quella ontologica, confortata dai dati in possesso
della ricerca microbiologica, ci sono serie conferme sulla attendibilità di un processo che ha
portato allo sviluppo di un fenomeno apparentemente unico: a partire dalla apparente comparsa della
vita biologica sulla superficie della Terra(1), c’ è stata una lunghissima evoluzione, durata
miliardi e miliardi di anni, che ha portato l’ Universo Organico, l’ OSSERVATO(2), un sistema
interamente vivente ed intelligente, ad assumere lo stesso corpo del suo stesso OSSERVATORE(3).

Purtroppo, con una persistenza che sfiora l’alienazione, un programma intelligente inserito dalla
cultura dominante, scientifica e biologica, nel cervello umano da millenni, come fosse un
microschip, in modo che il pensiero degli individui ne risultasse polarizzato per via genetica e
culturale, ha prodotto il dualismo: l’ OSSERVATORE e l’ OSSERVATO, il baco che infetta l’umanità.

Di conseguenza la visione dell’ ALTROVE ha avuto sempre nel corso dei tempi un ruolo centrale,
ponendosi al posto dell’ OVUNQUE, e la stessa cosa ha fatto il relativismo (la relatività)
collocandosi al posto dell’assoluto, l’ALTRO al posto dell’UNO, il SEPARATO in sostituzione del “Tu
sei ME ed Io sono TE”(4).

Così ancora oggi e chissà per quanto tempo ancora tra l’Uomo e Dio si inseriscono le religioni, tra
conoscenza e vera realtà ci sono scuole ed accademie, tra l’ essere umano ed il suo corpo si
interpongono medicine e farmaci, tra individui e collettività si frappongono politici e media, ed
infine tra spirito e materia, il vuoto.

Ecco, tanto per soffermarci su quest’ ultima illusione, su quest’ ultima inesistente realtà
separativa, dove sta il vuoto?
Se la fisica quantistica ha già dimostrato che le particelle che costituiscono la materia oltre ad
essere se stesse, sono anche lo spazio che intercorre tra loro, dov’ è quel nulla che chiamiamo
vuoto?

Se il TUTTO esistente (che noi chiamiamo “spazio”) è già occupato totalmente e “fisicamente” da se
stesso, come possono esistere interstizi interspaziali e separativi, dove possono annidarsi angoli
di vuoto?
Che senso ha pensare che l’ uomo debba conquistare lo spazio, usando una scienza, che è solo una
conoscenza contraffatta, un modo semicosciente di sapere che siamo coscienti?

Dal momento infatti che lo spazio è già l’ Ovunque, e noi siamo quello(5) , come potremmo noi
conquistare noi stessi?
Solo essendo in preda di una piacevole ubriacatura, ma molto meno piacevole della “coscienza”.
Quale coscienza?

Quella che genera l’esperienza, e non il contrario. Perché noi non viviamo in un mar morto di
inesistenza, di stasi, di inerzia e di morte. In questo aveva ragione Gandhi quando diceva che “nel
mezzo della “morte” la vita persiste”.
E tanto meno noi viviamo in un universo spezzato nei suoi componenti più minuti, come crediamo che
siano atomi, nuclei, elettroni, quark o neutrini, che sembrano costituirlo. Ma anzi noi ci troviamo
in un “sistema” che se proprio non possiamo far a meno di considerarlo frammentato (ma non lo è)
esiste ed è reale in uno stato di “sincronicità” che lega “simultaneamente” tutte le particelle in
una indissolubile condizione di interconnessione. E quindi anche noi a lui attraverso le nostre
“molecole delle emozioni” come le chiama Candace Pert.

Sembra incredibile, ma se ci si chiede quale sia quel “quid” che tiene insieme sincronicamente e
creativamente l’ universo, la risposta è l’ “amore”. L’ amore naturalmente inteso come “campo”
(informativo), e non certo il sentimento che è alla base delle pulsioni affettive degli uomini (pur
essendo quelle una forma di amore che unisce).

L’ amore è la cosiddetta “anima mundi”, una vera e propria forza fisica unitiva (forza debole), come
rivela il suo stesso etimo: a-more, da “a-mors” che significa “non-morte” e quindi “Vita”, ovvero
quella Cosa che anima e tiene in vita tutto. O meglio che è ciò che è tutto, come diceva Giordano
Bruno, che la chiamava “anfitrite”. E che noi chiamiamo coscienza eterna.

Persino le particelle (ragionanti) ne fanno parte, come hanno confermato gli esperimenti condotti
dai fisici John Bell (nel 1964) e Alain Aspect (nel 1982) su coppie di elettroni e/o di fotoni, che
ne hanno studiato il comportamento dopo averne prodotto una “presunta separazione” nel tempo e nello
spazio a distanze indifferenti. E noi siamo fatti di quelle, no?

Quindi: niente divisione, disunione o estraniazione.
Infatti, pur apparentemente “separate” e scagliate in direzioni opposte a distanze incommensurabili,
le coppie di particelle hanno dato prova di un profondo legame (d’ “amore”) indissolubile,
rimanendo sempre informatissime, coerenti e correlate tra loro mediante un campo di connessione
“non-locale” in una situazione di sincronicità risonante in grado di trascendere le nozioni di
separazione nello spazio e nel tempo.

E’ strabiliante osservare come il “ricordo di essere state insieme” (in fisica si dice: di essersi
trovate nello stesso stato quantico) è un qualcosa che non le abbandona mai, ed è ancora più
sorprendente constatare come, pur (apparentemente) separate, esse continuino a mantenere lo stesso
stato di sintonia, ove non c’ è spazio e tempo che tengano e che siano in grado di separarle.

Se questa non è sincronicità, unione, telepatia e…”amore”, nel contempo, che cos’ è?
Sappiamo che le infinite coppie di particelle con spin (verso di rotazione) opposti (“maschio e
femmina”, in chimica si dice antiparallele) mostrano di essere simmetriche rispetto ad un
immaginario ASSE androginico, che le tiene indissolubilmente unite in una condizione di eternità.

C’ è “ragionamento” o “spirito”, che dir si voglia, in tutto questo.
Se questa non è …fedeltà, un…matrimonio, legge o principio unico, legittimato e celebrato da Madre
Natura, che cos’ è?
Wolfgang Pauli (premio Nobel per la fisica nel 1945) e Carl Jung, psicologo analitico, anche questi
una “strana” coppia”, lavorando di concerto, non ne ebbero nessun dubbio.

Possiamo allora noi continuare a tenere separati Spirito e Materia in una componente che chiamiamo
“coscienza” ed in una componente che chiamiamo “materia”? Insistere sulla coppia degli opposti?

Alla luce del PENSIERO congiunto insistere sulla dualità di due apparenti manifestazioni della
stessa matrice universale, il PENSIERO, significa continuare ad essere “ i cittadini dei sensi”, i
costruttori dei “cancelli della mente”, e continuare a rimanere fuori dalla cinta della città
dell’UOMO, fuori dalle porte della sua vera, infinita umanità.
E’ dunque questo quello che vogliamo? Rimanere chiusi nella prigione della propria coscienza
individuale. Rimanere sulla soglia della nostra coscienza universale?

Possiamo farlo. Nulla osta.
Il fatto è però che noi non siamo una proprietà privata, ma una proprietà comune. Noi non
esplichiamo solo una funzione individuale, ma collettiva.
In definitiva noi siamo simultaneamente l’una e l’ altra cosa. Onda e Oceano. Atomo e nello stesso
tempo Universo. Il che vuol dire che noi siamo un Ologramma, un “Tutto-parte”, cioè una versione
ridotta dell’ Intero Corpo Universale, una mini-copia del cosiddetto “Intatto”. Uno “zero” ed un
“Tutto”, contemporaneamente.
NOI, in ultima analisi, siamo UNO.

La Chiave dell’ Universo nascosto. Dalle esperienze di pre-morte ad una nuova visione della vita
Insomma, come abbiamo visto al primo punto, non c’ è spazio e tempo che separi le particelle.
E se questo non è “telepatia” , e se questo non è “amore” , e se questo non è la più chiara
dimostrazione che materia e coscienza sono la stessa cosa, e che tutto quindi si riassume nel
cosiddetto “Spirito Santo ” (“Sant” in sanscritto significa “Tutto”, e “Spiritus” significa
“Vivente”), non sappiamo proprio quale altra prova fornire per connotare una Vibrazione che noi
chiamiamo “Campo Univivente”, la quale le tiene indissolubilmente (in)fuse in “Sé” in una
condizione di eternità., esattamente come tutte le altre, loro omologhe.

Questo apparentemente strano meccanismo di unione istantanea tra due entità sembra ricordare quei
fenomeni superficialmente definiti “paranormali” come la telepatie e la “remote view” (vista
remota), dove l’ informazione viene trasmessa in modo (psichicamente) istantaneo.
Il fatto è che questa informazione non nasce dai tradizionali campi elettromagnetici della fisica
classica, ma nasce da un campo “informativo” che “in-forma” la materia in coincidenza con il suo
contenuto psichico in maniera istantanea.

Le esperienze di confine (NDE) confermano tutto questo. I racconti dei redivivi o dei rianimati
ribadiscono infatti che tutto questo è possibile quando il pensatore si fonde con il pensiero
stesso.

Dunque l’aspetto più sconcertante del pensiero è che tutto sia pensiero, come ha riferito lo stesso
David Bohm a quei pochi ascoltatori che erano presenti ai suoi colloqui privati. Senza inizio e
senza fine.

Evidentemente allora questa totale massa di comunicazione quantistica doveva già esistere prima che
nascessero la materia, l’ energia, lo spazio ed il tempo.
Il che significa che la Vita è da sempre e per sempre. E che andare a cercarne l’origine laddove non
esiste, è come inseguire la linea dell’ orizzonte cercando di afferrarla. Questo lo possono fare
solo i “cittadini dei sensi”, non gli abitanti dell’ “Info-regno”.

1)Tetrahymena (?), ciliato, organismo unicellulare)
2)OSSERVATO: Dio detto Padre nell’ accezione della “Religione”. Termine che significa “re-legare”,
cioè “riunire o tornare verso l’ UNO”.
3)OSSERVATORE: nell’ accezione religiosa, il Figlio, detto uomo.
4)Paramhansa Yogananda nella sua grande poesia mistica, “Samadhi”: Tu sei me, Io sono Te.
Conoscenza, Conoscitore, Conosciuto sono Uno.
5)VEDA: TA TWAM ASI: “Tu sei quello…”.

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